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Giovani e lavoro, l’appello di Napolitano
«Conti da risanare, ma no a tagli ciechi, puntare sulla crescita»
Nuovo teatro gremito per festeggiare i 450 anni dell’ateneo
SASSARI. La visita di Napolitano a Sassari e Alghero è stato un susseguirsi di appuntamenti e celebrazioni, ma anche di impegni presi davanti all’evidenza di una crisi senza precedenti in cui si avvita la Sardegna. Manca il lavoro e nell’isola la disoccupazione giovanile è più drammatica che altrove. Su questi due punti soprattutto Napolitano ha concentrato la sua attenzione.
Pagina 2 - Fatto del giorno
L’impegno con gli studenti su cultura e istruzione: «No a tagli indiscriminati»
(PIER GIORGIO PINNA)
SASSARI. «La condizione dei giovani è la spina nel fianco del nostro Paese: dobbiamo esserne consapevoli sino in fondo, trarne conseguenze per sostenere la ricerca e la cultura». Napolitano non si è sottratto alla sfida. Si sapeva che il confronto al teatro comunale con gli studenti universitari avrebbe messo a nudo i nervi scoperti di una politica nazionale che sul diritto all’istruzione in troppi casi ha tradito le attese. Soprattutto in Sardegna. Ma il presidente della Repubblica, ribadendo i limiti dei suoi poteri, ha risposto con estrema franchezza alle domande dei ragazzi che a Sassari gli hanno ricordato quanto sia importante nell’isola la cinghia di trasmissione tra formazione e mondo del lavoro. E ha quindi riaffermato il proprio impegno per rappresentare al governo e al parlamento, anche su questo versante, i pericoli legati a una realtà drammatica come quella sarda.
«Non basta dire con qualche accento retorico che i giovani sono il nostro futuro: un Paese che non riesce ad avere delle prospettive è un Paese condannato», ha aggiunto. Se per non lasciare alle nuove generazioni il problema del debito pubblico «si deve procedere verso la riduzione e il contenimento della spesa pubblica», ha rimarcato, allo stesso tempo «bisogna avere occhi, intelligenza e coraggio»: «Per distinguere - ha chiarito - le voci da eliminare o da ridurre da quelle che al contrario non vanno ridimensionate o dalle voci che vanno addirittura rafforzate». Come appunto le risorse destinate all’istruzione, ai corsi accademici, ai tirocinii dopo la laurea.
Magari con specializzazioni e apprendistati all’estero. Non a caso l’internalizzazione dei saperi e delle conoscenze è stato l’altro tema al centro del discorso di Napolitano in teatro. Un inquadramento che ha trovato spunto dal quesito posto da una studentessa tedesca arrivata nel Nord Sardegna col percorso Erasmus. «Ritiene, signor presidente, che la costruzione di una cittadinanza universitaria euro-mediterranea possa rafforzare il contributo della Ue nel mondo globalizzato?», ha chiesto Jennifer Reitz, di Bonn, in questi mesi all’ateneo di Sassari per proseguire il suo corso in lingue straniere. E il capo dello Stato, di rimando: «Certo: l’Erasmus è stata una grandissima esperienza. Se ne parla poco, forse non è tanto conosciuta. Ma in questi 25 anni, da quando è nato, al programma hanno partecipato due milioni e mezzo di giovani europei. È stata una grande idea: il canale attraverso il quale si sono formati numerosissimi studenti nel nostro continente». «Adesso - ha detto Napolitano - si apre un altro rapporto con il Mediterraneo alla luce della Primavera araba. E dal 2014, con un investimento di 19 miliardi, è previsto il raddoppio del programma generale Erasmus: un fattore di mobilità che arriverà a coinvolgere 5 milioni di giovani in tutta Europa».
Un po’ ingabbiati nel rigido cerimoniale, gli altri due ragazzi sono stati chiamati a porre domande di fronte a rappresentanze e scolaresche di quasi tutti gli istituti della città. Hanno comunque focalizzato l’attenzione su lavoro e sviluppo. «Che cosa sente di poter dire a noi sardi riguardo al dopo-laurea, dato che siamo ai primi posti nei livelli di disoccupazione?», ha chiesto Valeria Sassu, di Farmacia. E Giosuè Cuccurazzu, Scienze politiche, rappresentante degli universitari all’Ersu, ha incalzato: «Riterrebbe utile un suo più vigoroso richiamo perché parlamento e governo destinino maggiori fondi al diritto allo studio?».
