1 - L’Unione Sarda / Provincia di Sassari (Pagina 43 - Edizione CA)
SASSARI. Tagli alle matricole, a rischio la certificazione dell’Unione europea
MANNAIA SU VETERINARIA
Il rettore al ministro: «Così la Facoltà muore»
Da ieri c’è anche una lettera del rettore dell’ateneo turritano Attilio Mastino sul tavolo del ministero dell’Università e della ricerca. Si parla di tagli alle matricole nella facoltà di Veterinaria a Sassari, con accesso possibile solo per 30 ragazzi: «Così si compromette la certificazione europea e non si sfruttano gli investimenti fatti nella struttura» - ha scritto il rettore. Nell’anno accademico 2003 - 2004 potevano immatricolarsi 80 studenti. CHIUSURA Il parere, inviato all’ufficio legislativo del Miur, fa seguito alle interrogazioni parlamentari, presentate al ministro Francesco Profumo, dagli onorevoli Caterina Pes e Guido Melis. Una contrazione di posti che rischia di essere il preludio alla chiusura e che, soprattutto, rende vani gli sforzi fatti per migliorare la struttura e renderla d’avanguardia. «Investimenti - ha precisato Mastino - fatti per innalzare gli standard dell’offerta formativa e ottenere per il prossimo anno l’approvazione da parte dell’Eaeve (organismo che certifica la qualità della formazione veterinaria in Europa)».
TAGLI E SPRECHI Oltre che spreco, dunque, la riduzione del numero di aspiranti veterinari rischia di essere un vero e proprio danno per un corso di laurea con oltre 80 anni di vita e che ha affrontato spese importanti: «Sono state acquisite strutture necessarie - spiega il rettore - come le recinzioni per il mantenimento di specie domestiche per l’attività pratica, l’ospedale didattico, le sale di dissezione e di necroscopia, i reparti di terapia». E poi, il progetto per la costituzione di un’azienda zootecnica, l’acquisizione di una proprietà di 57 ettari, convenzioni con aziende di allevamento di animali domestici. Fondamentale poi, l’accordo con la Asl per l’allestimento di un pronto soccorso e per la gestione del canile comunale. E inoltre, l’assunzione di otto tecnici di laboratorio. Inutile, chiaramente, se a mancare saranno proprio gli studenti.
Antonio Brundu
2 - L’Unione Sarda / Oristano e Provincia (Pagina 35 - Edizione CA)
PROVINCIA. Il Tar
Atti illegittimi, stop a 4 milioni per gli stagni
Due giorni per decidere e in due giorni la Provincia, attraverso l’Argea, aveva concesso alla Combioma (società privata fra l’Università di Cagliari e Sassari) un finanziamento europeo di quasi 4 milioni per lo sviluppo degli stagni dell’Oristanese. Non si può, dice il Tar che boccia la procedura di finanziamento del 2011 e condanna la Regione a pagare 3 mila euro, l’Argea 2 mila e la Provincia 2 mila. Viene accolto il ricorso presentato da diverse cooperative sarde fatte fuori dalla decisione dell’assessore regionale all’Agricoltura motivata dalla preoccupazione di perdere i finanziamenti.
In realtà si trattava di rimettere in circolo un contributo del 2008 su progetto dalla Combioma, presentato dalla Provincia, poi decaduto. Il progetto venne ripescato e, analogo al precedente, ripresentato "a nome proprio" della Combioma e chiuso dall’Argea su raccomandazione della Regione, nel giro di 2 giorni senza procedura pubblica. Il Tar nella sentenza precisa che «doveva essere consentito il leale confronto fra progetti alternativi e di sviluppo di aree analoghe, caratterizzate dalla presenza di stagni per la pesca e parimenti suscettibili di studi».
Non sussistevano quindi presupposti giuridici e normativi per conferire in via diretta «un così consistente incarico di progettazione con finanziamento pubblico». Il Tar sottolinea che «la scelta dell’assessore regionale è stata quella di favorire (solo) l’Oristanese senza consentire un minimo di concorrenzialità». Di conseguenza tutti gli atti sono stati annullati perché illegittimi. Il Tar ne approfitta per ricordare che «l’affidamento dei contratti pubblici avviene nel rispetto dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità. L’affidamento deve essere preceduto da invito ad almeno 5 concorrenti». L’affidamento alla Combioma sarebbe invece avvenuto senza rispetto di quei principi e «in via del tutto unilaterale».
