Come pubblicato nei giorni scorsi i lettori sanno già che la giunta regionale sarda nell’ampia manovra di risparmio finalizzata a riportare risorse disponibili nelle proprio casse (oggi all’asciutto) ha deciso di tagliare le spese in alcuni settori. E la scure stavolta è calata anche sulla cultura. Per quando riguarda poi la cultura della città di Nuoro il taglio è stato durissimo: azzeramento dei contributi annuali della biblioteca Satta, tagli ai fondi dell’Ailun col rischio di perdere un corso, e risorse dimezzate anche per l’università pubblica nuorese. Un taglio complessivo molto grave, visto e considerato che gran parte della programmazione comunale e territoriale, in questa fase, sta puntando proprio sulla cultura e l’identità. Il danno che si delinea quindi non è soltanto in termini diretti, ma anche in prospettiva.
Anche per questa ragione, dunque, il sindaco della città e il presidente della Provincia di Nuoro hanno deciso di coinvolgere tutti i consiglieri regionali del Nuorese, al fine di decidere una linea comune, e modificare la manovra di bilancio. Limitando, se sarà possibile, i tagli alla cultura.(n.b.)
In una conferenza stampa il sindaco Giovanni Cubeddu ha reso noto che, fallito miseramente ogni tentativo di dialogo, è giunto il momento della protesta a muso duro contro un esecutivo regionale che ha come unico disegno quello di un’ulteriore marginalizzazione delle aree interne della parte alta dell’isola. Ozieri, equidistante da Sassari e da Olbia, ha sinora svolto il ruolo di punto di riferimento per alcune di queste aree ma, in seguito alle decisioni già assunte o in via di formalizzazione da parte dell’esecutivo regionale, rischia di precipitare nel vortice del sottosviluppo e della crisi irreversibile.
Un ragionamento in negativo quello di Cubeddu che sarebbe condiviso da buona parte dei colleghi dei centri più importanti della provincia, che hanno dichiarato la loro disponibilità a partecipare a una convention di protesta programmata per i primi di marzo in città. Nel suo intervento davanti alla stampa, il capo dell’amministrazione comunale non ha potuto fare a meno di ripercorrere le tappe più significative della collana di sgarbi che la Giunta Soru ha dedicato alla città. Sono così riemerse le vicende relative alla fusione del Consorzio di Bonifica locale «con altri enti similari radicalmente disomogenei. Un provvedimento assunto contro la volontà degli operatori interessati, chiamati a pagare i costi miliardari degli errori compiuti dai funzionari regionali, di cui comunque chiederemo conto anche, se sarà caso, rivolgendoci alla magistratura».
Vi è poi quella relativa alla ventilata soppressione dell’istituto Incremento Ippico della Sardegna (unico ente strumentale della Regione con sede in città) e la conseguente vendita ai privati dell’ippodromo di Chilivani. Contro questo progetto si erano levate voci di dissenso anche da esponenti della sinistra locale, pur favorevole alla riforma complessiva degli enti regionali. Nell’intento di riportare la discussione sui binari del corretto rapporto istituzionale, al termine di un’affollata riunione di consiglio comunale, si era stilato un documento unitario in cui si chiedeva l’esame congiunto della questione. Una richiesta rimasta, a oggi, inevasa.
Nel contenzioso con la Regione è stata inserita anche la problematica dei trasporti su rotaia. Anche su questo versante, si lamenta una politica regionale mirata a potenziare il sud dell’isola e al progressivo smantellamento del servizio nella Provincia di Sassari. Una strategia che oltre a vedere la stazione di Chilivani nel ruolo di vittima sacrificale, vanifica i programmi e le opere già realizzate (centro intermodale) per un potenziamento del sistema ferroviario. In questo contesto si inserisce la vertenza in atto sui lavori di costruzione della bretella di raccordo fra le linee ferroviarie Cagliari-Sassari e Olbia-Sassari. A dispetto dell’intero consiglio comunale, l’opera, che elimina la stazione ozierese dal tracciato della Cagliari-Sassari, è stata avviata, ma un errore progettuale ha costretto le imprese a sospendere i lavori a tempo indeterminato. Ma a parere di Giovanni Cubeddu (che nell’occasione era accompagnato dagli assessori Antonio Fantasia e Ceppe Pani), oltre a tali vicende emblematiche, nella finanziaria regionale vi sarebbero altre innumerevoli testimonianze sulla scarsa simpatia che il presidente Soru avrebbe per Ozieri e il Monte Acuto. Vi è, per esempio, il rischio di perdere la Comunità Montana, ma vi sono anche i tagli operati sui fondi della legge 37, il mancato rifinanziamento della legge 51, che impedisce il decollo della zona artigianale artigianalecomunale di «Sas pedras frittas», i tagli operati alla formazione professionale che penalizza i tre centri presenti in città.
