Sabato 14 aprile 2018

14 aprile 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 14 aprile 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
IS MIRRIONIS. Incontro fra la Rettrice e i ragazzi del Collettivo
IL CUS RESTA CHIUSO
Prosegue l'occupazione, si gioca altrove

Ci ha provato anche la rettrice Maria del Zompo: ieri mattina ha parlato per un'ora con gli studenti che hanno occupato un ex spogliatoio del Cus Cagliari. Alla fine i ragazzi del Collettivo universitario hanno ribadito: «Da qui non ci spostiamo». Dunque la cittadella sportiva di Sa Duchessa resterà chiusa anche oggi e quasi certamente domani. Le partite in programma negli impianti di via Is Mirrionis sono state trasferite in altre strutture della città e dell'hinterland. Solo una gara del campionato di basket di serie B si disputerà ma a porte chiuse.
INCONTRO IN PREFETTURA La vicenda è finita anche in Prefettura. Il presidente del Cus Cagliari, Marco Meloni, è stato ricevuto dalla prefetta Tiziana Giovanna Costantino. Si è parlato del blitz nel locale - abbandonato - e dei possibili sviluppi. Il Cus, subito dopo l'occupazione, ha presentato una querela in Questura. Per ora sono in azione le diplomazie per cercare di convincere gli studenti ad abbandonare gli ex spogliatoi di un campo di basket. Il Cus aveva fatto sapere di dover chiudere tutta la Cittadella per «motivi di sicurezza» e fino a quando non verrà «ripristinata la legalità».
IL CONFRONTO Ieri mattina la rettrice si è presentata dagli studenti del Collettivo. Si è seduta con loro. La mediazione non è però servita. La Del Zompo ha consigliato ai ragazzi di lasciare il locale (del Cus, dunque non dell'Università) e di costituire un'associazione studentesca e di registrarsi nell'albo del rettorato per poter così presentare domanda per ottenere un locale da utilizzare come sede. Si è parlato anche della protesta antimilitarista di sabato scorso davanti al rettorato sulla presunta partecipazione dell'Ateneo cagliaritano. Un confronto sereno. Ma gli studenti hanno ribadito di voler proseguire nella loro azione.
LO SCONTRO Dunque l'occupazione va avanti. E la Cittadella resta chiusa. Il Cus, preoccupato per la presenza del gruppo di studenti in un locale che permetterebbe di raggiungere tutte le altre strutture, «non è in grado di garantire la sicurezza degli spazi e delle centinaia di studenti, atleti e bambini che svolgono attività sportive, ricreative e di studio nei nostri impianti». La società aspetta un intervento delle istituzioni e per questo ieri c'è stato il confronto in Prefettura. Dunque con gli impianti chiusi oggi (e anche domani) non ci saranno partite a Sa Duchessa. Dopo il dialogo con la rettrice, gli studenti del Collettivo Casteddu, hanno spiegato di aver chiesto «un incontro con il presidente del Cus». Poi hanno ribadito la loro posizione: «Troviamo inaccettabile la chiusura degli impianti per mettere contro gli studenti. La nostra è un'iniziativa di carattere culturale e di protesta pacifica. Non minaccia minimamente la sicurezza degli impianti».
Matteo Vercelli

 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 14 aprile 2018 / Lettere e opinioni - Pagina 15
IL DIBATTITO
Ai tempi della globalizzazione
GEOGRAFIA, MATERIA TROPPO TRASCURATA

