Venerdì 20 aprile 2018

20 aprile 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 20 aprile 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
«Ho studiato Ingegneria
e ora lavoro in Formula 1»

Da piazza d'Armi alla Formula 1 e ritorno. Mentre studiava Ingegneria meccanica Sara Cabitza ha partecipato al progetto Formula Alta costruendo una monoposto partendo da zero assieme ad alcuni colleghi, quello è stato il primo contatto concreto col mondo delle corse. Dopo la laurea specialistica è andata a fare un Dottorato all'Imperial college di Londra, con l'obiettivo di raggiungere la Formula 1. «Ho mandato il primo curriculum prima di discutere la tesi del dottorato e sono stata subito chiamata dalla Force India dove ho lavorato per due anni - racconta - a ottobre 2016 sono entrata nel team della Renault dove mi occupo degli studi aerodinamici con grandi soddisfazioni». La 35enne di Gonnosfanadiga ha ripercorso le tappe davanti a studenti delle superiori che hanno partecipato all'Open Day riservato a chi vorrebbe iscriversi in Ingegneria. Presenti anche studenti universitari che hanno potuto ascoltare l'esperienza di chi ha fatto quel percorso e ora ne gode i frutti. Decine di stand sono stati presi d'assalto nei cortili della facoltà e in un padiglione Sara Cabitza ha raccontato la sua esperienza con una passione contagiosa. «Sono molto orgogliosa degli studi che ho fatto qui: mi hanno dato l'opportunità di lavorare come ingegnere aerodinamico in Formula 1». (m. z.)

 

2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 20 aprile 2018 / Lettere e opinioni (Pagina 42 - Edizione CA)
IL DIBATTITO
Dietro il caso dell’Ungheria
L’EUROPA CONFUSA E I NAZIONALISMI

Luca Lecis
Docente di storia contemporanea
Università di Cagliari

partire dall’ultimo decennio l’Unione europea è stata sempre più al centro del dibattito pubblico del Vecchio continente, attirando su di sé crescenti opposizioni e resistenze per le sue supposte inefficienze strutturali, non ultima la manifesta incapacità di controllo delle proprie frontiere esterne.
L’incapacità di fronteggiare in maniera adeguata le conseguenze della crisi migratoria a partire dal 2015 con l’apertura della cosiddetta rotta balcanica, che ha portato nel cuore dell’Europa migliaia di profughi, ha scatenato la rabbia di molti governi europei, in primis Polonia e Ungheria, i più critici verso le politiche di ricollocamento e distribuzione di quote di immigrati nei paesi membri. Ciò ha inoltre permesso a diversi leader politici di cavalcare strumentalmente l’onda emotiva di una popolazione europea impaurita per scopi e calcoli meramente elettoralistici, acuendo in tal modo le differenze nazionali e aumentando, fino a distorcerla, la percezione di un organismo sì potente, ma percepito come lontano dai cittadini e soprattutto incapace di governare e disciplinare i rapporti tra territori e popolazioni di un’area sì sviluppata, come quella europea attuale, ma che presenta tuttavia ancora molte zone arretrate che viaggiano a velocità diverse, nonostante gli sforzi profusi dalle istituzioni europee per la coesione territoriale.
Il percorso non lineare, a volte disorientato e confuso dell’Unione europea sul tema dei migranti è stato il fattore determinante delle recenti elezioni politiche in Ungheria: il primo ministro uscente Viktor Orbán e il suo partito Fidesz hanno infatti registrato una sorprendente e schiacciante vittoria per la terza volta consecutiva, primo e unico caso nella storia dei paesi dell’Europa centro-orientale dalla caduta dei regimi dittatoriali comunisti. La crisi dei rifugiati nel 2015 ha dimostrato come il problema sia stato sufficiente per far aumentare il consenso dell’opinione pubblica a favore di Fidesz. In una campagna elettorale controversa, divisiva e focalizzata sull’apparente minaccia costituita dai migranti, la retorica di Orbán è stata aggressiva: con termini in altri paesi utilizzati solamente dai partiti di estrema destra, ha ammonito gli ungheresi sulla presenza di milioni di africani e arabi pronti a sfondare la porta dell’Ungheria per portare nel paese il terrore, il crimine e lo stupro, riaffermando inoltre di voler combattere il complotto giudaico-statunitense ordito dal miliardario George Soros attraverso la longa manus della sua Central European University. Nonostante gli ancora numerosi e irrisolti problemi interni, Orbán ha vinto grazie a una precisa strategia: l’essersi presentato come l’ultimo bastione dell’identità nazionale minacciata dall’islamizzazione dell’Europa. Ciò ha rafforzato la sua leadership interna nonostante quasi tutti in Ungheria sappiano «che è corrotto e che governa male; eppure molte persone continuano a votare per lui perché ritengono importante che li protegga dagli immigrati e dalle minoranze come i Rom», come ha osservato lo Spiegel all’indomani del voto, criticato dall’OCSE per il pesante condizionamento dei media. Il successo e le proporzioni della vittoria hanno sì accreditato Orbán quale il leader più influente del radicalismo di destra europeo, ma rischiano di causare la débâcle dell’Ungheria, che col secondo peggior tasso di crescita demografica negativa del continente sopravvive grazie ai generosi sussidi della vituperata Unione europea. Sempre più ripiegata su sé stessa e spaventata da tutto ciò che avviene oltre confine, l’Ungheria di Orbán, come ha sentenziato il “Guardian”, «non è il futuro dell’Europa, ma il suo passato nazionalista in declino».

