UniCa UniCa News Rassegna stampa Martedì 19 novembre 2019

Martedì 19 novembre 2019

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
19 novembre 2019

L'Unione Sarda

 

 

1 - L’UNIONE SARDA di martedì 19 novembre 2019 / PRIMO PIANO - Pagine 2/3

LA FRATTURA. Oppus (Enti locali): le risorse finanziarie drenate dalle aree urbanizzate

CITTÀ PIÙ RICCHE E PAESI PIÙ POVERI
Sardegna a due velocità, Deiana (Anci): “La differenza sta nei servizi”

«Il ministro per il Sud Peppe Provenzano ha finalmente posto le disuguaglianze territoriali tra le molteplici forme di insopportabile disparità tra cittadini». Emiliano Deiana, sindaco di Bortigiadas e presidente dell'Anci Sardegna, da tempo cerca di portare l'attenzione di tutti sul tema. «In Sardegna - dice - sono anni che denunciamo questa relazione difficoltosa fra centro e periferie dovuto a un modello di sviluppo evidentemente sbilanciato, dove chi è povero in una realtà rurale lo è in una forma ancora più complicata: alla povertà materiale si somma una povertà di servizi e opportunità che rendono difficile immaginare un futuro per i paesi e per le campagne».

IPOTESI DI LAVORO. «La chiave di tutto - spiega Deiana - è rendere vantaggioso vivere nei paesi e nelle aree rurali: con servizi essenziali riformati ma presenti. Scuole, sanità, trasporti, nuove tecnologie. Poi serve rendere vantaggioso produrre lavoro attraverso una vasta zona franca rurale per chi lavora la terra, per i piccoli commercianti e artigiani, per le imprese sociali e culturali, per chi investe in innovazione».

RIVOLUZIONE COPERNICANA. «Serve, pertanto, una rivoluzione copernicana delle politiche di progresso che mettano al centro le periferie. I margini della Sardegna e dell'Italia devono tornare a brillare, a produrre speranza, lavoro e reddito». Per arrivare a questo, Provenzano, che è pure ministro per la coesione Territoriale, di superamento di “fossati sempre più profondi tra le grandi città e le periferie urbane e rurali”. Un fenomeno che tocca indistintamente l'intero Occidente, in Italia ancora di più perché “popolata di piccoli centri, di province, di campagne deindustrializzate e aree interne”.

MANCANZA DI APPEAL. «Cagliari, Sassari, Olbia, è un fatto risaputo, sono i tre principali punti di attrazione economica della regione. Una condizione creata scientemente da politiche “dedicate”. È chiaro che hanno un appeal diverso rispetto a Mandas o a Escolca, ma bisogna capire le ragioni che hanno portato a questa situazione. La verità è che nell'ultimo mezzo secolo si è fatto di tutto, e con metodo, per impoverire l'interno e cercare di arricchire, o comunque di far crescere, le aree costiere e i grandi agglomerati urbani». Spiegazione chiara quella di Umberto Oppus, direttore generale dell'assessorato agli Enti locali.

GAP DA COLMARE. Agli esordi della sua presidenza, Renato Soru aveva disposto che il 40 per cento del Fondo unico venisse in parti uguali tra tutti i comuni e il restante 60 andasse ripartito sulla base della popolazione residente nei diversi centri. «Era un tentativo per cercare di ridurre il gap che, alla fine, si è rivelato poco efficace. L'Imu, che è un indicatore importante, ci fa capire l'evoluzione delle imprese. Più si procede verso l'interno, meno se ne trovano. Tempo addietro si era investito a Isili, oggi è desolante vedere ciò che rimane».

CITTÀ DORMITORIO. «Il discorso sulle disparità tra aree urbane e campagne - continua Oppus - vale anche per le stesse città: il centro funziona meglio della periferia. L'esempio? Il quartiere Sant'Elia è privo di servizi, quasi distaccato da Cagliari, e produce pochi laureati e molti disoccupati senza alcuna specializzazione. È una situazione simile, in pratica nord e sud sussistono ovunque. Che dire di chi ha speculato creando una sorta di cinta di palazzi per le città dormitorio intorno a Cagliari».

