Venerdì 1 giugno 2018

01 giugno 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 1 giugno 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Negli impianti di Sa Duchessa 10 giorni di sport e musica
Al via oggi AteneiKa, l'olimpiade universitaria

Ad accendere l'ideale fiaccola sarà, stasera alle 20.30, l'attore Elio Turno Arthemalle. Poi, da domani 1.800 universitari scenderanno in campo per la sesta edizione di AteneiKa, il festival di musica e sport ospitato nella cittadella sportiva di Sa Duchessa. Sei facoltà (Biologia e Farmacia; Ingegneria e Architettura; Medicina e Chirurgia; Scienze; Scienze economiche, giuridiche e politiche; Studi umanistici) si sfideranno in dieci sport (atletica leggera, badminton, basket, calcio a cinque, calcio balilla, calcio virtuale Fifa 2018, pallavolo, tennis, tennistavolo e scacchi) per conquistare la “Coppa delle facoltà”.
Dieci giorni di gare e partite, organizzate da “Il paese delle meraviglie” e “OlimpiKa” in cui l'obiettivo è, appunto, conquistare il trofeo. Ma anche socializzare. «Gli studenti», spiegano gli organizzatori, «si incontrano sempre in occasione di lezioni ed esami. Diventa difficile stabilire rapporti. In occasioni informali, invece, possono davvero conoscersi e creare conoscenza che diventeranno fondamentali anche in prospettiva futura».
I cento volontari che lavoreranno in questi giorni dovranno occuparsi di tantissime persone: si punta a superare le sessantamila presenze dell'ultima edizione. Un obiettivo che sarà raggiunto anche perché AteneiKa coinvolge anche il quartiere di Is Mirrionis: tra le novità, oltre alla Cus card per i residenti, anche la possibilità per i commercianti di promuovere gratuitamente le loro attività.
Ma AteneiKa è anche musica, con artisti che poi finiscono con il calcare palcoscenici ben più importanti: si parte oggi con i We Love 90/2000; domani sarà la volta dei Forelock&Arawak, La Marina e Isla Sound Int'l. Poi ancora Lemandorle, Manitoba, Ghemon, Bud Spencer Blues Explosion, Viito e Paletti. The Zen Circus, Mezzosangue e Cool Caddish.

 

2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 1 giugno 2018 / Primo Piano (Pagina 5 - Edizione CA)
L'INTERVISTA. Malavasi, ex preside di Economia, descrive le paure dei mercati
Perché si impenna lo spread, la tassa sulla sfiducia nell'Italia