Napolitano ha subito risposto: «Sono sempre stato ostile alle sentenze liquidatorie sul sistema accademico italiano. Di sicuro, si sono commessi errori e bisogna porre riparo. Ma dando una prospettiva coerente con lo sviluppo economico, sociale, civile e culturale». «In ogni caso, finora penso di avere già alzato la voce abbastanza», ha aggiunto. Per concludere: «Il problema del rapporto tra formazione e lavoro è una delle grandi questioni che stanno davanti a una politica nazionale seria dell’istruzione: è indispensabile stabilire un legame meno allentato. Oggi i ragazzi studiano partecipando di più alla vita dell’università, arrivando alla laurea, senza che però ciò li conduca in una direzione valida del proprio talento e delle proprie energie: ecco perché la la revisione del mercato del lavoro va fa fatta, anche per la Sardegna».
E il presidente calca per primo la scena
La visita occasione per inaugurare il teatro comunale
E’ stato accolto dall’applauso di 1500 persone nella struttura accantierata 20 anni fa
VANNALISA MANCA
SASSARI. Entrano due corazzieri, nella loro leggiadra divisa, si dispongono ai lati del palco, e la sala del nuovo teatro comunale si fa improvvisamente silenziosa. Tacciono e tengono quasi il fiato sospeso dell’attesa anche le centinaia di scolari pronti ad agitare le bandierine tricolore.
Le quasi 1.500 persone che hanno preso posto in platea e nelle gallerie intuiscono che tra qualche minuto farà il suo ingresso nell’auditorium il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ed ecco infatti che alle 11 in punto si leva un caloroso applauso: Napolitano supera l’ampio foyer, guarda con curiosità e saluta i gremianti che indossano gli abiti di taglio spagnolo della “Discesa dei Candelieri”, passa sotto il cono di vetro e acciaio che svetta sul teatro, arriva in platea e passa tra i sindaci del territorio che indossano la fascia tricolore e gli si fanno intorno.
Il presidente stringe mani mentre si avvicina al palcoscenico dove l’Orchestra del Conservatorio di musica «Luigi Canepa» comincia a suonare l’Inno d’Italia. In chiusura saranno le voci armoniche del Gruppo Ichnuss a far correre un brivido in sala, quando intona l’Inno sardo. Tutti in piedi e in religioso silenzio, un velo di emozione pervade il teatro che ieri è stato inaugurato dal sindaco Gianfranco Ganau. Una piccola cerimonia per celebrare l’evento nell’evento. Il nuovo teatro comunale, che si affaccia sul piazzale Cappuccini, di fianco al Conservatorio di musica, ha aperto le porte dopo vent’anni di lavori interrotti a più riprese e di traversie (anche un incendio nel 2007, quando si facevano gli ultimi interventi in vista di un’inaugurazione che si diceva imminente). Una struttura che era stata progettata nel 1984 dall’architetto Elia Lubiani (poi direttore dei lavori), sotto l’amministrazione comunale guidata da Raimondo Rizzu.
Ieri il Teatro comunale ha celebrato la solenne manifestazione e a «calcare per primo le scene» è stato proprio il presidente della Repubblica, grande testimone della festa per i 450 anni dell’Università di Sassari, gli ultimi 150 nell’Unità d’Italia.
Un incontro promosso dall’ateneo turritano con il rettore Attilio Mastino e al quale insieme a docenti e studenti, hanno voluto essere presenti i vescovi di Sassari Paolo Atzei, emerito di Nuoro, Pietro Meloni e di Alghero-Bosa, Mauro Morfino. I prelati erano nelle prime file della platea insieme a numerosi amministratori di Sassari e del Nord Sardegna, alla presidente della Provincia Alessandra Giudici; c’erano il presidente della giunta regionale Ugo Cappellacci con la presidente del consiglio Claudia Lombardo, oltre a deputati e senatori (da Beppe Pisanu a Arturo Parisi, Guido Melis, Carmelo Porcu, Piero Testoni). E c’era anche Mariotto Segni, che certamente qualche commozione in più l’ha provata, visto che era stato suo padre Antonio Segni, da presidente della Repubblica nel 1962, a celebrare il «faustissimus eventus» - come ricorderà Mastino - delle celebrazioni centenarie (all’epoca i 400 anni) dell’«Universitas Turritana Sacerensis».