di Franco Epifanio Erdas
Docente universitario, pedagogista

Un tornado chiamato Cleopatra si abbatte, appena qualche inverno fa, sulle nostre case e provoca distruzione e morti. Perché a scuola non si è ancora in grado di dimostrare che non è una fatalità, che ci sono precise responsabilità dell’uomo nei confronti della natura? La geografia è la materia scolastica che meglio di altre potrebbe fornire una spiegazione. Ma di che geografia si tratta? Con la legge sui nonni, ai quali si riconosce il diritto di essere parte della famiglia dei propri figli, può accadere di fare questa scoperta: rispetto al passato, non è cambiato quasi nulla, la materia è sempre la stessa che si studiava nella scuola dell’obbligo: una serie di nomi da ricordare e da indicare nella carta, di regioni, di città, di fiumi, di catene montuose. Eppure, non è trascorso neppure mezzo secolo da quando l’Unesco indicò proprio nella geografia la materia da mettere al centro dei programmi scolastici. Perché proprio la Geografia? Perché consente di dare un fondamento di razionalità all’idea che l’ambiente naturale ed umano non è solo la cornice entro cui si svolge la storia dell’uomo, non è uno scenario indifferente e neutrale, anche quando sembrano ineluttabili, ma influisce su queste vicende e condiziona i nostri comportamenti. In un libro apparso in America nel 1996, avente come titolo “Lo shock delle civilizzazioni”, il professor Samuel Huntington, dell’Università di Harvard, propose una nuova visione del mondo contemporaneo, diviso in grandi blocchi culturali e religiosi tutti fra loro indipendenti, e avanzò la tesi che la frattura tra questi blocchi, lungi dal ridursi, si sarebbe approfondita allo stesso ritmo che la globalizzazione avrebbe imposto al mercato. La storia recente, per nostra fortuna, non ha confermato queste previsioni.

 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 14 aprile 2018 / Salute (Pagina 46 - Edizione CA)
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IL LIBRO DI GOLA, MELONI E PORCU
Comunicare la salute sui social 2.0

«L'articolo 3 della Carta Repubblicana impone la rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Mutuare dai social media un metodo dialogico per migliorare la qualità dell'interazione tra la pubblica amministrazione e i cittadini, affinché questi ultimi trovino riscontri tempestivi e puntuali alle loro istanze, ci pare un valido contributo all'attuazione del dettato costituzionale». Così gli autori Elisabetta Gola, docente di Scienze della comunicazione, Fabrizio Meloni, responsabile della comunicazione dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari e Riccardo Porcu, direttore del servizio comunicazione istituzionale della Regione, individuano uno dei temi chiave del saggio “Comunicare la salute. Metodi e buone pratiche per le amministrazioni pubbliche” (Carocci, 118 pagine, € 14), uno studio agile e dettagliato sulla comunicazione social applicata ai settori pubblici, in particolare a quello della sanità, per «individuarne le criticità e suggerire stili e soluzioni innovative».
Come nasce il volume?
«Da operatori del settore della comunicazione rivolta ai cittadini, ci siamo chiesti cosa fosse utile per migliorare i servizi e il rapporto con le istituzioni. La chiave, a nostro avviso, è dare ascolto alle persone, aprire canali di ascolto diretti e fruibili come i social media oltre ai tradizionali sportelli. In quest'ottica, la sanità è una cartina di tornasole tanto per la ricerca e l'osservazione quanto per i benefici pratici legati alla maggiore qualità delle strategie di comunicazione e all'uso dei social».
Quanto è social la sanità pubblica in Italia?
«Purtroppo l'uso dei social media per la comunicazione sanitaria istituzionale è ancora in fase sperimentale. Il ritardo è dovuto sia alla poca dimestichezza col web da parte delle persone d'età più avanzata, sia ai dubbi dei responsabili delle Asl sulla gestibilità dei flussi bidirezionali di comunicazione coi cittadini. In Sardegna abbiamo però un esempio positivo: l'Aou di Cagliari, di cui trattiamo nel volume, mantiene un costante contatto coi pazienti attraverso i profili Facebook, Instagram, Twitter e Youtube. Ciò, ad esempio, ha contribuito al fatto che il 60% dei referti medici oggi sia scaricato online. Esempi di buone pratiche si segnalano anche in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna».
Il vostro studio contempla anche i rischi di una svolta social.
«Esistono i cosiddetti leoni da tastiera , che potrebbero sfogare con commenti scomposti o anche falsi e molesti la propria diffidenza verso le amministrazioni pubbliche, considerate distanti se non ostili. Ma la sfida è proprio questa: l'epoca dell'informazione pubblica autoreferenziale, calata dall'alto è finita. È tempo di sfruttare la rete, di considerare i social non una vetrina bensì strumenti di interazione per semplificare la vita ai cittadini, che possono segnalare urgenze, chiedere chiarimenti, proporre miglioramenti trovando dall'altra parte, ventiquattro ore su ventiquattro, chi fornisce risposte immediate e chiare. Chi parla la loro stessa lingua, non algidi burocrati».
Dunque, specialisti del settore.
«Va da sé. L'innovazione che auspichiamo passa dalla valorizzazione di figure professionali che padroneggino le dinamiche, peraltro in continua evoluzione, della comunicazione online. Cooperazione, condivisione, intenzionalità: il futuro del rapporto tra cittadini e settori pubblici passa anche da qui».
Fabio Marcello

