Venerdì 13 marzo 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
13 marzo 2020

L'Unione Sarda




 

1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 13 marzo 2020 / Primo piano - Pagina 15
Il grido dei medici: mancano i presidi di sicurezza
La Giunta: ritardi della Protezione civile nazionale
L’allarme è in tutta la Sardegna, tra medici di base e ospedalieri: mancano i dispositivi di protezione individuale, e siamo agli sgoccioli su tamponi e reagenti. Un grande ordine di materiale è stato fatto dalla Regione una settimana fa alla Protezione civile nazionale, ma le consegne sono in ritardo.

Il fabbisogno

La richiesta del comparto sanitario (Ats, Areus, Aou di Cagliari e Aou di Sassari) e della Protezione civile regionale riguarda 130mila mascherine (FFP2 e FFP3), oltre 2 milioni e mezzo di paia di guanti in vinile e in nitrile, 12mila visiere di protezione, 98mila tute, 100mila camici impermeabili, 25mila paia di occhiali protettivi, 260mila calzari, 190mila cuffie, 52mila litri di detergente per le mani, 600 dispenser, migliaia di respiratori, camici, termometri laser, 1000 kit diagnostici, 40mila tamponi e 50 ventilatori polmonari.

La lettera

«Il dottor Roberto Stella, presidente dell'Ordine dei medici di Varese e medico di medicina generale a Busto Arsizio, è morto in camera di rianimazione a Como, dove era ricoverato per delle complicanze respiratorie da infezione da coronavirus, lui che più di tutti era impegnato nella lotta al Covid-19». Inizia così la lettera aperta firmata da Raimondo Ibba (presidente dell'Ordine dei Medici della provincia di Cagliari), Antonio Sulis (presidente dell'Ordine della provincia di Oristano) e Maria Giobbe (presidente dell'Ordine di Nuoro).

«Come la gran parte di noi si era messo da subito a disposizione delle autorità per contrastare la diffusione del Coronavirus.

Preoccupato per lo stato di salute della popolazione aveva preso a lavorare non come prima ma più di prima, sia nel proprio studio di medicina generale, sia organizzando - non solo nella sua provincia ma anche al di fuori di essa - incontri e riunioni per informare sul contrasto all'infezione. Lavorava a mani nude, senza i dispositivi di protezione individuale, le necessarie mascherine FFP2-3, nè occhiali, guanti, camici monouso e quant'altro gli sarebbe stato necessario, ma che l'organizzazione della sanità della sua regione avrebbe dovuto garantirgli per tutelare la sua salute oltre quella dei suoi pazienti.

Pure abbandonato dal suo governo regionale della sanità, non si è sottratto al suo dovere etico e civile a favore della popolazione.

Che fornire i dispositivi di protezione individuale (DPI) fosse un dovere dell'organizzazione del sistema assistenziale non vi sono dubbi, come non sussistono dubbi su chi ricada la responsabilità morale di chi ha fatto sì che col suo disimpegno si sostanziassero le condizioni che hanno portato a morte un medico. Non c'è più etica nè morale nell'amministrazione della cosa pubblica sanitaria se, a fronte di un principio per noi sacrosanto anche a costo della vita (metterci a disposizione dell'autorità competente in caso di pubblica calamità - giuramento deontologico) veniamo ricambiati ignorando i più elementari princìpi di collaborazione e coesione solidale. Un medico che muore in circostanze come questa è un'offesa alla civiltà e al progresso, è un oltraggio alla sacralità della nostra professione. Questa triste morte richiama quella mai dimenticata della nostra R.Z., morta sul luogo di lavoro per il disimpegno delle autorità sanitarie di allora nel garantire la sua incolumità fisica. Anche questo medico di famiglia è morto per non aver avuto garantite le condizioni minime necessarie per lavorare in sicurezza e avere salva la vita.

Buttare via una vita per non aver messo a disposizione delle mascherine, degli occhiali, e il materiale monouso necessario è un segno di inciviltà prima che di irresponsabilità amministrativa.

Ci chiediamo: fino a quando la mala politica abuserà della nostra responsabilità?

Ci auguriamo che la nostra regione, che inizia a confrontarsi con le stesse problematiche, tragga esperienza da questa triste vicenda e tempestivamente ponga in atto tutto ciò deve per evitare che un simile episodio abbia a accadere anche in Sardegna. Vorremmo lodare le qualità umane e professionali dei vivi piuttosto che piangere i morti».

 




2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 13 marzo 2020 / Agenda - Pagina 27

IMPIANTI CUS
Restano chiusi fino al tre aprile gli impianti sportivi del Cus Cagliari della Cittadella sportiva di Sa Duchessa, del Polo universitario di Monserrato e del Polo nautico di via dei Calafati. È la scelta del consiglio direttivo del sodalizio universitario presieduto da Marco Meloni alla luce delle indicazioni sul contrasto alla diffusione del coronavirus.


 

La Nuova Sardegna




 


3 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 13 marzo 2020 / Sassari - Pagina 18

SOLIDARIETÀ. Il supporto degli odontoiatri per l’Aou
Donate mascherine chirurgiche, camici sterili, guanti e copricapo

SASSARI Per l'Azienda ospedaliero universitaria di Sassari un migliaio di mascherine chirurgiche, camici sterili, guanti e copricapo: è la solidarietà degli odontoiatri di Sassari e del territorio. Ieri mattina i dispositivi di protezioni individuale sono stati consegnati alla struttura di Igiene e controllo delle infezioni ospedaliere e, già in giornata, verranno depositati nella Farmacia ospedaliera per essere distribuiti nei reparti che ne hanno fatto richiesta. Gli odontoiatri hanno attinto dalle scorte dei loro studi per essere di supporto ai loro colleghi ospedalieri, in questo momento di difficile approvvigionamento. La raccolta servirà come piccola boccata d'ossigeno per le strutture ospedaliere dell'Aou sassarese, in attesa che arrivino gli ordinativi da parte delle ditte fornitrici. «Ringraziamo gli odontoiatri di Sassari e del territorio per questo importante gesto di solidarietà - afferma il direttore generale dell'Aou di Sassari Nicolò Orrù - in questa fase di difficoltà generale è importante il contributo di tutti, segno di civiltà, responsabilità e vicinanza». Molte le iniziative a favore dell'Aou, con l'azienda che però raccomanda a chi volessero fare donazioni di concordare prima le iniziative, formalizzandole con l'azienda stessa. Da una parte per dare garanzie ai donatori sul miglior utilizzo dei fondi - magari anche con il coinvolgimento di associazioni di volontariato e non profit che già collaborano con l'Aou - dall'altra anche per fare in modo che sia l'Aou a indicare le priorità».

Questionario e social

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