La Facoltà di Studi umanistici ha vissuto un momento di alto confronto culturale e scientifico sul tema, tra docenti, studentesse e ricercatrici, istituzioni, ordini professionali, professioniste e professionisti
Sergio Nuvoli
Cagliari, 15 dicembre 2021 – “Per passare dalle parole ai fatti occorre porre in essere interventi concreti, non soltanto misure repressive a danno già avvenuto. Bisogna agire con la prevenzione primaria creando le condizioni per cui il fenomeno non si verifichi più”. Lo ha raccomandato più volte Cristina Cabras, docente di Psicologia sociale e criminologa, durante il seminario conclusivo del fitto programma organizzato da varie parti dell’Ateneo per discutere del fenomeno della violenza contro le donne.
Dopo l’avvio delle scorse settimane, ieri la Facoltà di Studi umanistici ha vissuto un momento di alto confronto culturale e scientifico sul tema, tra docenti, studentesse e ricercatrici, istituzioni, ordini professionali, professioniste e professionisti. L’obiettivo era ambizioso: individuare insieme azioni efficaci nella lotta contro la violenza di genere. E tre ore sono filate via d’un soffio, con l’alternarsi al microfono in modalità mista, con l’avvertenza data in apertura dalla prof.ssa Cabras: “È importante il monitoraggio delle azioni intraprese – ha spiegato – Senza un riscontro puntuale e preciso dei risultati raggiunti non si va da nessuna parte”. E decine sono stati anche i collegamenti on line, con persone incollate agli schermi dei dispositivi elettronici fino a tarda sera.
Sul piatto, la constatazione amara quanto condivisa che parlare non basta: servono azioni di sistema, ma anche una maggiore efficacia delle pene inflitte, meccanismi di controllo e un programma di educazione nelle scuole di ogni ordine e grado
Sul piatto, la constatazione amara quanto condivisa che parlare non basta: occorre agire, e farlo in fretta. E se da un lato c’è stato chi ha invocato pene più severe (ma soprattutto più efficaci), dall’altra è arrivata la raccomandazione di chi sa bene che occorre mettere in campo progetti di educazione (e di rieducazione), nelle scuole e nelle università, ma anche nei confronti degli uomini maltrattanti (come il progetto illustrato da Silvana Migoni, presidente di “Donne al Traguardo”).
Parole raccolte e condivise anche da Alessandra Zedda, assessora al lavoro ma soprattutto vicepresidente della Giunta regionale: “Il reinserimento delle donne vittime di violenza è una delle priorità della Regione – ha detto l’esponente dell’esecutivo guidato da Christian Solinas - In Sardegna il cosiddetto reddito di libertà ha un importo più alto rispetto a quello previsto dal Governo nazionale, e di questo siamo profondamente orgogliosi. È fondamentale la prevenzione con l’educazione affettiva, al rispetto, in ogni ordine di scuola e nella famiglia. L’Università di Cagliari - sia nel dipartimento di Cristina Cabras sia con l’azione che ha portato avanti Maria Del Zompo - ha fatto un ottimo lavoro. Grazie per quello che fate”.
Di particolare rilievo l’intervento della senatrice Valeria Valente – presidente della Commissione parlamentare contro la violenza di genere - e del deputato Andrea Frailis, che hanno sottolineato l’attenzione del Parlamento sull’argomento, ma anche ammesso che occorre fare i conti con forze dell’ordine spesso sottodimensionate rispetto alla gravità dei fenomeni. Concetti ribaditi con forza da Rita Dedola, assessora della Giunta comunale di Cagliari, che ha invocato rimedi più efficaci e un’azione educativa diffusa a largo raggio in ogni ordine e grado di scuola.
