Sabato 18 gennaio 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
18 gennaio 2020

L'Unione Sarda


 

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 18 gennaio 2020 / PRIMA PAGINA
L’ANALISI
Bizantinismo italiano

di Marco Pignotti
La politica italiana ha raggiunto un livello di bizantinismo imbarazzante. Non sorprende perciò constatare come l'attuale fase possa essere definita del “tutti contro tutti”, ma anche del “tutti possono stare con tutti”. L'importante è raggiungere l'obiettivo di conservare il potere. Un potere che in realtà si manifesta con la primitiva richiesta di sopravvivere politicamente: scopo fondamentale per un ceto politico mediocre e senza un'alternativa nella vita reale. Da qui si spiega l'irragionevole longevità di un esecutivo attaccato da tutti e apparentemente sostenuto da nessuno. (...) SEGUE A PAGINA 11

POLITICA - Pagina 11  segue dalla prima
Strategie mirate solo per allungare la vita dei governi
IN ITALIA VIGE IL BIZANTINISMO PARLAMENTARE

(...) Un governo incapace di promuovere persino un qualche minimo provvedimento di carattere fiscale, ma che trova poi una compatta maggioranza in parlamento ogniqualvolta si paventa l'ipotesi di uno scioglimento anticipato. Intorno a questo paradosso si è costruita l'inspiegabile vitalità di un Parlamento il cui unico merito è garantire ad alcune centinaia di deputati e senatori di restare in carica. Su questi pendono, infatti, due tremende spade di Damocle: le elezioni anticipate e il referendum sul taglio di un terzo della rappresentanza. Il primo rischio sembra scongiurato dalla granitica certezza che molti eletti nelle file del Movimento 5 Stelle, quasi un terzo del parlamento, non avranno alcuna possibilità di rientrare né alla Camera né al Senato, alla luce dello sgretolamento del proprio patrimonio elettorale. Questi, si badi bene, non necessariamente ancora aderenti al M5S, si rivelano essere i più disponibili sostenitori di qualsiasi esecutivo, purché si allunghi l'esistenza della loro ultima legislatura. Il secondo pericolo che incombe è ancora più grottesco: il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari che porterebbe il contingente ad appena 600 unità rispetto agli attuali mille. Si tratta di un provvedimento unico nel suo genere, perché una riduzione così drastica non è mai stata realizzata in Italia e neppure in Europa. È stata approvata “pistola alla tempia”: cioè grazie a un furore popolare e populistico, e non in seguito a una razionale volontà di riformare il sistema rappresentativo. Non a caso dopo l'unanime approvazione del taglio, stiamo assistendo al tentativo di dilatarne tempi e modalità e all'affannosa ricerca di cavilli e strumenti per rinviare almeno di un'altra legislatura la completa vigenza del provvedimento. “Tirare a campare è meglio che tirare le cuoia”, ammoniva Andreotti: infatti votare nuovamente con un sistema che garantisca ancora mille seggi è meglio che avviare una drammatica consultazione che imponga ad almeno 400 parlamentari uscenti di sentirsi già fuori da Montecitorio e Palazzo Madama. Da qui il ricorso a bizantinismi del XXI secolo: raccolta firme per un referendum contro il taglio dei parlamentari e predisposizione di una nuova, l'ennesima, legge elettorale che garantisca un maggiore controllo sui candidati eletti. Il problema ancora una volta non è legato all'eccessivo affollamento del Parlamento, visto che i costi delle istituzioni resteranno pressoché invariati, ma alla qualità e all'autonomia degli eletti. Ancora una volta chi selezionerà e con quali criteri i candidati alla Camera e al Senato? La riduzione di questi si tradurrà magicamente nella loro maggiore preparazione tecnica e in un più elevato spessore politico? Ne dubitiamo fortemente, poiché semmai avverrà il contrario, dato che la loro riduzione comporterà un peso maggiore delle segreterie e delle leadership che sceglieranno con cura i candidati fra i fedelissimi e non fra i migliori.
MARCO PIGNOTTI, UNIVERSITÀ DI CAGLIARI



 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 18 gennaio 2020 / CAGLIARI - Pagina 20
UNIVERSITÀ. Giurisprudenza, lavori (quasi) conclusi
«PRESTO RIAPRIREMO LA BIBLIOTECA»