 

3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 20 aprile 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
La metro festeggia domani i 10 anni
Grande festa domani per la Metro che spegne le sue prime dieci candeline. L'Arst ha organizzato una serie di celebrazioni e per tutto il giorno saranno distribuiti biglietti celebrativi che permetteranno di viaggiare gratis sui trenini bianchi che collegano piazza Repubblica con la stazione di San Gottardo a Monserrato e da lì raggiungono il Policlinico universitario e Settimo San Pietro. Alle 10.30 a San Gottardo ci sarà un incontro tra Regione, Arst e sindaci poi alla stazione Camelie di Selargius entrerà in funzione il nuovo treno Caf Urbos. Alle 17 comincerà la festa per i dieci anni della Metro, in tutte le fermate e sui treni in corsa ci saranno poeti, musicisti, e artisti di strada a intrattenere i passeggeri e nel capolinea di piazza Repubblica ci sarà anche un dj set. Sempre lì, alle 19, ci sarà un concerto per pianoforte del Maestro Romeo Scaccia e gli appuntamenti per il decennale andranno avanti fino alle 22 di domani sera.
M. Z.

 

4 - L’UNIONE SARDA di venerdì 20 aprile 2018 / Spettacoli e Società (Pagina 44 - Edizione CA)
CINETECA SARDA. Stasera i registi a Cagliari per il festival
IsReal con Castaing-Taylor e Paravel

IsReal 2018, il Festival di Cinema del Reale Sguardi sul Mediterraneo - si preannuncia ricco di sorprese e di novità. In attesa di sollevare il sipario sulla terza edizione, stasera alle 19 nella sede della Cineteca sarda a Cagliari, in viale Trieste 118, va in scena un antipasto del festival. Il direttore artistico della manifestazione Alessandro Stellino, insieme a Felice Tiragallo, professore di Antropologia Culturale nel Dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio dell'Università di Cagliari e membro del Comitato scientifico dell'Isre, presenteranno il workshop con Lucien Castaing-Taylor e Véréna Paravel aperto agli studenti dei corsi di antropologia visuale su territorio nazionale.  Si tratta di un'opportunità unica per incontrare due autori che hanno ridefinito le frontiere del documentario, spaziando dall'osservazione immersiva alle pratiche installative. “Leviathan” (2013), il documentario girato sui pescherecci al largo di Boston che li ha imposti a livello mondiale, è un viaggio sconvolgente per intensità e potenza visiva, realizzato con videocamere leggere Go-Pro che hanno permesso un approccio innovativo e radicale alla materia filmata. Il loro ultimo film, “Caniba” (2017), è lo scioccante ritratto di Issei Sagawa, accusato di cannibalismo nel 1981.
 

5 - L’UNIONE SARDA di venerdì 20 aprile 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
La scommessa di Pascal
Laurearsi in Filosofia a 82 anni, per aver risposte. Una su tutte, quella legata alla morte della compagna di una vita. Cercarla, questa risposta, in Platone e Aristotele, in Kant ed Hegel, e trovarla, forse, nella “scommessa di Pascal”. Nel voler credere, fortemente, in un'altra possibilità. Emiliano, ex meccanico, Italo Spinelli è la dimostrazione concreta (e il paradigma universale) di come lo studio, il rigore, la conoscenza, possano prendersi cura dello spirito. Forse il neo dottore non riuscirà a colmare del tutto il suo vuoto. Certamente avrà appreso a porsi domande, a capire che la consolazione dei mali attuali, e della perduta felicità, può venire dalla filosofia, dalla cultura, dalla ricerca di mondi nuovi. Per queste conquiste non c'è età, anche se la memoria vacilla, anche se il confronto con i giovani è (talvolta) impari. Lui ha vinto anche questo, ha saputo confrontarsi con Internet ed è riuscito così a seguire i corsi on line dell'Università di Macerata. Benedetta Internet, se consente anche questo. E benedetta l'università della Terza Età, che in netta controtendenza con l'istituzione ufficiale, conta dovunque sempre più iscritti. Non prevede esami da superare, ma coinvolge in un'avventura entusiasmante allievi e docenti dai cinquanta in su. Quella cagliaritana, fondata nel 1981 da Sergio Rossi e Odile Calmette, che ancora la dirige (la sede è in via Pola), è ricca di proposte e di stimoli preziosi per l'età forte. Di fronte a molte riflessioni sconfortanti, una scommessa vinta da tutti, non solo dal meccanico-filosofo e da Pascal. Un nuovo orizzonte di senso.

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