Domenica 3 giugno 2018

03 giugno 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 3 giugno 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 13 - Edizione CA)
CAGLIARI. Circa quattrocento persone al corteo del comitato “A Foras”
Servitù, sfilano gli studenti: «Via i militari dalla Sardegna»

«Basta accordi con le industrie della guerra», poligoni militari «da chiudere subito» e soprattutto «fuori la Nato dalla Sardegna». I Quattro mori sventolano insieme alle bandiere della Catalogna e dei Paesi baschi alla “A Foras fest”: circa quattrocento persone hanno attraversato il centro di Cagliari per protestare contro «l'occupazione» militare e per chiedere la chiusura dei poligoni di Quirra e Teulada.
LA MANIFESTAZIONE Tanti studenti, qualche politico, molti volti storici dell'antimilitarismo sardo. Il corteo è partito da viale Trento alle 17: «Iniziamo qui, davanti alla sede della Regione, perché l'accordo firmato con il ministero della Difesa che non ci piace: ai militari è stata data la caserma di Prato Sardo che doveva essere messa a disposizione degli studenti nuoresi», ricorda Mauro Aresu, del comitato A Foras.
Davanti al Palazzo della Giunta regionale hanno acceso fumogeni e appeso qualche striscione («Pigliaru nemico del popolo sardo», «Fermiamo le esercitazioni») , prima di proseguire verso viale Merello e la facoltà di Ingegneria. Una tappa non casuale: nel mirino del corteo c'era anche l'ateneo: «Chiediamo alla nostra università di smetterla di anteporre gli interessi economici all'etica e di finirla di collaborare con atenei complici della violazione dei diritti umani. Vogliamo un'università che si schieri contro l'oppressione dei popoli», ha detto Alessia Ferrari, studentessa.
NO AI POLIGONI Ad aprire il corteo - scortato lungo tutto il tragitto dalle forze dell'ordine -, il pick-up rosso degli organizzatori: dalle casse, musica a tutto volume e slogan contro i militari. «Abbiamo visto sfilare a Roma le forze armate per la festa della Repubblica, noi siamo qui per contestare l'occupazione dell'esercito in Sardegna. Qui è ospitato il 66 per cento del demanio militare italiano. Contestiamo l'accordo tra Stato e Regione, spacciato dalla Giunta come una grande vittoria ma in realtà è l'ennesima concessione ai militari», spiega Samed Ismail, 21enne, padre palestinese e madre sarda, iscritto nella facoltà di Filosofia di Cagliari.
LE RICHIESTE E LA FESTA Il movimento “A Foras” chiede anche «la riconversione della fabbrica di bombe Rwm di Domusnovas», spiegano i manifestanti, che stanno già preparando una nuova assemblea itinerante nei territori dove sorgono i poligoni e le basi militari. Il corteo, dopo aver attraversato le strade di Is Mirrionis per arrivare fino al Magistero, ha concluso il suo cammino in Castello. In via Lamarmora, nello studentato occupato “Sa Domu”, si sono esibiti diversi artisti per la festa finale: Rossella Faa, Azzurra, il tenore Luisu Ozzanu, i Nemos e i South Sardinian Scum. (m. r.)

 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 3 giugno 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 24 - Edizione CA)
POLICLINICO. Disagi nella Terapia intensiva neonatale: la denuncia di una giovane madre
Tanti bebè, pochi infermieri
I genitori non possono abbracciare i figli prematuri ricoverati

