Venerdì 4 maggio 2018

04 maggio 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 4 maggio 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
Il dibattito sulla legalità. Il Procuratore della Corte di Conti: così la mafia ne approfitta
«Il malaffare? Colpa dei pm»  Il magistrato Marco Cocco e la provocazione sulla corruzione

«A leggere certi autorevoli commentatori il problema della corruzione percepita in Italia, cioè non accertata con sentenze passate in giudicato, è una grande bugia creata dal circo mediatico-giudiziario nato nel periodo di tangentopoli. Allora la soluzione è semplice: per risolvere il falso problema basta sopprimere i pm o impedire loro di occuparsene. Poi però vai a vedere qual è il paese dove questa percezione è più diffusa e scopri che è la Somalia, dove evidentemente il circo in questione è particolarmente attivo». La provocazione del sostituto procuratore di Cagliari Marco Cocco, che cita un recente e controverso editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera, strappa qualche amaro sorriso tra la platea del convegno organizzato dall'Università di Cagliari su un tema attualissimo e perennemente al centro del dibattito politico.
IL DIBATTITO “Corruzione, antitesi della coscienza civile”, questo il titolo del seminario coordinato dalla rettrice Maria Del Zompo che ieri mattina ha visto confrontarsi nell'Aula magna dell'Ateneo cagliaritano esperti di varie discipline. Un approccio storico, culturale, tecnico e persino religioso (tra gli ospiti c'era anche il preside dell'Università pontificia della Sardegna Francesco Maceri) che ha acceso i riflettori su un fenomeno noto sin dall'antichità presente in ogni comunità umana e in ogni epoca storica. Con una differenza: in società complesse come la nostra, dove la burocrazia e le leggi forniscono schermi formali, secondo la docente di storia e filosofia Francesca Crasta, «la corruzione ha assunto un carattere camaleontico e profondamente ambiguo, è diventata liquida ed espansa tanto che si può parlare di banalità della corruzione». Per l'esperta esiste cioè «una vera e propria cultura della corruzione che si oppone a quella della legalità minando il patto sociale», cultura che si può «cercare di contenere soltanto con la formazione e l'educazione civica».
LA REPRESSIONE Il che naturalmente non significa che la repressione debba passare in secondo piano. «Il contrasto penale alla corruzione è essenziale per ragioni etiche ed economiche - sono state le parole di Cocco -, la repressione non è tutta la risposta ma ne è una parte fondamentale. La gestione illegale del bene pubblico ha ormai carattere di sistema e si regge sulla consegna del silenzio. Tacciono anche le vittime, come l'imprenditore escluso che teme di essere tagliato fuori da futuri appalti». Un sistema che rispetto al periodo di tangentopoli si è decisamente evoluto perché oggi «la mazzetta non viene consegnata a mano, ma pagata con transazioni estero su estero, mascherata attraverso incarichi di consulenza o sostituita da favori sessuali o posti di lavoro». Che fare dunque? Per il pm cagliaritano sarebbe utile «favorire la dissociazione rendendola conveniente, tutelare il denunciante dalle ritorsioni, magari garantendogli l'impunità. Ma anche prestare attenzione a reati spia come i falsi o gli abusi d'ufficio del pubblici funzionari».
CANCRO DIFFUSO Dal canto suo il generale Bruno Bartoloni, comandante regionale della Guardia di Finanza, ha sottolineato come la corruzione sia «un fenomeno sommerso difficile da stimare che non riguarda solo la politica e la pubblica amministrazione ma tutta la società». Senza considerare che «il malaffare e in generale la cattiva amministrazione della cosa pubblica» - così la procuratrice regionale della Corte dei Conti Antonietta Bussi - rappresentano un terreno fertile per criminalità organizzata e mafia». Per Aldo Accardo, docente di storia moderna, la medicina è soprattutto politica, anche se c'è il rischio che «la lotta alla corruzione diventi strumentale ed essa stessa corrotta» e «non può essere affidata a politici inetti che si dicono onesti». Ogni riferimento all'attuale situazione politica italiana è puramente voluto.
Massimo Ledda
 