A fare gli onori di casa è stato il sindaco Gianfranco Ganau, «invitato» dall’Università perchè - dirà poi lo storico Manlio Brigaglia, nella sua prolusione - Comune e Provincia di Sassari sin dall’antichità sostenevano con forti contributi l’Università sassarese, sulla quale incombeva di tanto in tanto la minaccia di chiusura. Così, Ganau ha dato qualche pennellata della storia di Sassari, libero Comune dalla seconda metà del 1200, quando sottraendosi al Giudicato di Sorres, si dotò di propri statuti sotto la protezione delle Repubbliche di Pisa prima e di Genova poi, mantenendo i suoi tratti peculiari di spirito indomito nei quattro secoli di dominazione straniera e offrendo poi il proprio contributo di uomini e idee al servizio del processo di unificazione nazionale. Una città dove hanno studiato uomini come Palmiro Togliatti, Antonio Segni, Stefano Siglienti, i Berlinguer, Francesco Cossiga. Una Sassari universitaria, ricca di storia, cultura e tradizioni laiche e religiose come il secolare Voto dei Candelieri custodito dalle associazioni di mestieri espresse dai gremi. E nell’occasione di ieri, la città di Sassari ha conferito al capo dello Stato il Candeliere d’oro speciale che «simboleggia - ha detto il sindaco nel consegnare al presidente il prezioso dono - la storia e la cultura più profonda della nostra città».
Napolitano ha portato con sè un altro “pezzo” sassarese. Il «Sigillo d’oro», il più alto riconoscimento attribuito dall’Università turritana, che il rettore Attilio Mastino ha donato al Capo dello Stato in segno di «gratitudine e stima - ha detto il rettore - per una personalità che, in una fase drammatica del nostro Paese, si sta adoperando per ridare fiducia ai nostri giovani perchè investano nella formazione, nella cultura e nella ricerca».
Mastino ha poi illustrato di fronte al presidente come «stiamo rifondando la nostra Università», dopo le severe misure adottate dai Governi, con tagli importanti ai bilanci. Ma l’ateneo sassarese guarda al futuro operando attraverso i nuovi 13 dipartimenti, i suoi 650 docenti, 583 tecnici, amministrativi, bibliotecari e oltre 15.000 studenti. Tanti impegni, progetti e idee per dare risposte alle esigenze degli studenti e tracciare per loro un futuro meno grave della realtà che oggi i giovani stanno vivendo.
È stato Antonello Mattone, presidente del Comitato per i 450 anni, a tracciare la storia dell’Ateneo, nato con mille ducati nel 1562, come collegio della Compagnia di Gesù. Lo storico Manlio Brigaglia nella sua prolusione su «L’Università di Sassari nella storia dell’Italia Unità» ha illustrato, mettendo anche un po’ di simpatico pepe al racconto, le fasi vissute dall’Università sassarese nella sua storia, rischiando più di una volta di venir cancellata. Anzi, ne ha ricordato la precarietà continua tanto che negli anni del 1880 «si fece largo l’idea di fondere le due università isolane, collocando alcune facoltà a Sassari e altre a Cagliari. I sassaresi, colpiti più dei “fratelli” cagliaritani (l’ho scritto tra virgolette - ha sottolineato Brigaglia, sorridendo sulla storica rivalità tra nord e sud dell’isola), si dissero d’accordo, i cagliaritani rifiutarono». E ognuno si tenne la sua università. Ma quella di Sassari è immortale, almeno stando a quanto disse il senatore Jacopo Molescott, secondo l’aneddoto riportato da Brigaglia, che ha commentato con un «biaddu a eddu» (beato lui). Tanto che Napolitano non si fa cogliere impreparato e chiosa: «Questi 450 anni quindi sono una piccola pausa verso l’immortalità».