 

4 - L’UNIONE SARDA di sabato 14 aprile 2018 / Economia (Pagina 16 - Edizione CA)
ENAM CAMP
Innovazione e lavoro al meeting dei leader

Innovazione, lavoro, diritti. Ma anche scienza, tecnologia e mondo delle imprese. Trentanove giovani leader provenienti da 26 Paesi si confrontano su questi temi a Cagliari in occasione della giornata finale della conferenza annuale dell'European Network of American alumni association (Enam), l'organizzazione delle associazioni euroasiatiche tra i partecipanti ai programmi di scambio del Dipartimento di Stato americano. «Uno dei punti di forza di questo meeting è integrare persone e idee nei più svariati settori per pensare a soluzioni di crescita sostenibile», dice, Luca Ruiu, vicepresidente di Amerigo e ricercatore del Dipartimento di Agraria dell'Università di Sassari. E poi annuncia «un piano di investimenti che porterà l'azienda impegnata nello sviluppo di soluzioni a basso impatto ambientale per la difesa delle coltivazioni agrarie e degli animali dai parassiti a diventare una struttura certificata dal ministero della Salute per la diffusione delle buone pratiche di laboratorio nel settore».
«La Sardegna è un'Isola che ha bisogno di collegarsi con il resto del mondo. Lo scambio e la collaborazione, sono fondamentali per noi sardi», afferma Raffaele Paci, assessore regionale alla Programmazione E conclude. «Sono stato visiting professor a Boston 20 anni fa, posso comprendere l'importanza dello scambio di esperienze». ( ma. mad. )

 

5 - L’UNIONE SARDA di sabato 14 aprile 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
Pigliaru presenta il nuovo istituto di Bono. Il progetto Tutti a Iscol@ prorogato al 2021
Nasce la scuola sarda del futuro: tecnologia contro la dispersione

Tutti a Iscol@ prosegue fino al 2021: il progetto per limitare la dispersione scolastica andrà avanti e ieri il presidente della Regione Francesco Pigliaru e la ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli hanno firmato il protocollo che prevede gli interventi del prossimo triennio.
LE NOVITÀ Digitalizzazione e innovazione tecnologia sono le parole chiave del documento: «Vogliamo contrastare in tutti i modi l'abbandono scolastico per una crescita anche sociale ed economica dei territori, e intendiamo raggiungere l'obiettivo attraverso il miglioramento della qualità dell'istruzione e della formazione delle ragazze e dei ragazzi che frequentano le scuole della Sardegna», è la linea illustrata dal presidente Pigliaru. «Abbiamo raggiunto significativi e incoraggianti risultati, con la graduale diminuzione del tasso di dispersione, ma non ci fermiamo. Per questo, come previsto nell'accordo, portiamo dentro gli istituti una didattica innovativa basata sul crescente utilizzo delle nuove tecnologie e prevediamo, d'intesa con il Ministero, l'inserimento di nuovi docenti per l'attuazione dei progetti».
È prevista l'introduzione di docenti aggiuntivi che aiuteranno gli alunni nel recupero delle lacune e nel miglioramento dei risultati scolastici. «Un particolare riguardo è rivolto alle situazioni di svantaggio degli studenti che derivano da contesti sociali e culturali difficili, da disabilità o da disturbi specifici di apprendimento», spiegano dalla Regione.
L'ASSESSORE Il nuovo protocollo «conferma la grande attenzione della Regione ai temi dell'educazione e dell'istruzione dei nostri giovani. Tutti gli interventi sino a oggi messi in campo, dalle infrastrutture alla didattica, ci restituiscono una scuola più sicura, più inclusiva e capace di offrire molte buone pratiche», spiega l'assessore all'Istruzione Giuseppe Dessena.
BONO Iscol@ non significa solo protocolli e intese: a Bono nascerà una nuova «scuola del territorio», punto di riferimento per sette comuni del Goceano, in grado di ospitare 500 alunni. Il progetto è vicino al traguardo, la conclusione dei lavori è prevista nel 2020. «Questo territorio avrà una scuola bellissima, dove mi piacerebbe aver studiato e dove già i più giovani di voi potranno farlo», ha detto il governatore Francesco Pigliaru nel CineTeatro Rex di Bono, agli alunni che hanno affollato la sala insieme a sindaci, insegnanti e cittadini.
In precedenza il presidente e l'assessore Dessena, accompagnati dal sindaco del paese e dal dirigente scolastico Vincenzo Scano, avevano visitato la scuola media di via Tirso che sta per essere sostituita dal nuovo polo scolastico. In tutta l'Isola sono in fase di chiusura 10 concorsi di progettazione per la realizzazione e riqualificazione di altrettante scuole con uno stanziamento di 45 milioni di euro.