ABBANDONO E DEGRADO. «Nel 1961 - sottolinea Oppus - la popolazione sarda era la stessa di oggi: 1,6 milioni di abitanti distribuiti più o meno equamente su tutto il territorio. Ma il risultato prodotto da almeno un secolo di storia, è stato distrutto negli ultimi decenni, con la creazione scientifica di pochi poli di attrazione sociale ed economica e svuotando il resto. Esemplare il caso delle campagne, gestite e controllate dall'uomo sino a 50 anni fa e ora abbandonate. Vorrei sapere quanto costano gli interventi in questi territori che oggi hanno problemi di assetto idrogeologico, di incendi. Ho sempre pensato che occorra mettere a sistema un po' tutto quello che abbiamo in Sardegna, che serva una sinergia vera e totale. E che, soprattutto, sia necessario ripartire con le infrastrutture, strade in particolare. Non so se ce la faremo a recuperare, credo però che non provarci sarebbe peggio».

Vito Fiori

LA SOCIOLOGA. Ester Cois
«Difficile invertire questa tendenza in tempi brevissimi»

«Le differenze tra zone interne e aree costiere sono il risultato di un processo di lungo periodo. Inimmaginabile fermarlo a breve». Non ha dubbi Ester Cois, docente di Sociologia del territorio all'Università di Cagliari. «La questione, che tuttavia riguarda tutta l'Italia, è stata messa in agenda insieme allo studio di iniziative volte a limitare il fenomeno. In Sardegna sono stati presi in considerazione due territori toccati particolarmente dall'erosione demografica».

Ovvero, lo spopolamento. «L'equazione meno popolazione uguale meno servizi ci ha imposto una riflessione. Non si capiva se l'emorragia fosse dovuta al calo di servizi o viceversa. Rimane però il dato di fatto e oggi è molto difficile un'inversione di tendenza».

Perché? «Il discorso investe anche l'accessibilità, le infrastrutture. Per queste ragioni, tra le strategie adottate, c'è quella di individuare gli innovatori sociali presenti nel territorio, non sono tantissimi ma ci sono. Attraverso start-up e nuove formule si sta cercando di valorizzare le imprese che già funzionavano bene per renderle più competitive e in grado di proporsi sul mercato. Magari assumendo giovani locali».

Che oggi scappano dai paesi perché non trovano un lavoro adeguato alla loro formazione. «Quello delle risorse umane - spiega Ester Cois - è un altro dramma. I ragazzi che si laureano dopo tre anni a Cagliari e Sassari vanno nella Penisola per la specialistica. Una sorta di percorso a tappe in questa fuga dai paesi. E nel capitale umano che sta il vero impoverimento della nostra Isola. Non è più mobilità questa, ma emigrazione». Che fare? «Per usare termini tecnici, stiamo mappando chi rimane, magari con idee eccellenti. Ci sono dei piccoli paesi come Armungia che sono in prima linea a condurre una battaglia lunga e complessa e qualcosa comincia a intravedersi». ( v. f. )

LO STUDIO. Benessere economico: crescono i prestiti per mutui e consumi
UN'ISOLA DI DEBITI, CAGLIARI DA RECORD
Nel capoluogo un residente su due ha una rata: ma la solvibilità è alta

Metà Cagliari è indebitata (record italiano) ma le rate sono più che sostenibili e nella classifica del rischio finanziario si trova in ottima posizione, insieme con le città più ricche del Nord. Meno persone con finanziamenti aperti a Nuoro (poco più del 38%), le altre zone dell'Isola superano tutte il 40% ma resta la buona solvibilità.

IL RAPPORTO. Sono i dati registrati nell'indagine diffusa ieri sul Sole 24 Ore, che dà un quadro della ricchezza del Paese, con la lista della probabilità di insolvenza dei cittadini che hanno chiesto un mutuo o un prestito personale, corredata dalle cifre che riguardano la rate media, la spesa delle famiglie, il reddito e il risparmio. Una misura del benessere economico, che completa il grande dossier (si trova sul sito) sulla qualità della vita 2019 nelle 107 province italiane, arrivato al trentesimo anno di pubblicazione.

LA “SOFFERENZA”. L'indice del rischio finanziario è il rapporto tra il reddito medio annuo complessivo dei cittadini (dai 18 anni in su) e la rata media annua da rimborsare. Il 49,1% dei cagliaritani (siamo al primo posto assoluto) ha un finanziamento attivo (31.420 l'esposizione media) ma ha un indice di 4,47, al 21° posto di un elenco che vede in testa Trieste, Aosta, Parma, La Spezia, Genova, Torino, Bologna, Milano, Trento, Gorizia. Il debito viene considerato sostenibile se il reddito (nel caso del capoluogo sardo è 13.277 euro) è pari ad almeno tre volte il valore della rata da pagare (288 euro). Più elevato è il rapporto, minore è il rischio di insolvenza. La situazione varia molto da regione a regione.