2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 4 maggio 2018 / Provincia Ogliastra (Pagina 37 - Edizione CA)
JERZU. Due studiose hanno scoperto una molecola estratta dall'hypericum
Sui Tacchi alla ricerca delle piante anti Hiv
Una molecola contro l'Aids. L'Hiv ha un nuovo nemico con radici ogliastrine. Il principio attivo viene estratto dall' hypericum scruglii , una pianta che cresce sui Tacchi, a 1000 metri, sul livello del mare, esclusiva degli altopiani carbonatici della parte centro-orientale dell'Isola. Lo studio, cominciato, otto anni fa, si è concentrato su alcune piante sottoposte a screening proprio per le proprietà antivirali. Cinzia Sanna, origini di Jerzu, botanica e Francesca Esposito, cognome partenopeo ma sarda da generazioni. Sono le protagoniste del progetto di ricerca dell'Università degli studi di Cagliari. Sono salite sui Tacchi per cercare le piante da cui ha avuto origine il miracolo. «Queste sono zone ricche di specie endemiche - dice Cinzia Sanna - che hanno una distribuzione limitata proprio grazie all'isolamento geografico. Le condizioni d'insularità hanno fatto sì che queste piante si siano differenziate maggiormente da quelle dei territorio circostanti». Il lavoro di ricerca portato avanti dai gruppi di Virologia e di Botanica del Dipartimento di Scienze della Vita in collaborazione con altri ricercatori dell'Università di Cagliari, delle Università della Campania, dell'Insubria e del Max Planck institute for Chemical ecology di Jena (Germania). Una sorta di squadra speciale anti-Aids da cui è partito lo studio degli endemismi isolani che costituiscono, come in questo caso, un possibile arsenale terapeutico contro i mali peggiori del nostro secolo. Se l' hypericum manterrà le sue promesse saranno tanti i vantaggi: il primo, il più importante, è quello della qualità della vita di chi convive con l'Aids. L'altro è nel rapporto costi-benefici: meno farmaci significano meno danni alla salute e cure meno dispendiose: «Nei confronti dell'Hiv - conferma Francesca Esposito - abbiamo individuato un metabolita appartenente alla classe dei floroglucinoli prenilati, che si è dimostrato capace d'inibire a concentrazioni molto basse, due enzimi chiave dell'Hiv-1, la molecola individuata blocca gli enzimi che permettono al virus di replicarsi. Da questa base di partenza possiamo procedere con ulteriori studi. Di certo saranno lunghi i tempi per poter realizzare un farmaco, si parla di anni. Una volta superati i test sugli animali arriveremo a quelli sull'uomo valutando dosi, metabolismo del farmaco e gli effetti collaterali da tenere in considerazione».
D. U.


3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 4 maggio 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Alla Cittadella universitaria la premiazione dei più bravi
Sfida tra piccoli chimici per le Olimpiadi di Praga

