Venerdì 27 aprile 2018

27 aprile 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 27 aprile 2018 / Cultura (Pagina 41 - Edizione CA)
Il caso Alla sortita di Porcheddu oppongono due secoli di autorevoli ricerche linguistiche
IL LATINO DERIVA DAL SARDO? GLI STUDIOSI: NON SCHERZIAMO

«Il latino deriva dal sardo? Non scherziamo». Il mondo accademico sussulta (o addirittura declina l'invito al coinvolgimento nel dibattito) di fronte alla teoria, sostenuta da Bartolomeo Porcheddu nel libro “Su latinu est limba de sos sardos”, che da due giorni impazza sui social. Accreditarla - premettono gli specialisti - significherebbe cancellare due secoli di autorevoli studi linguistici fondati su rigorosi canoni scientifici.
I LINGUISTI «Non posso esprimere un giudizio compiuto perché non conosco nel dettaglio il contenuto del volume», dice Ignazio Putzu, direttore del Dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica dell'Università di Cagliari. «I pochi esempi chiamati a sostegno dell'ipotesi, di cui ho letto sulla stampa, non sono attendibili dal punto di vista scientifico. La derivazione del sardo e delle altre lingue romanze dal latino è dato acquisito dalla linguistica mondiale ed è supportato da milioni di dati d'evidenza. A sua volta il latino è lingua indoeuropea che deriva, con le lingue consorelle, dal proto-indeuropeo. La comunità scientifica - non un gruppo limitato di studiosi - dà come fatto dimostrato, al di là di ogni dubbio, questo sistema di filiazione». Destituita di fondamento anche la supposizione che il latino non fosse lingua parlata, ma scritta sulla base del sostrato sardo. «Più passa il tempo, più emergono tracce significative di un latino che non è quello classico. I muri di Pompei restituiscono graffiti che documentano scritture non ufficiali, una ricca paraletteratura, la prova dell'esistenza, in definitiva, di una facies, quella del latino parlato, diversa dal latino ufficiale».
IL RICHIAMO AL METODO Maurizio Virdis, ordinario di Filologia romanza e linguistica sarda a Cagliari, promette di leggere il libro prima di muovere una critica articolata. Non nasconde, tuttavia, scetticismo. «Gli argomenti sinora proposti sono così concisi e fragili da non permettere l'argomentazione. Da 180 anni la comunità scientifica internazionale, grazie alla linguistica comparata, dice che il sardo è lingua neolatina al pari di altre, non capisco quindi su quali fondamenta tale teoria possa poggiare».
SENSAZIONALISMO E SCIENZA Sulla questione sarebbe stato importante anche il parere del romanista catalano Eduardo Blasco Ferrer il cui lavoro di studio sulla lingua sarda è stato ricordato nel recente primo anniversario della scomparsa. Lo ha ripercorso, tra gli altri, Simone Pisano. Ricercatore di Linguistica e glottologia all'Università “Marconi” di Roma, ha contribuito al Manuale di linguistica sarda di Blasco Ferrer, Peter Koch e Daniela Marzo: «Ho tanto rispetto per il lavoro altrui che non mi permetto di stroncarlo a priori. Poiché la linguistica è una scienza, ritengo che la tesi non sarebbe dovuta essere presentata in un testo autoprodotto e tanto meno anticipata per scarni elementi sulla stampa, ma analizzata nei luoghi deputati. Resta altrimenti ricerca di sensazionalismo».
IL DIBATTITO SUI SOCIAL Prezioso il contributo di voci importanti della cultura sarda. Gigliola Sulis, docente di Letteratura italiana all'Università di Leeds, sollecita metodo e rigore: «In quale contesto è stata espressa una teoria così rivoluzionaria? Su riviste di settore? In un volume approvato da un comitato di studiosi? È stata dibattuta da linguisti e glottologi, in ambito nazionale e internazionale?», chiede. «Le prove citate negli articoli di stampa possono essere smontate da chiunque abbia una formazione di base sull'origine delle lingue neolatine». Così Omar Onnis, storico e scrittore: «I sardi sentono il bisogno di riscattarsi da una marginalità opprimente, di reagire con un mito delle origini edificante a un presente deficitario, percepito come ingiusto. È dai tempi delle false Carte d'Arborea che cerchiamo di raccontarci una storia diversa da quella ufficiale. Vorremmo essere accettati nel consesso dei popoli civili. Da cui - ci insegnano - siamo esclusi, in quanto isolani, isolati e sempre dominati. Una sciocchezza: non possiamo accontentarci di una risposta sbagliata a una domanda giusta. La risposta giusta? Più studio, conoscenza, socializzazione del sapere, serietà nei media e nella politica».
Manuela Arca

