Martedì 19 marzo 2013

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
19 marzo 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 13 - Edizione CA)
Sardegna Ricerche
Scienza, giovani e imprese: ecco su cosa investire
 
Far conoscere la scienza e farla diventare il pane quotidiano dei giovani per far crescere l'economia della Sardegna. È questo lo spirito che anima il programma di Divulgazione scientifica del 2013 messo a punto da Sardegna Ricerche e dall'assessorato alla Programmazione, presentato ieri a Cagliari. «Il Pil di una regione aumenta con la crescita del numero dei laureati in materie scientifiche», ha spiegato la presidente di Sardegna Ricerche, Maria Paola Corona. «Quindi dobbiamo investire sugli argomenti della scienza». D'accordo anche l'assessore alla Programmazione, Alessandra Zedda: «La Regione sta investendo ingenti risorse su ricerca e innovazione e il lavoro che si sta portando avanti attraverso la stretta collaborazione con Sardegna Ricerche punta ad arginare le difficoltà che derivano dalla fuga di cervelli».
Obiettivi che la Giunta intende raggiungere con il rafforzamento di una rete tra scuola, università e imprese «per creare sviluppo in diversi settori, puntando anche sul turismo scientifico che può allungare la stagione». Il progetto di divulgazione scientifica ha una dotazione finanziaria di 200 mila euro.
EVENTI Il progetto entrerà nel vivo il 12 aprile quando inizieranno gli incontri (che si protrarranno sino a giugno) con scienziati ed esperti del settore. In particolare le conferenze che si svolgeranno al Thotel verterrano sul futuro dell'energia (e ne parlerà il geologo e volto tv Mario Tozzi) e sull'utilità e opportunità nell'era moderna dei vaccini (con il direttore della Novartis Rino Rappuoli) mentre il fisico Guido Tonelli, scopritore del Bosone di Higgs, ripercorrerà le tappe che hanno portato a questa scoperta. Insieme alle conferenze saranno organizzati dei Café scientifici con altrettante personalità per stimolare il discorso con chi vorrà partecipare sulla peculiarità genetica della Sardegna (il 20 aprile alla Mediateca), sulle energie alternative, sulla tecnologia tra i ragazzi e sullo spazio. Questi saranno gli appuntamenti di richiamo ma il nodo fondamentale rimane la costruzione di una rete sarda per la divulgazione con il censimento degli enti e strutture che fanno comunicazione scientifica. Per i giovani tra i 14 e i 19 anni, poi, è previsto un concorso con la redazione di un video sulle biotecnologie. Sedici ragazzi della quarta superiore potranno poi fare una full immersion nei campi estivi di Sardegna Ricerche mentre agli insegnanti è riservato un corso di formazione. Previsto un concorso per le imprese sarde che riusciranno a ideare “app” scientifiche per ragazzi. Iniziative che saranno coronate dalla nascita, entro l'anno, di un “Centro della scienza” al servizio dei giovani.
Annalisa Bernardini
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Università
Comune, il rettore il 3 aprile in Consiglio
 
Il prossimo 3 aprile per il rettore Giovanni Melis parlerà per la prima volta di università in questo Consiglio comunale. L'incontro, chiesto da Enrico Lobina, consigliere della Federazione della sinistra - Rossomori, è stato sottoscritto da tutti i capigruppo dell'aula e vedrà la partecipazione, oltre al magnifico, anche della presidente dell'Ersu, Daniela Noli e del presidente del Consiglio degli studenti, Tommaso Ercoli.
Che esista un'emergenza istruzione nell'Isola è risaputo. «Abbiamo i tassi di dispersione scolastica più alti d'Italia e d'Europa. La percentuale di laureati sul totale della popolazione è tra le più basse d'Italia e d'Europa. Nelle pieghe di questi numeri c'è Cagliari che, nonostante i suoi 29 mila studenti, non è ancora una città universitaria. «Non lo è nella impostazione, nelle strutture, nei rapporti con la popolazione studentesca», sottolinea l'esponente della Federazione della sinistra. L'obiettivo è «far tornare l'università al numero degli iscritti conosciuto negli ultimi decenni, al netto del declino demografico che la Sardegna conosce, rendere l'ateneo uno dei migliori e più accoglienti del Mediterraneo. (m. g.)
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
Università
Fuori sede, confermata l'assistenza sanitaria
 