10 - La Nuova Sardegna / Pagina 6 - Fatto del giorno
Pastori e operai, un grido di sofferenza
Il presidente: «Le critiche vanno bene, l’importante è che non si arrivi all’illegalità»
ANTONIO MELONI
Sassari. Le rivendicazioni degli indipendentisti con la protesta dei pastori sardi, gli operai della Vinyls e i drammi della gente comune. La visita del capo dello stato risveglia lo spirito mai sopito della contestazione, ulteriore riprova della sofferenza di un territorio martoriato. «La critica va bene, l’importante è che non raggiunga l’illegalità», ha commentato il capo dello Stato.
In tutto sono qualche decina. Alle prime ore del mattino, Cappuccini è un quartiere sotto assedio. Di lì a poco passerà il corteo presidenziale che accompagna la limousine di Giorgio Napolitano. A una manciata di metri campeggiano striscioni e bandiere agitati da una brezza fredda e leggera. I motti dei movimenti rispolverano questioni antiche, altri rievocano drammi recenti, in mezzo c’è tanta gente comune che al capo dello stato chiederebbe solo se le misure adottate dal governo leniranno le piaghe di una terra sofferente. Di silenzioso c’è solo il lento incedere dei gremianti che con gli stendardi spiegati vanno a fare gli onori di casa. Ma la scena è occupata dalla protesta: in tenuta d’ordinanza, velluto nero e berritta, Zampa Marras, segretario provinciale di Sardigna Natzione, sgrana il consueto rosario di rivendicazioni: «Vogliamo che lo stato consenta ai sardi di liberarsi dal giogo coloniale». Stampato su un grande lenzuolo, di fronte alle bandiere degli indipendentisti, sorride il bel viso di Gabriella Pinna che rievoca la tragedia recente di una ragazza di diciassette anni investita a pochi passi da casa dopo essere scesa dall’autobus. La sorella Marina lo sorregge aiutata da un amico: «Chiediamo giustizia perché la morte di Gabriella almeno non sia stata inutile - dice - c’è un progetto già pronto per il tratto della Carlo Felice che attraversa Li Punti, rivolgiamo l’appello al presidente affinché venga realizzato al più presto». Altre foto altre speranze, sono quelle degli amici di Rossella Urru arrivati in città da Samugheo per tenere desta l’attenzione sul dramma della volontaria rapita. A guidare il gruppo c’è Manuela, l’amica del cuore. «In paese c’è clima d’attesa e speranza, il presidente ci ha dato delle garanzie, siamo qua per ricordare che Rosella non è ancora tornata a casa». Gli agenti controllano ogni movimento attorno all’edificio imponente dell’auditorium sul piazzale dei Cappuccini. Ma l’allarme stavolta è su viale Mameli da cui arriva un frastuono confuso di urla e fischietti. Alcune decine di manifestanti del Movimento pastori sardi marcia alla volta dell’auditorium. La reazione delle forze dell’ordine è fulminea. Una squadra di carabinieri e finanzieri gli va incontro, li blocca all’altezza di via Regoli dirottandoli su viale Caprera dove reparti della mobile li fermano all’incrocio con viale Trieste. Urla e improperi non mancano certo, ma tutto finisce lì. I promotori del corteo, a cui si sono aggiunti attivisti del «Movimento artigiani e commercianti liberi», si concedono volentieri a telecamere e taccuini per spiegare il senso della protesta: «Basta con l’assistenzialismo - dice a gran voce Michele Mazzella, artigiano di Siniscola - noi siamo una risorsa per l’economia sarda, chiediamo progetti di sviluppo altrimenti andiamo a catafascio». Caratteri cubitali rossi su lenzuolo bianco, ecco il gruppo studentesco «Mayolu», che chiede di introdurre l’insegnamento della lingua sarda nell’Università. Passata l’ultima auto blu, la tensione si scioglie lasciando il posto al chiacchiericcio della gente comune.
11 - La Nuova Sardegna / Pagina 1 - Cagliari
Un puc a misura regionale
Nasce l’ufficio per adeguarlo al piano paesaggistico
Varati anche interventi straordinari per l’edilizia scolastica
CAGLIARI. Il piano paesaggistico regionale (Ppr) sta per «entrare» nel piano urbanistico comunale (Puc). Un evento molto importante che dovrebbe risolvere molti problemi, tra cui la questione-Tuvixeddu. L’ultima sentenza del Consiglio di Stato impone infatti per il colle della necropoli l’adeguaemnto del Puc al Ppr. È stato istituito dalla municipale l’ufficio che si occuperà di adeguare il Puc della città al Ppr, secondo gli indirizzi che verranno formulati dal Consiglio. «Tra le sue funzioni - ha spiegato l’assessore all’Urbanistica Paolo Frau - saranno inserite anche la formulazione del piano di assetto idrogeologico, piano del verde, piano delle aree del commercio, piano urbano di mobilità, piano del colore e piano di zonizzazione acustica. Un approccio moderno per strategie e valutazioni complessive sul futuro della città». Si tratterà, in pratica, di considerare la progettazione complessiva e non più di andare avanti a compartimenti stagni. Una volta attivo l’ufficio del piano, il dirigente del servizio Pianificazione del territorio, in cui sarà incardinato lo stesso ufficio, dovrà formulare una proposta in cui siano definiti i tempi di realizzazione del progetto, le modalità di verifica sull’avanzamento dei lavori, l’individuazione delle risorse finanziarie e della strumentazione necessaria, le modalità di raccordo tra tutti i servizi comunali interessati ed eventualmente le forme per il ricorso a professionalità esterne. Dell’ufficio faranno parte alcuni dipendenti dell’amministrazione con professionalità e competenze funzionali all’adeguamento del Puc al Ppr. Potrà inoltre risultare necessario ricorrere a incarichi esterni «pescando» dall’università di Cagliari grazie al protocollo di intesa stipulato recentemente con il Comune. Gli ambiti per questi eventuali incarichi vanno dall’urbanistica alla pianificazione paesistico-ambientale, dalla sostenibilità all’archeologia, dagli aspetti storico-antropologici del territorio alla geologia e alla geotecnica.
Via libera dalla Giunta anche ai progetti preliminari per il piano straordinario di edilizia scolastica. Questi riguardano i lavori di ristrutturazione della scuola materna di via Piero della Francesca e il risanamento delle coperture delle scuole dell’infanzia di via Castiglione, via Salvator Rosa e via dei Genieri, via Bandello, via Val Venosta, via Parigi e via Beato Angelico, di via del Sestante, via Scirocco e via Corsica. Lo stanziamento complessivo - fondi regionali - è di circa due milioni e 600mila euro.
12 - La Nuova Sardegna / Pagina 7 - Cagliari
Geoparco, tesi di laurea all’archivio storico
IGLESIAS. Sarà presentata al pubblico venerdì (ore 17), nell’archivio storico comunale, la prima tesi di laurea presentata al concorso indetto dal Consorzio del Geoparco in collaborazione con la Consulta delle associazioni. La manifestazione prosegue il cammino tracciato dall’associazione Pozzo Sella. Il Geoparco ha bandito un concorso nazionale per l’assegnazione di due borse di studio destinate a laureati che hanno concluso il corso di studi presso una Università Italiana discutendo una tesi di laurea triennale di primo livello sulle tematiche attinenti le finalità del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna. Venerdì sarà presentata al pubblico la tesi di laurea in architettura restauro e valorizzazione di Stefania Casula: «Metodi valutativi a supporto di strategie nel settore turistico». Saranno presenti il sindaco Luigi Perseu, il commissario straordinario del Geoparco Antonio Granara, il coordinatore della consulta delle associazioni Gianpiero Pinna. (ea)
13 - La Nuova Sardegna / Pagina 2 - Cagliari
CAGLIARI
Conferenza sull’Africa
Si terrà venerdì 24 febbraio a partire dalle 17.30 nella sala Cosseddu della Casa dello studente la conferenza ‘Il Nord Africa brucia all’ombra dell’Europa’. Intervengono Fawzi Ismail dell’associazione amicizia Sardegna Palestina, Gianni Marilotti dell’associazione culturale Mediterranea, Michele Brondino e Yvonne Fracassetti Brondino, autori del libro ‘Il Nord Africa brucia all’ombra dell’Europa’. L’evento è organizzato dalle associazioni Pesa Universidade de Sardigna, ‘amicizia Sardegna Palestina’, il comitato studentesco Palestina, con il contributo dell’Ersu. (b.c.)