GLI ALTRI NUMERI. Per quanto riguarda la spesa delle famiglie in beni durevoli (con rilevazioni Findomestic) Cagliari è al 75° posto - 165,3 euro - i depositi bancari ammontano (al 31 dicembre 2018) a 19.350 euro, i protesti ridotti, l'importo levato in media a testa tra agosto 2018 e luglio 2019 è di 11, 8 euro.

IL RESTO DELL'ISOLA. Tornando all'indice del rischio finanziario, troviamo Sassari al 69° posto (3,67), Oristano al 76° (3,47), Nuoro al 79° (3,40) e provincia Sud Sardegna all'81° (3,38). I finanziamenti attivi sono: nel Sud Sardegna di 23.238 euro (con rata media mensile per tutti i prestiti di 269 euro, la più bassa d'Italia); a Nuoro di 23.585 (rata di 289 euro); a Oristano di 23.729 (rata di 281 euro) e a Sassari di 28.701 (rata di 300 euro). Sottolinea Bankitalia nel suo ultimo rapporto sull'economia dell'Isola che «nel 2018 è proseguita, accentuandosi, la crescita dei prestiti erogati da banche e società finanziarie alle famiglie consumatrici sarde (+3,1%) e a questa accelerazione ha contribuito soprattutto la componente dei mutui per l'acquisto di abitazioni, la cui crescita è passata dall'1,1% dell'anno precedente al 2,2 a fine 2018». Anche il credito al consumo è aumentato (grazie a una lieve diminuzione dei tassi): la spesa delle famiglie sarde per i beni durevoli, che costituisce circa il 7 per cento dei consumi, è orientata soprattutto all'acquisto di mobili e di macchine (+2,5% nel 2018).

ADICONSUM. Dai 13 mila euro del 1998 ai 27 mila euro del 2018: in vent'anni l'indebitamento delle famiglie italiane è più che raddoppiato. Lo indica il report del Fondo di prevenzione del sovraindebitamento e dell'usura, gestito da Adiconsum. «La gestione del Fondo ha permesso di garantire alle famiglie in difficoltà ben 26.144.362,15 di euro, escluso il mutuo fondiario», dice il presidente Carlo De Masi,. «Il Fondo può garantire finanziamenti di importo massimo pari a 30 mila, con rientri fino a 7 anni. Per situazioni particolari il plafond è innalzabile fino a 50 mila euro con rientri fino a 10 anni al tasso del 2%».

L'identikit del “sovraindebitato” è il seguente: coniugato, senza figli, in affitto, con contratto a tempo indeterminato, reddito mensile dichiarato tra 1000 e 2000 euro e un debito complessivo tra 10 mila e i 30 mila euro. Tra i motivi della “caduta”, la diminuzione del reddito da lavoro per licenziamento, cassa integrazione e mobilità; la separazione o il divorzio, l'aumento delle rate del mutuo a tasso variabile, la malattia.

Cristina Cossu

 

IL DOCENTE. Riccardo De Lisa
«Da noi non si fa il passo più lungo della gamba»

«Dal Rapporto del Sole 24 Ore emerge un primo elemento rilevante: tutto sommato l'incidenza dell'indebitamento (il rapporto reddito-rata da pagare) in Italia è contenuta, c'è una variazione dal 18 al 38%. E questo conferma che il nostro Paese è caratterizzato da un alto debito pubblico ma da un basso debito privato. È una caratteristica importante, perché se si va a vedere quello che accade negli altri Paesi, buona parte della popolazione ha un'incidenza delle rate che supera il 50%».

Così il commento di Riccardo Delisa, professore ordinario in Economia degli intermediari finanziari nel dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell'Università di Cagliari.

Spiega il docente: «Il rapporto tra reddito e rata è un indicatore di sostenibilità finanziaria, di solvibilità», un parametro essenziale per la concessione di mutui e prestiti.

«Riguardo alla Sardegna», prosegue Delisa, «la situazione è abbastanza diversificata. A Cagliari abbiamo la percentuale più alta della popolazione in Italia, circa il 50 per cento dei maggiorenni, con un debito, di circa 31mila euro. Però è “sostenibile”, nel senso che si mantiene in una forbice tra il 22 e il 29%, dunque gli indebitati possono pagarlo senza dover fare sacrifici e rinunce particolari. Ed è buona norma che si mantenga entro questa fascia». Inoltre, «siamo al 21° posto della classifica, una posizione “alta”. All'altro estremo c'è Nuoro, che ha un minor numero di cittadini indebitati (il 38%) e questo conferma un indicatore tradizionale, ovvero la minor propensione al debito dei sardi».