Antonio Masala
3 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
IL CASO. Un’area di 11 mila metri quadri: uffici e capannoni col tetto d’amianto abbandonati
EX ETFAS, DALLO SFACELO ALLA VENDITA
La sede tra i viali San Bartolomeo e Poetto vale sette milioni
«Maria benedici il nostro lavoro». L’invocazione alla Madonna è su una stele di trachite rossa: alta più di tre metri presiede lo spiazzo di sterpi che si apre nella biforcazione dopo ponte Vittorio tra viale Poetto e San Bartolomeo. Il degrado fa ormai parte dello scenario e pochi fanno caso a un gigantesco immobile abbandonato da anni: un piazzale lungo quanto il primo tratto del viale, tre capannoni con tetto di amianto, tre pompe di benzina arrugginite buone per un film-revival degli anni Cinquanta. Un monumento allo spreco, protetto da oleandri e pini marittimi.
DEVOZIONE Era la sede dell’Etfas e la colonna votiva dedicata alla Vergine è identica a quelle che l’ ente agricolo regionale erigeva all’ingresso delle borgate della riforma agraria. Una richiesta di interecessione per chi doveva iniziare a lavorare nei campi in linea con lo spirito dei tempi (primi anni Cinquanta, l’era della Democrazia Cristiana).
Alla base della colonna votiva di viale Poetto qualcuno ha sistemato un mazzo di fiori di plastica e una pianta grassa. Un gesto di devozione, unico segno di vita in una terra di nessuno: l’ultimo impiegato ha lasciato gli uffici agli inizi del 2000, da un pezzo i depositi che ospitavano i mezzi della riforma agraria erano vuoti.
È in vendita. La Regione ne è diventata proprietaria in forma diretta dopo averla ricevuta da Laore, l’agenzia che sei anni fa ha raccolto l’eredità dell’Etfas prima trasformato in Ersat nell’84 e poi sciolto nel 2007. Proprio in questi giorni all’ufficio-demanio è arrivata la perizia sul valore degli immobili dell’area. L’ha stilata il Dipartimento del territorio della facoltà di Ingegneria dell’Università cagliaritana. Un lavoro, curato da Giampaolo Marchi, necessario ad avviare la procedura di dismissione. La Regione vuol disfarsene e incassare un bel gruzzolo, ossigeno per le case prosciugate dai tagli governativi. Vale sette milioni, euro più euro meno.
Sono undicimila metri quadrati, classificati nel piano urbanistico comunale come zona GI, vale a dire «Servizi integrati». Fuori dalle formule, può ospitare attività commerciali, uffici e residenze con un indice di fabbricabilità di tre metri cubi per metro quadro. Appetibile anche per la posizione, superprivilegiata tra due viali di grande traffico.
RICHIESTE I pretendenti non mancano. All’ufficio-demanio della Regione sono già arrivate richieste di interesse, soprattutto da parte di grosse catene commerciali anche straniere. Quanto basta per avviare la procedura per mettere l’area sul mercato. Si farà un appalto e il prezzo di partenza l’ha stabilito la perizia consegnata in questi giorni dall’Università. Tempi rapidi? Dipende. Sulla carta occorre una deliberazione della Giunta, vidimata da un voto successivo del Consiglio regionale. «A dicembre», azzardano negli uffici addetti alla vendita del patrimonio. Ovviamente chi comprerà dovrà poi sobbarcarsi le spese di bonifica.
Che non si presentano semplici. C’è da smaltire la copertura di eternit sui capannoni che ospitavano i mezzi della riforma agraria. Il sottosuolo potrebbe riservare sorprese coi depositi di carburante. Resterà da salvare (si spera) la madonnina che ha vegliato nei decenni dello sfacelo.
Antonio Martis
4 - L’Unione Sarda / Sulcis Iglesiente (Pagina 34 - Edizione CA)
Finanziato da Regione e Provincia
Missione in Palestina per un progetto di fitodepurazione
Il progetto è innovativo: depurare le acque reflue a scopo irriguo senza utilizzare solventi chimici. Quel che si chiama fitodepurazione idrica è in fase di realizzazione nel comune di Ar Ramadin, in Cisgiordania, ad opera di di un team di esperti del Sulcis-Iglesiente. A finanziare il progetto di cooperazione internazionale, che prevede un investimento di circa 170 mila euro ed è stato avviato lo scorso febbraio, sono Regione e Provincia. quest’ultima ha il ruolo di capofila e, oltre a garantire fondi, gestione e coordinamento dei vari partner, li supporterà nelle attività di sensibilizzazione.