Prosegue anche per questo anno accademico il servizio di assistenza sanitaria per gli studenti universitari fuori sede. Il rinnovo della convenzione stipulata fra l'Ente regionale per il diritto allo studio universitario, l'Università e l'Azienda ospedaliero-universitaria, darà continuità ad un servizio avviato per la prima volta in via sperimentale nel 2011, garantendo anche per un altro anno l'assistenza medica agli studenti che potranno inoltre beneficiare di esami specialistici e farmaci secondo la prassi del Servizio sanitario nazionale.
Grazie alla firma fra il presidente dell'Ersu Daniela Noli, il direttore generale dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria, Ennio Filigheddu, e il rettore dell'Università, Giovanni Melis, l'Aou continuerà a garantire il servizio di assistenza sanitaria nell'ambulatorio medico dedicato dalla divisione Medicina I del San Giovanni di Dio nei seguenti orari: lunedì, martedì e venerdì 8,30-9,30 e 12,30-13,30. Mercoledì 12,30-13,30. Giovedì dalle 8,30 alle 9,30 e dalle 15,30 alle 16,30. È previsto che oltre all'assistenza medica gli studenti possano usufruire di eventuali esami specialistici e di farmaci secondo la normale prassi del Ssn (ricetta rossa).
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 13 - Edizione CA)
Matrìca, avanti tutta con il cardo selvatico
La società: esperimento riuscito con la coltivazione sui 15 ettari della Nurra
I risultati del primo anno sui campi sardi. Riflessi sulle filiere ovina e caprina. L'Università: ci crediamo
 
Terreni marginali, non utilizzabili in agricoltura per produzioni destinate all'alimentazione, rappresentano la scommessa di Matrìca, la società per la chimica verde nata a Porto Torres dall'alleanza fra Eni e Novamont.
Su quindici ettari della Nurra, a breve distanza dal cimitero di ferro del petrolchimico, è stata avviata nell'autunno 2011, in forma sperimentale, la coltivazione del cardo selvatico.
Cioè il carburante che alimenterà la bioraffineria di Matrìca destinata a produrre intermedi chimici e bioplastiche. «Se tutto andrà per il meglio partiremo a fine anno, massimo ai primi del 2014» ha detto Catia Bastioli, ad di Matrìca e presidente di Novamont.
I NUOVI CAMPI L'esperimento è perfettamente riuscito sia nella parte dove la semina ha fatto crescere quattro piante per metro quadrato, ancor meglio in quella con otto cardi per metro quadrato. Piante più compatte, minor spazio per gli infestanti. Salvatore Raccuia, del Cnr di Catania, ha seguito la sperimentazione iniziata nella Nurra e proseguita con la semina di altri 180 ettari, nella zona di Ottana, non più coltivati da anni: «Su questi terreni il frumento non è più remunerativo» ha detto Raccuia.
Invece la produttività del cardo al primo anno di coltivazione nei campi sardi è stata di circa 11 tonnellate-ettaro di biomassa e 0,76 tonnellate-ettaro di seme.
Alla visita nei campi della Nurra erano presenti rappresentanti della Coldiretti e della Confederazione italiana agricoltori. «Il cardo non è soltanto biomassa e olio - ha spiegato Mauro Marchetti del Cnr di Sassari - ma contiene anche sostanze ad alto valore aggiunto, come la farina proteica e il nettare che, escluse dal processo produttivo, diventano di grande importanza per le filiere ovina e caprina e per quella del miele.
IL FUTURO Battista Cualbu, presidente della Coldiretti, vede nuove prospettive per l'agricoltura: «Lo confesso, ero scettico ma ora ci credo. Abbattere i costi del mangime è per noi fondamentale. Potremo utilizzare la farina proveniente dal cardo mescolandola con il mais e altre sostanze». La collaborazione con gli agricoltori è ritenuta da Matrìca fondamentale. In Umbria, un'analoga sperimentazione, fatta però con il girasole, avviata nel 2008, ha consentito di costituire la cooperativa Sincro, presieduta da Albano Agabiti, in cui lavorano circa 700 agricoltori.
Per Catia Bastioli non sarà necessario coltivare più di 10-15 mila ettari di cardi visto che la produttività è fra 18-20 tonnellate: «Se gli agricoltori ci crederanno riusciremo a recuperare aree abbandonate e a realizzare una filiera agricola collegata alla bioraffineria. Tutto prodotto in casa».
L'INCONTRO I risultati del primo anno di coltivazione del cardo avviata da Matrìca sono stati illustrati ieri a Porto Torres. Primo relatore Marco Versari, consigliere di Matrìca e responsabile marketing di Novamont, che si è soffermato sullo stato di avanzamento della sperimentazione aprendo poi la strada agli interventi di tecnici e studiosi del Cnr di Sassari e Catania, della Facoltà di Agraria dell'Università di Napoli «Federico II» e dell'Unità di ricerca per l'ingegneria agraria di Roma.
In apertura, i saluti del rettore dell'Ateneo di Sassari, Attilio Mastino. Un intervento atteso il suo perché un mese fa il direttore del Dipartimento della Facoltà di Agraria aveva preso le distanze da Matrìca proprio in relazione alla sperimentazione in corso in cui l'Ateneo non era stato coinvolto.
Pur con qualche accento critico per i ritardi nella definizione dei protocolli, Mastino ha detto di credere al progetto Matrìca «che offre speranze concrete di uscire dal deserto di iniziative in cui vegeta il territorio». Confermata la disponibilità dei ricercatori di Agraria, Chimica e Farmacia a collaborare con quelli di Matrìca. Un incontro c'è già stato, un altro si terrà il prossimo 26 marzo. Polemico il sindaco di Porto Torres: «La presentazione dei risultati dei primi due anni di coltivazione del cardo - ha detto Scarpa - è la risposta ai detrattori che mistificano la realtà».
Gibi Puggioni
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 28 - Edizione NU)
Niente corso, è rivolta
Scienze politiche, direttrice contro senato accademico
SASSARI. Per la bocciatura dell'istituzione di Ingegneria informatica
 