Continua Delisa: «I depositi bancari sono bassi, siamo nella parte più bassa della graduatoria nazionale, e questo significa poca ricchezza liquida». (cr. co.)


 

 

 

 

2 - L’UNIONE SARDA di martedì 19 novembre 2019 / AGENDA - Pagina 18
APPUNTAMENTI
Corso di formazione lunedì 25, ore 10-13, 15-17

Lunedì 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, nell’aula Motzo della facoltà di Studi umanistici, via Is Mirrionis-Sa Duchessa, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17, il corso di formazione “Fare i titoli: le parole giuste per dirlo”, organizzato dal Ordine dei giornalisti della Sardegna e l’associazione Giulia giornaliste con il dipartimento di Pedagogia dell’Università di Cagliari.

 

 

 

 

 

3 - L’UNIONE SARDA di martedì 19 novembre 2019 / Speciale LAVORO OGGI - Pagina VIII

ATENEO DI CAGLIARI
Nuovi percorsi europei per gli studenti
Previsti corsi intensivi, lezioni on line e titoli multipli

L'Ateneo di Cagliari entra nel gruppo delle “European Universities” selezionate dall'Unione Europea nell'ambito del programma Erasmus+, con lo scopo di creare una cooperazione a lungo termine a sostegno dei valori europei, dell'inclusione e dell'innovazione nella didattica e nella ricerca. Insieme a Cagliari, a costituire un'alleanza universitaria ci sono altri cinque atenei europei (di Francia, Germania, Repubblica Ceca e Ungheria), i quali hanno ottenuto dall'Ue il finanziamento del progetto “European Digital UniverCity” (Educ): l'obiettivo è promuovere nuovi modelli di mobilità fisica e virtuale e progetti di ricerca comuni.

UNA RETE TRA UNIVERSITÀ. Il progetto Educ costruirà uno spazio accademico all'interno del quale gli studenti potranno collaborare e spostarsi sia fisicamente che virtualmente da un'Università all'altra: si tratta di “network transnazionali e campus interuniversitari”, come definiti dalla rettrice Maria Del Zompo, che favoriscono la condivisione e la conoscenza. Tra i vari obiettivi, la creazione di nuovi programmi di studio a misura di studente, che ulteriormente diano ampio spazio alle competenze trasversali e imprenditoriali. Il proposito è di giungere - nel 2025 - ad nuovo titolo di studio europeo Educ, conseguito in seguito a una formazione di alto livello e impregnata di cultura europea. Il tutto, tramite un percorso accademico flessibile e individuale, con un curriculum creato scegliendo tra le varie opportunità di apprendimento e insegnamenti.

EDUC PER I RAGAZZI. Ciò che si intende favorire è sia lo sviluppo di percorsi di studio con titolo doppio, multiplo o congiunto, che il multilinguismo, offrendo corsi in tutte le lingue dell'alleanza, rafforzando e semplificando la mobilità tradizionale per studio di lunga durata tra le università partner. Tra le proposte per studenti di Educ, anche soluzioni di mobilità e di scambio personalizzate e flessibili quali una mobilità breve di due settimane per programmi intensivi, le classi virtuali interdisciplinari e transnazionali, dove gli studenti discuteranno e individueranno soluzioni alle problematiche europee, o ancora corsi online per il pensiero critico, brevi tirocini nei laboratori dell'alleanza e incontri per sviluppare le competenze imprenditoriali. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito dell'Università degli Studi di Cagliari nella sezione Notizie.

Lisa Ferreli

 

 

 

 

4 - L’UNIONE SARDA di martedì 19 novembre 2019 / Speciale LAVORO OGGI - Pagina VIII

SASSARI
Collaborazioni, ecco la graduatoria

Sono state pubblicate le graduatorie provvisorie degli studenti ammessi a svolgere le collaborazioni studentesche nell'Ateneo di Sassari nel sito di Uniss, all'interno della sezione Bandi.