 

2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 27 aprile 2018 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Il ministero congela il sì alla riforma. Ispezione del M5S a Nuoro
SANITÀ, FUOCO INCROCIATO SULLA RETE OSPEDALIERA

Se è vero che non esistono riforme indolori, quella della rete ospedaliera sarda non fa eccezione: contestata da La Maddalena a Muravera, colleziona critiche - l'ultima è quella del direttore del dipartimento materno-infantile dell'Aou di Cagliari Gian Benedetto Melis -, oltre a mozioni e interrogazioni firmate sia dalla maggioranza che dall'opposizione.
IL MINISTERO E pensare che il riassetto della sanità sarda, approvato a ottobre del 2017 dopo una lunga e dolorosa attesa, non ha ancora ricevuto la benedizione del governo nazionale. Il testo è da mesi sulla scrivania del direttore generale del ministero della Salute e diverse parti sarebbero sottolineate in rosso: quella in cui si motiva la scelta di tenere aperti i punti nascita - è il caso di La Maddalena - nonostante il numero dei parti sia inferiore a quello degli standard nazionali; poi i piccoli ospedali che hanno ottenuto alcune importanti deroghe grazie allo status di “zona disagiata”. Nel nuovo piano le strutture di La Maddalena, Sorgono, Isili, Muravera, Bosa e Ghilarza mantengono il reparto di chirurgia, escluso in una prima versione della legge. La Regione continuerà la discussione con il Ministero, ma è difficile che la partita si concluda in tempi brevi, senza un governo in piena carica.
SAN GIOVANNI La sensazione è che possano essere necessarie modifiche. In Consiglio regionale si riaffilano i coltelli. Anche tra i banchi della maggioranza, dove negli ultimi giorni si parla di nuovo del destino del San Giovanni di Dio di Cagliari. Un ampio fronte di centrosinistra chiede che l'ospedale, già ridotto - molti reparti sono stati trasferiti al Policlinico di Monserrato - rimanga comunque un «presidio sanitario». Sia perché la città ha bisogno di un punto di riferimento nel centro storico (esiste una petizione firmata da 1.500 persone), sia perché è necessario «scongiurare il ripetersi, questa volta nel centro della città, di un nuovo caso “ex Ospedale marino” ed è necessario stabilire quanto prima il futuro della struttura evitando che possa nel tempo decadere e divenire un rudere su cui, in futuro, dover dibattere solo per deciderne la demolizione», è scritto nella mozione firmata da consiglieri del Pd (Piero Comandini e Alessandro Collu), Crisitano-popolari socialisti (Mondo Perra e Pierfranco Zanchetta), Art.1-Sdp (Paolo Zedda) e gruppo misto (Francesco Agus, Anna Maria Busia e Emilio Usula).
L'ISPEZIONE Se si mette il naso fuori dal Consiglio regionale, l'aria non cambia. Anzi. Il Movimento 5 Stelle ieri ha iniziato il tour degli ospedali sardi annunciato dalla componente della commissione Sanità della Camera Mara Lapia. Insieme a lei, il collega Andrea Vallascas. «A fronte di enormi criticità che coinvolgono indistintamente tutto il personale sanitario, pazienti e amministratori, la risposta della politica è una disastrosa riforma sanitaria, che più che un rimedio si sta manifestando come il peggiore dei mali», attacca il deputato del M5S. Una riforma che rischia di abbattersi «interamente sulle spalle dei cittadini, in nome di risparmi più sbandierati che affettivi, in nome di una presunta razionalizzazione si crea un grave pregiudizio a un diritto costituzionalmente garantito, come quello alla salute».
MALATTIE ONCOLOGICHE Segnali preoccupanti arrivano anche dal Brotzu e dal Businco di Cagliari. L'associazione Socialismo diritti riforme chiede l'immediata «disponibilità delle sale operatorie» del primo ospedale e «la piena operatività della Rianimazione» del secondo, dove tra l'altro il bar è chiuso da tempo e ci sarebbe la necessità di «assistenti sociali e psicologi». La presidente di Sdr Maria Grazia Caligaris condivide la proposta del consigliere regionale del Pd Cesare Moriconi (che ha chiesto di convocare gli Stati generali della Sanità) e avverte: «Occorre un intervento immediato. Un aggiustamento è irrinunciabile per ridurre i tempi di attesa per una diagnosi e per le liste d'attesa», in particolare poi per dare speranza «alle malate oncologiche, ora preoccupate e sfiduciate».
Michele Ruffi