Una cerimonia solenne prima di volare alla finali nazionali che si svolgeranno a Roma. Domani alle 11 nell'Aula D della Cittadella universitaria di Monserrato è in programma la premiazione dei ragazzi che hanno vinto le finali regionali dei Giochi della chimica organizzata dalla Società chimica italiana su incarico del ministero della Pubblica istruzione, manifestazione valida per la selezione della rappresentanza italiana all'Olimpiade internazionale della chimica che si svolgerà dal 19 al 29 luglio a Praga e Bratislava.
Domani saranno premiati i primi tre classificati: il primo di ciascuna categoria rappresenterà la Sardegna alle finali nazionali in programma dal 16 al 18 maggio a Roma. Alla cerimonia parteciperà anche la rettrice Maria Del Zompo. La manifestazione ha lo scopo di stimolare l'interesse dei giovani verso la conoscenza della chimica, facendo loro comprendere l'importanza di tale scienza per la vita dell'uomo e dell'intero universo. L'iniziativa, che ha compiuto il 34esimo anno, è aperta agli studenti di tutte le scuole superiori che partecipano a tre distinte classi di concorso: la classe A riservata agli studenti dei bienni iniziali di ogni tipo di scuola, la classe B riservata agli studenti dei successivi trienni (licei e istituti tecnici) e la classe C riservata agli studenti dei trienni a indirizzo chimico degli istituti tecnici e professionali. Alle selezioni di istituto hanno partecipato 250 studenti appartenenti a 18 scuole sarde. Le finali regionali, organizzate dalla Società chimica italiana - sezione Sardegna con il patrocinio dell'Università di Cagliari, si sono svolte il 21 aprile e hanno coinvolto 15 scuole appartenenti a tutta l'Isola per un totale di 136 studenti delle tre classi di concorso.
 

4 - L’UNIONE SARDA di venerdì 4 maggio 2018 / Weekend (Pagina 46 - Edizione CA)
L'evento I laboratori a Cagliari: Villa Tigellio, Collezione Piloni ed Exma Piatti, aromi e tradizione
della cucina tipica
Dove il cibo è patrimonio

Patrimonio culturale e culinario: sono gli ingredienti di questo weekend. Cinque laboratori a disposizione di adulti e bambini, che potranno cimentarsi ai fornelli di insolite cucine allestite tra le antiche rovine romane di Villa Tigellio o nella suggestiva cornice dell'ex mattatoio. Oppure dedicarsi alla decorazione dei dolci cagliaritani tra pregiati pezzi di artigianato. È tutto pronto per Cibo è Patrimonio, evento inserito in Monumenti Aperti domani e domenica.
VILLA TIGELLIO Il complesso residenziale dell'antica Karales (in via Carbonazzi), ospiterà il laboratorio “De Re Coquinaria. Il cibo al tempo degli antichi Romani”, organizzato dall'associazione Edukarel e da Ricercato Osteria Moderna. Porte aperte alle famiglie, che potranno scoprire come i nostri piatti tipici abbiano profonde radici storiche, riconducibili alla cucina romana. E ripercorrere un percorso di ricerca fatto di influenze e contaminazioni europee e mediterranee.
COLLEZIONE LUIGI PILONI Oltre novecento oggetti, frutto di lunghi anni di raccolta, donati all'Università da Luigi Piloni e custoditi nell'ex Seminario Tridentino, in via Università. Cornice d'eccezione per il laboratorio “Ricamare i Pastissus”. Slowfood Cagliari e Ina Uzzanu di I biscotti di Magadiuz guideranno i bambini nella decorazione dei pastissus, dolci cagliaritani, la cui tecnica prende spunto dal tessile e dall'oreficeria sarda.
EXMA Tre incontri nell'antico mattatoio. Si parte con il laboratorio “De su trigu a su pani”: Claudia Melis, sabato e domenica, accompagnerà bambini e adulti alla scoperta della pasta utilizzata per realizzare coccoi decorati o i tipici malloreddus. Domani, alle 18, appuntamento per soli adulti. Sarà Riccardo Porta, del panificio Porta 1918, a raccontare la storia della pasta madre di nonna Chiara nel laboratorio durante il quale suggerirà come mantenerla viva nel tempo. Poi spazio alla degustazione con analisi sensoriale del pane a lievitazione naturale. Domenica, alle 18.30, Cooking Show. Ai fornelli la chef Marina Ravarotto realizzerà piatti tipici, con un focus sulle influenze, tradizioni e contaminazioni che stanno alla base del patrimonio culinario locale.
Sara Marci


5 - L’UNIONE SARDA di venerdì 4 maggio 2018 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
I RISULTATI DI UNO STUDIO
Il popolo sardo? Esiste, lo dicono anche i nostri geni