  

La Nuova Sardegna


6 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 14 aprile 2018 / Atlanti - Pagina 14
Ricerca, innovazione >> App HiveGuard
Il progetto lanciato al Contamination Lab dell’Università di Cagliari
LA VIDEOSORVEGLIANZA NELL’ALVEARE METTE AL SICURO L’APE REGINA
Un algoritmo previene possibili fughe e monitora le celle infettate

di Stefano Ambu
C’è un proverbio che racconta distalle che si chiudono dopo che i buoi sono scappati. Mossa palesemente inutile: la saggezza popolare invita a pensarci prima. Il principio vale lo stesso anche se si parla di api e non di buoi. E che cosa si può fare per non fare scappare via gli abitanti degli alveari mandando in fumo una buona produzione di miele? In questo caso non si possono certo chiudere le arnie, ma usare bene la tecnologia sì. È l'idea lanciata durante l'ultima edizione della Contamination lab, la gara delle start up organizzata ogni anno dall'Universitá di Cagliari, da Daniele Melis, ingegnere di progettazione industriale e laureato in Ingegneria civile strutturale, Sara Sulis, laureata in Informatica, e Federica Romano, laureata magistrale in Scienze della comunicazione. Dopo la finale, sono rimasti in due, Melis e Sulis, ma la squadra è pronta a riallargarsi. La soluzione? L'innovazione che si allea con l'apicoltore contro la peste americana ed europea. E contro la possibile fuga di una ape regina che si trascina dietro uno sciame e si porta via la possibilità di produrre tanti vasetti di miele. Il progetto si chiama HiveGuard. La “chiave” per tenere sotto controllo gli insetti è un sensore automatizzato che sfrutta un algoritmo di riconoscimento per un monitoraggio scientifico della “casa” delle api. Un controllo che consente di rilevare nuove larve di ape regina e celle infettate dalla peste. La regola degli alveari – quasi un regolamento condominiale scritto dalla natura – è che ci sia una sola ape regina. Ma gli apicoltori, in certi momenti dell'anno, da febbraio a luglio, devono stare più attenti del solito perché l'equilibrio interno dell'alveare non si spezzi con la nascita di un'altra ape regina. Per fare questo di solito ricorrono a operatori specializzati, spendendo anche 48 euro per ciascuna arnia. Si possono superare i 100mila euro per le aziende più grandi con 3mila arnie. Come funziona la tecnologia? Il sensore controlla l’arnia con una telecamera all’interno dell’alveare e un algoritmo di riconoscimento basato su immagini pre-processate: così si scopre subito la cella regina in più, diversa da quelle delle altre api. E anche le celle infettate dalla peste che cambiano di colore. Tutte queste informazioni sono inviate a un'unità centrale. Un monitoraggio reso ancora più facile da una app creata da HiveGuard. Entro la fine del mese la startup conta di produrre 50 prototipi del dispositivo da presentare agli apicoltori. A novembre saranno firmati invece 5 contratti di pre-vendita. Gli altri passaggi: revisione industriale, produzione nel 2019. Nel giro di un anno – questo il piano – HiveGuard acquisirà i primi 10 clienti, vendendo circa 5000 dispositivi. Il prodotto sarà distribuito in 3 differenti pacchetti offerti a un costo mensile medio di 24 euro all’anno per ciascuna arnia nella versione standard. La startup garantisce agli apicoltori un risparmio del 50% del costo annuale per ciascuna arnia, rispetto ai metodi tradizionali di monitoraggio. Hiveguard collabora con l’agenzia regionale Laore Sardegna ed ha già i contratti preliminari con 10 apicoltori che hanno firmato una manifestazione d’interesse per l’acquisto del prodotto. Non solo business, ma anche rispetto per l'ambiente: la salute delle api, è anche la salute della biodiversitá. In Sardegna sono presenti circa tremila apicoltori: la produzione di miele si aggira intorno ai 18-20mila quintali l'anno.

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