Martedì mattina lo spread ha toccato quota 320 e quasi nessuno al mondo voleva comprare titoli di debito italiani. Non accadeva dai momenti peggiori della crisi economica iniziata nel 2008. Una crisi che l'Italia stava superando e che rischia di tornare drammaticamente attuale. Roberto Malavasi, docente in pensione di Tecnica bancaria all'università di Cagliari, per dieci anni preside della facoltà di Economia, ha ben chiaro perché ciò accade.
Professore, perché lo spread continua a salire?
«Perché nel momento in cui si paventa che ci possa essere un incremento del debito pubblico i mercati si preoccupano».
Per quale ragione?
«Sanno bene che l'Italia ogni anno ha necessità di reperire sul mercato 400 miliardi a causa dei titoli in rimborso e se gli investitori capiscono che si vuole incrementare il debito vedono un'inversione di tendenza e si preoccupano. Vedono nell'Italia un cliente inaffidabile».
Sono reazioni eccessive, speculazioni?
«Mettetevi nella condizioni di chi ha comprato titoli di debito italiani: se aumenta la sensazione di rischio e la restituzione ipotizzata nell'arco di un dato periodo si allunga, o non comprano titoli o chiedono maggiori interessi».
E quindi sale lo spread.
«I fondi pensione americani e altri investitori sono disincentivati a comprarli a tassi bassi e pretendono un cosiddetto “premio a rischio” maggiore e da qui lo spread».
Martedì quasi nessuno voleva comprare titoli italiani.
«Sì, non accadeva da cinque-sei anni».
A ciò si aggiunge l'incertezza sull'uscita dall'euro.
«Si metta sempre nei panni dell'investitore: se oltre a chiedere più soldi al mercato l'Italia ipotizza di non restituirlo nella moneta nella quale lo ha negoziato i dubbi aumentano».
Ma Di Maio e Salvini hanno detto di voler restare nell'euro.
«Sono stati altalenanti e l'altalena non aiuta. Il famoso investitore si chiede: chi mi garantisce che mi rimborseranno i soldi in euro? Che moneta adotteranno? A quale tasso di cambio? Come consolideranno il debito pubblico?».
Lei conosce Paolo Savona, pensa che da questo punto di vista potesse essere un pericolo?
«È un bravissimo economista ma ha posizioni secondo me un po' datate. Una cosa era mettere in discussione l'entrata nell'euro, altra cosa è pensare di uscirne con un debito come quello attuale. Il fatto che non abbia voluto rivederle preoccupa coloro che sono portatori del debito. Poi c'è il problema del dollaro».
Cioè?
«L'Italia dipende fortemente dal petrolio e deve acquistarlo sul mercato internazionale. Le negoziazioni sul mercato del greggio avvengono in dollari: se usciamo dall'euro come ce li procuriamo? Con quale tasso di cambio?».
Che cosa accadrebbe se uscissimo dall'euro?
«L'euro è un sistema di difesa contro aggressioni alla nostra capacità di fare debito. Negli anni abbiamo continuato a indebitarci e lo abbiamo potuto fare a bassi tassi di interesse e questo per le banche e l'economia ha significato disponibilità di risorse finanziarie a basso costo. Se fossimo rimasti alla lira avremmo pagato tassi di interesse dieci volte superiori e avremmo pagato molti più interessi passivi sul debito. Ergo: ci sarebbero stati meno soldi da mettere in circolo».
Gli investitori si preoccupano nonostante i robusti interventi della Banca centrale europea.
«La Bce sotto la guida di Draghi ha fatto cose molto utili ai sistemi economici europei, in particolare all'Italia. Ha fornito liquidità a costo zero e ha sostenuto l'andamento della quotazione dei titoli del debito pubblico attraverso massicce manovre di acquisto sul mercato aperto. Ecco perché lo spread è stato stabile favorendo anche la stabilità del sistema. In questa fase le certezze vengono meno. Tra l'altro fra un anno Draghi non ci sarà più e non sappiamo che cosa accadrà».
Che cosa rischiano cittadini e imprese?
«Se le banche pagheranno interessi più alti si rivarranno sulle imprese affidate, soprattutto quelle piccole, a cui faranno pagare più cari i prestiti. Anche i mutui costeranno di più».
Quando accadrà tutto ciò?
«Se non si fermerà quest'ondata di incertezza, nel giro di due mesi o al massimo in autunno vedremo effetti su imprese e mutui».
L'Italia rischia il default?
«Mi auguro di no: sono un cittadino italiano e un risparmiatore e non posso che essere ottimista sino all'ultimo istante. Mi auguro che prevalga la ragione da parte di tutti e si capisca che per fare spese servono risorse. E mi auguro che queste risorse non le si trovi con facili scorciatoie come fece il governo Amato con i prelievi sui conti correnti. Oggi si paventa una patrimoniale per le imprese: significherebbe l'affossamento di tutto il sistema economico».
Fabio Manca

 

3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 1 giugno 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
In evidenza
Economia e politica, corso per i giornalisti

Si svolgerà martedì prossimo il corso per i giornalisti “L'economia e la politica”, nella facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche, in via Sant'Ignazio 86. Appuntamento dalle 14 alle 17. Ai partecipanti saranno assegnati 3 crediti.

