I cinque progetti di ricerca (neoplasie, sclerosi multipla, microcitemia, diabete e malattie cardiovascolari) erano partiti come «progetti speciali per l’occupazione» secondo la legge 11 del 1988. Ma in realtà, ha detto Masia, «hanno sopperito a carenze del Piano sanitario regionale». E ora «vanno stabilizzati anche come riconoscimento delle professionalità acquisite».
«A distanza di diversi anni si tratta di fare un bilancio dei risultati - ha detto l’assessore - su attività che, a regime, dovrebbero in parte rientrare nel Piano sanitario». Ci sarà una ricognizione entro un mese per valutare la quantità di ricerca. Non sarà facile arrivare a soluzione, considerato il blocco del personale della sanità. Non mancano i fondi per la ricerca, ma di questo settore, ha detto la Dirindin, «parleremo con le università».
Dal dibattito sono venuti spunti interessanti e precisazioni. Luciano Uras (Prc) ha insistito perché si trovino le motivazioni scientifiche per tenere in piedi i progetti, tenendo presente che riguardano persone «sulla soglia dei 40 anni». Bisogna tenere conto da un lato che l’esubero dei medici è accertato (almeno tremila i disoccupati in Sardegna, ha precisato il diessino Nazareno Pacifico) e dall’altro che serve una svolta tenendo conto (Giorgio Oppi, Udc) «che la ricerca era un valore aggiunto rispetto a una legge che dava priorità, in fase di emergenza, all’occupazione».
La legge istitutiva dei progetti speciali - ha detto Paolo Fadda (Margherita) - non ha più senso: «Quella storia è finita e ci vogliono nuove idee». Un progetto per il futuro è indispensabile anche per Pierpaolo Vargiu (Riformatori) che ha definito i cinque progetti «pezzetti di piano sanitario», nel senso che ha erogato prestazioni sulla cui continuità si deve discutere.
L’argomento, se da un lato rimanderebbe al piano del lavoro la soluzione (il primo traguardo era ed è l’occupazione), dall’altro stimola un confronto sulla ricerca, anche nell’ambito dei compiti e dei programmi delle aziende miste che il piano sanitario propone. Lo ha sostenuto Silvio Lai (Ds), ricordando il conflitto fra Sassari e Cagliari sui progetti di ricerca. Alessandro Frau (Progetto Sardegna) ha chiesto alla commissione di sentire i responsabili dei progetti speciali per conoscere lo stato dell’arte delle iniziative; mentre Giommaria Uggias (Margherita) ha chiesto all’assessore «che cosa si può fare per la ricerca», che spinge anche l’occupazione.
In attesa del dossier promesso entro metà luglio dall’assessore, Masia ha ritenuto preferibile rinviare una decisione.
Dopo Gerolamo Solina, direttore generale dell’era Galantuomo, in via Porcu si riaffaccia la figura del city manager. Il nome? Per adesso c’è il massimo riserbo, ma come recita lo statuto comunale, la nomina avverrà per intuitu personae, cioè sarà il sindaco, previo parere favorevole della giunta, a indicare il funzionario che ricoprirà l’incarico. L’investitura dovrebbe avvenire entro la fine del mese, con un contratto a termine. Sembra che il sindaco abbia già diversi curricula e l’attenzione sarebbe ricaduta su tre professionisti. Massimo riserbo anche sui compensi, ma in merito lo statuto parla chiaro: retribuzione lorda non inferiore a quella percepita dai dirigenti, con un incremento massimo del cinquanta per cento. Per ricoprire il ruolo di city manager è indispensabile la laurea e un’esperienza di almeno cinque anni maturata in enti pubblici o privati. Diversi i compiti assegnati al direttore generale: attua gli indirizzi e gli obiettivi stabiliti dall’amministrazione, sovrintende al coordinamento dell’ente e predispone il piano esecutivo di gestione.
L’altra novità è la convenzione con il Centro di ricerca per lo sviluppo del territorio dell’Università Cattaneo di Castellanza. Si tratta di un sodalizio annunciato nelle scorse settimane, quando Gigi Ruggeri andò in missione a Roma alla ricerca di un centro studi che garantisse un’efficiente gestione dell’apparato amministrativo. La proposta di Castellnza è arrivata sulla scrivania del sindaco nei giorni scorsi, e prevede diversi interventi. Il Centro si occuperà di assistenza tecnica, pianificazione strategica, finanza e bilancio, sviluppo locale, controlli interni e servizi pubblici. I costi dovrebbero aggirarsi sui centomila euro a fronte di un impegno biennale. L’esecutivo ha inoltre approvato la sottoscrizione della copertura assicurativa per il sindaco, gli assessori e i dirigenti.
Proseguono, intanto, i lavori del consiglio comunale, impegnato nella discussione sulla rimodulazione dei tassi d’interesse sui mutui contratti con la Cassa depositi e prestiti. L’obiettivo è di far calare la percentuale dal sette al cinque per cento. La proposta, presentata all’assemblea nella seduta di mercoledì, ha avuto una battuta d’arresto: come hanno ricordato Gabriele Marini e Mario Murgia, esponenti della minoranza in quota Riformatori e Udc, nella proposta di delibera manca il parere del dirigente competente. La discussione è stata quindi rimandata, ma occorre accelerare i tempi: le domande per la rimodulazione devono essere presentate entro il 24 giugno.
Pablo Sole
Del futuro della Sardegna si è discusso ieri, nell’aula magna dell’Università di Sassari, nel convegno di studi dedicato a «Paolo Dettori e la nuova autonomia». Due giornate di discussione e dibattito organizzate dal centro di studi autonomistici «Paolo Dettori» per ricordare, a trent’anni dalla morte, il pensiero del politico sassarese, uno dei padri dell’autonomismo sardo. «Un pensiero ancora attuale - ha ricordato Pietro Soddu, presidente del centro studi «Paolo Dettori-. La Sardegna, nel suo cammino verso l’autonomia, è ancora molto indietro; c’è la richiesta di una maggiore valorizzazione della specialità sarda, ma ancora non c’è una chiara linea di riferimento, siamo in un vicolo cieco».
E proprio per uscire da questo vicolo buio politici, politologi e studiosi si riuniscono per capire quale strada debba seguire la Sardegna, soprattutto alla luce della nuova forma di regionalismo disegnata a livello nazionale.
«Sono passati trent’anni dalla morte di Paolo Dettori, ma ancora si parla di autonomia: in politica, a differenza di quanto avviene in altri campi, i processi di innovazione avanzano lentamente», ha spiegato lo storico Guido Melis.
Cosa è rimasto, allora, di quel modello di autonomismo prefigurato dal politico sassarese? «E’ cambiato il contesto generale; la marginalità e l’isolamento non fanno più parte delle condizioni di vita delle periferie, il ritardo di due generazioni fa non c’è più», ha commentato Melis. In breve, non ci sono né centri, né periferie, né confini. Quella di oggi è una Sardegna diversa da quella vissuta da Dettori. A ciò si aggiunga la modifica del contesto costituzionale e il quadro è completo. «Non c’è più il centralismo statale, si va verso una forma di federalismo. Anzi, c’è una crisi del centralismo statale: oggi i rapporti tra il centro e la periferia sono regolati da modelli a struttura reticolare e non più gerarchica». Ma c’è un’altra novità. C’è un altro soggetto, prima sconosciuto, che partecipa alla vita politica degli Stati: l’Unione europea. «Tutto è cambiato - ha continuato Melis -. Negli anni di Dettori lo Stato aveva sovranità su tutto, oggi no, perché deve cedere quote di potere alla Ue. I processi di delocalizzazione e il trasferimento di nuove funzioni dallo Stato agli enti locali non cancellano però la dimensione locale. Il decentramento fa crescere il protagonismo degli enti finora considerati minori». E modifica il concetto di autonomia. «Autonomia non coincide più con separatezza, ma si identifica nei concetti di collaborazione e integrazione reciproca. In una parola, autonomia significa “stare insieme agli altri”. E’ la rete il nuovo contesto istituzionale delle autonomie: non si può governare in proprio, ma in collaborazione». E col concetto di autonomia cambia anche quello di identità che non va intesa come difesa del passato, ma va interpretata «come un’identità aperta, disponibile al confronto e all’integrazione col mondo». Per interpretare la modernità di oggi occorre quindi un nuovo statuto regionale. «Per dare sostanza alla specialità la futura legge statutaria dovrà definire i rapporti tra la Regione e gli enti minori, i poteri del presidente e del consiglio regionale, il ruolo degli organi di garanzia e di controllo, la tutela delle minoranze, i diritti dei cittadini, le forme di tutela dell’identità culturale della Sardegna. Siamo quindi di fronte a un vero e proprio processo costituzionale e per questo va coinvolta tutta la comunità regionale», ha concluso Melis. Un processo che richiederà impegno e passione. Quella passione che, come ha ricordato Manlio Brigaglia nella sua relazione, caratterizzava «il rapporto di Paolo Dettori con la politica, impensabile rispetto a quello attuale, così poco passionale». Una passione che i politici dovranno dimostrare nella tavola rotonda di questo pomeriggio su «Il sistema delle autonomie in Sardegna», moderata dal presidente emerito della Corte costituzionale Valerio Onida. Con loro anche il governatore Renato Soru che chiuderà i lavori del convegno.
Cossiga ha spedito una lettere ad Alessandro Maida, il rettore dell’ateneo sassarese che ha ospitato il convegno. Nella lettera Cossiga manifesta a Maida gratitudine per l’invito a partecipare alle due giornate di studio «in onore del carissimo Paolo, con me autore della Rivoluzione dei Giovani Turchi nel lontano 1956». «Sono reduce - scrive l’ex capo dello Stato - da una lunga degenza in un centro di riabilitazione e perciò non avrei potuto partecipare. Ma per la sincerità doverosa nei confronti di un amico, nonché rettore della mia Università e in ricordo del caro Paolo ti devo dire che non sarei comunque intervenuto, per due motivi».
«Il primo - spiega Cossiga nella lettera a Maida - è di aver con grande dolore potuto verificare, anche per la stragrande maggioranza di voti che nelle ultime elezioni regionali sono andati a due blocchi etero guidati dalle centrali romane di centrodestra e di centrosinistra, quanto si sia affievolito il senso di identità storica, culturale e nazionalitaria nel popolo sardo i cui governi sono stati e sono incapaci di prendere un’iniziativa per una riforma dell’autonomia sarda che la metta al pari almeno delle regioni a statuto ordinario dopo le riforme del centro-sinistra e del centro-destra».
«Ma non sarei potuto intervenire - aggiunge Cossiga - anche per un motivo politico e personale: perché mi fa impressione vedere tra i partecipanti in posizione importante alcuni dei più faziosi esponenti del cosiddetto diritto democratico, che nulla hanno a che vedere con le tradizioni autonomiste della Democrazia Cristiana italiana e della Democrazia Cristiana sarda di Paolo Dettori, e che furono tra i miei più feroci detrattori prima, durante e dopo il mio settennato di presidenza» (in passato Cossiga si è pubblicamente confrontato con due dei partecipanti al convegno: Gustavo Zagrebelsky e Valerio Onida ndr.)
«Escludendo questi - conclude Cossiga - invio il mio saluto ai partecipanti al convegno, e in particolare a Pietrino Soddu e Manlio Brigaglia e, per ragioni istituzionali, al presidente della Regione Renato Soru».
Il progetto deve essere descritto con tanto di preventivo e tempi di realizzazione, e consegnato entro il 30 giugno. Ma sarà messo sotto esame anche lo spirito di marketing degli universitari, che dovranno trovare un modo convincente per pubblicizzare l’iniziativa nelle facoltà.
L’ateneo accetterà solo i progetti pensati da associazioni studentesche, oppure da gruppi di universitari composti da almeno quaranta persone. Ma la somma è alta, e i giochetti sono off limits. Ciascuno studente potrà firmare solo una proposta. E lo stesso vale per le associazioni: ogni gruppo può promuovere un’unica iniziativa.
Niente da fare per chi abbia in mente circoli d’élite, il bando parla chiaro: le idee devono puntare a coinvolgere il più alto numero di studenti. E se riescono ad aprirsi alla città avranno ancora più probabilità di essere finanziate.
Gli amanti di convegni e seminari potranno sbizzarrirsi a invitare personalità ed esperti di ogni materia, a patto che siano particolarmente disponibili: per loro l’ateneo non coprirà nessun compenso, solo un rimborso spese.
L’ufficio affari generali, dove sono disponibili i moduli, mette altri paletti. Non c’è spazio per gite esotiche o avventurose, per i viaggi esiste un capitolo di bilancio a parte. Ma i dettagli curiosi sono tanti. Finiranno nel cestino i piani per la realizzazione di strutture stabili. Prima che a qualcuno venga in mente di aprire un pub tra un’aula e l’altra. Stesso destino per la nascita di nuovi corsi. Un invito a lasciare che gli studenti giochino a fare i manager e i promotori di cultura, ma continuino a fare gli studenti.
Ed è emersa soprattutto la grande attenzione della Regione per l’ambiente. A sottolineare questo aspetto è stato il consigliere regionale di Progetto Sardegna, Mario Bruno che ha messo in risalto l’importanza del nuovo Piano paesistico in via di approvazione e gli importanti investimenti fatti nel territorio per la ricerca zootecnica, ma anche i finanziamenti sulla biologia marina. Mario Bruno ha anche accennato all’ipotesi di una nuova legge sui parchi regionali e sulla necessità di una modifica della struttura degli organi direttivi. «E’ inopportuno - ha detto il consigliere regionale di Progetto Sardegna - che la commissione di riserva di un Parco coincida con l’assemblea civica di un comune. Per ovvie ragioni di frammentazione al suo interno e l’evidente mancanza di sinergia e omogeneità nella predisposizione di un efficace programmazione per l’attività di un Parco - ha concluso Mario Bruno, sottolineando un particolare di non poco conto per il futuro ambientale della Riviera del corallo - che infatti non riesce assolutamente a decollare».
Il presidente del Parco nazionale dell’Asinara, Pietro Deidda ha moderato il convegno che è stato aperto da Gianfranco Russino, direttore dell’Area marina protetta di Capo Caccia Isola Piana, che ha posto in risalto il delicato rapporto area protetta e comunità. Bruno Paliaga, dell’Area marina protetta del Sinis/Mal di Ventre, ha invece parlato dell’evoluzione da una visione strettamente istituzionale a una di tipo gestionale. Ha poi illustrato l’attività da lui diretta, concentrandosi sull’importanza della sinergia tra le realtà protette, ma ancor di più con tutte le realtà operanti nel territorio in modo da creare una rete di connessione che dialoga, si scambia informazioni e favorisce lo sviluppo turistico eco compatibile.
Giovanna Spano dell’area protetta Tavolara/Punta Coda Cavallo ha concentrato il suo discorso sul programma di educazione ambientale. Alessandro Forino e Vittorio Gazale, del Parco nazionale dell’Asinara, hanno inquadrato i riferimenti normativi che istituiscono le aree protette e la difficile integrazione con le comunità, talvolta ostili. Andrea Cossu, del Parco nazionale dell’arcipelago della Maddalena e dell’Università di Sassari, ha riferito dello «stato attuale e sviluppi futuri degli studi sui principali aspetti naturalistici della fascia costiera nell’Arcipelago di La Maddalena». Giulia Ceccherelli dell’Università di Sassari, Dipartimento di botanica ed ecologia vegetale è intervenuta sull’esclusione umana nelle aree protette italiane: un’opportunità per valutare gli effetti sul benthos». Sono poi intervenuti Vincenzo Satta del Parco della Maddalena che ha illustrato i progetti nell’isola. Infine, Manuele Farris ha analizzato il problema della gestione e tutela degli ecosistemi della fascia costiera.