Il dipartimento di Scienze Politiche non è d'accordo con il no del senato accademico sull'istituzione del corso di laurea in Sistemi di elaborazione e tecnologie dell'informazione. «È un atto arbitrario che provoca un danno all'ateneo e al territorio», ha detto la direttrice del dipartimento di Scienze Politiche, Antonietta Mazzette nel corso della conferenza stampa convocata ieri mattina.
Il corso era stato approvato un anno fa dal senato accademico, dal comitato di valutazione e dal consiglio di amministrazione. Unico esame non superato quello del Coreco, dove veniva richiesto il cambio del nome, in seguito modificato. Un anno dopo la doccia fredda perché il dipartimento era convinto di avere risolto il problema dopo le modifiche apportate e invece il cda e il senato accademico hanno espresso parere negativo. «In un contesto di crisi economica e di stabilità del quadro di riferimento normativo non ritiene al momento di procedere a fornire un parere positivo sull'istituzione del corso», è stato il chiarimento del senato accademico. Una spiegazione «superficiale» secondo il Consiglio di Dipartimento che in una mozione chiede al rettore di confermare in un documento pubblico che l'istituzione del corso di laurea in questione rientra nel programma di sviluppo strategico dell'ateneo, impegnando il cda a rivedere la sua decisione e istituire questo corso di studi per l'anno accademico 2014/2015. «È un atto che impedisce ai docenti di svolgere il proprio compito», ha detto Mazzette che ha voluto sottolineare come «da questo atto d'accusa va tenuto fuori il rettore Mastino che ci ha sempre sostenuto per la creazione di questo corso». (m. c.)
 

LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Ed_Cagliari
Medicina, gli studenti riammessi si presentano subito alle lezioni
Dopo la sentenza del Tar sull’irregolarità del test non hanno ancora formalizzato l’iscrizione Ma ieri in trenta hanno seguito il corso di anatomia: «Vogliamo confrontarci con i colleghi»
di Gabriella Grimaldi
 
SASSARI In trenta, su circa cinquanta che alla fine di un travagliato percorso legale saranno ammessi alla facoltà di Medicina e Chirurgia, ieri mattina si sono presentati alla lezione di anatomia umana in programma nell’aula di viale San Pietro. Hanno preso posto accanto ai loro futuri colleghi e hanno seguito la spiegazione del professore. Solo alla fine dell’ora, dopo che gli altri studenti li avevano osservati con una certa curiosità, si sono presentati e hanno spiegato il motivo del loro gesto. «Volevamo contattare i colleghi universitari per confrontarci con loro – dice Antonio Pala, uno degli studenti che una sentenza del Tar di Cagliari ha autorizzato ad iscriversi a Medicina nonostante non si fosse piazzato a un livello utile nella graduatoria relativa al numero chiuso –. Dopo la notizia che il Tar aveva accolto il ricorso di chi denunciava irregolarità nello svolgimento della prova, si è scatentato, soprattutto sui social network, un dibattito nel quale ci siamo sentiti attaccati ingiustamente e quindi l’intento è quello di spiegare come sono andate veramente le cose». Tutto è nato da diverse denunce presentate ai carabinieri nei giorni immediatamente successivi allo svolgimento del test di ingresso alla facoltà di Medicina di Sassari predisposto per accedere a uno dei 120 posti disponibili. In quelle denunce si parlava del fatto che i commissari, durante tutto lo svolgimento del compito, avevano chiesto che i candidati tenessero un documento personale sempre in evidenza per poter essere identificati in ogni momento. Alla denuncia alle forze dell’ordine era seguita la presentazione di un ricorso al Tar con gli stessi contenuti. «Nei giorni successivi al test – dice Giulia Unali – avevo pubblicato su facebook le mie perplessità su come si erano svolte le cose al palazzetto dello sport. Ero scandalizzata e lo avevo voluto dire a tutti. Sempre attraverso internet sono stata contattata dal coordinatore dell’Unione degli universitari, Michele Orezzi, che opera a livello nazionale, il quale mi ha informato che c’era la possibilità di impugnare il concorso al Tar e che l’Udu faceva riferimento allo studio legale di Michele Bonetti, un avvocato che poi ci ha seguito durante tutto il percorso. Abbiamo così cominciato a metterci in contatto tra noi che avevamo sostenuto il test e che ritenevamo ci fossero state gravi irregolarità, compresa la scelta della sede del palazzetto che poi si è dimostrata del tutto inadeguata. C’è chi ha scelto di non aderire a questa azione e chi come noi ha voluto proseguire». Tra le polemiche che sono emerse dal dibattito tra i giovani che avevano partecipato alla prova il 4 settembre, quella relativa al costo del ricorso: «Solo chi aveva le possibilità economiche è riuscito a “saltare” il test, gli altri sono rimasti a piedi», ha detto qualcuno tra coloro che il ricorso non l’hanno presentato ed è rimasto fuori dall’ammissione “forzosa” imposta dai giudici all’università di Sassari. I ragazzi che invece a breve chiederanno l’immatricolazione nella segreteria della facoltà ci tengono a dire che il sindacato ha chiesto alla totalità dei ricorrenti di pagare allo studio legale una cifra complessiva di 5mila euro per l’apertura dell’azione legale. «Diviso tra tutti – hanno spiegato – abbiamo dovuto sborsare circa cento euro a testa. Ma avevamo anche detto a chi non se lo poteva permettere che ci sarebbe stata una colletta tra noi ragazzi per aiutarli». A breve dunque i ragazzi si presenteranno per l’iscrizione e la facoltà di Medicina, sarà costretta ad accoglierli.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Ed_Cagliari
Bocciati dai giudici i controlli sull’identità dei candidati
 
Ieri, giorno in cui è stata notificata agli uffici amministrativi la sentenza del Tar che obbliga l’università e la facoltà di Medicina ad accettare l’iscrizione di una parte degli studenti che avevano sostenuto il test per l’accesso programmato, l’ateneo sceglie di tacere. Sono in atto consultazioni importanti da cui potrebbe scaturire la decisione di ricorrere o meno in appello in sede di Consiglio di Stato. Vengono fuori solo poche parole sulle procedure adottate per il test. In particolare si spiega che le disposizioni del ministero sull’identificazione dei candidati sono state attuate per impedire, come era già successo in passato, che il compito, grazie al totale anonimato, potesse essere eseguito da persone diverse dai candidati, magari parenti medici. Il Tar però ha ritenuto ci fosse comunque una violazione del principio di segretezza nei concorsi pubblici. (g.g.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Ed_Cagliari
l’appello
«Il numero chiuso va abolito»
 
Un appello contro il numero chiuso quello “urlato” dagli studenti che hanno vinto il ricorso al Tar contro l’università di Sassari. «Consideriamo l’accesso programmato ad alcune facoltà una gravissima negazione del diritto allo studio – dice Matilde Carossino, che nei giorni scorsi è stata protagonista dell’acceso dibattito venuto fuori dalle pagine di facebook –. Ciascun ragazzo dovrebbe essere messo in condizione di iscriversi alla facoltà che preferisce, senza limitazioni. Sarà poi la stessa carriera universitaria a determinare una selezione naturale attraverso il merito». Sulla stessa linea di pensiero l’Udu, una sorta di sindacato nazionale degli universitari che in tutta Italia sta portando avanti azioni, sempre nell’ambito della legalità, volte al riconoscimento delle università libere e aperte a tutti. Così il sogno dei giovani di Sassari è quello di vedere folle di studenti che occupano le aule dove si svolgono le lezioni. Un po’ sulla scia dei racconti dei genitori che hanno studiato alla facoltà di Medicina negli anni Settanta e Ottanta quando le lezioni di Anatomia e di altre materie del primo anno, si facevano in un cinema Ariston sempre stracolmo. «Se tutti i 1178 ragazzi che hanno partecipato alla selezione del 4 settembre – dicono Antonio Pala ed Edoardo Balzano – fossero stati ammessi alla facoltà gli spazi per le lezioni si sarebbero potuti trovare. Un luogo ideale sarebbe ad esempio il nuovo Auditorium. Un luogo bellissimo da poter utilizzare per l’istruzione e la cultura anche in momenti diversi da quelli del teatro e dell’opera». Un sogno che oggi sembra impossibile da realizzare ma in cui i ragazzi credono fermamente, convinti che lì dentro ci sia l’unico futuro possibile. (g.g.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Ed_Cagliari
Scontro ai vertici dell’ateneo
Corso di laurea bocciato, Scienze politiche contro senato accademico e Cda
di Antonio Meloni
 
SASSARI Da una parte il dipartimento di Scienze politiche, dall’altra i vertici dell’ateneo di Sassari, al centro la mancata istituzione del corso di laurea in Sistemi di elaborazione e tecnologia dell’informazione. È un vero e proprio scontro istituzionale quello ingaggiato tra il dipartimento guidato da Antonietta Mazzette e i massimi organi istituzionali dell’università. Una vicenda travagliata, ricostruita non senza amarezza, ieri, nell’aula “Da Passano” del Quadrilatero, durante l’incontro con la stampa voluto da Antonietta Mazzette ed Enrico Grosso, responsabile del corso di laurea che per quest’anno accademico non sarà attivato. «Un atto arbitrario – ha tuonato la professoressa Mazzette – da parte di chi ha fatto del potere un uso arrogante». Indice puntato contro il senato accademico e il consiglio di amministrazione dell’università che, stando alle accuse mosse da Antonietta Mazzette, non solo avrebbero bloccato arbitrariamente l’istituzione del corso di laurea, ma alla richiesta di chiarimenti avrebbero addotto motivazioni risibili: «impedendo ai docenti di adempiere al proprio dovere, agli studenti di iscriversi e al territorio di sfruttare un’opportunità straordinaria legata al mercato della tecnologia dell’informazione». Un corso destinato a creare “ingegneri dell’informazione” che trovano sbocco come sviluppatori di software o sistemisti in contesti diversi, dalle aziende private agli enti pubblici . Tutto questo malgrado il sostegno e il parere favorevole del rettore Attilio Mastino «che ci ha affiancato e sostenuto – ha proseguito la direttrice del dipartimento – durante tutto il percorso». Sul piano tecnico, la vicenda risale al marzo scorso, durante il passaggio da facoltà a dipartimento sancito dalla riforma. Al timone della facoltà di Scienze politiche c’era Virgilio Mura (presente alla conferenza stampa) che ha governato la delicata fase di transizione. «Senato accademico e consiglio di amministrazione – ha ricordato Antonietta Mazzette – superato l’esame del nucleo di valutazione, avevano espresso parere favorevole al progetto di istituire il dipartimento che originariamente era stato chiamato Ingegneria dell’informazione». La bozza, come da prassi, era arrivata al Coreco (Comitato regionale di controllo) di Cagliari dove c’era stato un primo stop. Il rettore cagliaritano Augusto Melis, membro di diritto del Comitato, aveva chiesto e ottenuto che dal nome del dipartimento fosse tolto il termine Ingegneria perché, a suo parere, poteva essere frainteso. Accogliendo la richiesta, il dipartimento sassarese aveva modificato il nome in “Sistemi di elaborazione e tecnologia dell’informazione”. La questione sembrava risolta, ma la bocciatura, con grande sorpresa, è arrivata da Sassari lo scorso febbraio quando il senato accademico prima e il consiglio di amministrazione poi, a maggioranza, hanno detto no all’istituzione del nuovo dipartimento perché «in un contesto di crisi economica e di stabilità del quadro di riferimento normativo non ritiene al momento di procedere a fornire un parere positivo sull’istituzione del corso». I potenziali danni di questa decisione sono stati illustrati dallo stesso progettista, Enrico Grosso, che ha detto: «Qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di questa grave decisione che ricadrà sull’ateneo e sul territorio».
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Ed_Cagliari
La nuova industria si lega all’agricoltura con la chimica verde
Un primo bilancio positivo a un anno dall’inizio del progetto L’apporto di filiere diverse, materie prime dal territorio
di Gianni Bazzoni
 