Susanna Pisano, consigliera di parità della Città metropolitana di Cagliari, ha invece evidenziato la necessità di “agire con un approccio di sistema sulla prevenzione di un fenomeno così grave. Oltre il 60% della violenza perpetrata è sommersa"
Secondo Isa Maggi, coordinatrice nazionale degli Stati Generali delle Donne, “bisogna aumentare l’occupazione femminile: questo è il vero problema legato all’autonomia delle donne e alla loro emancipazione. La Convenzione di Istanbul è ancora in gran parte inattuata: non se ne parla ancora abbastanza. Lanceremo presto una nuova iniziativa digitale per diffonderne la conoscenza nelle scuole, negli ordini professionali e negli enti locali, con un’app che ne favorirà una diffusione più capillare”.
Susanna Pisano, consigliera di parità della Città metropolitana di Cagliari, ha invece evidenziato la necessità di “agire con un approccio di sistema sulla prevenzione di un fenomeno così grave. Occorre rimuovere le cause di discriminazione di genere: oltre il 60% della violenza perpetrata è infatti sommersa”. Sul tema si sono soffermate anche Silvana Maniscalco (Donna Ceteris), Barbara Congiu e Anna Maria Saderis (Commissione Regionale Pari Opportunità), Patrizia Desole, presidente dell’Associazione Prospettiva Donna onlus e direttrice del Centro Antiviolenza Donna Eleonora, e Carmina Conte, presidente Coordinamento 3.
Imprevisto, quanto denso di contenuti, l’intervento di Maria Del Zompo, farmacologa e unica donna ad aver ricoperto la carica di Rettore dell’Ateneo cagliaritano (incarico svolto fino ad aprile): “Abbiamo fatto molte cose nel nostro Ateneo, altre se ne possono fare”, ha esordito con quello che aveva l’aria di essere un bilancio complessivo delle tante ed efficaci azioni intraprese.
Maria Del Zompo: “Abbiamo fatto molte cose nel nostro Ateneo, altre se ne possono fare. Ma l’iniziativa più importante è il Piano di Uguaglianza di Genere perché indica obiettivi, metodi e soprattutto strumenti di monitoraggio delle azioni avviate"
“Ma l’iniziativa più importante – ha sottolineato la prof.ssa - è il Piano di Uguaglianza di Genere perché si tratta di un documento che indica obiettivi, metodi e soprattutto strumenti di monitoraggio individuati anche grazie al Progetto europeo SUPERA che abbiamo portato avanti con grande determinazione”.
Dunque sulla linea tracciata da Cristina Cabras: servono azioni, certo, strumenti, assolutamente, ma soprattutto verifiche e controlli sui risultati raggiunti e ancora da raggiungere. “È una strategia scritta, precisa, che porta a ottenere risultati – ha proseguito la docente di Farmacologia - Certamente bisogna individuare le priorità, i risultati ragionevolmente raggiungibili, perché essere contenti di essere riusciti a fare qualcosa dà grandi motivazioni per andare più avanti, aumenta la determinazione a fare sempre meglio”.
Quindi uno sguardo complessivo con una preziosa indicazione di metodo: “È fondamentale fare sistema con una organizzazione meno parcellizzata di quanto accade ora, forse un gruppo di lavoro potrebbe essere la soluzione per andare sul pratico, facendo anche ricerca di alto livello sul tema. Lavoriamo su un progetto pluriennale su quanto indicato nell’Agenda 2030. Individuiamo proposte concrete da attuare sui vari poli del problema”.
In conclusione, lo sguardo da neuroscienziata: “Le cose che facciamo dipendono da come il nostro cervello funziona: conoscerlo può aiutare a capire come muoversi. Ci sono studi che mostrano che nelle donne e negli uomini non lavorano le stesse zone del cervello, ma emerge che dall’interazione emergono le soluzioni migliori. L’educazione, a partire dai più piccoli, è fondamentale: anche il senso materno arriva piano piano, non è innato - ha aggiunto - grazie ad un certo tipo di educazione che le donne ricevono. Occorre fare in modo che lo stare insieme tra bambini e bambine dall’inizio sia vivace, allegro e normale. Serve entusiasmo per mettere in atto tutto questo: la scienza è dalla nostra parte”.