 

4 - L’UNIONE SARDA di venerdì 1 giugno 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Due milioni dalla Regione ma serve un accordo con Comune, Università e Consorzio
Al Cacip il polo di Sa Illetta
Prove di rilancio negli stabilimenti per la ricerca sulla pesca

Dopo i terreni, il Cacip ha acquisito anche la proprietà dei caseggiati che la Regione aveva costruito sulle sponde della laguna, a Sa Illetta, per creare tra gli anni Ottanta e Novanta il polo della ricerca scientifica al servizio della pesca. Nonostante i tanti soldi spesi e le opere realizzate, erano svaniti nel nulla i propositi per rilanciare l'attività di allevamento ittico nella laguna invasa dal vibrione del colera.
INCOMPIUTA I progetti non sono mai partiti, nonostante gli impianti all'avanguardia come lo schiuditoio, i laboratori di biologia, la sala delle arselle e quella per la produzione delle microalghe (cibo per far crescere i molluschi bivalvi prima del loro inserimento in laguna) fossero pronti per essere accesi. Sono sempre lì. Distrutti, danneggiati, rovinati. Ormai in gran parte inutilizzabili.
La svolta è dietro l'angolo, favorita proprio dal riconoscimento della proprietà e dal superamento di una situazione confusa che stava di fatto bloccando tutto. La Regione ha recuperato due milioni e mezzo di euro da destinare alla riqualificazione degli stabilimenti ma i fondi resteranno bloccati fino a quando non verrà stilato un accordo di programma tra la stessa Regione, il Consorzio industriale provinciale di Cagliari, il Comune e il Consorzio ittico Santa Gilla che gestisce su concessione la pesca e l'allevamento di mitili nelle acque della laguna.
IL PRESIDENTE «Il compendio di Sa Illetta era stato realizzato sui terreni del Cacip ed è proprio per questo, come ha verificato la stessa Regione dopo nostre ripetute richieste, che sono stati riconosciuti come proprietà del Consorzio. È evidente che il Cacip ha già dato la massima disponibilità per il recupero e la valorizzazione dei caseggiati e per favorire attività produttive legate alla pesca, alla ricerca e all'ambiente», spiega il presidente Salvatore Mattana. Un programma che coinvolge necessariamente anche l'Università di Cagliari, Dipartimento di scienze dell'ambiente già impegnato a Santa Gilla sull'allevamento dei ricci e delle ostriche.
LA SCELTA A firmare il “passaggio di consegne” degli edifici al Consorzio industriale è stato l'assessorato agli Enti locali. «Prossimo passo, l'accordo di programma. Nelle ipotesi di gestione, parte degli edifici del compendio saranno affidati all'assessorato all'Agricoltura che ha dirette competenze sulla pesca, una parte al Comune di Cagliari, all'Università e al Consorzio ittico», spiega Mattana.
LA SOLUZIONE Nel futuro di Santa Gilla, la laguna delle troppe emergenze (l'ultima riguarda quella per l'inquinamento che ha bloccato la raccolta di arselle e vongole), un piano di gestione dell'equilibrio idrosalino troppe volte alterato. «Con il nuovo impianto di depurazione di Macchiareddu capace di assicurare dieci milioni di metri cubi - dice Mattana - saremo in grado di garantire, in caso di necessità, una consistente quantità di acque dolci». Il rubinetto sarà invece chiuso quando saranno le analisi biochimiche a suggerire lo stop all'immissione.
Andrea Piras

 

5 - L’UNIONE SARDA di venerdì 1 giugno 2018 / Economia (Pagina 15 - Edizione CA)
SASSARI. Previsti 44 esuberi dall'appalto per la vigilanza
AOU, L'IRA DEI SINDACATI