Gli italiani non esistono, sono il risultato di un mix genetico. Tranne i sardi. Lo sostiene uno studio di Davide Pettener, antropologo dell'Università di Bologna, e di Donata Luiselli del Dipartimento Beni culturali di Ravenna. Una ricerca dell'Eurispes, invece, dice che l'Isola è percepita come zona di interesse ambientale.
V. FIORI, MARCI ALLE PAGINE  8, 9

Cronaca Regionale (Pagina 8 - Edizione CA)
Davide Pettener, che ha guidato la ricerca: «Una diversità dovuta alla situazione geografica»
I sardi non sono uguali a nessuno
Nell'Isola l'unico popolo d'Italia senza contaminazioni genetiche

I sardi sono unici. Lo dice la scienza, e lo conferma il loro Dna. Incontaminato e Doc, contrariamente a quello di tutti gli altri italiani e paragonabile solo a quello dei Baschi e dei Lapponi. La rivelazione arriva direttamente da Bologna ed è il frutto di uno studio finanziato dalla National Geographic Society, condotto da Davide Pettener, antropologo del Dipartimento di Scienze biologiche, antropologiche e ambientali e da Donata Luiselli del Dipartimento di Beni culturali di Ravenna insieme ad altri ricercatori.
LA RICERCA Sotto la lente oltre tremila campioni di sangue di italiani, raccolti - attraverso i centri di donazione Avis - da ogni regione. Passaggio fondamentale per creare una banca del Dna capace di ripercorrere la storia genetica degli abitanti di ogni angolo della penisola italica. «La più completa attualmente disponibile», sottolinea con orgoglio Pettener. Un lavoro di precisione, portato avanti seguendo precisi criteri selettivi. Tra i tanti: ogni individuo doveva avere quattro nonni della provincia di appartenenza e non poteva essere imparentato con alti soggetti campionati. Anche i cognomi hanno fatto la loro parte, dal momento che sono stati utilizzati quelli tipici delle diverse zone prese ad esame. Conclusione: gli italiani non esistono, sono il risultato di un mix genetico. «Abbiamo identità genetiche differenti, legate a storie e provenienze diverse e non solo a quelle», spiega l'antropologo. Tranne i sardi, che sembrano avere una storia a sé.
POPOLO UNICO «I sardi sono un popolo unico»: lo ripete più volte l'esperto emiliano, che tra le tante cose è socio Fondatore della European anthropological association, socio onorario della Societas antropologica croatica e ha in curriculum oltre cento pubblicazioni scientifiche su temi di ricerca inerenti la biodiversità umana. «Tutto è iniziato qualche anno fa, quando la National Geografich Society ha lanciato un grosso progetto mondiale sul ricampionamento e la revisione del panorama genetico», racconta. «Un progetto molto ambizioso. Noi abbiamo avuto l'esclusiva per lo studio della genetica degli italiani». Quattro anni circa tra il campionamento e la costruzione della biobanca. Poi la conferma.
IL CASO «I sardi presentano differenze al loro interno: i campidanesi hanno tracce geniche puniche, gli oristanesi hanno più marcata l'impronta fenicia, il Nord, e la Gallura in particolare, è più corsa, quasi toscana. Ma nel loro complesso hanno caratteristiche comuni che li differenziano da tutto il resto d'Italia e d'Europa. Una diversità dovuta principalmente all'isolamento geografico», evidenzia. «Mentre la Sicilia è sempre stata un hub per tutte le popolazioni mediterranee, una sorta di porto franco, un crogiolo genetico, la Sardegna è riuscita a mantenere le tracce più antiche, contrariamente a tutte le popolazioni europee e al pari di Baschi e Lapponi», chiarisce. «Posso dire con assoluta convinzione che il popolo sardo è unico e bellissimo. Ricchissimo dal punto di vista biologico ed entusiasmante da studiare perché ha tantissime sfaccettature interessanti. Insomma parlare della vostra Isola solo dal punto di vista turistico è davvero riduttivo».
L'ESPERTO SARDO «È un'ulteriore conferma del fatto che la popolazione sarda sia un'entità a parte, con caratteristiche genetiche proprie», commenta Carlo Carcassi, Professore ordinario di Genetica medica all'Università di Cagliari. «È noto da tantissimo tempo, almeno da quando esiste la scienza di tipo galileiano. I primi studi in tal senso furono condotti da Luca Cavalli Sforza, che aveva già definito queste caratteristiche peculiari del nostro popolo, tra quelli più attuali molto sono stati condotti anche da diversi studiosi sardi, tra cui Francesco Cucca, che ha precisato ulteriormente questo dato», ricorda. «Per cui direi che è un'ulteriore conferma dell'unicità del popolo sardo»
Sara Marci