I REQUISITI. A poter presentare la propria candidatura (con scadenza fissata al 26 settembre 2019) erano gli studenti - anche di nazionalità straniera - che non avessero maturato un numero di anni di permanenza all'Università superiore a uno rispetto alla durata normale del corso, gli studenti con titolo di laurea triennale che intendessero iscriversi all'Università, e gli universitari con reddito Isee non superiore a 40.000 euro per l'anno 2019. In caso contrario (ma anche nel caso di studenti lavoratori con reddito maggiore agli 8.357 euro annui o di studenti incorsi in una sanzione disciplinare superiore all'ammonizione) non era possibile presentare la propria candidatura. Se non presenti nelle graduatorie pubblicate ma idonei ai requisiti richiesti, è possibile presentare ricorso come specificato sul sito di Uniss nella pagina dedicata al bando, entro e non oltre il 2 dicembre 2019. (l. f.)
Pubblicato il bando su tutoraggio Erasmus

Sul sito dell'Università di Sassari nella sezione Bandi è stato pubblicato il programma per attività di tutorato Erasmus. Il servizio, utile alla realizzazione di azioni di orientamento, promozione (in qualità di ambassador dell'Università di Sassari) e di potenziamento della mobilità internazionale, dovrà essere svolto nell'Ufficio relazioni internazionali, nel Centro linguistico di Ateneo (Cla) e nei dipartimenti dell'Ateneo.

CANDIDATURE E PAGA. Le ore da destinare all'attività sono in totale 400, da svolgersi entro il 2020 con un compenso orario di 9,15 euro. Per poter partecipare alla selezione è necessario possedere un certificato di livello (minimo) B1 in inglese, e aver già svolto un'esperienza di mobilità Erasmus studio (o essere studenti internazionali). Possono avanzare la propria candidatura solo gli studenti dell'Ateneo di Sassari iscritti al IV, V o VI anno di corso per le lauree magistrali a ciclo unico, al I o II anno per le lauree magistrali biennali e al II o III anno per le triennali. Il termine ultimo per candidarsi è fissato al 28 novembre 2019, entro le ore 12.
(l. f.)

 

La Nuova Sardegna

 


5 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 19 novembre 2019 / SARDEGNA - Pagina 4
MUTUI E FINANZIAMENTI
A CAGLIARI IL RECORD DI FAMIGLIE INDEBITATE

Ma il capoluogo è tra i più veloci in Italia nella restituzione
Le rate dell'isola tra le più basse. Boom di prestiti a Sassari

SASSARIA Cagliari una famiglia su due è indebitata, ma riesce a saldare i debiti più facilmente che nel resto dell'isola. Il capoluogo, infatti, è l'unica delle cinque province sarde che si trova nella parte alta della classifica, ovvero tra quelle più virtuose. Il resto dell'isola è più a rischio, ha maggiori difficoltà a pagare i mutui e i prestiti, in particolare la provincia del Sud Sardegna, 81esima a livello nazionale, ma comunque distante da Crotone, al posto numero 107. Ad analizzare lo stato di salute delle province italiane dal punto di vista finanziario è stato il Sole 24 Ore. Un focus che vede Trieste, prima in Italia per sostenibilità dei debiti, seguita da Aosta e Parma. Cagliari, prima provincia del Mezzogiorno, è al 21esimo posto. Per trovare un'altra provincia sarda bisogna scendere fino alla 69esima posizione, occupata da Sassari. Seguono Oristano, al 76esimo, Nuoro, 79esima, e infine il Sud Sardegna, appunto 81esimo. In fondo alla classifica, oltre Crotone, Barletta-Andria-Trani e Agrigento, le più in difficoltà nel pagare le rate. Finanziamenti attivi. In Sardegna sono tra i più bassi d'Italia, segno che nell'isola il costo della vita è più basso che altrove, ma anche che circolano meno soldi. Il Sud Sardegna, con una media di 23mila euro, è all'ottavo posto di una classifica aperta da Reggio Calabria, a quota 19mila euro. Poco sopra i 23mila euro anche Nuoro e Oristano, 11esima e 12esima, mentre Sassari, con 28mila euro abbondanti di media, è 33esima, e Cagliari, che supera i 31mila euro, è 46esima.Indebitati. I cagliaritani sono la popolazione più indebitata d'Italia, il 49 per cento dei residenti nella provincia ha debiti da saldare. Ma Sassari non è molto distante dal capoluogo, 94esima con il 45 per cento della popolazione con finanziamenti attivi. A Oristano e nel Sud Sardegna la percentuale è del 41, a Nuoro del 38. La rata media. Il Sud Sardegna è la provincia che paga meno di rate dei finanziamenti, quasi la metà del costo medio di Bolzano: 269 euro a 508. Rate mediamente basse (e dunque anche meno ricchezza) a Oristano, al terzo posto in Italia, con una media di 281 euro. Nella top ten anche Cagliari (settima a quota 288 euro) e Nuoro(nona a 289), mentre Sassari raggiunge i 300 euro ed è al 19esimo posto.
Mutuo. Anche i mutui in Sardegna sono tra i più bassi, ma il record spetta a Gorizia con una rata media di 639 euro. A Oristano è di 703 euro, nel Sud Sardegna 704, a Nuoro 734, a Sassari 735, mentre a Cagliari arriva a 764. Le rate più alte si pagano a Bolzano, 1.187 euro, mentre al secondo posto c'è Napoli, oltre i mille euro. Prestiti. Al contrario in Sardegna sono più alti i prestiti personali. Nuoro ha la terza rata media d'Italia, 304 euro al mese, ma alte sono anche Oristano, 295 euro, Sud Sardegna, 290, e Sassari, 286, mentre Cagliari, 270, è leggermente più bassa, ma comunque nettamente più alta dai 234 di Gorizia. Si capovolge la situazione per quanto riguarda i prestiti personalizzati, destinati a un acquisto mirato, per esempio un'auto. In questa classifica l'isola ha le rate più basse d'Italia: a Cagliari la media è di 134 euro, nel Sud di 142, a Oristano di 144, a Sassari di 147, a Nuoro di 151. Molto più salate le rate mensili di Cuneo, pari a 218 euro. (al.pi.)
REDDITI
Il Sud Sardegna è la cenerentola