Il segretario regionale del sindacato Cisal-Sinalv, Stefano Angotzi, ha lanciato un appello in favore dei 94 dipendenti del Gruppo Secur impiegati nella vigilanza della struttura ospedaliera universitaria di Sassari. «Il gruppo dal primo gennaio di quest'anno, pur svolgendo regolarmente il servizio, non ha ricevuto copertura contrattuale nonostante le quattro richieste di regolarizzazione inviate e puntualmente disattese».
RINNOVO APPALTO Ma le brutte notizie non sono finite: lo scorso 11 maggio infatti è stata firmata dalla Aou una delibera per il riaffidamento dei servizi alla Ati Coopservice con un budget di 1,186 milioni di euro. «Facendo un calcolo veloce, si può presumere che a parità di costi - spiega Angotzi - si rinunci alla copertura di varie postazioni con l'esubero e il possibile licenziamento di 44 persone».
L'APPELLO L'incontro avvenuto qualche giorno fa tra il vecchio e il nuovo assegnatario dell'appalto si è risolto con un nulla di fatto. La Cisal chiede per questo alle parti di tornare al tavolo delle trattative con sindacati e Ispettorato del lavoro per rinnovare e rispettare il pacchetto dei diritti dei lavoratori «perché altrimenti ad ogni cambio di appalto si rischia di avere centinaia di posti di lavoro senza alcuna tutela». (l. m.)

 

6 - L’UNIONE SARDA di venerdì 1 giugno 2018 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Lo spostamento di Savona sblocca lo stallo: Conte è il premier
GOVERNO, STAVOLTA È VERO
Oggi giurano i ministri

E al giorno 88 della crisi, il governo nacque davvero. Formalmente accadrà oggi, col giuramento del premier Giuseppe Conte e dei ministri alle 16 al Quirinale. Ma la soluzione è arrivata ieri, dopo il vertice pomeridiano tra Luigi Di Maio, Matteo Salvini e lo stesso Conte. Su una terrazza romana, paparazzati dalle finestre degli edifici vicini (con l'immagine rilanciata in tempo reale sul telefonino di Enrico Mentana, e un attimo dopo su La7), i tre hanno deciso di spostare Paolo Savona dal ministero dell'Economia agli Affari europei. Quanto bastava per spalancare le porte di Palazzo Chigi al governo Lega-M5S.
Alla fine è risultata decisiva la mossa di Di Maio, che mercoledì aveva proposto di assegnare a Savona - stoppato domenica dal veto del Quirinale - un altro ministero. Salvini, dopo aver ribadito per giorni di non voler modificare la lista dei ministri stilata la scorsa settimana, ha invece accettato la “delocalizzazione” del professore cagliaritano.
I NOMI Per l'Economia è stato scelto così Giovanni Tria, preside della facoltà di Economia a Tor Vergata, che non condivide le intenzioni di uscita dall'euro che sono costate la nomina a Savona, ma ha comunque una visione critica dell'Ue e della moneta unica.
Tria, Savona ed Enzo Moavero Milanesi, indicato per gli Esteri, sono i tre tecnici di un esecutivo che per il resto comprende nove ministri del Movimento 5 Stelle e sei della Lega. Per i pentastellati, Di Maio sarà vicepresidente del Consiglio e titolare del nuovo superministero del Lavoro e Sviluppo. Gli altri grillini sono Alfonso Bonafede (Giustizia), Riccardo Fraccaro (Rapporti con il Parlamento e democrazia diretta), Barbara Lezzi (Sud), Elisabetta Trenta (Difesa), Danilo Toninelli (Infrastrutture), Alberto Bonisoli (Beni culturali e turismo), Giulia Grillo (Salute) e Sergio Costa (Ambiente).
Anche il leader leghista Salvini sarà vicepresidente del Consiglio, oltre che ministro dell'Interno. Con lui i colleghi di partito Giulia Bongiorno (Pubblica amministrazione), Erika Stefani (Affari regionali), Lorenzo Fontana (Disabilità), Gian Marco Centinaio (Politiche agricole), Mauro Bussetti (Istruzione). In squadra anche il vicesegretario del Carroccio Giancarlo Giorgetti, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, mentre l'altro sottosegretario di Palazzo Chigi (con delega ai servizi segreti) dovrebbe essere il pentastellato Vito Crimi.
GLI ALTRI PARTITI Non farà parte della maggioranza Fratelli d'Italia, nonostante l'avvicinamento dei giorni scorsi con Salvini: la presidente Giorgia Meloni ha confermato l'astensione dei suoi parlamentari sulla fiducia. All'opposizione anche Forza Italia (sempre astenendosi sulla fiducia, probabilmente): Silvio Berlusconi non ha commentato ufficialmente il nuovo governo, ma al di là del sollievo per aver evitato il voto l'ex premier - dicono le indiscrezioni - avrebbe confermato a Salvini le sue riserve su un governo giallo-verde a trazione M5S.
Ovviamente negativo il giudizio del Pd: per il reggente Maurizio Martina, nasce «un governo populista e di destra, con un programma pericoloso per il Paese».