 

6 - L’UNIONE SARDA di venerdì 4 maggio 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 9 - Edizione CA)
Gian Maria Fara, presidente Eurispes, presenta oggi la ricerca “A kentannos”
L'Isola nella testa degli italiani: «Spiagge e mare, non la storia»

C'è chi tra i personaggi più in vista non ha dubbi nell'indicare Flavio Briatore, altri si limitano a Gigi Riva o, tutt'al più, a Graziano Mesina. Simboli che evocano l'Isola, ma solo per chi la conosce molto poco. È uno dei tanti, piccoli, particolari emersi dalla ricerca Eurispes “A kentannos. La Sardegna nell'immaginario degli italiani” che sarà presentata questa mattina alle 10 all'Hotel Caesar di Cagliari.
«L'indagine - spiega Gian Maria Fara, presidente dell'Eurispes - vuole essere un contributo alla regione che ci ospita. Noi, alcuni mesi fa, abbiamo aperto una nostra sede a Tempio con l'intento di lavorare sul territorio e di fornire conoscenza alla popolazione. Quest'appuntamento cagliaritano è solo il primo, ne seguiranno altri che ci vedranno impegnati in diverse città sarde. E pensando ai nostri progetti futuri, ci è venuta l'idea di chiedere agli italiani quale immagine avessero della Sardegna».
Fara, 67 anni, di Tempio, è uno che alla sua terra è sempre rimasto molto legato nonostante le ragioni professionali lo abbiano portato altrove, a Roma in particolare, dove nel 1982 ha fondato l'Istituto di studi politici economici e sociali (l'Eurispes).
Quale idea hanno gli italiani della nostra Isola?
«Lo spaccato emerso dalla ricerca è quello di una grande distanza tra gli abitanti della Penisola e la Sardegna. Nel senso che non la conoscono affatto. Apprezzano il mare, le spiagge e l'ambiente in generale, alcuni anche gli aspetti culturali».
Dunque, un'immagine positiva.
«Sotto certi punti di vista sicuramente sì, ma la trovano soprattutto bella per le vacanze. Sul resto sanno molto poco e conoscono ancora meno. D'altronde, considerando che tra Gallura, Nuorese, Campidano, Ogliastra e via a seguire parliamo di tante isole nell'isola, con tute le difficoltà che ne conseguono per comprendere appieno il carattere e le peculiarità di un popolo».
È sorpreso delle risposte?
«Direi di no, la Sardegna è famosa per il suo aspetto esteriore non per la sua storia e la sua cultura millenaria. Però la colpa è nostra, siamo noi a dover fare di più perché ci sia maggiore conoscenza. Ci sono , lo sapevamo, i classici turisti “mordi e fuggi” ma anche chi ha eletto l'Isola come seconda patria e che oggi si sente più sardo degli stessi sardi, più attento e più sensibile nei confronti di questa terra».
Un po' di tutto.
«Certo, l'Isola ha grande capacità di attrazione e, talvolta, riesce pure a trasferire parte della sua identità nei visitatori. Molti la vedono come una sorta di paradiso terrestre, non solo come spazio da conquistare e consumare. Purtroppo, esistono ancora dei limiti che vanno superati. È come se uno vivesse a cento metri dalla centrale elettrica e continuasse a illuminare la propria casa con le candele. Voglio dire che i sardi non hanno imparato a trasformare le enormi potenzialità in energia positiva, vitale».
Secondo lei, di cosa ha bisogno la Sardegna?
«Ci vorrebbe una classe dirigente che lavori su questi aspetti e segua una linea precisa. Ripeto, non mancano di sicuro le possibilità per una ripresa della regione che, va ricordato, ha subìto un pesante contraccolpo dalla crisi esplosa nel 2007 a livello globale».
* * * * *
Questa mattina sono previsti gli interventi di Alberto Mattiacci, docente di Economia e gestione delle imprese alla Sapienza di Roma e direttore del Comitato scientifico di Eurispes, di Giacomo Del Chiappa, docente di Scienze economiche e aziendali dell'Università di Sassari. Si parlerà della situazione attuale, di come il Prodotto interno lordo della Sardegna nel 2015 sia crollato ai livelli del 1997, attestandosi al 14° posto tra le regioni italiane. A livello europeo, tra il 2010 e il 2015, la Sardegna passa da un Pil del 77% al 70% della media, fermandosi al 212° posto su 276 nella classifica delle regioni.
Secondo i dati Eurispes, il biennio 2017-2018 registra un trend positivo, ma per tornare ai livelli pre crisi occorrerà attendere il 2025. L'andamento negativo del Pil è legato ai consumi e agli investimenti. Si parlerà anche di turismo e di offerta ricettiva, partendo dal fatto che quasi un italiano su due è stato in Sardegna almeno una volta. A concludere i lavori, questa mattina, sarà l'assessore regionale della Programmazione Raffaele Paci, docente di Economia all'Università di Cagliari.
Vito Fiori