Giovanni Pilo: “Siamo andati incontro agli studenti: c’è stata una laureanda che aveva assoluto bisogno di testi conservati nella parte interdetta. Siamo entrati, li abbiamo presi e messi a sua disposizione, consentendole di non interrompere il lavoro”
Un acquazzone come tanti, niente di eccezionale. Eppure quel temporale dello scorso 4 dicembre ha avuto un effetto deleterio sulla biblioteca della facoltà di Giurisprudenza: un fiume nero e maleodorante si è infilato tra gli scaffali, provocando la chiusura dei locali. Ora, dopo oltre un mese, la biblioteca è aperta ma è agibile solo a metà. «Ormai», garantisce Antonio Pillai, dirigente della direzione Opere pubbliche dell'università, «i lavori sono quasi terminati. La biblioteca potrebbe essere riaperta già la prossima settimana».
LA CHIUSURA. Giovanni Pilo, direttore della biblioteca del distretto delle Scienze sociali, economiche e giuridiche, ricorda bene quei giorni. «Durante l'acquazzone», racconta, «il sistema fognario non ha retto e i liquami sono tracimati dai bagni». Chiusura immediata. «Che si è protratta per due giorni. Poi, dopo i lavori di sanificazione, è stata riaperta una parte mentre l'altra è diventata un cantiere». L'attività della biblioteca, ovviamente, è stata rallentata. «Ma siamo venuti incontro agli studenti: c'è stata una laureanda che aveva assoluto bisogno di testi conservati nella parte interdetta. Siamo entrati, li abbiamo presi e messi a sua disposizione, consentendole di non interrompere il suo lavoro».
IL MISTERO. Nel frattempo, sono ricominciati i lavori. «E ci siamo trovati», riprende Pillai, «davanti a una situazione incredibile: c'era un pozzetto al centro dell'edificio con tubature che non si riusciva a capire dove finissero». Quella struttura, finita di costruire - come dice la targa all'ingresso - nel 1955, non aveva una pianta dell'impianto fognario. «Forse, poteva essere nella sede del Genio civile. Ma chissà se saremmo riusciti a recuperarla». Quindi è stato deciso di cercare la soluzione sul campo.
I LAVORI. Impossibile fare un intervento tampone. «Siamo stati costretti a effettuare un lavoro strutturale: salvando il pavimento, di granito sardo di pregio, è stato rifatto l'intero impianto fognario ed è stata realizzata una vasca in grado di ospitare due pompe aspiratrici. E poi abbiamo allacciato la rete fognaria alla tubatura di Abbanoa: ora, il liquame viene convogliato in viale Sant'Ignazio. Un lavoro enorme: gli operai sono rimasti nel cantiere anche durante le vacanze natalizie».
LE PROTESTE. Nel frattempo, una parte della biblioteca è rimasta interdetta a studenti e dipendenti dell'Università. Suscitando le proteste degli utenti. «Riteniamo sia di fondamentale importanza», hanno scritto i membri di ResetUniCa, «trovare una soluzione che vada incontro alle esigenze di studenti e laureandi che non possono accedere al materiale bibliotecario durante il periodo della sessione invernale e in prossimità degli esami di laurea». Da parte di questi studenti anche la richiesta di una tempistica precisa. «Ormai», rassicura Pillai, «siamo alla fase finale: le pompe aspiratrici sono in arrivo. E, nel frattempo, gli addetti alla pulizia, nel giro di pochi giorni, possono riordinare i locali e renderli agibili per gli studenti. Comunque», puntualizza con una punta di orgoglio il dirigente delle Opere pubbliche, «capita raramente che interventi così importanti vengano conclusi in tempi tanto brevi». Non soltanto: gli studenti Reset UniCa si sono lamentati anche per problemi legati all'impianto di condizionamento. «Abbiamo approfittato della chiusura parziale della biblioteca», conclude Pillai, «per risolvere anche questo problema».
Marcello Cocco


 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 18 gennaio 2020 / CAGLIARI - Pagina 22
SALUTE
La tecnologia per patologie psichiatriche