SASSARI. Il Sud Sardegna ha il reddito pro capite più basso della Sardegna, sotto i 9.500 euro. Più di duemila in più di Crotone, fanalino di coda del Paese. Sotto i 10mila euro anche Nuoro, 85esima a livello nazionale, mentre Oristano ha due posizioni in più e raggiunge quota 10.150 euro. A Sassari la media è di 11.305 euro, mentre Cagliari, al 63esimo posto, supera i 13.200 euro. Il reddito pro capite più alto lo registra Milano, che supera i 20mila euro a testa, seguita da Bologna e Bolzano. Per quanto riguarda la spesa media delle famiglie l'isola è nella parte bassa della classifica: Cagliari, con una media di 165 euro, è quella che spende di più. A seguire Sassari, a quota 151 euro, Nuoro, 148 euro, e Oristano, 141. La spesa più alta è quelle delle famiglie di Prato, pari a 262 euro, seguita da Trento e Modena, la più bassa a Crotone, pari a 113 euro. Cagliari spende di più ma deposita somme più ingenti anche in banca: la media pro capite è di oltre 19mila euro (contro i 62mila di Milano). A seguire Nuoro e Oristano, quasi appaiate a quota 13mila, ultima è Sassari con circa 12.600 euro. Tra le province sarda la più "protestata" è Cagliari, con una media pro capite di 11,8 euro. A seguire Oristano (8,4), Nuoro (4,9) e Sassari (4,7).

 

 


6 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 19 novembre 2019 / ECONOMIA - Pagina 14
L'Istat certifica che in Italia le donne che conciliano maternità e occupazione sono meno che nel resto dell'Europa