La Nuova Sardegna

7 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 1 giugno 2018 / Primo piano - Pagina 5
IL TEAM DEL GOVERNO GIALLO-VERDE
Salvini e Di maio a Interni e Welfare, sono anche vicepremier. Solo cinque donne nella squadra
di Marcello Campo
ROMA Ecco il governo giallo-verde a guida di Giuseppe Conte: dopo 88 giornate di trattative, veti, rotture e convergenze, l'esecutivo M5S-Lega vede la luce. Le novità, rispetto alla squadra definita prima che la trattativa naufragasse domenica scorsa, sono Giovanni Tria all'Economia, Paolo Savona agli Affari Europei e Enzo Moavero Milanesi agli Esteri. Matteo Salvini resta saldo al Viminale e anche nel ruolo di vicepremier e Di Maio prende la guida del superdicastero Sviluppo-Lavoro e vicepremier. All'Economia quindi, approda il professor Giovanni Tria, preside della facoltà di economia dell'università romana Tor Vergata, considerato vicino a Fi. Alla Farnesina Enzo Moavero Milanesi, già ministro per gli Affari Europei nel governo Letta e in precedenza di Mario Monti. Agli Affari Europei arriva Savona dopo il braccio di ferro dei giorni scorsi. Alla Difesa va Elisabetta Trenta, ex political advisor del Ministero degli Esteri. Alla Giustizia va Alfonso Bonafede (M5s), avvocato e fedelissimo di Di Maio.. Poche le donne: Giulia Bongiorno, avvocato ora senatrice della Lega, guiderà la Pubblica Amministrazione; Giulia Grillo, medico legale prima di diventare parlamentare M5S, va al ministero della Salute. Erika Stefani (Lega) agli Affari Regionali e Barbara Lezzi, originaria di Lecce e grillina della prima ora, al dicastero del Sud. Il leghista Lorenzo Fontana guiderà il nuovo ministero ai Disabili e Famiglia. Riccardo Fraccaro, fedelissimo di Di Maio, va ai Rapporti con il Parlamento, mentre Gian Marco Centinaio (Lega) guiderà il nuovo super-ministero che unisce Agricoltura e Turismo. A Trasporti e Infrastrutture va a Danilo Toninelli (M5S), Marco Bussetti diventerà ministro dell'Istruzione mentre Alberto Bonisoli (M5S), va ai Beni Culturali.

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 1 giugno 2018 / Primo piano - Pagina 5
Un ministro sardo mancava da 10 anni: l'ultimo era stato Parisi
CON SAVONA L'ISOLA TORNA NELL'ESECUTIVO