14 - La Nuova Sardegna / Pagina 4 - Cagliari
SANT’ANDREA FRIUS
I segreti del maxi telescopio
SANT’ANDREA FRIUS. “Il grande radiotelescopio di Planusanguni” è il tema della conferenza dibattito organizzata dal gruppo consiliare di minoranza che si terrà mercoledì prossimo alle 17.30 nel Centro di aggregazione sociale. Le relazioni introduttive saranno svolte da Nicolò D’Amico direttore del Sardinia Radio Telescope e Luciano Burderi, entrambi docenti di astronomia e astrofisica dell’università di Cagliari e da Andrea Possenti, direttore dell’osservatorio astronomico di Cagliari e. (g.c.b.)
15 - La Nuova Sardegna / Pagina 6 - Oristano
Il laser per scongiurare il crollo
La radiografia della torre spagnola di Scala ’e sali in attesa del ministero
SAN VERO MILIS Intervento di Conservatoria delle coste e Università dopo la lesione registrata nella parete di falesia
CLAUDIO ZOCCHEDDU
San Vero Milis. Al ministero l’ardua sentenza. La decisione sull’eventuale spostamento della torre spagnola di Scala ‘e sali spetterà ai vertici nazionali dei beni culturali che, in tempi relativamente brevi, dovranno esprimersi su un progetto tanto affascinate quanto complicato. Soprattutto dal punto di vista economico. La Conservatoria della coste e l’Università di Cagliari, infatti, stanno rilevando tutti i dati necessari per provare a salvare una torre che rischia di scivolare giù da una scogliera alta 32 metri.
Le ipotesi messe in campo degli specialisti che si stanno occupando delle vicenda, in realtà, sono due: si potrebbe puntellare la torre (e la falesia) nella speranza che i fenomeni erosivi che interessano la zona si attenuino. Oppure, si è pensato di smontare il torrione aragonese e ricostruirlo qualche decina di metri più indietro. Ogni ipotesi porta in dote un corredo di controindicazioni. La messa in sicurezza della torre tramite tiranti, reti e interventi strutturali potrebbe solo rimandare l’inevitabile crollo. Lo spostamento dell’intera torre, invece, ne modificherebbe sia lo status (non sarebbe più considerata un monumento proprio perché smontata e poi ricostruita) sia la percezione visiva di un complesso che perderebbe l’originalità dell’inserimento sul territorio, andando a smarrire anche buona parte del fascino guadagnato nei secoli in cui Scala ‘e sali è stata una delle vedette sul mare di San Vero Milis.
In attesa che arrivino la prime risposte da Roma i lavori continuano. Ieri è stato l’ultimo giorno di attività sul campo degli esperti dell’Università di Cagliari e della docente di topografia, Giannina Sanna: «Stiamo utilizzando un sistema di laser scanner che ci servirà qualora si decidesse di spostare la torre - ha detto la professoressa -: si tratta di dettagliatissime rilevazioni Gps e in tre dimensioni che permetteranno di ricostruire la torre rispettando il disegno originale o, in alternativa, di creare una copia virtuale della struttura in modo che perlomeno la testimonianza storica non venga dimenticata».
Tra i “bip” degli strumenti c’è anche Paolo Vargiu, ingegnere della Conservatoria delle coste: «Stiamo raccogliendo tutti i dati che possono essere utili per arrivare a una decisione finale della Soprintendenza archeologica e, soprattutto, del ministero. Ovviamente, anche lo spostamento della falesia è tenuto sotto stretto controllo. La frattura che compare su un lato della torre, infatti, è la diretta conseguenza dello spostamento della scogliera verso il mare».