Ha preso il via ieri, nel Centro di psichiatria di consultazione e psicosomatica dell'Azienda ospedialiero-universitaria, la formazione di venti operatori della salute mentale coinvolti in un progetto di ricerca rivolto a persone con disabilità psico-sociale. Il progetto ruota attorno alla riabilitazione cognitiva attraverso l'uso di “Cerebrum”, cioè del primo strumento di riabilitazione cognitiva con realtà virtuale. Al centro del progetto c'è l'Università cittadina, che validerà lo strumento nell'ambito del dottorato di ricerca in Scienze e tecnologie per l'innovazione. Lo portano avanti il tecnico della riabilitazione psichiatrica Alessandra Perra (con la supervisione del docente Mauro Carta) e Valerio De Lorenzo, tecnico della riabilitazione a Roma, ideatore di “Cerebrum” e docente del progetto.
«Le difficoltà cognitive sono il terreno sul quale poggiano tutte le complessità di chi ha problemi di salute mentale - spiega Alessandra Perra - la riabilitazione cognitiva è il miglior trattamento in alcune patologie psichiatriche. La tecnologia è non solo il mezzo che rende tutto più efficace, ma soprattutto un mezzo di comunicazione che ci avvicina ai giovani. Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità - conclude Perra - il cinquanta per cento di tutte le malattie mentali inizia all'età di 14 anni, e circa il 75 per cento dei disagi psichiatrici comincia entro i 25 anni». (l. f.)

La Nuova Sardegna

 

 

3 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 18 gennaio 2020 / Speciale LAMIAISOLA - Pagine 14 e 15

L’intervista
PASQUALE MISTRETTA

LA MIA VITA IN SIMBIOSI CON L'UNIVERSITÀ
Diciotto anni alla guida dell’ateneo cagliaritano, l’ex rettore si racconta: “Uomo di potere? Sì, lo sono stato. Per fare cose serie e durature”