In apertura della conferenza stampa il sindaco ha dato notizia di un altro «colpo basso» indirizzato a uno dei progetti cardine della sua azione di governo. Le organizzazioni sindacali in una nota avrebbero espresso la loro contrarietà all’apertura, prevista per il prossimo ottobre, del corso universitario sull’allevamento equino.
«È un atto di gravità estrema - ha detto Cubeddu - che non tiene conto degli effetti che l’apertura porterebbe alla città. Fra l’altro il corso si completerà con l’azienda sperimentale che, grazie al finanziamento ottenuto dal Comune con i Pia, verrà aperta a Chilivani».
Angela Farina
Con queste premesse è naturale che ci sia una perfetta armonia di intenti tra il rettore dell’ateneo di Sassari Alessandro Maida e il governatore Soru. «Le università sarde devono stare sul mercato con tutta la loro capacità competitiva e per starci hanno bisogno del sostegno della Regione», ha detto il primo. E il presidente ha raccolto subito l’invito alla collaborazione: «La Regione è pronta a qualunque sacrificio pur di non far mancare un solo euro all’istruzione. Ma l’Università deve proporre validi progetti, deve porsi obiettivi a lungo termine. Noi non possiamo lesinare nulla, non si può risparmiare sulla conoscenza. Lo sviluppo dell’isola verrà solo da quello che riusciremo a mettere dentro la testa dei giovani».
Per ora il tasso di dispersione scolastica è altissimo. La percentuale di abbandoni negli atenei sardi è il più alto in Italia. «Su cento laureati nella nostra regione solo dieci hanno un lavoro. La media europea è di 32 su 100». Ma non basta: il quadro tracciato da Soru è ancora più allarmante: «Circa 150 mila famiglie sarde sono vicine alla soglia della nuova povertà». E ancora: «Dalle ultime statistiche risulta che il 18-20 per cento dei sardi sono senza un lavoro». Se dunque, come afferma Soru, «il vero motore dello sviluppo deve essere la conoscenza», la Sardegna in questi anni è andata in folle. Sebbene i risultati dell’ateneo sassarese, elencati in una lunga relazione dal rettore Maida, sembrano di tutto riguardo: «Il 2004 si è chiuso con un consuntivo di quasi 165 milioni in termini di spese. Il bilancio di previsione 2005 si basa su un tetto prudenziale di 147 milioni di euro. Abbiamo bandito 360 concorsi, di cui oltre 140 per ricercatori, e sono stati inquadrati quasi 100 docenti. Il corpo docente è così aumentato de l50 per cento. Inoltre sono cominciati diversi lavori di ristrutturazione e messa a norme in varie facoltà, alcuni dei quali già portati a compimento. Ma anche i servizi per gli studenti sono stati potenziati: convenzioni con l’Atp e l’Arst, il servizio sanitario integrativo per i fuori sede, agevolazioni nello sport e via dicendo. Il nostro sforzo finanziario è stato ingente, e da dieci anni a questa parte siamo riusciti a mantenere inalterate le tasse».
Eppure le preoccupazioni per il futuro non mancano. Infatti il sistema universitario in Italia viene finanziato con lo 0,8 per cento del Pil contro alla media dell’1,2 degli altri paesi europei. «La Regione sarà per noi un interlocutore prezioso - ha concluso Maida - La nostra non è solo una richiesta di sostegno, ma anche un’offerta di collaborazione all’interno del disegno generale di sviluppo economico e civile della Sardegna. Penso, ad esempio, alla nuova concezione del turismo e alla legge salvacoste, che presuppone un insieme di conoscenze e interventi che riguardano non solo il paesaggio costiero ma anche i paesi dell’interno, i centri storici, i siti archeologici, i saperi locali, la fauna e la flora. Tutti ambiti nei quali i due Atenei sardi possono dare un contributo assai importante». Soru raccoglie l’invito, promette sostegni: «Anche a costo di venderci macchine, terreni e palazzi». (l.s.)
