Venerdì 26 giugno 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
26 giugno 2020

L'Unione Sarda


 

1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 26 giugno 2020 / PRIMA PAGINA
L'intervento
MA I CONTI NON TORNANO

C 'è qualcosa che non torna nella narrazione post pandemia Covid-19. Da una parte, il Governo si mostra soddisfatto rispetto ai fondi chiesti e ottenuti dalla UE. Quasi tutti prestiti, corredati da condizioni e controlli per la loro spesa (che non potrà essere né arbitraria, né scriteriata), che chissà se e quando potranno essere restituiti. Quindi, tanti prestiti, altrettante incertezze.

Di contro si cumulano tra loro varie scadenze fiscali, come Imu, già scaduta il 16 giugno (e pagata pure da chi non ha riscosso i canoni di locazione), Irpef e Ires (in scadenza il 30 giugno), con incredibili anticipi su base presuntiva. È in scadenza anche la Tari, a prescindere dal lockdown (bar, ristoranti ecc.. dovranno pagarla anche per i mesi in cui sono stati chiusi). Mentre timidi allentamenti (più annunciati che reali) si registrano su Iva e Irap. Alcuni di questi esborsi saranno al massimo prorogati di qualche mese. Ma su di essi non vi è alcuna incertezza: prima o poi andranno pagati.

Dinanzi alla promessa di avere, i cittadini sono dunque intanto chiamati a dare, come nella suggestiva scena di Totò, Peppino e le 40 mila lire, dove i conti non tornano mai. Il tutto per non aver ancora capito, dopo settant'anni di interventi dello Stato in economia (specie nel Mezzogiorno), che gli aiuti più efficaci sono non certo le sovvenzioni o i prestiti agevolati ma le esenzioni fiscali. Lo Stato, cioè, non deve dare; deve semplicemente non chiedere. (...) SEGUE A PAGINA 20

COMMENTI - Pagina 20   segue dalla prima
QUANDO I CONTI NON TORNANO
(...) Ogni volta che lo Stato trasferisce denaro al cittadino incorriamo infatti nei seguenti intoppi: buona parte di esso viene assorbito dalle procedure di erogazione, sia che se ne occupino enti pubblici (come Inps) o privati (come le banche); si generano nuovi costi burocratici a carico del destinatario, che deve fare richiesta, produrre documenti, rendicontare le spese ecc; si allungano i tempi, con ulteriori disagi per gli aventi diritto; si rendono obbligatori i controlli, con i relativi costi; si assumono rischi, compreso quello di incorrere in truffe e non riuscire, poi, a recuperare il maltolto. E tutto finisce in contenzioso, che ingolfa il sistema della giustizia.

Ma ciò che più preoccupa è che si abbandona il modello liberale per abbracciare quello statalista. Non più lo Stato che, allentando la pressione fiscale, lascia più spazio di libertà economica al cittadino. L'esatto contrario: lo Stato diviene esattore e pagatore al contempo, ingombrando così la vita di famiglie e imprese più e più volte. Provare per credere: chi ha diritto al sostegno economico si troverà in coda, davanti allo sportello pubblico, quando domanda gli aiuti promessi, quando dovrà restituirli e quando viene chiamato a pagare i tributi. Viene insomma esaltata a dismisura la dipendenza del cittadino dal sistema pubblico relegandolo in una condizione di sudditanza e di attesa, oltre a dover soggiacere a continui controlli che, nella selva inestricabile di regole ed adempimenti, porteranno probabilmente a sanzioni.

Ecco compiuto il fatale abbraccio statalista: lo Stato Leviatano (il Dio mortale, diceva Hobbes), sull'altare dell'emergenza, diviene totalizzante, assumendo in sé ogni diritto, compresi quelli di natura spettanti all'individuo. Ha detto bene, negli scorsi giorni, Angelo Panebianco: si illude chi pensa che una temporanea riduzione delle “sole” libertà economiche non vada anche a pregiudizio delle libertà civili e democratiche. Lo sappiamo: certe vicende iniziano sempre da bisogni economici. Poi viene il resto.
ALDO BERLINGUER
UNIVERSITÀ DI CAGLIARI






 

2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 26 giugno 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 4
Sanità. L’azienda nel mirino della Procura
AOU, SORO SI DIMETTE
IL COMMISSARIO TORNA IN LOMBARDIA
Sfiancato dalla battaglie interne: arrivò a Sassari in piena pandemia