di Mario Frongia
«Uomo di potere? Sì, lo sono stato. Ma mi riconoscono di averlo esercitato per fare cose serie e durature». Pasquale Mistretta tra idee, visione e luoghi che si intrecciano. Trame fitte e solide.
Diciotto anni rettore, in Italia l'ha battuto solo Preti a Brescia: 21.  Altri tempi, altre norme. Nel capoluogo, il professore ha annodato un filo verde tra urbanistica, docenza e pubblica amministrazione. «Non ho rimpianti, ho fatto tanto.
Decisionista? Il dialogo era sacro, parlavano tutti, ascoltavo e sceglievo».
Il professore sistema la cravatta: «Ne ho circa duecento, colleziono quelle di Leonard, fiori e frutta, colori sgargianti. Tengo molto a questa dell'architetto Frank Lloyd Wright presa a San Francisco. Un vezzo? Può darsi. Per un Natale ho fatto fare le cravatte con i colori dell'Università».
Sorride. E indica una mappa del Sarcidano: «Con il collega Franco Annunziata studiamo un avvicinamento delle comunità locali che gravitano su Isili, che può fungere da hub di sviluppo socioeconomico. Le zone interne meritano scelte rapide: non si frena lo spopolamento con le nuove province e la si deve smettere con politiche egoistiche attente solo alle zone costiere».
Lo studio di via Lanusei ospita migliaia di testi. Alle pareti, quadri, prospetti, arazzi: «Questo è un foulard di mia madre Mercede. È dell'800, riproduce un passo dell'Unità d'Italia».
Poco distanti un poker di foto di Toronto, Tucson, Yellowstone e Anchorage: «Mi sono dilettato con una macchina Hasselblad: si scattava e si verificava se c'era qualcosa di buono solo un mese dopo, quando l'ottico ti dava le diapositive».
NOSTALGIE SBAGLIATE. Sulla scrivania il pc, diversi manuali ("Gestione per processi" e "Marketing e territorio"), una pagina del Corriere della sera titolata "Green, smart, digitale: Barcellona già nel futuro" con sottolineature da pennarello fosforescente.
«Mi chiedono spesso della mia esperienza da rettore. La realtà è diversa. Sento nostalgie sul mio percorso, sono sbagliate. Le cose sono mutate, oggi non potrei fare lo stesso.
La più grande soddisfazione? Il rapporto con gli studenti. Sulle tasse mi fecero la posta e urlarono di tutto. Ma alla fine venni ascoltato e capito
La soddisfazione? Il rapporto instaurato con gli studenti: anche nella baruffa per l'aumento delle tasse. Presidiarono il rettorato, mi urlarono di tutto. Uscii con l'attuale questore Pierluigi D'Angelo e il vice, Giuseppe Gargiulo. Mi chiesero se volessi la scorta. Tirai dritto. I ragazzi furono onesti, spiegai e capirono». Pasquale Mistretta incrocia le dita. Riflette. La storia siamo noi, canta Francesco De Gregori. La storia. Più le persone, l'animo, le strutture. La Cittadella universitaria di Monserrato, ad esempio, attuale pregiato alveare con circa diecimila presenze quotidiane tra docenti e studenti. «Nel '91 trovai uno scheletro di cantieri. In breve abbiamo aperto la parte scientifica e medica. Poi, nel '97, il Policlinico. Ricordo che tutti frenavano, nessuno voleva andarci, ora mi dicono che si spinge per avere il trasloco. Il primo trasferimento? Quello di Anatomia umana con i professori Paola Sirigu e Alessandro Riva».
Un mondo in bianco e nero. Con grandi intuizioni. E sprazzi di luce. Il cattedratico va dal boom degli oltre quarantamila iscritti a un processo legato alle nomine di alcuni odontoiatri. «Esperienza dura. Ma fui assolto in primo e secondo grado. Erano gli anni di Tangentopoli, la Procura aprì un'indagine su alcuni incarichi ai dentisti: professori a contratto gratuito, giovani che facevano lezioni per mettere nel curriculum l'insegnamento svolto all'Università di Cagliari. Venne assolta anche Marilena Bernardi, il nostro direttore amministrativo». Una polverosa pagina di cronaca. Archiviata.
DI TUTTI I COLORI. Mistretta rilancia: «Ne ho combinato di tutti i colori, specie in edilizia. In Castello, nel palazzo che ospita Architettura, fui costretto a fare qualche abuso. Sollevai di 20 centimetri un solaio di un magazzino per fare i servizi igienici. Mi denunciò la professoressa Kyrova. Il Comune rispose che non dovevo chiedere il permesso perché l'ateneo "era" lo Stato».
Potere, polemiche, competenza. Ma anche praticità ed esperienza, A favore della collettività. «Da rettore ho rinunciato alle poche attività private che avevo.
La mia forza? Avere alle spalle tanti sostenitori. A partire dagli studenti.
No, non sono stato barone, non avevo il seguito da governare. Il baronato c'era a medicina, in alcune aree di ingegneria, giurisprudenza e scienze.
Aveva un pregio: i giovani attenti alla carriera potevano pensare su come riuscirci». Il passato, con l'eredità di Duilio Casula. L'addio, con l'arrivo di Giovanni Melis.
«Il professor Casula mi ha lasciato un rigore etico e modi precisi. A Giovannino ho dato conti in regola e un ateneo in crescita. Ha cercato di ridimensionare quel che ho fatto, senza riuscirci.
Maria Del Zompo? Sta facendo tanto e bene. Per Cagliari e per l'Università italiana la sfida passa dal tradurre in operatività le tante iniziative».
Anche sull'Azienda ospedaliera-universitaria di Cagliari c'è la sua mano. «Con i presidi di Medicina, Balestrieri e Faa, abbiamo compiuto un mezzo miracolo. Dicevano che eravamo matti. Convinsi Renato Soru e Nerina Dirindin a darci spazio. È andata bene».
Tra i nostri laureati honoris causa, da Ennio Morricone a Piero Angela, mi colpì il maestro di Pietralata Albino Bernardini: che statura!
Budget e prospettive. Ma anche incontri griffati. «Ho incontrato spesso il Nobel Carlo Rubbia: un genio, affabile ma senza eccedere. Pungente e ironico Dario Fo: fece una mostra di suoi disegni in Cittadella dei musei. Tra i nostri laureati honoris causa, da Ennio Morricone a Piero Angela, mi colpì Albino Bernardini, il maestro di Pietralata: che statura!». Tra i politici, flash su Francesco Cossiga: «Ci siamo conosciuti a Barcellona per le Colombiadi, siamo rimasti in contatto. Figura imponente». Da sud a nord. Con il cuore che batte ad Alghero. «Firmai il mio primo piano regolatore nel '70 su richiesta del sindaco Martino Lorettu. Ho lavorato anche su Fertilia, segnai una seconda linea di decollo e atterraggio. Lo spazio c'era».
BEI RICORDI DI SASSARI. Alghero ma non solo. Pasquale Mistretta ha progettato anche il piano di La Maddalena: «I puristi milanesi contestarono. Invece ad Arzachena il consiglio comunale approvò tutto ma frenò su una norma che regolamentava l'edilizia rurale, ovvero casolari che spesso diventavano ville faraoniche. Sassari? Ho bei ricordi dei rettori Milella, Palmieri, Maida e Mastino. Con Attilio, ricco di intuizioni ed energia, ci siamo relazionati a lungo. Ricordo anche l'arcivescovo Isgrò e il cardinale ozierese Pompedda».
Dall'amarcord al presente. «L'Olbia-Sassari rompe micro conflitti tra le province. Ma attenzione agli effetti facilitatori, Olbia finirà per diventare un grande centro attrattivo» avverte l'urbanista.
Si torna a Cagliari. Per il due volte sindaco, Paolo De Magistris, è la città delle tre emme: medici, massoni, mattoni. «La crisi dell'edilizia si sente. Con la Massoneria ho avuto un bel rapporto con Armandino Corona. Non mi ha mai chiesto niente, sapeva che non ero recettivo. Ho avuto qualche segnalazione ma niente pressioni.
La medicina? Le cattedre si distribuivano con buon senso. Ho sempre dormito sereno». Si passa alla professione e alla città.
«Il sindaco Truzzu? Ascolta, è disponibile. Fossi in lui demolirei feticci come l'ospedale Marino e trasformerei in area museale e multimediale il carcere di Buoncammino».
Nel 2001 fu candidato sindaco di Cagliari per l'Ulivo. È stato sconfitto da Emilio Floris. Infine, l'attualità. Da Papa Francesco («umiltà e determinazione per gli ultimi») ai migranti («a tanti conviene che sia un problema. Intanto, gli italiani in Inghilterra soffrono per la Brexit») alle donne: «La parità di genere? Ho sempre avuto staff al femminile: sono più leali e determinate degli uomini. Ma in politica faticano con gli spazi clientelari».
Si chiude con uno sfizio. «A cena con una mente eccelsa? Con gli umanisti Croce e Gentile. Ma anche con Leonardo sarebbe un gran bell'ascoltare».