di Alessandro Pirina
SASSARI Con Paolo Savona l'isola ritorna al governo. Erano dieci anni che la Sardegna non aveva un ministro. L'ultimo era stato Arturo Parisi, titolare della Difesa nel secondo esecutivo guidato da Prodi. Ma negli ultimi anni l'isola non era rappresentata neanche da un sottosegretario. Dopo le dimissioni di Francesca Barracciu dal governo Renzi la casella isolana era rimasta scoperta. Dalla nascita della Repubblica la Sardegna può contare due presidenti del Consiglio, 16 ministri e 35 sottosegretari. I primi sardi al governo sono Antonio Segni e Velio Spano, ministro e sottosegretario all'Agricoltura nel governo De Gasperi. Segni guida il dicastero anche nei governi successivi, per poi passare alla Pubblica istruzione, alla Difesa, all'Interno, agli Esteri, fino all'approdo a Palazzo Chigi. Insieme a Francesco Cossiga è l'unico sardo a essere diventato presidente del Consiglio (oltre che presidente della Repubblica). Negli anni '50 il tempiese Antonio Azara è ministro della Giustizia e Antonio Maxia, originario di Aritzo, delle Poste. Negli anni '60 il nuorese Salvatore Mannironi è ministro della Marina Mercantile nei governi Rumor e Colombo. Sono poi gli anni di Cossiga, ministro degli Interni con Moro e poi con Andreotti nei giorni del sequestro del presidente della Dc. L'oristanese Lucio Abis sarà negli esecutivi di Spadolini e Fanfani. Il bittese Ariuccio Carta ministro della Marina mercantile nominato da Craxi, mentre Giovanni Marongiu, di Cabras, viene scelto per il Mezzogiorno da Andreotti. Negli anni '90 il governo Ciampi schiera il cagliaritano (e attuale ministro) Paolo Savona all'Industria. Il sassarese Sergio Berlinguer sarà ministro per gli Italiani nel mondo del primo Berlusconi, mentre Dini porta al governo il cagliaritano Giovanni Motzo e il siniscolese Giovanni Coronas. Col centrosinistra saranno ministri il sassarese Luigi Berlinguer e il cagliaritano Oliviero Diliberto, mentre con Berlusconi l'ittirese Beppe Pisanu avrà per anni la guida del Viminale. Su 65 governi sono 6 quelli senza neanche un sardo al loro interno (De Gasperi VIII, Leone I, Andreotti I, Rumor V, Monti e Gentiloni). L'esecutivo più filo sardo è stato invece il Prodi II: un ministro (Parisi) e 5 sottosegretari (Scanu, Manconi, A. Casula, E. Casula, Dettori). Solo due invece le donne sarde al governo in 72 anni di Repubblica: Maria Cocco alla Sanità nel Leone II e appunto la Barracciu con Renzi.
 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 1 giugno 2018 / Prima pagina
IL COMMENTO ORA VEDIAMO SE C'È UN'IDEA DI GOVERNO
di CARLO PALA, politologo, Università di Sassari, UniNuoro
Tutti i malumori sembrano svaniti nel nulla, comprese le prese di posizione di 60 milioni di italiani, passati tutti da commissari tecnici della nazionale di calcio ad esperti costituzionalisti. Al di là della vicenda di Mattarella, la realtà a ridosso del 2 giugno è l’accordo, il nuovo e rinnovato accordo, tra Lega e M5S. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha avuto una seconda chance che sembra stavolta aver arriso al professore pugliese rispetto al primo tentativo. I due leader, Di Maio e Salvini, saranno i due vicepresidenti, ministri con le deleghe già espresse rispettivamente allo Sviluppo economico e Lavoro e agli Interni. Paolo Savona va agli Affari Europei, lasciando l’Economia al professor Giovanni Tria. Come in ogni formazione di ogni nuovo governo, ancor più per la presenza di una forza politica che governa per la prima volta come il M5S, vi sono sempre volti noti e perfetti sconosciuti (in questo caso forse più numerosi). Eppure questo governo sembrerebbe essere tutt’altro che debole.  Continua a pagina 9


Sardegna - Pagina 9   segue dalla prima
ORA VEDIAMO SE C'È UN'IDEA DI GOVERNO
di CARLO PALA, politologo, Università di Sassari, UniNuoro

