SASSARI. Sarà l’anno della svolta? Il vastissimo uditorio che ieri ha affollato la sala della Camera di commercio per l’inaugurazione dell’anno sanitario ha tirato un collettivo sospiro di sollievo quando l’assessore Dirindin ha detto che sì, quel punto interrogativo in fondo alla frase si può eliminare. Un’affermazione forte, supportata da un progetto illustrato con l’ormai proverbiale determinazione.
Erano davvero tantissime le persone, fra medici, infermieri, rappresentanti istituzionali, addetti alla comunicazione, e gente comune intervenute alla mattinata di dibattito voluta dalla Federazione regionale degli Ordini dei medici della Sardegna dal titolo appunto «La sanità in Sardegna 2005: l’anno della svolta?». In tanti incuriositi da una manifestazione che, giunta alla sua quarta edizione, a Sassari non si era mai tenuta. E d’altra parte si tratta di un evento “caratteristico” della nostra regione che pretende di fare il punto sulla situazione dell’offerta sanitaria nell’isola e mettere insieme idee per contribuire al miglioramento dei servizi al cittadino.
Ma, a parte il legittimo interesse degli addetti ai lavori per le parole di tutti i rappresentanti istituzionali e di categoria che si sono succeduti al microfono, è sempre la presenza dell’assessore «di ferro» Nerina Dirindin, a suscitare curiosità. E d’altra parte, l’amministratore «a cui non bisogna chiedere la carta d’identità» (è piemontese e unico assessore non sardo della giunta, scelto da Soru per portare avanti l’impresa di guarire la sanità malata) non ha deluso le aspettative. Stretta in un tailleur gessato di taglio maschile, capelli corti e foulard al collo, la Dirindin ha parlato ampiamente della situazione del settore sanitario in Sardegna e del lavoro che la giunta è chiamato a svolgere e sta svolgendo negli ultimi mesi. Ha anche elencato con chiarezza i punti deboli del sistema (fra cui l’eccesso di posti letto e il numero dei medici per abitante tutto da verificare, per citarne alcuni) e soprattutto ha detto a chiare lettere che da un lato non ci si può nascondere dietro l’alibi delle responsabilità della classe politica, dall’altro bisogna subito capire che le risorse sono molto limitate e ci si dovrà ingegnare per migliorare il servizio con i pochi mezzi a disposizione. Una politica dei tagli dunque, è quella che le aziende sanitarie e di conseguenza i cittadini devono aspettarsi da quest’opera di risanamento? Più o meno sì.
«È bene dirlo subito - ha tenuto a specificare l’assessore -: i prossimi anni saranno dolorosi da un punto di vista economico. I trasferimenti dallo Stato alle Regioni hanno già subito vistose modifiche in virtù delle riforme istituzionali che sono state attuate in questi anni. In più la Sardegna, come altre regioni del Centro Sud, paga lo scotto di non aver avviato per tempo il processo di risanamento del sistema sanitario. Ecco perchè dobbiamo cercare di raggiungere risultati concreti, altrimenti il ministero dell’Economia ci escluderà: è finito il tempo dei trasferimenti a pioggia e dei ripianamenti di bilancio».
Di seguito a queste premesse Nerina Dirindin ha tracciato la mappa delle priorità dalle quali partire per una effettiva applicazione del diritto alla salute dei cittadini. «In primo luogo vorrei rivendicare il ruolo della Regione e il primato della politica “buona”, quella che deve ascoltare i cittadini, prendere decisioni nel più breve tempo possibile e verificare che le decisioni prese siano state messe in atto dalle aziende sanitarie».
A proposito di aziende sanitarie, si è soffermata sull’azienda mista ospedale-università di cui si attende l’istituzione. «Abbiamo terminato la ricognizione sull’esistente. Adesso ci vorrà qualche tempo per far partire l’azienda: servirà a migliorare il servizio eliminando doppioni e spese inutili; ovviamente a patto che lo spirito fra universitari e ospedalieri sia di collaborazione. Sul piano sanitario regionale, in ritardo di «appena» vent’anni, ha detto invece che potrebbe essere pronta una bozza entro alcune settimane.
Ma non è mancato nell’esposizione un accenno al rapporto con i medici. «Ai sanitari chiediamo - ha detto - che stiano attenti all’appropriatezza dei servizi offerti e cioè che i cittadini possano avere tutto ciò che gli spetta in termini di diritto alla salute. Dobbiamo parlare di livelli minimi di assistenza ma anche dello spirito di umanità al quale i medici devono attenersi nel loro lavoro». A questo proposito si è parlato di un piano regionale per la formazione finanziato con i Por europei: «Anche qui dobbiamo agire in fretta perchè i bandi stanno per scadere e rischiamo di perdere i finanziamenti».
Infine Nerina Dirindi, ha spiegato all’uditorio che cosa si aspetta dai manager delle aziende sanitarie. «A loro non chiediamo il pareggio di bilancio, anche perchè sappiamo che difficilmente riuscirebbero a raggiungerlo. E poi perchè la prorità è di dare risposta alla richiesta di servizi in rete. Predisponiamo a tale proposito piani triennali di rientro anche perchè il 3 marzo a Roma avremo l’incontro nazionale dal quale si capirà quali saranno le risorse in arrivo dallo Stato per ciascuna regione». Insomma, in assessorato si sta lavorando perchè i prossimi cinque anni siano davvero quelli della svolta.
L’applaudito intervento della Dirindin era stato preceduto da una lunga serie di discorsi fra i quali molto apprezzato quello di Nanni Campus, sindaco di Sassari nonchè medico. «Abbiamo conosciuto tanti padroni e anni non certo esaltanti per la sanità - ha affermato con coraggio -. I nuovi manager della Asl 1 sono stati definiti da qualcuno “colonizzatori” perchè arrivano da fuori. Io penso che l’importante sia vedere risultati concreti. Inoltre ci vuole una nuova mentalità, un taglio netto con le prassi subite e coltivate in passato, insomma quel rapporto malato con la politica. Ci vuole assistenza diffusa, lotta agli sprechi e riconversione di strutture inservibili. Mi auguro che la svolta ci sia, e se sarà di destra o di sinistra non avrà importanza».
In tanti, da Pierpalo Vargiu, presidente della federazione regionale degli ordini, ai presidenti dei singoli ordini di categoria, hanno parlato di un «patto di buona salute» che deve essere il punto di arrivo di tutte le politiche.
Dopo gli interventi di Salvatore Marras del Tribunale per i diritii del Malato, del direttore sanitario della Asl di Sassari Giorgio Lenzotti e di tanti altri medici, è spettato al presidente dell’ordine provinciale di Sassari Agostino Sussasrellu tirare le fila di una giornata ricchissima di spunti. Sussarellu, oltre che auspicare la svolta richiamata nel titolo del convegno, ha voluto anche ricordare i medici che nell’ultimo periodo hanno perso la vita nell’esercizio della loro professione. «Oltre ad Alessandro Ricchi e alla sua equipe è doveroso ricordare Roberta Zedda, barbaramente uccisa in guardia medica ma anche Monica Moretti uccisa a causa del suo lavoro».
Gli studenti delle scuole superiori a lezione di astrofisica e biodiversità
Il Convegno, dal titolo “Scuola, Scienza e Società” si è svolto nell’aula magna della Marina Militare “Primo Longobardo”, alla presenza di un attento pubblico di studenti, interessato alle varie tematiche affrontate, come l’utilizzo della matematica e delle scienze nei vari campi delle attività umane, specie per quanto riguarda le loro dimensioni applicative, specialistiche e professionalizzanti. Nella prima giornata, gli argomenti hanno spaziato dall’astrofisica: “Pulsar, orologi cosmici”, alle “Problematiche evolutive della biodiversità nel Mediterraneo” per concludersi con un intervento del direttore del Parco, che ha spiegato l’uso della matematica nella descrizione delle comunità vegetali. La seconda giornata è stata dedicata alla medicina e chirurgia e all’utilizzo della scienza e della tecnologia nella ricerca biomedica.
Nell’ultima parte del seminario, invece, protagonisti il territorio e l’ambiente con l’esame dei sistemi informativi e le loro applicazioni in merito a queste tematiche. Il matematico, Sebastiano Seazzu, che ha curato la parte scientifica delle giornate, è soddisfatto dei risultati conseguiti: «Il convegno ha ospitato relatori di prestigio ed esperti di fama internazionale, che hanno parlato di problematiche scientifiche per suscitare l’interesse nei ragazzi e hanno messo in evidenza quanto la scienza sia importante nello sviluppo della società e rappresenti il motore dello sviluppo tecnologico e del benessere. C’è una proporzione tra il livello scientifico di un paese e quello economico. Più è alto lo sviluppo del primo, più è prospera una nazione».
Barbara Calanca
Sanità. Inaugurati ieri in ospedale alla presenza del sottosegretario alla Salute Al "San Francesco" si è tenuto un meeting internazionale sulle cellule staminali
L'identikit
delle figure richieste emerge da un'indagine dell'Università di Palermo in provincia di Trapani
Si susseguono le ricerche di mercato per conoscere i fabbisogni formativi delle aziende. Cioè per sapere le aziende di quali figure professionali hanno bisogno. La Regione svolge le proprie, Confindustria e sindacati riuniti nell'ente bilaterale e nell'Osservatorio regionale, hanno tracciato i loro identikit che meglio di ogni altro può essere vicino alla verità. Eppure nè i programmi di istruzione scolastica, nè i corsi di formazione professionale tengono in alcun conto i risultati di tali ricerche, e «sfornano» giovani con qualifiche poco richieste dal mercato del lavoro.
Adesso ci prova l'Università di Palermo, sperando che almeno i risultati incidano sui programmi dei corsi di laurea, che in verità già qualche trasformazione l'hanno avuta con l'inserimento degli stage formativi nelle aziende e, ad Economia, alcuni corsi sono stati «tarati» in funzione di specifiche esigenze del mondo produttivo.
La ricerca, diffusa ieri, contiene un giudizio negativo sulla situazione economica regionale, ritenuta insoddisfacente da oltre il 90 per cento degli intervistati; una forte richiesta di aggiornamento tecnologico (88 per cento) e di rinnovo della formazione professionale (84 per cento) per favorire l'imprenditorialità, una graduatoria delle figure richieste dal mercato: in cima, nell'88 per cento dei casi, stanno i laureati in discipline economiche-commerciali-amministrative.
L'indagine, promossa dall'Università di Palermo, è stata realizzata da SWG Sicilia nell'ambito del progetto Campus One per la provincia di Trapani, per capire quale percorso formativo è più utile a inserirsi nel mondo del lavoro, quali competenze servono alle imprese. Del progetto Campus One è responsabile Vincenza Capursi, ordinario di Statistica sociale alla facoltà di Economia. La ricerca, che ha coinvolto duecento persone tra dirigenti, imprenditori, responsabili di risorse umane tra novembre 2003 e ottobre 2004 e che è stata effettuata pure sulle altre quattro province della Sicilia occidentale (sono in elaborazione i dati), verte principalmente su quattro ambiti: il giudizio degli intervistati sulla situazione economica provinciale, i problemi che limitano lo sviluppo economico, i possibili interventi per lo sviluppo dell'imprenditorialità, i percorsi formativi richiesti e le modalità di reclutamento dei giovani laureati.
Gli intervistati prevedono di effettuare nuovi investimenti nel prossimo triennio, pur esprimendo un giudizio estremamente critico sull'attuale situazione economica regionale (poco soddisfacente per il 52 per cento, per niente soddisfacente nel 44). Tra i problemi che bloccano lo sviluppo del territorio vengono evidenziate l'assenza di infrastrutture adeguate (52 per cento), la carenza di efficaci politiche di sviluppo (28) e di formazione manageriale (24), le lungaggini burocratiche (24 per cento).
La realtà d'impresa trapanese ha comunque voglia di guardare al futuro: il 72 per cento del campione si dichiara convinto del possibile miglioramento dell'attuale stato di cose, auspicando interventi mirati allo sviluppo, quali l'aggiornamento tecnologico (88 per cento) e il rinnovamento della formazione professionale (84).
Quanto all'interesse ad assumere laureati per titolo di studio, in cima alla preferenze ci sono i laureati nel gruppo economico-commerciale-amministrativo (88 per cento), in ingegneria gestionale (64), nell'area informatica e delle telecomunicazioni (52). Tra le figure più richieste dalle aziende, responsabili dell'area vendite e marketing, specialisti in Scienze della salute, infermieri professionali, tecnici pubblicitari, informatici, esperti in pubbliche relazioni, ingegneri ambientali e gestionali.
L'identikit del personale ricercato dalle aziende prevede un percorso formativo valido e diversificato. Oltre al possesso di un diploma di tipo tecnico, servono - per l'ingresso nel mercato - altre caratteristiche, quali una forte motivazione (88 per cento), la predisposizione a buoni rapporti interpersonali (88 per cento) e la flessibilità negli orari (76). Qualità trasversali, affiancate da buone conoscenze informatiche (88 per cento) e, preferibilmente, da una precedente esperienza lavorativa o di stage.
L'elevata competenza richiesta dalle aziende non rispecchia, tuttavia, le attuali modalità di reclutamento del personale: il 36 per cento delle imprese contattate, infatti, dichiara di ricorrere alla chiamata diretta di conoscenti o persone segnalate. Un'impresa su cinque sceglie i propri dipendenti all'interno della rete di amici e parenti.