È forse una delle angosce più difficili da superare per una mamma: non poter abbracciare il figlio appena nato. Un tormento che, poi, diventa insopportabile per chi vede il bebè dietro il vetro di un'incubatrice della Terapia intensiva. Grande quanto il palmo della mano, con tubi e cavi che lo collegano alle macchine, il neonato avrebbe necessità di carezze, coccole e tanto affetto. Un'operazione che, in tutti i reparti neonatali, si svolge sotto la supervisione di infermieri altamente qualificati. Non al Policlinico universitario di Monserrato. Per un motivo molto semplice: perché gli infermieri sono insufficienti e devono prima di tutto gestire la routine, trascurando le necessità di una mamma e di un papà e del loro piccolo.
IL RACCONTO Martina Franceschi ha 30 anni. Il 6 maggio è nato il primo figlio: un batuffolo di 1,2 chili. «Tutto è filato liscio sino alla 25ª settimana, poi ho avuto dei problemi e il ricovero al Santissima Trinità è stato inevitabile». Le terapie sembrano funzionare. «Alla 29ª settimana però sono stata ricoverata d'urgenza. Non c'era più tempo da perdere, i medici hanno optato per il taglio cesareo». Ecco Nicolò. All'ospedale di Is Mirrionis prendono l'unica decisione possibile: trasferimento nel reparto di Terapia intensiva neonatale (Tin) del Policlinico, al secondo piano del blocco Q. «Per alcuni giorni è stato dentro un'incubatrice, poi - visto il miglioramento delle condizioni - è stato spostato nella subintensiva ». Improvvisamente cambiano le speranze e le prospettive. «Stava meglio, avrei voluto accarezzarlo, dargli il latte, cullarlo». Ma non era possibile: per mancanza di personale. «In quella stanza una sola infermiera deve accudire otto prematuri. In queste condizioni era praticamente impossibile che ci seguisse in operazioni normali per molti bimbi ma rischiose per Nicolò. Nostro figlio dovrà stare ancora per almeno un mese al Policlinico. Ora pesa 1,4 chili e sino a quando non raggiungerà i 2,4 chili non potrà lasciare la Terapia intensiva».
LA DENUNCIA Paolo Cugliara, sindacalista ai vertici della Fials, è scoraggiato. «Abbiamo protestato, scritto, denunciato in tutte le sedi ma nessuno ci ascolta. La carenza di personale è cronica e si riverbera sui pazienti e, come nel caso del Policlinico, sui padri e le madri dei bambini prematuri. Nelle terapie intensive il rapporto infermieri-pazienti è doppio rispetto ai reparti di degenza normali, al Policlinico no. Siamo preoccupati, anche perché sta aumentando pericolosamente il numero di medici e infermieri che, a causa dello stress sul lavoro, si rivolgono a psichiatri e psicologi».
IL POLICLINICO Nazareno Pacifico, medico e politico di lungo corso, è il direttore sanitario del Policlinico universitario. Ammette la carenza di personale e la relativa emergenza nei reparti. «In Sardegna sono in aumento le donne con oltre 40 anni che partoriscono figli prematuri. Pazienti che hanno necessità di un lungo e delicato percorso di maturazione nelle Terapie intensive». La macchina sanitaria non si è adeguata? «Abbiamo due Tin: una a Cagliari, l'altra a Sassari». Il reparto del Policlinico si occupa di tutti i piccoli pazienti da Oristano in giù. «I posti letto al Duilio Casula sono 23, oggi i bimbi ricoverati sono 33». Un overbooking ospedaliero causa di molti disagi. «Gli infermieri sono encomiabili, ma quando si verificano situazioni di questo tipo non possono affidare il bimbo ai genitori». Non è possibile programmare un'emergenza che sta diventando routine? «La coperta è corta, se sposti un dipendente, la posizione che ricopriva rimane scoperta. Inoltre - precisa il direttore sanitario - il personale delle Tin è altamente specializzato e non facilmente sostituibile». Pacifico confida nel futuro. «Abbiamo fatto, andando oltre il limite fissato dalle norme, una selezione per cinque infermieri pediatrici».
Andrea Artizzu

 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 3 giugno 2018 / Cultura (Pagina 51 - Edizione CA)
Ersu
Parte giovedì alle 9.30 a Cagliari, alla sala Maria Carta dell'Ersu di via Trentino, un seminario di Anatomia Artistica dedicato principlamente agli studenti dell'Ateneo cagliaritano ma aperto a tutti .
Il progetto, realizzato da Youth Caravella con il contributo dell'Ersu e con la collaborazione del giornale on line Artecracy.eu, prevede un seminario di Anatomia Artistica diviso in due conferenze sotto forma di lezioni, due laboratori di disegno e una (venerdì 15 giugno) visita guidata al museo delle cere anatomiche Clemente Susini di Cagliari.
Nella prima conferenza (giovedì), “Elementi di Osteologia”, è previsto uno studio delle strutture portanti, dei canoni proporzionali e di un'analisi delle ossa. Nel secondo incontro (venerdì), “Elementi di Miologia”, si affronterà lo studio dei muscoli, della morfologia esterna, con particolare attenzione all'aspetto volumetrico del corpo umano e alla sua collocazione nello spazio.
L'intero seminario vedrà una prima parte contraddistinta da un'introduzione sull'anatomia umana dal punto di vista storico-artistico, cogliendo la struttura e la forma della figura umana e sottolineando anche l'evoluzione dei canoni artistici nella storia, seguita da un approccio di studio di base con la descrizione delle varie funzioni antaomiche. Per informazioni alla mail: youthcaravella@gmail.com .