CHI È
Urbanista e accanito melomane

«Ha steccato in avvio, poi è stata fenomenale». Appassionato melomane, Pasquale Mistretta segue il video del soprano Anna Netrebko nella Tosca del dicembre scorso alla Scala. Scarpe Santoni, yogurt e frollini al cioccolato per pranzo, goloso di gelato, caffè americano («bollente, senza zucchero»), pasticcini del Caffè Genovese, è stato rettore dell'università di Cagliari dal '91 al 2009. Classe 1932, emerito di Urbanistica, è stato tra i 25 saggi del governo. Autore di centinaia di pubblicazioni, da "Autonomia, il sogno e la ragione" (con Chiara Garau), "Beni comuni dello spazio urbano" (C. Garau e Sonia Pintus) a "Nella città che cambia" (Giulia Desogus). Un orizzonte illuminato, una porta sul futuro. La moglie Mariella Pavan è scomparsa di recente: "Donna straordinaria". Il professore ora si gode i nipoti Eugenio e Aldo, figli di Fausto, e Naydelin, figlia di Valeria.    (m.fr.)

 



4 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 18 gennaio 2020 / SPORT - Pagina 36
SPORT UNIVERSITARIO
Cusi, Ippolito confermato vice presidente

CAGLIARI Una nomina che premia lo sport universitario sardo. Gianni Ippolito, sassarese doc, carriera all'Ersu, 45 anni da presidente del Cus Sassari, dal '95 nel consiglio nazionale e dal 2013 numero due del Cusi (mamma dei Centri sportivi universitari d'Italia), è stato riconfermato dal neopresidente Antonio Dima. Cinque Universiadi da capodelegazione, una storia di sport ed equilibrio al servizio di istituzioni e studenti. Un kit coniato dal presidente storico del Cusi, il medico cagliaritano Leonardo Coiana, scomparso nel 2014. Ideali e filosofia operativa del presidentissimo sono alla base del Consiglio nato lo scorso novembre nel Salone d'onore del Coni con gli auspici di Giovanni Malagò. Con Dima (Lecce) e Ippolito Gianni (vicario) ai vertici del Cusi (2019-2022) anche Margherita Mezzetti (vicepresidente, Bologna), Rita Piantadosi (Napoli), Riccardo D'Elicio (Torino), Vincenzo Sabatini (Milano) e Pompeo Leone (Roma). In sella alle commissioni tecnica e sanitaria Mauro Nasciuti (Genova) e Gianfranco Beltrami (Parma). Gianni Ippolito rimane alla guida anche della Commissione controllo campionati. (m.f.)

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie