Nuxis

La grotta di Acquacadda di Nuxis è un giacimento archeologico frequentato a scopo cultuale/funerario a partire dall’età del Rame (III millennio a. C.). La grotta era già nota in letteratura in quanto fu oggetto di primi saggi di scavo, del tutto inediti, negli anni ’60 del secolo scorso a cura della compianta Maria Luisa Ferrarese Ceruti dell’Università degli Studi di Cagliari. Nel settembre 2019 l’Ateneo cagliaritano ha deciso di riprendere tali scavi, anche con l’ausilio delle moderne metodologie archeologiche ed archeometriche. Le attività di scavo e ricerca sono state rese possibili grazie alla concessione di scavo da parte del MIC - Ministero della Cultura (Decreto n. 945 del 14/07/2023) e si svolgono con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna, del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna e del Comune di Nuxis, con il supporto tecnico dell’Associazione Speleo Club Nuxis, che gestisce l’area, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Cagliari e per le Province di Oristano e Sud Sardegna.

La grotta, identificata al Catasto delle grotte della Sardegna al numero SA-CA 734, si trova nell’area di una ex-miniera ormai dismessa, a nord del centro abitato della frazione di Acquacadda - Nuxis. La miniera è posta sulla sommità di una collina attualmente modificata dall’intervento antropico a seguito dell’attività estrattiva (230 metri slm). Dal sito Geo-Spelo-Archeologico di Sa Marchesa, che ospita la grotta, si può osservare uno stupendo panorama che permette di osservare parte del basso Sulcis, in modo particolare i rilievi appartenenti alle diverse ere geologiche, da quella Paleozoica (Cambriano inferiore, circa 540 Milioni di anni), a quella Quaternaria, passando per l’era Terziaria che pone in evidenza sia le formazioni continentali, cioè depositate dai fiumi del Cenozoico (circa 40 Milioni di anni), sia quelle vulcaniche (da 30 a 10 Milioni di anni).

Nel 2019 ha avuto avvio la prima campagna di scavo archeologico diretta dal Prof. Riccardo Cicilloni, Professore Associato di Preistoria e Protostoria presso il Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali dell’Università di Cagliari in collaborazione con la Prof.ssa Elisabetta Marini e il Prof. Vitale Sparacello del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente. Lo scavo si è svolto per tutto il mese di settembre. Alle attività di ricerca ha preso parte un team di circa 30 studenti provenienti da diversi atenei europei e internazionali, oltre quello cagliaritano, le università di Bologna, Granada, Barcellona e Melbourne, coordinati sul campo dagli archeologi Marco Cabras e Federico Porcedda. Preliminarmente si è effettuata una raccolta scientifica dei materiali archeologici superficiali, visibili in numero abbondante sull’attuale piano di calpestio della grotta. In seguito, sono stati impiantati 2 saggi di scavo. Il primo, nella Sala A, è stato denominato “Saggio A1”, un’area quadrangolare di m 5 x 5 adiacente al settore interessato dagli scavi degli anni ’60 realizzati dalla Prof.ssa Ferrarese Ceruti. Il secondo, nella Sala B più interna, denominato “Saggio B1”, dalle dimensioni di m 3 x 3.

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Nel Saggio B1, sotto uno spesso strato polveroso, in parte coperto da una concrezione calcarea, è stato rinvenuto un focolare associato a ceramica Monte Claro che ha restituito interessanti resti di pasto in corso di analisi.

Nel Saggio A1, invece, sempre al di sotto di uno spesso strato di polvere, una interessante situazione, peraltro ancora da analizzare nei dettagli, costituita da un’ampia dispersione di materiali ceramici frammentati, anch’essi riferibili alla fase Monte Claro, forse pertinenti a rituali non ancora ben definibili. Pochi resti umani, in corso di studio da parte dell’equipe della Prof.ssa Elisabetta Marini, sembrerebbero testimoniare l’uso funerario della grotta. Numerosi, inoltre, i resti faunistici e microfaunistici che testimoniano per la grotta un importante frequentazione come habitat naturale oltreché come luogo di cottura e consumo di cibi (Saggio B1).

Durante l’anno 2020, a causa della pandemia di Covid-19, le indagini non sono state condotte. Sono invece riprese, con tutte le precauzioni anti-contagio, durante il mese di settembre 2021.

In questo caso è stato realizzato l’allargamento del saggio A1 che ha confermato la presenza dell’ampia dispersione di materiali ceramici frammentati stavolta, però, con il rinvenimento di elementi metallici, quali un pugnale dell’età del Rame e alcune lesine, nonché ulteriori resti ossei umani non in connessione anatomica.

La terza campagna di scavi è stata condotta nel settembre 2022 ed ha interessato l’indagine di tutte e tre le sale della grotta. Nella sala più interna è stato realizzato un saggio (C1) che non ha purtroppo evidenziato livelli archeologici. Nella sala A è stato ulteriormente ampliato il saggio A1 al fine proseguire l’indagine sull’estensione della dispersione dei materiali ceramici frammentati. Un altro saggio (B2) è stato realizzato a metà strada tra i saggi A1 e B1; anche in questo caso, per confermare la presenza del cd. “letto di ceramica” nella sala B della grotta. L’indagine ha dato esito positivo restituendo un’altra porzione della concentrazione di frammenti ceramici di vasi e situle della Cultura di Monte Claro nonché un altro pugnale di rame.

Gli studi condotti finora, ancora ad uno stato iniziale ma che fanno auspicare un interessante futuro, per ora confermano l’importanza della grotta di Acquacadda per le genti preistoriche della regione sulcitana. Il quadro generale e gli aspetti di dettaglio delle vicende avvenute dentro la grotta, nonché la sua funzione primaria, si stanno delineando ma devono ancora essere ben chiarificate dalle analisi che il team di ricerca ha messo in campo: analisi di tipo paleofaunistico, geologico, sedimentologico, paleobotanico, bioarcheologico, antropologico, archeometriche. Tutto questo lavoro d’equipe restituirà uno spaccato della vita delle genti che orbitavano intorno alla grotta durante l’età del rame della Sardegna.

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