Nel suo impianto politico è costruito in modo quasi speculare tra le rappresentanze di Lega (che occupa la carica di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con Giorgetti) e M5S. Come si è già osservato da queste colonne, l'unico vero aspetto problematico, ancor più dopo che un possibile avvicinamento alla maggioranza da parte di Fratelli d'Italia è stato bloccato da Di Maio, resta la risicata maggioranza al Senato, per soli sei seggi.Intanto però la forza politica principale di cui gode questo governo è allo stesso tempo l'aspetto che potrebbe sanzionarne l'operato, ovvero la voglia degli italiani di vederlo all'opera, come mostrano diversi sondaggi anche tra gli elettori non leghisti e grillini. L'aspetto impattante, per questo governo, della possibile uscita dell'Italia dall'Ue e dall'Euro sembra accantonato. A questo vanno ascritte le recenti posizioni di Tria, mostratosi contrario a tale eventualità.Tra l'altro, nel frattempo sono emersi i veri costi che una tale operazione sottoporrebbe al bilancio statale nel breve periodo. Più che di una scelta politica, diverrebbe quantomeno una scelta obbligata. Mattarella, vero regista più o meno occulto, soprattutto dopo le grandi polemiche che lo hanno interessato, ha dimostrato di volere con forza la nascita di un governo politico, confermato dall'elegante e immediato passo indietro di Cottarelli. Insomma, ora non vi sono davvero più scuse, gli 89 giorni dal 4 marzo sono comunque alle spalle, il governo presterà la propria fiducia oggi pomeriggio. Le due forze politiche, osservate speciali in Italia e all'estero, hanno mostrato limiti nelle scelte politiche, ma anche, va detto, una notevole capacità di adattamento strategico al sistema. La Lega è oramai ben altra cosa dalla Lega Nord che governava con Berlusconi; il M5S in dieci anni è passato dai V-Day ad esprimere il presidente del Consiglio dei Ministri. Le sfide politiche sono davvero estreme, il Paese è in forte difficoltà, i conti non aspettano, le manovre di bilancio sono vicine, gli appuntamenti internazionali incombono uno dietro l'altro. Questa strana, ma ricercata alleanza gialloverde, tuttavia, crede in sé stessa e tenta di convincere anche gli italiani. Il ritorno alle urne potrebbe non essere lontano comunque, se la miscela Di Maio-Salvini non dovesse funzionare, compresa la lieve maggioranza al Senato di cui si parlava.L'esecutivo Conte assume un impegno politico con il Paese i cui cardini andranno certamente al di là del contratto di governo. Dai primi atti vedremo che idea di Italia tali forze politiche, e le loro frange parlamentari, dimostreranno di avere, sapendo per certo che gli occhi ad osservarle saranno se possibile più severi del normale, a partire dalle sole 5 donne su 19 ministri uomini fino alle scelte di politica fiscale, monetaria e internazionale (comprese quelle sull'immigrazione).

 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 1 giugno 2018 / Economia - Pagina 16
Il docente: «L'isola affronta una battaglia globale, i porti devono fare sistema»
BERLINGUER: «OPPORTUNITÀ MA SOLO SE C'È UN PROGETTO»
L'assessora Piras: «Le Zes possono favorire lo sviluppo delle imprese sarde»