PORTO TORRES Non solo biomassa e olio, ma anche latte ovino e caprino e miele. Si intrecciano filiere diverse nel progetto del cardo - indicato come nuova risorsa dell’economia sarda - con interessanti opportunità di reddito per gli agricoltori. Ieri mattina a Porto Torres, nello stabilimento petrolchimico che cambia lentamente pelle per aprire alla chimica verde, sono stati presentati i dati del bilancio di un anno di coltivazione e sperimentazione. Nei campi della Nurra, il cardo mediterraneo ha raggiunto l’altezza di un metro e venti e - a conclusione della stagione di crescita - può raggiungere quota due metri. La specie erbacea scelta da Matrìca - la joint venture tra Eni-Versalis e Novamont - rappresenta la materia prima (tra biomassa e olio) per la bioraffineria di terza generazione che sta nascendo nell’area industriale di Porto Torres e che produrrà intermedi chimici e bioplastiche. Dopo il chiarimento definitivo dei giorni scorsi (la centrale, per quanto riguarda la riserva, sarà alimentata con Gpl e non dal contestato Fok come ipotizzato nella prima fase), l’altro aspetto critico era quello di riuscire a coniugare il modello di business innovativo del progetto industriale di Matrìca con le esigenze delle imprese agricole del nord Sardegna. Così ieri dirigenti e esperti, ricercatori e imprenditori agricoli, rappresentanti di categoria del mondo delle campagne, si sono ritrovati per un nuovo faccia a faccia. «Potevamo costruire l’impianto e portare le materie prime da fuori – ha detto Catia Bastioli, amministratore delegato di Matrìca e di Novamont – ma non avrebbe avuto alcun senso. La nostra idea è, e rimane, quella di creare una filiera radicata nel territorio, nel pieno rispetto delle realtà locali. La gente deve scegliere questa opportunità, non siamo noi che dobbiamo costringerli. Siamo per le scelte condivise». L’incontro tecno-divulgativo di ieri ha visto la presenza di una folta rappresentanza del settore agricolo sardo, insieme a quello della ricerca (guidato dal rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino) che vede in campo i Dipartimenti di Chimica e Agraria. Gli agricoltori hanno dato una disponibilità di massima per entrare attivamente nel progetto, con la produzione del cardo da coltivare soprattutto in terreni marginali (oggi abbandonati) ma anche in aree non secondarie. La sperimentazione scientifica ha evidenziato che il cardo si adatta perfettamente ai climi aridi, vegeta nel periodo autunnale-invernale, con ottime produzioni di biomassa anche senza irrigazione (da 15 a 20 tonnellate per ettaro) e di olio. «Il cardo non è solo biomassa e olio – ha detto Mauro Marchetti del Cnr di Sassari – ma anche sostanze ad alto valore aggiunto, come farina proteica e nettare». La sperimentazione in Sardegna è iniziata nell’autunno del 2011 con la semina di 15 ettari su terreni marginali della Nurra e di Ottana. E’ poi proseguita con ulteriori 180 ettari su aree non più coltivate da anni. «Su queste terre – ha detto Salvatore Raccuia del Cnr di Catania – il frumento non è più remunerativo». La produttività del cardo, al primo anno, è stata di circa 11 tonnellate per ettaro di biomassa e 0,76 tonnellate/ettaro di seme. Quella stimata a partire dal secondo anno è di circa 17 tonnellate/ha di biomassa e 1,9 di seme. Il margine per l’agricoltore è di 280-380 euro per ettaro, al netto dei premi comunitari.
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 – La Nuova Sardegna
Pagina 34 - Ed_Cagliari
Un museo nel Sinis, i Giganti tornino presto a Mont’e Prama
Il convegno di Fabula a Cagliari con i maggiori archeologi ha fatto il punto sul complesso delle sculture e il loro valore
di Marcello Madau
 
Antichità, memoria, contemporaneità. Pochi complessi archeologici al mondo sono in grado di presentare assieme, con tale intensa qualità, questi tre aspetti come Mont’e Prama, nella Penisola del Sinis. Il grande restauro ha riaperto una discussione forte sull'interpretazione di tutto il contesto. Sia le tipologie delle statue sia elementi leggibili ex-novo nelle stesse hanno permesso considerazioni destinate a dare nuova luce su una vicenda che si inizia a decifrare con pienezza. E si ripongono nuove speranze su altre, attese indagini di scavo. Si pensi al numero, alla quantità dei “modelli di nuraghe”, al pugnaletto riconosciuto in una delle statue, o a quel motivo e capo tessile che ha fatto persino ipotizzare la mano – quindi la presenza entro la bottega scultorea nuragica – di artigiani vicino-orientali. Il convegno svoltosi a Cagliari sabato scorso ha rappresentato – sulla scorta del magnifico volume edito da Fabula, che ha pubblicato a fine 2012 "Giganti di Pietra. L'Heroon che cambia la storia della Sardegna e del Mediterraneo" – l'incontro delle diverse generazioni di studiosi che si sono occupati delle statue, come Bedini, Ugas, Zucca, Tronchetti, Bernardini, Bartoloni, Rendeli, Minoja, Moravetti, Usai. Il coordinamento, e le conclusioni di un'autorità mondiale dell'archeologia come Mario Torelli, Accademico dei Lincei. Vi è ancora qualche fan della datazione alta, che si spinge, persino superandolo, verso l'anno Mille a.C. Ma gli studi specialistici si muovono fra l'VIII e non oltre i primi decenni del VII secolo a.C., a fronte di un sepolcreto che si sviluppa fra il IX e l'VIII secolo a.C.: l'età del Ferro, i secoli dell'apogeo memoriale della civiltà nuragica e del suo declino. Secoli di cambiamento, di rideterminazioni del potere nei territori, di gruppi sociali emergenti fra sardi inseriti in relazioni di terra e di mare, incrociate, con Fenici, Greci ed Etruschi. Se le iconografie conducono nel dominio dell'autorappresentazione di committenze nuragiche colte e socialmente elevate, e l'elaborazione artistica ci dice che sopra la tradizione geometrica del mondo sardo si posò un’antica lezione orientalizzante, l'analisi iconologica conduce al territorio e alla sua storia, negli scenari di una memoria monumentalizzata per il ricordo. Campo semantico vasto, dove ai tanti nuraghi si affiancavano città fenicie come Othoca e Tharros; e l'incontro – almeno fra le élites – sembra segno prevalente rispetto allo scontro. Manufatti orientali, da San Vero Milis per tutto il Sinis, si posavano nei centri indigeni, e nelle tombe fenicie gli oggetti di rango dei principes nuragici ivi sepolti. Genesi urbane forse più miste che etnicamente chiuse. Il Sinis raccontato da Mont’e Prama è un luogo della memoria trasferita mediante il ricordo di uomini e monumenti eroici, grandi antenati e mirabili costruzioni del passato: i nuraghi non si costruivano più almeno da duecentocinquant'anni. Non molte generazioni trasferirono nei passaggi di voce, da padre a figli e nipoti, racconti di origini gentilizie e di grandi costruttori. I contos eroici non vennero scritti con parole omeriche ma con la pietra, la ceramica e il bronzo. Perduti i racconti verbali, restano le statue e i modellini di nuraghe, la traccia plastica e grafica della ceramica e del bronzo. I “modellini”, in gran numero, costruiscono con i “giganti” una delle più forti operazioni memoriali e identitarie visibili nelle antichità preclassiche. Un fatto che colpisce non meno dei reperti. Un impressionante paesaggio memoriale che dovremo assieme alle statue riscoprire e proteggere. E' in queste ultime ragioni, e relazioni territoriali – non solo in una peraltro solida motivazione archeologica e storico-artistica – che trova fondamento l'esigenza di mantenere l'intero contesto archeologico, luoghi e manufatti, nelle sue terre d'origine. Chi ha seguito la “Nuova”, e altri luoghi di dibattito compresi quelli digitali, conosce la battaglia, promossa e condivisa assieme a giovani archeologi e grandi accademici, per evitare la divisione delle statue e del contesto archeologico decisa da Stato e Regione. Non voglio però riproporre quanto già discusso. C'è un modello di sviluppo basato su ambiente, paesaggio e beni culturali da perseguire con coerenza, ancora non sufficiente; concrete misure che rendano possibile, con vera qualità museografica e museologica, il ritorno degli “eroi” nei loro luoghi e le interazioni virtuose fra qualità locale e filiere dello sviluppo sostenibile (tutela del paesaggio, produzioni alimentari biologiche e non ogm, sviluppo dei lavori cognitivi, socialità, turismo capace di rivolgersi a tutte le utenze). Si dovrebbero costruire grandi e anche piccole, ma concrete azioni. Che anche il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – perché un grande museo nazionale come quello di Cagliari non può non ospitare, presentare e dare indirizzi culturali su Monte Prama – si avvalga delle copie: replicando tutti gli originali che dovesse ritenere utile e battendosi perché essi, tutti assieme, trovino una degna sede nel territorio di Cabras.
 