16 - La Nuova Sardegna / Pagina 34 - Sassari
L’iniziativa dell’Università
Cento ore di lingue per 140 corsisti
ERIKA PIRINA
Alghero. I giovani algheresi si preparano alla prossima stagione estiva investendo sulle «lingue». Sono infatti ottimi i risultati dei corsi attivati dal centro linguistico di ateneo dell’Università di Sassari nell’ambito dei finanziamenti Por. Sono stati circa 140 gli iscritti che, suddivisi fra le lezioni di cinese, portoghese, tedesco, spagnolo e inglese, hanno frequentato le cento ore in programma, iniziate nel mese di settembre e terminate la scorsa settimana. Dal livello principiante a quello elementare, dall’intermedio al post-intermedio, ogni corso ha accolto target differenti. I quattro corsi di lingua inglese attivati hanno raggiunto 54 iscrizioni per un livello già medio avanzato che ha permesso di concentrare le lezioni nei dialoghi, capacità di ascolto e dialettica. Seduti tra i banchi giovani laureati in attesa di prima occupazione, lavoratori che hanno scelto di investire nella propria formazione, ma anche qualche pensionato con la passione per le lingue e i viaggi. Non si finisce mai di imparare. Stesso entusiasmo tra gli articolati segni della lingua cinese dove la curiosità e la passione per l’est asiatico ha accomunato gli studenti con l’età media decisamente più alta rispetto agli altri corsi. Intramontabile la vicinanza alla penisola Iberica della Riviera del Corallo. Con trentasei iscritti i due corsi di spagnolo hanno preparato ad un buon livello tanti lavoratori stagionali, imprenditori e dipendenti del settore turistico. Tutti i corsisti hanno sostenuto durante queste ultime settimane gli esami di verifica che certificano il livello europeo raggiunto da ciascun alunno. Ulteriori corsi gratuiti saranno banditi dal Cla nelle prossime settimane con inizio dopo la metà di marzo.
17 - La Nuova Sardegna / Pagina 43 - Cultura e Spettacoli
Professione libraio
A Orvieto una scuola sui segreti del mestiere
PAOLO MERLINI
Dopo quindici anni come libraio indipendente, Piero Rocchi, classe 1968, forlivese trapiantato a Bologna, a lungo patron della «Nautilus» nel cuore universitario della città, ha capito che librai non ci si improvvisa, soprattutto al tempo della crisi globale, gli ebook, la vendita online e i centri commerciali dove si vende di tutto. Nasce così la Scuola librai italiani di Orvieto, che ha fondato nel 2006 e di cui è direttore tecnico. Nei giorni scorsi Rocchi ha tenuto incontri in diverse librerie della Sardegna per farla conoscere.
Perché dare vita a una scuola per librai in un momento di crisi che costringe molti alla chiusura?
«È proprio la crisi e l’evoluzione rapidissima del mercato che ha spinto l’Ali, associazione librai italiani, insieme con l’università Ca Foscari di Venezia e il Centro studi di Orvieto, a colmare un vuoto formativo: in Italia non esisteva una scuola per librai, se si esclude il corso di perfezionamento tenuto da Umberto e Elisabetta Mauri che però è rivolto a chi è già del mestiere. All’estero invece scuole simili sono una realtà da tempo. Si pensi alla Germania dove la necessità della formazione è talmente sentita che da loro si chiama scuola del commercio librario e riunisce librai ed editori».
È un corso post laurea, come si svolge?
È un corso di alta formazione ma può accedere chiunque: all’inizio era riservato ai laureati, poi l’abbiamo esteso ai diplomati. Ci sono delle preselezioni, la prossima si svolge il 13 di marzo a Orvieto, e un numero massimo di trenta iscritti. Il corso dura un anno ed è diviso in quattro blocchi. Il più importante, la didattica, si svolge a Orvieto e dura complessivamente otto settimane. Poi ci sono gli stage in librerie indipendenti o di catena, ancora le visite guidate alle mostre di settore, da Torino alla Buchmesse di Francoforte sino a “Più libri più liberi” a Roma. Poi c’è la fase del progetto: cioè ipotizzare, ma nel modo più concreto possibile, l’apertura di una libreria in una determinata realtà».
Chi sono i docenti?
Dall’università di Venezia esperti di marketing come Tiziano Vescovi, direttore scientifico della scuola, o Carlo Marcon che insegna economia aziendale. Ma oltre alle docenze accademiche, si svolgono incontri con testimoni eccellenti del mondo del libro, da Gian Arturo Ferrari, ex direttore della divisione libri di Mondadori ora presidente del Centro per la promozione della lettura istituito dal consiglio dei ministri, a editori come Giuseppe Laterza, Antonio Sellerio, Marco Cassini di Minimum Fax, solo per fare degli esempi.
