Ciclo: XXXVIII
Dottorando: Mario Garzia
Ruolo: R1 - First Stage Researcher
Supervisor: Prof.ssa Elisabetta Gola, Prof. Emiliano Ilardi
"Mi sono laureato in Scienze della Comunicazione e ho conseguito il Master in Filosofia e Teorie della Comunicazione presso l'Università di Cagliari. I miei interessi di ricerca riguardano la mediologia, lo storytelling, l'immaginario e le nuove tecnologie nei campi dei videogiochi e dell'editoria. Il focus della mia ricerca è l'analisi del fenomeno dilagante della rappresentazione della psicoterapia nell'immaginario della nuova serialità televisiva. Il mio obiettivo è fornire un'interpretazione metaforica dei cambiamenti sociali nella sfera dei media digitali, con particolare riferimento all'angoscia collettiva dei tempi attuali."
Mario Garzia è dottorando in Filosofia, Epistemologia, Scienze umane all’Università di Cagliari. È laureato in Scienze della Comunicazione e ha conseguito la laurea magistrale in Filosofia e Teorie della Comunicazione presso lo stesso ateneo. I suoi interessi di ricerca riguardano la mediologia, lo storytelling, l'immaginario e le nuove tecnologie nel campo dei videogiochi e dell'editoria. Nel 2020 per Meltemi ha pubblicato il saggio Back to the 80s. L’immaginario degli anni Ottanta nell’era digitale. È stato docente a contratto di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’università di Cagliari.
SUNTO DELLA TESI
"La crisi del Sé americano e l’esplosione della rappresentazione della psicoterapia nell’immaginario della serialità televisiva statunitense"
Secondo il sociologo Alain Ehrenberg il puritanesimo, il liberalismo e il romanticismo rappresentano la triplice fondazione del Sé americano che ne determinano il suo carattere individualista. La configurazione individualistica propria degli americani si distingue in virtù dell’alleanza allo stesso livello del privato e del pubblico: il successo personale e la costruzione della comunità vi sono inseparabili.
Ehrenberg individua due occasioni in cui l’individualismo – e quindi il Sé – americano entra in crisi: la prima avviene tra la Guerra di secessione e la Prima Guerra mondiale, periodo in cui la società americana evolve rapidamente dalle piccole città alla metropoli industriale. Nel corso di questo mutamento l’alleanza tra successo personale e costruzione della comunità va in frantumi. Una delle figure che emerge da questa crisi è quella dello psicoterapeuta, figura destinata a occupare un posto centrale nel racconto che l’America costruisce su se stessa a partire dalla fine della Seconda Guerra mondiale. La seconda invece avviene nel corso degli anni Sessanta e Settanta, quando nella società si afferma definitivamente la cultura consumistica. Essa ha prodotto un’abbondante letteratura e un’ampia copertura mediatica attraverso due temi: la psicoterapia appare come una concezione del mondo e fa il suo ingresso sulla scena sociale un nuovo personaggio, l’individuo narcisistico.
In questo lavoro si vuole individuare quella che è la terza crisi dell’individualismo americano che comincia con il crollo del blocco comunista e si sviluppa fino ai giorni nostri culminando nella frattura e nella polarizzazione tra la destra trumpiana e sovranista del suprematismo bianco, delle milizie armate, del complottismo, dei territori rurali e delle periferie dimenticate, e la sinistra radicale e progressista della società aperta, del me too, del politically correct, del woke e della cancel culture. Il nuovo personaggio che pare emergere nella scena sociale sembrerebbe il borderline.
Contemporaneamente a questa fase il numero di serie tv americane in cui viene messa in scena la psicoterapia è cresciuto e continua a crescere in maniera esponenziale, tanto da poter parlare di emersione di un fenomeno. Questo lavoro intende indagare la relazione che intercorre tra l’esplosione di questo fenomeno e la terza crisi del Sé americano e ciò che questo immaginario implica dal punto di vista simbolico.
Dipartimento di Pedagogia, psicologia, filosofia