LA NUOVA SARDEGNA
12 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Ed_Nuoro
Ecco i primi manager del turismo
Consegnati i diplomi ai 25 laureati che hanno frequentato il master Must
di Francesco Pirisi
 
NUORO Sono stati consegnati nei giorni scorsi i diplomi ai venticinque laureati che hanno frequentato in città il master Must, per Manager dello sviluppo turistico territoriale e la gestione delle imprese. La cerimonia al museo Tribu, davanti alla commissione formata dai docenti dell’Università cattolica (sede di Piacenza) che ha organizzato l’attività didattica, in collaborazione con l’assessorato regionale del Lavoro. La gestione del master è stata invece del presidio nuorese del Centro regionale di formazione professionale. I giovani hanno discusso le tesi finali che hanno approfondito alcuni degli ambiti di attività possibili: dalla consulenza alle imprese turistiche, agli work- shop, sino alle consuete aziende per la ricettività e il servizio di guida ambientale. Sulla cattedra, con toga ed ermellino, il presidente della commissione Francesco Timpano, docente a Piacenza, insieme ai colleghi Antonino Menne, Paolo Sabbioni ed Elisabetta Virtuani. Alla fine tutti insieme appassionatamente per festeggiare i diplomati di turno, con i quali hanno voluto congratularsi il sindaco Alessandro Bianchi e l’assessore del Turismo, Leonardo Moro. Gli allievi non hanno nascosto entusiasmo e soprattutto fiducia nel futuro professionale. Alcuni di loro hanno addirittura anticipato i tempi, con la creazione di società e imprese individuali, nel campo delle agenzie di viaggio, della ristorazione. Un’allieva ha messo su a Ghilarza un percorso su Antonio Gramsci, l’esponente politico comunista che proprio in quel comune aveva le origini per parte materna. La consulenza è un altro ramo dove si indirizzerà il futuro degli specializzati del Must. Lo conferma Chiara Muggittu, giovane di Mamoiada, approdata al master dopo la laurea in Informatica: «Il mio project-worker è stato indirizzato allo studio e all’analisi dell’evento “Sas tappas”, una vetrina sulle produzioni locali, che si svolge a Mamoiada, a novembre». La scelta di frequentare il master? Ancora Muggittu: «Mi hanno sempre attirato i settori economico e turistico. A maggior ragione in un periodo in cui il campo diventa centrale in ogni discorso di produzione legata alla valorizzazione del territorio, come confermano le stesse politiche dell’Unione europea». Nel bilancio finale gli allievi mettono i tanti stimoli da parte dei docenti a costruire sulla promozione dei beni dell’ambiente e della tradizione il proprio futuro, oltre alle nozioni tecniche. L’attività didattica è durata un anno, con 1500 ore tra lezioni frontali e stage in azienda. Gli allievi erano delle province di Sassari, Nuoro e Oristano. A seguirli il tutor Antonello Mannea, operatore del Centro di formazione della Regione. Altri 25 ragazzi si sono invece diplomati a Cagliari, dove assessorato e università cattolica hanno aperto un’altra classe per preparare i nuovi professionisti del turismo sardo. La collaborazione tra l’ateneo emiliano e la Regione annovera già anche un’altra scuola di specializzazione, pronta a partire a Cagliari, nel campo dell’amministrazione del territorio. Le domande sono state 140, gli ammessi 25.
 