E scrittori? Il corso sembra indirizzato molto più verso l’aspetto commerciale della professione, più che su quello culturale.
«Anche scrittori, certo, l’anno scorso abbiamo avuto Michela Murgia e Maurizio De Giovanni. Quanto alla sua considerazione, è evidente che chi vuole fare il libraio dve avere un’insana passione per la lettura. La parte economica e imprenditoriale però è assolutamente imprescindibile. Sono molte purtroppo le librerie costrette a chiudere o strozzate dai debiti. Per questo siamo maniacalmente insistenti sugli aspetti economico-gestionali, perché è uno dei vuoti formativi che notiamo addirittura in chi è già libraio da tempo. Da un anno e mezzo abbiamo cominciato, proprio in Sardegna, grazie ad Aldo Addis di Koinè, a svolgere corsi itineranti per trattare determinati aspetti. Il gradimento ci dimostra che la formazione nel mondo dei librai dovrebbe essere perenne».
Quante sono le librerie in Italia? Quanto pesa il bassissimo indice di lettura nazionale, praticamente mezzo libro l’anno a testa per italiano, e quanto la crisi? «Complessivamente sono circa duemila le librerie attive, da quelle di catena alle indipendenti, ma il dato include anche i centri commerciali, le librerie scolastiche, universitarie e professionali. È vero che in Italia leggono in pochi, ma quei pochi leggono tanto. Lo dimostra il fatto che ci sono circa ottomila case editrici, e che la principale ha il trenta per cento del mercato. La domanda dunque c’è, è compito dei librai saperla raccogliere».
Gli sconti spesso esagerati delle vendite online o della grande distribuzione quanto influiscono?
«Per fortuna da alcuni mesi è entrata in vigore la legge Levi che fissa un tetto massimo del 15 per cento sul prezzo di copertina. È pur vero che per una piccola libreria non è sostenibile, e che in Francia il tetto massimo è il 5 per cento, in Germania lo zero. Ma almeno ora c’è una regola valida per tutti».
Poi ci sono gli ebook. Il mercato muta di continuo.
«In Italia è un fenomeno di nicchia, al momento ci sono circa 20mila titoli digitalizzati, su un mercato vivo di oltre 500mila titoli. Ma se guardiamo agli Stati Uniti, dove il dato cresce sensibilmente, è chiaro che dovremo attrezzarci. Ma confido nel fatto che librerie sono un luogo di incontro, di consigli. Merito dei librai».
Ad aprile al via lezioni, stage e visite alle mostre
La scuola librai italiani ha sede a Orvieto, dove nasce nel 2006. È un corso di alta formazione aperto a tutti, diplomati e laureati, e al termine dell’anno in cui si svolge non rilascia un diploma vero e proprio ma un attestato di frequenza, “spendibile” - come dice il direttore tecnico Piero Rocchi - presso le librerie di catena o indipendenti alla ricerca di personale. Ma dà anche l’opportunità di aprire una libreria nella propria città o regione, sempre se esiste lo spazio di mercato. L’esame finale infatti verte proprio su un progetto, realizzato dagli studenti in gruppi da due a cinque, su una libreria da aprire in una determinata realtà. «Circa il 55 per cento dei nostri studenti trova occupazione nel giro di un anno - dice Rocchi - Alcuni di loro sono riusciti ad aprire una propria attività». Per iscriversi al corso 2012, che prende il via il prossimo 10 aprile, è necessario fare domanda entro il 29 febbraio, poi si partecipa a una preselezione che si svolge a marzo a Orvieto (tra i vari test anche uno in lingua inglese, per la partecipazione alle fiere internazionali). Trenta gli studenti ammessi ogni anno.
Il corso prevede un’attività didattica che si svolge a Orvieto per nove settimane, non consecutive perché ad essa si affiancano stage nelle librerie, convenzionate con la scuola, nella propria città o regione. Informazioni e scadenze nel sito www.scuolalibraitaliani.com.