 

7 - L’UNIONE SARDA di venerdì 4 maggio 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
Addio a Nando Monello
maestro di sport e “papà” dell'Isef

È stato un maestro di sport e di vita. Il primo maggio, lui che era un lavoratore instancabile, a 93 anni è morto il professor Nando Monello, padre dell'Isef. Rigoroso, intelligente, aperto alla cultura, combattivo (storica la sua battaglia per la sede di via Dei Colombi) mai sopra le righe e con un cuore senza perimetro. In oltre 70 anni di insegnamento (l'ultima lezione il 31 maggio 2014 alla facoltà di Medicina) ha formato centinaia di studenti che poi sono diventati insegnati di educazione fisica, bravi allenatori e giornalisti.
Monello, siciliano di Avola, sbarca a Cagliari da aspirante ufficiale dell'Aeronautica e finisce prima a Monserrato poi a Elmas. Conclusa la guerra si congeda, ma non riesce ad abbandonare il sole e l'aria del della Sardegna. Fa il pompista con l'Erlaas nella lotta antimalarica. In tasca ha il tesserino dell'Accademia di educazione fisica e scherma di Roma e va a insegnare al Conservatorio di piazza Palazzo e al Convitto di via Manno.
Nel 1974 riuscì a convincere Giovannino Del Rio, allora sottosegretario Dc con delega di firma per l'educazione fisica, a inaugurare la sezione sarda dell'Istituto superiore di educazione fisica. Corso attivo sino al 1999, quando il ministro Berlinguer istituì la laurea in Scienze motorie. (a. a.)