Bertotto si è soffermato poi sugli incentivi, lanciando la proposta di motivare i Comuni a investire nel proprio futuro garantendo borse di studio agli studenti residenti, «perché da un lato si elimini la beffa rappresentata dalla figura di uno studente idoneo e meritevole ma non beneficiario di un sussidio, e dall’altro si garantisca la possibilità di scegliere tra i tutti di corsi di laurea in Sardegna». «Noi studenti siamo stati in grado, in poco meno di dieci anni, di trasformare la città di Sassari, che tutto può definirsi tranne che ospitale nei confronti degli universitari. Ci siamo organizzati in decine di associazioni». Infine, lo studente delegato a rappresentare i suoi colleghi, ha elencato progetti e proposte che, ci si augura, possano vedere la luce al più presto. ‹Nello specifico mi riferisco alla casa dello studente dell’ex Fondazione Brigata Sassari e all’apertura della biblioteca interfacoltà “Pigliaru” sino alla mezzanotte. Ancora, al progetto Socrates Erasmus per gli scambi internazionali tra studenti, magari sostenuto con la conferma del fondo regionale della legge 25 del 2002; al mattatoio comunale, in modo che possa diventare spazio di cultura universitaria e non terreno di contestazioni; al Politecnico della Sardegna per far sì che possa cominciare un nuovo dialogo con Cagliari; ai nuovi laureati triennali perché possano pretendere e ottenere il riconoscimento del loro titolo nel mercato del lavoro regionale». (m.d.)
Alcuni riguardano l'ateneo pavese: un complesso di infrastrutture di servizio e ricettive nell'area Cravino, tra cui una mensa e impianti sportivi, per il quale è previsto un finanziamento di 4 milioni di euro, la realizzazione del sistema museale d'ateneo e la creazione di un nuovo soggetto per la gestione dei dodici collegi universitari. Il nuovo strumento urbanistico servirà da raccordo tra i precedenti progetti di pianificazione territoriale.
Per questa definizione del piano partecipano Università, Provincia, Comuni, Camera di commercio, Policlinico San Matteo e Parco regionale del Ticino. «Per la prima volta - ha commentato il rettore Roberto Schmid - arriva all'università di Pavia un atto di riconoscimento delle sue potenzialità».
La Finanza manda questionari obbligatori a quasi metà degli 80 mila fuorisede negli atenei
La Guardia di finanza ha già inviato 30 mila questionari per scoprire, grazie agli studenti, le locazioni in nero
Gli uomini della Finanza, fin qui, si sono mossi con la seguente strategia: primo passo, l’elenco dei fuorisede. Da questo, hanno rintracciato il domicilio di origine: lì, hanno inviato il questionario. Nel quale, anno per anno, si chiede allo studente di citare ogni «contratto di affitto stipulato», la quota versata al proprietario, «anche se difforme da quella riportata sull’accordo», «la forma di pagamento» e di allegare, nel caso in cui vi fosse, copia del contratto «e se è in forma verbale, darne indicazione». Insomma, un lavoro meticoloso che però rappresenta solo una parte dell’inchiesta. L’altra, i cui risultati saranno poi incrociati con quelli ottenuti dagli studenti, si base sulle utenze di elettricità e gas di appartamenti che sulla carta risultano sfitti. Stesso controllo, viene eseguito su coloro che continuano a cercare inquilini sui giornali specializzati con annunci rivolti esclusivamente a «studenti non residenti».
I tempi dell’inchiesta del «Comando I Gruppo - Primo nucleo operativo» della Finanza, non dovrebbero essere lunghi: ad inizio questionario, infatti, è richiesta la consegna «entro e non oltre il sedicesimo giorno dalla notifica, mediante raccomandata o consegna a mano in via Nomentana 591». Ieri mattina, gli studenti aspettavano in fila. Come per un esame.
Nella sede del Primo nucleo operativo delle Fiamme gialle al momento della riconsegna dei mo duli da parte dei ragazzi
«Il questionario è arrivato a casa dei miei qualche giorno fa e loro me l’hanno spedito per fax», dice Anna Gargiulo, ventenne ragusana iscritta a legge. Lei lo ha compilato e oggi è venuta a consegnarlo nelle mani del maresciallo. Una per una, lui ascolta tutte: «Prego si sieda, lei è fortunata ad avere gli zii a Roma. Una casa qui è come vincere alla lotteria, con i prezzi che ci sono in giro» dice il finanziere. «Tutto a posto allora? Grazie, lei è così gentile che mi ricorda mio padre» replica lei, la matricola.
Ma la seduzione non scatta con il finanziere maturo, sepolto sotto una valanga di questionari, in cui l’unica cosa che ancora sorprende forse è la ricorrenza di certe cifre. Un posto letto in via Tiburtina 250 euro mensili. Uno in un condominio sulla via Prenestina 200 più le spese. Per il resto tutto molto simile. Nessun contratto scritto, intese verbali, diritti dell’inquilino flessibili.