di Antonello Palmas
SASSARI «Senza una progettualità adeguata, una visione, non si va da nessuna parte» avverte Aldo Berlinguer, docente ordinario di diritto comparato dell'università di Cagliari, ospite ieri nella sede di Confindustria centro nord Sardegna a Villa Mimosa del convegno "Zone economiche speciali: opportunità di sviluppo per il territorio". La serata era organizzata dall'Ordine dei commercialisti di Sassari guidato da Nico Pinna Parpaglia. Che spiega: «È da tempo che si parla di Zes come grande opportunità per la Sardegna e volevamo fare il punto della situazione in un momento nevralgico, 3 mesi dopo il decreto istitutivo emanato dal presidente del consiglio dei ministri». In sala è stato presentato il libro di Berlinguer sull'argomento, "Porti, retroporti e zone economiche speciali" (Giappichelli 2018).Pinna Parpaglia spiega che l'obiettivo ora è «favorire un approccio attivo del territorio, ad esempio nel nostro Ordine è importante che gli iscritti si informino per assistere le aziende e prepararle magari ad attrarre nuovi investimenti. Tutti gli attori devono però far fronte comune per agevolare il cambiamento; e occorre fare un ragionamento sulle agevolazioni fiscali, ma non si può solo parlare di credito d'imposta, pure importante: dobbiamo dare servizi alle imprese, sinergie, semplificazione burocratica per far entrare nel territorio imprese italiane e non». E ricorda che in Polonia le 14 Zes «hanno favorito la crescita del Pil, dell'occupazione e degli investimenti».Aldo Berlinguer avverte che occorre «capacità di mettere insieme infrastrutture, logistica, imprese, produzioni e fisco in questa battaglia globale che volenti o nolenti dobbiamo affrontare. Se analizziamo lo scenario con cui dobbiamo fare i conti, vediamo ad esempio una Cina che per ripristinare la "doppia via della seta", via mare e via terra, si è lanciata nell'acquisto sistematico di infrastrutture chiave per il traffico mondiale delle merci. E che Italia e Sardegna sono strette in una morsa: a sud i porti del nord Africa, agguerritissimi, con costi del lavoro bassissimi e soprattutto zone franche a tassazione zero, convenienti specie per chi fa export; sull'altro fronte i potentissimi scali del nord Europa. In mezzo noi, stretti tra regole complicate e costi alti, con infrastrutture che vanno ottimizzate. Non possiamo restare fuori da questa grande partita. Siamo in ritardo, ma il governo uscente ha avuto il merito di produrre una legge sulle Zes. Ora ci sono una cornice normativa, un tiepidissimo aiuto fiscale (non sarà questo l'attrattore), con nuove chance per le aree svantaggiate». Possibili ostacoli? «Dobbiamo imparare a fare squadra, specie nell'isola - risponde Berlinguer - abbiamo varie aree portuali ma polverizzate, che non fanno sistema. Speriamo nella port authority: per come è stata concepita, contiamo che la riforma Delrio porti a un'ottimizzazione. Ma occorre anche uno sforzo di tutte le anime dell'economia, quella pubblica ma anche imprese, consorzi, l'autorità portuale».L'assessore all'industria Maria Grazia Piras: «La Regione ha agito attraverso un gruppo di lavoro coordinato dall'assessore alla programmazione Paci per mettere a punto il piano strategico sulle Zes da presentare al governo. Abbiamo individuato porti, retroporti e consorzi industriali di Cagliari, Porto Torres, Olbia, Oristano, Portovesme, Tortolì e Arbatax, come future Zes e stiamo delimitando le aree da ricomprendere nel progetto, stiamo preparandoo un percorso mirato per definire un unico punto di accesso agevolato per tutti i procedimenti autorizzativi. Nelle prossime settimane dovremmo predisporre la bozza avanzata del documento, che verrà prima presentata ai soggetti interessati. La Zes può davvero creare le condizioni di miglior favore per lo sviluppo delle imprese nell'isola e per favorirla da tempo ci siamo mossi sul piano della programmazione, in particolare concentrandoci sui ferrovie ed energia, con una serie di interventi i cui effetti si vedranno in seguito dovrebbero rendere più facile la vita alle imprese».

 

11 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 1 giugno 2018 / Alghero - Pagina 31
NEURO INFORMATICA
Studiosi e ricercatori a confronto sull'intelligenza artificiale

ALGHERO La Riviera del corallo si conferma la capitale mondiale della neuro-informatica e dell'intelligenza artificiale grazie alla dodicesima edizione di "Capo Caccia Workshop", il meeting tra addetti ai lavori ideato e organizzato con l'obiettivo di contribuire a «scoprire i principi cardine di funzionamento del cervello e implementarli in sistemi artificiali intelligenti che interagiscono col mondo», come spiegano dall'Istituto di Neuro-informatica dell'Università di Zurigo. La kermesse scientifica andata in scena all'Hotel dei Pini si è confermata un'occasione di confronto internazionale sul tema delle neuroscienze computazionali, della micro-elettronica e dell'intelligenza artificiale. Creato nel 2007 grazie all'iniziativa di Rodney Douglas, professore emerito di Zurigo, e Giacomo Indiveri, attuale direttore dell'Ini, di origini sassaresi, l'evento scientifico "Capo Caccia Cognitive Neuromorphic Engineering Workshop" ha consentito agli studiosi di trascorrere lavorare e discutere, tra workshop e sport, in un contesto paesaggistico davvero straordinario. (g.m.s.)

Questionario e social

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