Per le mamme lavorare è un'impresa

di Lorenzo Attianese
ROMA Conciliare il lavoro e la cura dei figli piccoli è un problema per più di un terzo dei genitori italiani occupati che mettono su famiglia. E per le donne ormai è un'impresa. Secondo il report Istat sull'anno 2018, il tasso di occupazione delle madri tra 25 e 54 anni alle prese con i figli piccoli, fino a 14 anni, è del 57% a fronte dell'89,3% dei padri. Non solo. L'interruzione lavorativa per chi è occupato o la mancata partecipazione al mercato del lavoro per motivi legati alla cura dei figli riguardano quasi esclusivamente le donne: l'11,1% delle mamme con almeno un figlio non ha mai lavorato per prendersene cura, un valore decisamente superiore alla media europea (3,7%). E le cifre aumentano nel Mezzogiorno, dove il dato aumenta con una donna su 5. Il fenomeno si incastra inevitabilmente con la segnalazione di servizi - pubblici o privati - considerati «troppo costosi, assenti o senza posti» da chi spesso per questo motivo non li utilizza: poco meno di un terzo delle famiglie con figli minori si affida ad asili nido, scuole materne, ludoteche, baby-sitter o altro, mentre il 38% conta sull'aiuto di familiari, soprattutto dei nonni, oppure di amici. Tra le madri di figli piccoli che dicono di non utilizzare i servizi, il 15% ne avrebbe bisogno (una quota che sale al 23,2% per chi ha figli fino a 5 anni). Le motivazioni per le quali non si ricorre all'utilizzo dei servizi sono perché troppo costosi (9,6%) oppure assenti o senza posti disponibili (4,4%).
Le lavoratrici del Mezzogiorno sono quelle che ricorrono meno ai servizi. Il 31% dei nuclei familiari con figli fino a 14 anni si avvale regolarmente di servizi pubblici o privati: al Nord il 34,5%, al Centro il 33,3% e nel Mezzogiorno il 24,9%. In generale, la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di vita familiare risulta difficoltosa per più di un terzo degli occupati (35,1%) con responsabilità di cura nei confronti di figli. Ma sono soprattutto le donne ad aver modificato qualche aspetto della propria attività lavorativa per meglio combinare il lavoro con le esigenze di cura dei figli: il 38,3% delle madri occupate, oltre un milione, ha dichiarato di aver apportato un cambiamento, contro poco più di mezzo milione di padri (11,9%). E le diverse dinamiche occupazionali tra madri e donne senza figli, su chi ha un lavoro e chi no, sono più evidenti nel Mezzogiorno (di 16 punti percentuali il divario) e più contenute a Centro e Nord (rispettivamente 11 e 10 punti percentuali). Intanto una ricerca rivela che questa situazione si riverbera anche sui giudizi dei bambini. Per il 53% degli insegnanti delle scuole dell'infanzia e primarie di Roma nei bambini dai 3 ai 10 anni sono presenti stereotipi legati al genere e spesso si trasformano in pregiudizi: il più comune è che esistono professioni esclusivamente da uomo e da donna oppure che il padre è colui che lavora, mentre la madre bada ai figli e alla casa.


 


7 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 19 novembre 2019 / SASSARI - Pagina 15
MENAWARA
Università in prima fila contro lo spreco dell’acqua
(BUA A PAGINA 16)
 

SASSARI - Pagina 16
L'università capofila di un progetto internazionale per il riutilizzo delle risorse idriche in zone aride

"MENAWARA", ACQUA SENZA SPRECHI

di Giovanni Bua
SASSARI Si chiama "Menawara" il nuovo fiore all'occhiello del Nucleo di ricerca sulla desertificazione dell'università di Sassari. Una task force di una quarantina di docenti di sette diversi dipartimenti e una ventina di giovani ricercatori, guidata da Pier Paolo Roggero, che si sta facendo onore con i suoi progetti e ricerche ai quattro angoli del mondo. L'ultima sfida, parte del maxi programma da 250 milioni Eni Cbc-Med nato per promuovere uno sviluppo economico, sociale e territoriale equo e sostenibile e favorire l'integrazione transfrontaliera tra i 13 paesi membri che si affacciano sul Mediterraneo, riguarda l'acqua. Con quasi tre milioni di fondi Ue sul piatto per andare a caccia di di soluzioni innovative (e facilmente replicabili) per migliorare dell'efficienza nella gestione delle risorse idriche e promuovere l'utilizzo di fonti idriche non convenzionali.
Menawara. E qui entra in campo l'Nrd dell'università di Sassari, capofila di 5 parter divisi tra Spagna, Tunisia, Palestina, Giordania e il Centre International de Hautes Études Agronomiques Méditerranéennes, con base all'istituto agronomico mediterraneo di Bari. Il piano è di creare una serie di progetti pilota (4 in Tunisia, 1 in Palestina, Giordania e Spagna, e una in Sardegna, ad Arborea) per trovare il modo di recuperare le "acque non convenzionali" (come i reflui fognari o le acque uscite dai depuratori) e recuperarle a fini agricoli, abbassando l'eccessivo utilizzo delle fresh water (acque superficiali e sotterranee) con il loro prelievo che arriva a superare anche di due volte il tasso della loro ricarica naturale.
Agricoltura. Essenziale per il successo del progetto, cofinanziato lo scorso settembre, il coinvolgimento di aziende agricole, che riutilizzeranno le acque trattate dagli impianti per l'irrigazione di circa 45 ettari di oliveti, foraggere, alberi da frutto e piante ornamentali. Circa 50 tecnici saranno impegnati in attività sul campo e di formazione.Arborea. Particolare interesse riveste proprio il progetto ideato per la Sardegna, che si svolgerà in un sito pilota di circa un ettaro nel cuore della "zona vulnerabile da nitrati", unica nell'Isola. Nitrati. Un problema noto, causato dai liquami di origine zootecnica che contaminano le falde freatiche, che "Menawara" proverà a risolvere testando sistemi di "managed aquifer recharge", una sorta di "ricarica" artificiale delle falde con l'acqua dell'idrovora di Luri che il consorzio di bonifica attualmente butta a mare.L'idrovora. Un sistema innovativo quanto facilmente riproducibile che, in larga scala e affiancato da altre azioni, potrebbe abbassare la percentuale di nitrati nell'acqua liberando tutta la zona dal pesante giogo della "direttiva nitrati" che pesa sulle produzioni aumentando i costi di oltre il 10 per cento.
Comunità. Solo un esempio delle infinite possibilità che i progetti pilota di Menawara mettono in campo. Con fini decisamente ambiziosi. Benché il progetto abbia, a prima vista, un carattere prettamente tecnico, uno degli obiettivi di Menawara è coinvolgere, sin dalle prime fasi, la popolazione residente nelle aree in cui saranno installati gli impianti pilota, perché i risultati di progetto possano essere condivisi, accettati e trasferiti alle comunità locali. Menawara si rivolgerà ad una platea di circa 4.200 potenziali utilizzatori che, grazie agli impianti pilota, potranno avere accesso a risorse idriche di maggiore qualità. Andando dunque oltre al semplice vincolo di progetto pilota e iniziando a configurarsi anche come prima soluzione dei problemi. Comunication manager. Particolare anche l'articolazione del progetto che, al fianco del project manager e del financial manager, prevede anche un "comunication manager con il compito di raccontare il progetto nel suo dispiegarsi, servendosi dell'esperienza di vita in prima persona di alcuni dei protagonisti scelti sui territori.
Le opportunità. Poi le solite, importanti, ricadute accademiche e lavorative a cui Nrd ha ormai abituato: il progetto aprirà a Sassari un'opportunità di lavoro altamente qualificato per cinque laureati, oltre che di formazione per studenti e dottorandi di ricerca, oltre che dare luogo a una serie di pubblicazioni scientifiche.Kick off meeting. Per fare il punto sul progetto il prossimo 28 novembre ci sarà il kick-off meeting a Gammarth, in Tunisia. Interverranno tra gli altri il ministro tunisino degli Affari locali Awatef Laarbi Messii, l'ambasciatore in Tunisia Lorenzo Fanara, il rettore Massimo Carpinelli. A raccontare il progetto Alberto Carletti dell'Ndr dell'Uniss e Rouala Khadra dello Iamb.