Il maresciallo ne avrà ancora per molto prima di districarsi in quel mare di affitti senza un contratto tra San Lorenzo, via Tiburtina, via Prenestina, lungo le rotte universitarie, al centro del Terzo municipio. Intese stipulate a voce come patti d’amore o ricatti.
Racconta Roberto, studente fuori sede, venuto per imparare il diritto nelle aule e sulla sua pelle: «Pago 450 euro al mese per la mia stanza, più il contributo per gas, elettricità, condominio e spazzatura. Il proprietario dice che dobbiamo pagarla io e l’altro ragazzo con cui divido la casa». Roberto è al quarto anno della sua facoltà e al terzo di affitto fuori sede. La famiglia non ha mai potuto detrarre le spese universitarie perché Roberto non è mai riuscito a farsi fare un contratto di affitto : «L’ho chiesto più volte ma con una scusa o l’altra non l’ho mai avuto» racconta Roberto, studente che conosce i suoi diritti. Da un paio di mesi, da quando l’altro inquilino se n’è andato, la casa è stata messa in vendita. E ora, il proprietario fa pressione su quell’ultimo rimasto, perché se ne vada al più presto: «A Natale ero andato a trovare la mia famiglia e ho ricevuto una sua telefonata in cui mi chiedeva di lasciargli libera la stanza, così, su due piedi, come se trovarne un’altra fosse questione di minuti». Ora anche su questo indagheranno gli uomini di via Nomentana.
Il Presidente di Laziodisu ha da poco ultimato un riepilogo della situazione. Sulla sua scrivania ci sono i dati degli ultimi contributi erogati agli studenti. L’ultimo bando, che compare ancora su internet, indica che il finanziamento versato dalla regione Lazio per l’Università è di circa due milioni di euro, quattro miliardi di vecchie lire. «Soldi che come sancito dalla costituzione devono andare a studenti meritevoli con un reddito insufficiente». I finanziamenti sono divisi in varie tipologie: «Esistono diversi sussidi. Borsa di studio, contributo per l’alloggio o per il trasporto, premi agli studenti. Categorie differenti a seconda degli studenti, che siano fuori sede, pendolari o residenti. Per il trasporto, la casa, i libri» spiega Clarke.
La procedura però è sempre stata la stessa da anni: «I nostri uffici trasmettono una copia dell’autocertificazione con i requisiti richiesti dello studente assegnatario alla Guardia di Finanza. In caso di assegnazione di contributi per l’alloggio, si allega il contratto d’affitto come stabilisce la procedura» dice il presidente di Laziodisu. Il contributo varia a seconda delle tipologie. La borsa di studio degli studenti fuori sede è circa 4.200 euro. Duemilatrecento per gli studenti romani. Millecinquecento euro a testa per gli studenti che sono in graduatoria per il contributo-alloggio. «Tutto questo - precisa Clarke- in attesa che arrivi in porto il progetto di edificazione dei nuovi alloggi per gli studenti che in questo modo si aggiungeranno alle millecinquecento case per gli studenti che già esistono ma che sono insufficenti. Si tratta di tremila appartamenti per i quali si sta preparando la gara d’appalto e sui quali speriamo di poter contare entro tre anni al massimo».
Il motore di ricerca apre la biblioteca universale in rete. E la Francia lancia «Gallica»
Entro il 2015, grazie a Google sarà possibile effettuare ricerche per parole chiave all’interno di 4,5 miliardi di pagine che prima si potevano solo sfogliare. Pagine quasi tutte in inglese, si allarma il professore. «C’è il rischio di una dominazione schiacciante dell’America nella formazione dell’idea che le prossime generazioni si faranno del mondo - ha scritto Jeanneney in un accorato appello su Le Monde -. L’Europa deve contrattaccare».