Il presidente Christian Solinas ha nominato Giovanni Maria Soro commissario dell'azienda ospedaliero universitaria di Sassari il 26 marzo scorso. Il manager prese il posto del direttore generale facente funzioni Nicola Orrù, in carica da un anno al posto del dimissionario Antonio D'Urso.
Il 30 marzo ha iniziato il suo lavoro di commissario della Aou di Sassari, il 30 maggio ha comunicato che dopo le difficili settimane di emergenza pandemica nei reparti dell'Azienda ospedaliero universitaria non c'erano più pazienti Covid. Adesso Giovanni Maria Soro chiude la sua esperienza sassarese e rientra in Lombardia. Il manager (sassarese, classe 1970) ha presentato le sue dimissioni. Dall'assessorato regionale alla Sanità e dall'azienda pubblica sassarese non arrivano conferme ufficiali, ma è certo che l'addio sia ormai cosa fatta. Si parla di ragioni personali e professionali, ma ieri a Sassari è trapelata anche la notizia di una proposta di incarico che Soro avrebbe ricevuto dalla Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia.
Comitato d'accoglienza
Nessuno commenta la decisione di Soro, in attesa delle motivazioni ufficiali. Si può dire, però, che l'esperienza alla guida dell'azienda sanitaria sassarese non è stata certo semplice. Soro arriva a Sassari alla fine di marzo, in pieno marasma Covid. Per dare l'idea del clima che il manager trova nell'azienda che è stato chiamato a dirigere, basta una circostanza. Il 30 marzo, giorno dell'inizio del mandato di commissario straordinario, è la data di una lettera firmata dal pubblico ministero Paolo Piras, il magistrato titolare di tutte le inchieste sull'epidemia Covid dentro gli ospedali e le case di riposo di Sassari. Il sostituto procuratore invita la Aou a cambiare subito e radicalmente l'approccio all'emergenza, perché le indagini hanno già fatto emergere condotte errate e penalmente rilevanti, che devono essere sostituite con metodologie adeguate ed efficaci. Ecco cosa trova Soro appena arrivato a Sassari. D'altra parte il suo predecessore, il direttore generale Nicolò Orrù, si era trovato ad affrontare un'emergenza epocale, con gli striminziti poteri di un facente funzioni. Una situazione insostenibile. E gli ospedali della Aou, per ragioni che sono oggetto di numerose indagini penali, sono diventati l'epicentro del focolaio sassarese, l'unico vero cluster Covid 19 in Sardegna. La nomina di Soro, nei giorni successivi all'insediamento, viene criticata dal sindaco di Sassari Nanni Campus e dal rettore Massimo Carpinelli. Come inizio non c'è male.
Professori e medici
Soro avrebbe motivato le sue dimissioni con ragioni familiari e professionali, in particolare con la scelta di fare rientro in Lombardia. Ma è anche vero che i tre mesi alla guida della Aou sono stati simili a un percorso di guerra. Giovanni Maria Soro stava cercando di andare oltre le strategie anti Covid, con una serie di iniziative che riguardavano la riorganizzazione dei reparti, criteri diversi per le nomine dei primari e il grande tema del nuovo ospedale. Giuste o sbagliate che fossero, le idee di Soro sono finite nel ginepraio della Aou, dove l'integrazione tra mondo universitario e i 500 medici in servizio non è mai avvenuta. Si parla di riunioni "fiume", di una sorta di guerriglia che alla fine ha sfiancato il manager che aveva scelto la strada della concertazione. Nelle ultime ore è arrivata anche una dura nota del sindacato degli infermieri Aou, Nursind: «Ci hanno chiamato eroi, e poi abbandonati e senza tutele». Emergenza pandemica, indagini penali, guerra con l'Università: è troppo, bye bye Sassari.

Andrea Busia



 

 

 

La Nuova Sardegna


 

 

 

3 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 26 giugno 2020 / SASSARI - Pagina 13
Il sindacato NurSind: «Eravamo gli eroi, ora i nostri diritti vengono calpestati»
«L'AOU SI DIMENTICA DEGLI INFERMIERI»

SASSARI «Passata la fase di emergenza virale più rischiosa e significativa, noi infermieri facciamo ora i conti con il trattamento che l'Aou di Sassari riserva a quelli che ha chiamato i suoi eroi». A denunciare la situazione del Nord Sardegna, il più colpito dal Covid 19 (specie nelle strutture ospedaliere e nelle case di riposo), è Fausta Pileri, segretaria sindacale per Sassari, vicecordinatrice regionale, e componente del direttivo nazionale NurSind. «L'Aou si è affidata al lavoro di volontari, studenti e personale infermieristico sottratto a reparti e servizi nei pre-triage - dice in una nota -, senza assumere infermieri, ostetriche e Oss in tutto il periodo di maggiore crisi e di alto contagio. È bene inoltre precisare che i pochi dipendenti assunti provengono quasi tutti dalle agenzie interinali, con danni economici per il maggiore costo che questa modalità comporta. Inoltre un dipendente assunto da un'agenzia per pochi mesi non può adattarsi né essere formato adeguatamente. Inoltre, i contratti interinali non vengono conteggiati ai fini di un'eventuale stabilizzazione». La segretaria sottolinea come questa gestione sia stata nociva per il paziente stesso. «Il paziente - dice - ha il diritto di essere assistito da personale infermieristico formato e presente in numero adeguato in ogni reparto. L'Aou non ha neppure inserito in alcune unità operative, a oggi, nell'organico gli operatori sociosanitari e ciò a discapito sia dei pazienti che sicuramente non possono usufruire di un'assistenza domestico-alberghiera adeguata, e sia delle altre figure professionali che vengono quotidianamente demansionate». «È inoltre iniziato il periodo delle ferie estive - conclude - che soprattutto in questo anno così pesante avrebbe potuto essere di ristoro psicofisico. Gli infermieri, durante l'epidemia, si sono dimostrati estremamente flessibili accorrendo a dare manforte nei reparti più oberati. Nonostante ciò, l'Aou non ha tenuto nella dovuta considerazione la categoria e il sindacato non aspetterà inerme che gli infermieri continuino a essere trattati come non meritano. Ci aspettiamo di essere convocati a breve per discutere di tutte le problematiche esistenti. Riteniamo imprescindibile un confronto tra azienda e dipendenti e se sarà necessario ricorreremo in tutte le sedi per fare rispettare i diritti dei pazienti e dei nostri lavoratori iscritti».

Questionario e social

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