LA MISSIONE Da pochi giorni è rientrata la delegazione sarda che, il 9 luglio, era partita alla volta della Palestina, con lo scopo di monitorare il progetto. I rappresentanti di Provincia (l’assessore Carla Cicilloni e i dipendenti Massimo Piredda e Lorena Casula), quelli della Ong Oxfam Italia (Paolo Soletta e Maria Giovanna Dessì), di Soccorso Iglesias (Fernando Nonnis) e dell’Università di Cagliari (Alessandra Carucci e Giovanna Cappai), hanno potuto rendersi conto di quanto siano drammatiche le condizioni del popolo palestinese: sia per quanto riguarda la povertà intesa come mancanza di beni di prima necessità, qual è appunto l’acqua, sia come limitazione di libertà e movimento.
LA COOPERAZIONE «Il progetto - spiega Paolo Soletta, di Oxfam una organizzazione non governativa con sede a Domusnovas - viene portato avanti materialmente dal nostro ufficio in Palestina con personale locale che viene retribuito. La sua importanza, come tutti quelli di cooperazione, consiste nel fatto che oltre a produrre benefici per il popolo che si è scelto di aiutare, potrebbe aprire nuove opportunità anche per la Sardegna». Fondamentale anche il ruolo degli altri soggetti coinvolti: l’Università di Cagliari, con l’ingegnere Alessandra Carucci del Dipartimento Ingegneria e Architettura, coordinerà la stesura di una relazione tecnica sugli impianti e sulle possibilità di replicare questa esperienza anche in Sardegna. Soccorso Iglesias, associazione attiva da decenni nell’ambito della protezione civile e ambientale, rappresenta il collegamento con la società civile del Sulcis e si è già attivata insieme ad Oxfam nella sensibilizzazione sul territorio, in particolare nelle scuole.
Cinzia Simbula
5 - L’Unione Sarda / Primo Piano (Pagina 4 - Edizione CA)
Perle indimenticabili
Dal cane da tartufi al melone in asciutto
Quando gli chiesero di elencare un motivo per cui la sua Provincia non sarebbe dovuta scomparire il presidente del Medio Campidano non ebbe dubbi: la coltivazione e la sagra del melone in asciutto. Del resto sul piano di valorizzazione del frutto la Provincia amministrata dal Pd Fulvio Tocco ha puntato cospicue risorse.
Ma più che per quella accorata difesa della produzione locale, il presidente della piccola provincia con due capoluoghi (a Sanluri c’è la sede della presidenza, a Villacidro si riunisce il consiglio provinciale) passerà alla storia per aver sprecato (lo ha stabilito la Corte dei conti) assieme all’ex direttore generale 36 mila euro, pagati in anticipo, per individuare aree a vocazione tartuficola. La leggenda narra di un meticcio di nome Zoe che si aggirava con il naso incollato sul terreno inseguito da professori e studenti universitari tra i monti della provincia. Medio Campidano a parte, le nuove Province passeranno alla storia per essere state una grande fabbrica di poltrone e posti di lavoro: il 90% di impiegati e dirigenti sono stati assunti dal 2005 in poi.
6 - L’Unione Sarda / Nuoro e Provincia (Pagina 40 - Edizione CA)
Area archeologica
Tanca Manna, in campo l’università di Bologna
Prende il via lunedì a Nuoro un progetto di collaborazione fra Comune e dipartimento di archeologia dell’Università di Bologna. Al centro i lavori di scavo nell’area archeologica di Tanca Manna. La collaborazione con l’ateneo bolognese è attiva dalla primavera del 2011 per iniziativa dell’assessore all’Ambiente Luca Lapia.
Il programma prevede l’impiego di figure dell’Università di Bologna, Maurizio Cattani (docente di Preistoria e protostoria), Andrea Fiorini e Florencia Demandi, e delle collaborazioni scientifiche di Marco Marchesini (archeobotanico della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Emila Romagna) e Silvia Martelli (archeobotanica del centro Agricoltura Ambiente di San Giovanni in Persiceto).