 

 


8 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 19 novembre 2019 / SASSARI - Pagina 16
IL PROGETTO

Uno sportello d'ascolto per gli studenti universitari

SASSARI Uno sportello di ascolto multifunzionale, che aiuti gli studenti universitari nel loro percorso di studi e nella costruzione del proprio futuro professionale. Ma anche a superare i disagi di adattamento alla vita d'Ateneo e a integrarsi nella vita universitaria e cittadina. Il tutto mettendo in campo colloqui di orientamento, attività di counseling con psicologi e psicoterapeuti, mediazione interculturale per gli studenti stranieri.Questo il cuore del progetto messo in campo da Ersu, università e assessorato alle Politiche sociali, pari opportunità e partecipazione democratica del Comune. Con la giunta che nei giorni scorsi ha approvato il testo dell'accordo di programma che verrà firmato dal presidente dell'Ersu Massimo Sechi, dal rettore Massimo Carpinelli e dal sindaco Gian Vittorio Campus.L'accordo avrà durata triennale, con i tre enti che collaboreranno in varie maniere per attivare e mantenere il servizio. In particolare l'Ersu metterà a disposizione la dotazione finanziaria (35mila euro per il primo anno e 30mila per seguenti due), oltre che partecipare con gli altri partner all'individuazione del luogo adatto per svolgere il servizio, e impegnarsi a pubblicizzarlo. Stesso impegno che prendono, tramite i propri uffici stampa, Ateneo e Comune. Con l'università che, tramite il dipartimento di Scienze umanistiche e sociali, predisporrà il manuale per le procedure di servizio, curerà fase di start up e supervisione per tutto il triennio, e metterà a disposizione professionalità dedicate interne o esterne. E il Comune che si occuperà della parte della mediazione interculturale, attraverso gruppi di discussione e informazione, e attività che promuovano il senso di comunità e integrazione.All'accordo di programma seguirà ora una convenzione che entri nel merito dei dettagli organizzativi, gestionali e finanziari, con l'accordo che, al netto dei 95mila euro messi a disposizione dall'Ersu, non comporta altri oneri finanziari per le parti. L'accordo è di tre anni, rinnovabile. (g.bua)

 

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