 

3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 27 aprile 2018 / Cultura (Pagina 41 - Edizione CA)
Università
Prima donna in Italia a ottenere, nel 1978, la cattedra universitaria di psichiatria; prima donna in Europa a fondare e dirigere un istituto di psichiatria; nel 1997 ricevette la medaglia d'oro dal Presidente della Repubblica per il saggio “L'isola dei coralli”, nel quale analizzava grandi personalità sarde come Antonio Gramsci o Giuseppe Dessì: è impossibile sbagliare, stiamo parlando della grande psichiatra Nereide Rudas, nativa di Macomer, scomparsa nel 2017 a novantadue anni, ricordata ieri in una conferenza a cura del professor Bernardo Carpiniello, realizzata con il sostegno dell'Associazione Amici del Libro di Cagliari e la collaborazione della Biblioteca universitaria. Carpiniello, primo allievo, oggi ordinario di psichiatria all'Università di Cagliari, ne tratteggia così la figura: «I suoi interessi non si limitavano alla medicina ma andavano oltre; era una donna di cultura nel senso più ampio, dall'arte alla letteratura, dalla politica all'antropologia criminale (studiò il fenomeno del banditismo sardo)». Il suo approccio alla materia era riassunto da queste parole, citate da un'intervista all'Unione Sarda del 2016: «Nessuno è completamente sano o malato. È una questione di equilibrio, c'è sempre una parte di disturbo, di tristezza, di sofferenza. La malattia è una lente d'ingrandimento». Per Nereide Rudas, infatti, i pazienti erano esseri umani, e dunque non racchiudibili entro lo spazio angusto di una definizione. (lu.mi.)

 

4 - L’UNIONE SARDA di venerdì 27 aprile 2018 / Provincia di Oristano (Pagina 31 - Edizione CA)
Sa die de sa Sardinna
Due giorni di appuntamenti organizzati dalla Consulta giovani per Sa die e sa Sardinna. Oggi alle 17 a Sa Prima ighina incontro dibattito con Franciscu Sedda, presidente del Partito dei sardi e docente di Semiotica all'Università di Cagliari. Il 28 si inizia alle 9,30 con la presentazione della giornata a cura di Ilaria Tucconi. Quindi comunicazione del Comitato NoNucle con Bustianu Cumpostu. Alle 10 apertura del dibattito su "Sa die de sa Sardinna" con gli interventi di Nicolò Migheli e Bartolomeo Porqueddu. Alle 11,30 si prosegue con la presentazione del libro di Costanyina Frau "Su Sessantotto". Dopo il pranzo sociale si prosegue alle 15.30 con la presentazione del libro di Bartolomeo Porqueddu "Su latinu est limba de sos sardos". Alle 16 la presentazione del libro "La mano destra della storia" di Fiorenzo Caterini. La giornata sarà accompagnata dalla musica di Andrea Porcu e balli sardi. Sarà anche inaugurata la mostra fotografica di Mauro Prevete, Serafino Deriu e Pier Carlo Murru. (a.o.)

Questionario e social

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