«Per attivare la campagna di scavo nel 2013 - spiega Lapia - occorre predisporre un adeguato studio che comprenda il rilievo dei monumenti e l’analisi delle strutture, le valutazioni del contesto stratigrafico e paleo-ambientale utili per la comprensione del modo e dell’età di formazione del deposito archeologico e delle strutture».
7 - L’Unione Sarda / Provincia di Nuoro (Pagina 41 - Edizione CA)
NUORO. Tutti i mezzi aerei mobilitati in Barbagia. Tonino Ladu: un disastro
INCENDIO, EVACUATA L’AILUN
In cenere 500 ettari di bosco tra Olzai e Ollolai
Giornata campale ieri sul fronte degli incendi. A fine mattinata a Nuoro, un rogo ha lambito la sede dell’università dell’Ailun nel rione Funtana Buddia, periferia di Nuoro, costringendo studenti e docenti a evacuare i locali invasi dal fumo. Nelle stesse ore un incendio di enormi proporzioni ha mandato in cenere centinaia di ettari di bosco nel territorio fra Olzai e Ollolai, minacciando anche i centri abitati. Imponente la mobilitazione di mezzi aerei e squadre a terra.
FUMO E PAURA ALL’UNIVERSITÀ Il primo allarme è scattato intorno alle 12 nel rione periferico di Funtana Buddia, dove è stato dato alle fiamme un appezzamento di terreno costituito per lo più da macchia mediterranea, rovi e qualche albero. Il fuoco ha percorso in pochi minuti il tratto che divide il punto da cui è partito dalla sede dell’Ailun, dove in quel momento erano in corso delle lezioni seguite da una trentina di studenti. Il fumo denso è penetrato all’interno della struttura rendendo presto l’aria irrespirabile. Gli studenti e i docenti hanno subito evacuato le aule e si sono riversati all’esterno, in attesa che la situazione tornasse alla normalità. La vicinanza con le case ha fatto subito scattare l’allarme e sul posto, dalla vicina caserma, sono arrivate le squadre dei vigili del fuoco seguite da quelle della Forestale e della Protezione civile. Il rogo è stato subito domato e sono stati evitati danni sia alle persone che alla struttura.
MOBILITAZIONE A OLZAI Decisamente più complicato l’intervento dell’antincendio in località “Benzone”, nell’agro di Ollolai, dove l’allarme è scattato alle 12.30 grazie a una vedetta che ha avvistato il fumo che proveniva da una zona di rimboschimento. Le fiamme hanno presto iniziato a espandersi, oltre che per la fitta vegetazione, anche a causa del fatto che si sono sviluppate all’interno di un canalone in cui si convoglia l’aria, creando un vortice che le ha ulteriormente alimentate. Gli uomini del Corpo forestale hanno subito capito che la situazione si sarebbe potuta mettere male e hanno subito cercato di impedire che il fuoco saltasse la strada che da Olzai porta a Ollolai. Ma la furia delle fiamme era tale che non ci sono riusciti. Per questo si è resa necessaria la mobilitazione di tutto l’apparato aereo a disposizione. A Olzai sono arrivati due canadair, un elitanker e quattro elicotteri che hanno iniziato a circoscrivere l’incendio rovesciando le migliaia di litri d’acqua prelevate dai vicini bacini idrici, mentre a terra erano impegnati gli uomini di Forestale, Ente foreste, vigili del fuoco e Protezione civile.
APPRENSIONE In tarda serata la situazione è tornata sotto controllo, ma a dimostrazione dei momenti di paura vissuti ieri c’è anche l’intervento sul posto del direttore del Corpo forestale Gavino Diana che ha seguito l’evolversi della situazione insieme al sindaco di Olzai Tonino Ladu. «Un disastro, una giornata da dimenticare», commenta il primo cittadino tra lo sconforto e la rabbia. Secondo una prima stima l’incendio ha devastato circa 500 ettari di bosco, costituito in gran parte da lecci secolari. «È un danno inestimabile che avrà ripercussioni anche nell’immediato futuro», continua Ladu, che plaude all’intervento tempestivo dell’antincendio, ma si lamenta dei ritardi con cui si sono levati in volo i due canadair provenienti da Olbia. «Dal momento in cui è scattato l’allarme al loro arrivo è passato troppo tempo - afferma - , minuti preziosi che avrebbero consentito di salvare diversi ettari di bosco».
Francesco Cabras