 

4 - L’UNIONE SARDA di domenica 3 giugno 2018 / Cultura (Pagina 51 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Domani a Cagliari
La cultura dei dolci spiegata da Fancello

Un appuntamento imperdibile domani all'Università di Cagliari per tutti gli amanti della cultura eno-gastronomica isolana: alle 20, alla Sala degli Specchi della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Cagliari (ingresso da via Trentino) l'atteso incontro con Giovanni Fancello dal titolo: “Durches, storie e leggende”.
Giovanni Fancello (thiesino residente ad Alghero) è, come molti sanno, un giornlaista, gastronomo stimato, gourmet, studioso di alimentazione ed esperto di culinaria sarda, nonché critico enogastronomico del settimanale l'Espresso. L'organizzazione è dell'associazione Riprendiamoci la Sardegna.
Fra i libri di Fancello da ricordare “Le ricette di Casa Serena” (Edes Editrice): un viaggio nella memoria culinaria attraverso 88 ricette curato dalla Coop.A.S. Ogni ricetta è impreziosita dai disegni di Raniero Satta. E ancoa il volume “Pasta. Storia ed avventure di un cibo tra Sardegna e Mediterraneo” sempre pubblicato da Edes.

 

5 - L’UNIONE SARDA di domenica 3 giugno 2018 / Economia (Pagina 18 - Edizione CA)
Aldo Berlinguer: strumento per attrarre investimenti esteri. Pigliaru: ci stiamo lavorando
Zone franche, chance nel cassetto
Un saggio riaccende l'attenzione sui siti a “economia speciale”

Lo dice per primo Francesco Pigliaru, lo ripetono altri relatori: «Se inviti gli imprenditori stranieri a investire in Sardegna, la prima cosa che ti chiedono è: avete una Zes?». Ma qui non c'è ancora dimestichezza con questa sigla, che identifica le Zone economiche speciali: una nuova (almeno in Italia) chance per lo sviluppo del Meridione e delle isole. E che ha più di una parentela con la zona franca. L'interesse diffuso nel mondo per le Zes è stato al centro del convegno, venerdì a Cagliari, su “Autonomia e insularità”, organizzato per la presentazione di due saggi: uno curato da Aldo Berlinguer su “Porti, retroporti e Zone economiche speciali”, che fa il punto sulla fiscalità di vantaggio in Italia e nel mondo. E l'altro, firmato dal vicepresidente della Regione Sicilia Gaetano Armao, dal titolo “Redimibile Sicilia: l'autonomia dissipata e le opportunità della insularità”.
LO STRUMENTO Il lavoro di Berlinguer, docente dell'Università di Cagliari, riaccende l'attenzione nell'Isola su uno strumento che può attrarre investimenti dall'estero. Le Zes sono aree delimitate (anche con territori non adiacenti), con almeno un porto, in cui si applicano benefici fiscali e semplificazioni burocratiche per le imprese. Il decreto Sud del 2017 concede inoltre un credito d'imposta fino a 50 milioni di euro sugli investimenti. «Finora la regione più avanti sulle Zes è la Campania, con Napoli-Salerno», ha confermato Berlinguer, ricordando però un importante vantaggio potenziale della Sardegna: «È l'unica regione che può fare insieme la zona franca doganale e le Zes, grazie al decreto del 1998 nato dall'intesa Stato-Regione». Il decreto, inattuato, prevede sei zone franche collegate ai porti di Cagliari, Olbia, Porto Torres, Portovesme, Oristano e Arbatax.
Sulle Zes «forse siamo un po' in ritardo», ha ammesso Pigliaru, «ma stiamo progettando. Non è l'unico strumento da attuare per lo sviluppo, ma è tra quelli utili». Anche per il presidente dell'Autorità portuale Massimo Deiana «non è la panacea, ma nel mondo c'è grande interesse sulle Zes». Pigliaru ha ribadito poi l'impegno sul fronte insularità, d'intesa col siciliano Armao che però ha avvertito: «Più che in Costituzione sarebbe meglio inserirla negli Statuti speciali, perché diventi parametro di legittimità costituzionale».
MONITI Nel dibattito, il costituzionalista Pietro Ciarlo e il presidente di Confindustria Sardegna Alberto Scanu hanno auspicato che le rivendicazioni localistiche non rallentino la Zes sarda: «In quella di Napoli-Salerno rientrano 14 Comuni sui 570 della Campania», ha ricordato Ciarlo, «sono stati capaci di fare selezione». «Non vorrei vedere dibattiti sterili anche su questo», ha proseguito Scanu, «dobbiamo tenere conto del fatto che Cagliari è l'unico porto sardo compreso nella rete Ten-T».
Tra i saluti istituzionali, insieme a quelli del direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Cagliari, Fabio Botta, e del presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti di Cagliari, Pierpaolo Sanna, anche quello del vicepresidente della Camera di cooperazione italo-araba, Raimondo Schiavone, che ha invitato a guardare alla sponda sud del Mediterraneo: «In trent'anni l'Africa arriverà a 2,5 miliardi di abitanti, oggi è a 1,3. Dobbiamo porci il problema dell'interconnessione con un mercato in grande espansione».