 

La Nuova Sardegna

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 4 maggio 2018 / Cultura e spettacoli Pagina 38
LA LUNGA STORIA DELLA FACOLTÀ DI GIURISPRUDENZA
Oggi alle 16 a Sassari il presidente emerito della Corte costituzionale Paolo Grossi presenta il libro di Antonello Mattone

di Costantino Cossu
SASSARI Poche università italiane hanno una storia della Facoltà di Giurisprudenza così ampia e dettagliata come le oltre 1000 pagine del volume di Antonello Mattone, "Storia della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Sassari" (il Mulino editore). E' un'opera, frutto di pluriennali ricerche archivistiche che parte dalle origini seicentesche per giungere sino ai primi anni Sessanta del Novecento. Mattone, laureato in Giurisprudenza a Sassari e già professore ordinario di Storia delle istituzioni politiche nell'Ateneo turritano, è stato vicepresidente del Centro interuniversitario per la storia delle università italiane (CISUI di Bologna) e ha dedicato numerosi studi alla storia universitaria, fra cui si segnala la cura dei due volumi "Storia dell'Università di Sassari" editi da Ilisso. Il libro sarà presentato a Sassari oggi alle 16 nell'aula magna dell'Università da Paolo Grossi, presidente emerito della Corte costituzionale, in una tavola rotonda alla quale parteciperanno Antonio Serra, Omar Chessa, Gianpaolo Demuro e Francesco Sini.Come è nata l'idea di un libro sulla storia della facoltà giuridica sassarese?«Vi sono state tre esperienze che mi hanno spinto ad affrontare questo argomento: la prima è dovuta agli studi sulla storia dell'università di Sassari e sulla storia degli atenei italiani in generale; la seconda è maturata all'interno della direzione, insieme ad altri colleghi, del Dizionario biografico dei giuristi italiani (edito da il Mulino in due volumi). A cui bisogna aggiungere il mio insegnamento di storia del diritto medievale e moderno nella facoltà giuridica sassarese. Tutte esperienze che mi hanno permesso di approfondire i temi della scienza giuridica italiana e della circolazione delle idee, soprattutto in un periodo compreso tra l'Otto e il Novecento».Come concretamente ha ricostruito la storia della Facoltà? «Innanzitutto bisogna dire che non avevo a disposizione altri modelli, sia a livello locale che per certi versi a livello nazionale (a parte il lavoro di Paolo Grossi sulla Facoltà fiorentina). La ricerca si è basata soprattutto sulla consultazione delle carte, dei verbali, delle cartelle dei docenti e degli studenti, conservate nell'archivio storico dell'Università. Integrate naturalmente dalle fonti nazionali e da alcuni archivi privati (ad esempio, quelli di Enrico Besta, di Flaminio Mancaleoni, di Antonio Segni). Ho attinto poi ai bollettini ufficiali del ministero della pubblica istruzione e poi dell'educazione nazionale, utilissimi per la ricostruzione delle vicende accademiche e concorsuali». Qual è l'immagine della città che si ricava dalle memorie e dalle esperienze dei professori "continentali"?«Nel complesso emerge l'immagine di una città povera ma accogliente. Ad esempio, Arturo Carlo Jemolo, che ha insegnato diritto ecclesiastico dal 1920 al 1922, così descrive le sue sensazioni: "impressioni sassaresi: grosso villaggio, popolazione cordiale, l'Università pare un grande fienile, ha davanti uno sterrato dove giocano ad ogni ora del giorno una cinquantina di monelli ed un centinaio di cani (non so se sappi che le pagine relative ai cani vagabondi di Stambul si applicano anche a Sassari; vi sono due cani per ogni cittadino, la sera è fantastico lo spettacolo di quelle piccole ombre fuggenti. Impressioni universitarie: buone. Scolaresca oltremodo scarsa, ma tranquilla e con qualche volontà". Anche il filosofo del diritto, Giuseppe Capograssi, che insegnò a Sassari dal 1933 al 1935, descriveva nelle lettere alla moglie una vita tranquilla caratterizzata dallo studio e dai frequenti e cordiali colloqui con i colleghi: "qui sto bene, tutto va bene, in questo ambiente buono e cordiale. D'altra parte non c'è altra cosa da fare che lavorare e sognare, e chiudere gli occhi"».

Questionario e social

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