«Don Jeanneney de la Mancha», ormai lo chiamano su Internet gli stessi francesi. Per combattere contro i mulini a vento dell’imperialismo culturale anglosassone, il presidente della Bnf chiede che l’Unione europea approvi al più presto un piano pluriennale dotato di un budget «generoso», attingendo ai fondi pubblici per proteggere cittadini e ricercatori dagli «effetti perversi della ricerca del profitto» dissimulata dietro l’apparenza di scopi filantropici. Nel frattempo, «non bisogna lamentarsi ma agire». E quindi rilanciare «Gallica» ( gallica.bnf.fr ), la versione online della Biblioteca nazionale di Francia, che vanta 70 mila titoli digitali, 80 mila immagini e decine di ore di documenti sonori consultabili gratuitamente. Tre giorni fa la Bnf ha avviato un programma di digitalizzazione della stampa francese, che entro il 2009 renderà possibile consultare online 22 testate dall’Ottocento ai giorni nostri, pari a 3,2 milioni di pagine. Si comincia dei numeri del Figaro , La Croix , L’Humanité e Le Temps fino al 1944. I soldi - 3,5 milioni di euro nell’arco di cinque anni - verranno presi dai fondi della biblioteca e da un contributo del Senato di 150 mila euro l’anno. Una mossa poco più che simbolica, ma da qualche parte bisognava pur cominciare. Il problema è che anche qui le buone intenzioni dell’«eccezione culturale francese» - Jean Marie Messier l’aveva dichiarata «morta» già nel 2001, ma gli è sopravvissuta - sembrano scontrarsi con le inefficienze tipiche di un sistema non pensato per essere concorrenziale.
«Il nostro Paese ha un debole e un savoir-faire innegabili per lo chic poco pratico - sostiene lo storico Lucien X. Polastron -. Il processo di digitalizzazione avviato da Gallica, in particolare, è un favoloso investimento che serve a fare apparire sullo schermo milioni di pagine nelle quali una specie di stupidaggine flaubertiana e poliziesca chiamata "modalità immagine" vi impedisce di lavorare. Occorre allora inviare una domanda di preventivo (servono due settimane per la risposta) perché la fotocopia in formato A4 della pagina desiderata vi sia inviata per posta dopo pagamento per assegno». In queste condizioni, la speranza che «Gallica» (sia pure aiutata dai fondi pubblici francesi ed europei) possa davvero un giorno competere con Google sembra essere macchiata da qualche nostalgia per i gloriosi esordi dell’informatica francese: i bei tempi dei computer Bull e del Minitel in tutte le case.
Oggi si festeggiano i dieci anni della Biblioteca nazionale: fu l’ultima grande opera voluta da Mitterrand (costata 1,2 miliardi di euro), «ma negli stessi dieci anni - fa notare il Figaro - i due studenti Larry Page e Sergey Brin hanno creato con Google un gruppo che in borsa vale oltre 60 miliardi di dollari, più di Ford e General Motors messe insieme». Jeanneney non lo accetterà mai: il sogno enciclopedico di Diderot e d’Alembert oggi vive in California.
Gli studenti universitari lo preferiscono a Eco. Oggi, la sua prima lezione
Teorie e tecniche del linguaggio giornalistico
ieri il «battesimo» della quarta edizione del corso
In questo complesso scenario è stato inaugurato ieri il corso di Teoria e Tecniche del linguaggio giornalistico, organizzato dall'associazione Medianet dei giornalisti Assia La Rosa e Vittorio Romano, dall'assessorato provinciale alla Formazione Professionale retto da Giuseppe Greco e dall'Università, in collaborazione con "La Sicilia": «Un'iniziativa giunta ormai alla sua quarta edizione - ha spiegato Giuseppe Vecchio, preside di Scienze Politiche - che da quest'anno rilascerà anche crediti formativi ai laureandi che partecipano al corso». Il pacchetto mass-mediatico viene recapitato direttamente in aula, in un'ottica che vede l'applicazione di nuove metodologie didattiche: teoria e pratica s'intrecciano, lasciando spazio alle nuove frontiere del marketing e all'introduzione di potenti tecnologie: «Siamo convinti che la scommessa per il futuro riguardi la formazione - continua l'assessore Greco - mai come oggi per rispondere alle esigenze del mercato del lavoro, bisogna aver capacità e competenze da proporre».
E per cominciare nel più innovativo dei modi, i 24 partecipanti hanno avuto modo di sperimentare il modulo di Empowerment - applicato alla scrittura - fatto di esercitazioni nate per stimolare il lavoro di team e per aumentare la capacità del gruppo di relazionarsi, al fine di promuovere maggiore efficacia/efficienza nel lavoro in ambito aziendale. Un modo per iniziare a conoscersi, per poter intraprendere insieme la strada che porta dritta alla scoperta di un mondo che per definizione è il prodotto delle condizioni storiche, politiche, sociali e culturali di un'epoca e di un Paese. Professione che si serve di una penna, ma anche del cuore e soprattutto della mente, che deve saper utilizzare al meglio la scrittura, imparando prima a "leggere" tra le righe della più complessa realtà.