13 – SardegnaQuotidiano
Sardegna – pagina 15
Ingegneria Un maxi furto con dispetto
VIA IS MAGLIAS Spaccata nella notte tra domenica e ieri: i ladri
portano via computer e attrezzature dalle aule e lasciano a terra
escrementi. Il sistema di allarme sarebbe stato disattivato
 
Sedici computer, con relative tastiere e mouse, un impianto audio e due microfoni wireless di ultima generazione. Portati via domenica notte dalla sala multimediale al primo piano dei padiglioni V, X, Y e Z della facoltà di Ingegneria di via Is Maglias. I ladri hanno potuto portare via il ricco bottino senza fretta: la recinzione in quel punto della facoltà è molto bassa, non ci sono telecamere e l’allarme antifurto pare fosse spento spento. Una volta scavalcata la ricercata ma troppo bassa recinzione – progettata dalla facoltà di Architettura – i ladri hanno percorso una rampa esterna di scale, e sono penetrati nell’edificio mandando in frantumi il vetro della porta antipanico di un’aula al piano terra. Una volta dentro, dopo un’altra rampa di scalini, sono arrivati davanti alla porta dell’aula computer –sfondata presumibilmente a spallate e calci –e hanno ripulito la stanza di tutti gli oggetti di valore, lasciando sul pavimento solo due torrette di altrettanti pc. Un furto che ha sicuramente impegnato più di una persona, vista la quantità di materiale rubato. Chi ha trafugato i costosi oggetti ha agito con molta calma e ha potuto muoversi indisturbato per tutta la struttura di via Is Maglias: prova ne sono gli escrementi lasciati in giro, tra il piano terra e il primo piano, quasi in segno di sfida. Ieri, verso le sette del mattino, il personale delle pulizie della facoltà ha dato l’allarme, dopo aver visto il vetro rotto in mille pezzi dell’aula al piano terra. Immediato l’arrivo della polizia, insieme alla sezione della scientifica. Per circa due ore, i tanti giovani universitari presenti hanno osservato da lontano le operazioni svolte dagli uomini in divisa blu, e la ricerca di possibili tracce lasciate dai rapinatori, compito svolto dai loro colleghi in tuta bianca, guanti e mascherina. Che hanno anche prelevato gli escrementi lasciati come “ricordino della visita” da parte dei ladri, nella speranza di poter trovare qualche traccia utile alle indagini. E ieri pomeriggio, la preside della facoltà di Ingegneria, Alessandra Carucci, ha sporto una denuncia contro ignoti. Non poteva essere altrimenti, dal momento in cui non c’è nessun testimone che abbia riferito di strani movimenti, ieri notte, nella semi periferica via Is Maglias. «Non potevo fare altro, in tutta la facoltà che dirigo non c’è una sola telecamera di sorveglianza. La rapina è avvenuta sicuramente nella notte, perché domenica mattina c’è comunque qualche docente in giro tra i padiglioni, data la calma del giorno festivo», spiega la Carucci, appena uscita dalla Questura, «adesso dovrò capire come mai non sia entrato in funzione il sistema di allarme. I ladri hanno agito di notte, momento in cui doveva essere assolutamente attivo. La palizzata è molto bella», osserva la preside, «certo, se l’avessero fatta un po’ più brutta ma più alta sarebbe stato meglio. Spero che la direzione dell’Ateneo installi delle telecamere di sorveglianza, fosse per me sarebbero già montate e accese».
Paolo Rapeanu
 
14 – SardegnaQuotidiano
Cagliari – pagina 13
PIAZZA PALAZZO CAMBIAMENTI CLIMATICI
OGGI CONFERENZA CON L’ESPERTO EINAUDI
 
“Cambiamenti climatici: questioni scientifiche e pratiche”: è il titolo della conferenza che Franco Einaudi terrà oggi, a partire dalle 17.30, nell’Aula consiliare di palazzo viceregio. L’iniziativa è organizzata dal Dipartimento di Fisica dell'Università, dalla Sezione di Cagliari dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dall'Associazione ScienzaSocietàScienza. Einaudi è considerato uno dei maggiori esperti di cambiamenti climatici.

Questionario e social

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