 

6 - L’UNIONE SARDA di domenica 3 giugno 2018 / Fondi Investimento (Pagina 19 - Edizione CA)
APPUNTAMENTI
L'applicazione di metodiche e tecnologie avanzate nella vivibilità urbana è al centro, da oggi a venerdì 8 giugno alla Cittadella dei musei di Cagliari, di Odysseus. Si tratta di un evento internazionale che richiama oltre duecento operatori dal mondo accademico e istituzionale nei settori del trasporto merci e della logistica. Sul tavolo, esperienze recenti, scambio di idee, disseminazione dei risultati della ricerca e presentazione di applicazioni e tecnologie avanzate. Il convegno è organizzato dal dipartimento di Matematica e informatica dell'Università di Cagliari diretto da Andrea Loi.

 

7 - L’UNIONE SARDA di domenica 3 giugno 2018 / Provincia di Oristano (Pagina 41 - Edizione CA)
SAN VERO MILIS. Archeologi al lavoro su reperti tardo fenici
S'Urachi, scavi al via
A Mont'e Prama invece è tutto ferm
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Gli archeologi non hanno dubbi: «Verranno alla luce altre strutture di età tardo fenicio-punica. E poi chissà, le scoperte sono quasi sempre imprevedibili, come per esempio quell'enorme fossato con sponde in pietra scoperto anni fa e che forse aveva la funzione di drenaggio o come la porta del nuraghe conservata benissimo». Se la collina di Mont'e Prama tutto sembra tranne che un sito archeologico a causa della tantissima vegetazione cresciuta in questi mesi, attorno al nuraghe S'Urachi, uno dei maggiori monumenti nuragici dell'Isola che si estende maestoso su un dosso, nel territorio di San Vero Milis, è tutto pronto per iniziare una nuova campagna di scavo. Dal 25 giugno una ventina di archeologi saranno al lavoro in località Su Padru per riprendere gli scavi interrotti lo scorso anno quando già si intravedevano alcuni edifici interessanti risalenti a tremila anni fa.
GLI STUDIOSI Anche questa volta scenderà in campo una squadra internazionale di docenti, ricercatori e dottorandi provenienti dagli Stati Uniti e dalla Sardegna. Si tratta del proseguimento di un lavoro iniziato nel 2012, finanziato dalla Brown University e dall'amministrazione comunale di San Vero Milis. Gli studiosi saranno guidati da Peter Van Dommelen e dal direttore scientifico del sito nuragico Alfonso Stigliz. Con loro anche alcuni giovani studenti del liceo classico De Castro di Oristano che partecipano al progetto Alternanza scuola lavoro. Un lavoro instancabile il loro che lentamente sta portando alla luce millenni di storia.
IL SITO «Lavoreremo vicino alla vecchia strada provinciale - spiega l'archeologo Alfonso Stiglitz - dobbiamo continuare a mettere in luce alcune abitazioni che già si intravedono. Il nostro principale obiettivo è eliminare quel tratto di carreggiata che passa ai piedi del nuraghe, spero grazie a finanziamenti che dovrebbero arrivare. Con l'asportazione del manto stradale sarà possibile individuare tanto altro ancora come la prosecuzione del muro isodomo a blocchi tutti uguali di età tardo nuragica. Ma anche pavimenti punici e villaggi nuragici».
I LAVORI Gli scavi dureranno un mese. Poi tutte le scoperte verranno presentate nella biblioteca di Mandriola, un modo per far conoscere alla comunità e ai turisti in vacanza nella costa il patrimonio che si nasconde sotto la terra sanverese. Durante i lavori gli archeologi organizzeranno anche delle visite guidate sul sito.
Sara Pinna

 

 

8 - L’UNIONE SARDA di domenica 3 giugno 2018 / Spettacoli e Società (Pagina 50 - Edizione CA)
L'intervista I cantautori romani martedì sera in concerto a Cagliari sul palcoscenico di AteneiKa
Bud Spencer Blues Explosion
«Siamo due da vecchia scuola»

C'è un modo di dire negli States: «Eat sleep blues repeat»: mangia dormi blues ripeti: è la vita del bluesman, quella che a quattro anni dall'ultimo “BSB3”, ha portato Adriano Viterbini (chitarra) e Cesare Petulicchio (batteria) al nuovo “Vivi muori blues ripeti”. Una visione allargata e italianizzata del motto americano, per un quarto disco, anticipato dal singolo “E tu?” e prodotto da Marco Fasolo dei Jennifer Gentle, coraggiosamente diverso dai precedenti del duo romano. In evoluzione, sin dall'omonimo esordio del 2008, i Bud Spencer Blues Explosion, fiore all'occhiello dell'alternative rock italiano, a tre anni dall'ultimo passaggio in Sardegna, torneranno live con un'unica data, martedì, al festival AteneiKa di Cagliari.
“Vivi Muori Blues Ripeti” è un disco diverso dai precedenti, da che idea di fondo è nato?
«C'eravamo sempre soffermati su chitarra e batteria, limitandoci un po', perché ci ponevamo il problema di come ricrearlo dal vivo. Questa volta invece abbiamo optato per un disco completo, che ci piacesse totalmente, così abbiamo introdotto altri strumenti, sempre suonati da noi».
Che vissuto è entrato nell'album?
«La fase di scrittura e di produzione sono state molto lunghe. Già quando ci siamo lasciati dopo lo scorso tour, per cui abbiamo fatto tanti concerti, avevamo bisogno di un po' di pausa. Poi ci siamo rivisti, ma più che altro per la voglia di risuonare insieme, non volevamo metterci in studio a lavorare con l'idea di impacchettare dei pezzi per farli uscire. Ci serviva un'idea di libertà in quel momento e dopo un anno e mezzo di jam in sala, anche con altri musicisti, che poi hanno collaborato soprattutto ai testi, come Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti e Umberto Maria Giardini, ci siamo accorti che avevamo dei brani coerenti, con un filo conduttore per stare sullo stesso disco».
Quale?
«È stato quasi magico, perché anche se sono stati scritti da autori diversi e senza alcuna indicazione da parte nostra, tutti i testi hanno la stessa ispirazione e parlano di rapporti di amicizia, introspezione personale, rapporti legati alla dipendenza, rapporti fra la vita e la morte».
Cosa vi lega artisticamente a Davide Toffolo e Umberto Maria Giardini?
«Il fare musica e collaborare per la voglia di farlo, soprattutto di questi tempi, in cui le collaborazioni nascono per rapporti di etichetta o scambio di followers. Noi apparteniamo alla vecchia scuola, suoniamo per una questione esclusivamente artistica, vogliamo fare dei dischi che restino nel tempo e prendiamo questi incontri come un arricchimento culturale».
A proposito di old school, il disco lo avete inciso tutto su nastro analogico.
«I pezzi erano molto soul, quindi è stata una scelta tecnica per renderli al meglio e avere quel tipo di pasta sonora, e artistica, perché su nastro analogico non puoi editare, quantizzare, intonarti, quindi hai un tipo di concentrazione diversa nell'esecuzione. Poi è stato anche un processo psicologico, dopo dieci anni che suoni insieme hai bisogno di accettare ciò che sei, con tutti i pro e i contro».
Siete in costante evoluzione, ma cosa non è mai cambiato per voi?
«Ci piace la sfida, camminare su un filo tra due grattacieli, non c'è un motivo reale per cui lo fai, ma il solo fatto di prendersi il rischio porta sempre a qualcosa di nuovo, di imprevisto. Se non altro non sai mai come andrà a finire».
Cinzia Meroni

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