Il fascino e il duro cammino della scienza affrontati a testa alta dalla studiosa di Macomer
Mario Frongia
Un dedalo di risposte e dubbi maturati in un mondo che cambia pelle incessantemente. La villa, costruita a Bosa negli anni della Grande guerra, divenuta culla di storie e pensieri di una delle grandi donne di Sardegna, Nereide Rudas. Di Sardegna e del mondo. La prima in Italia ad aver fondato e diretto una Clinica psichiatrica. Scienziata di razza, caparbia, impegnata politicamente e socialmente, pronta a lottare contro tutti e tutto. Per poi ritrovare se stessa, nella magione adagiata sui costoni del Temo. Una villa Liberty, costruita dal nonno e diventata la sua riserva. Incontaminata e personale. Luogo prediletto in cui studiare, riflettere, ideare percorsi e cammini innovativi per la collettività, le donne, le scienze psichiatriche. Una sorta di buen retiro estivo. Dunque, intreccio pregiato, nel tempo e nei tempi della scienza. Ma anche un percorso virtuoso tra quotidianità e società. Mosaico che Luca Urgu nei giorni scorsi ha annodato con garbo e raccontato per la Nuova Sardegna. Dunque, i luoghi, le idee e la storia. La professoressa, classe 1925, ha lasciato un vuoto abissale.
La casa, le abitudini, i ricordi del figlio Pietro Marongiu, docente di Criminologia all'Università di Cagliari
Gustavo Salmon, nobile e imprenditore, si stabilisce a Macomer a fine Ottocento. La professoressa Rudas è figlia della secondogenita Emma. Il cronista della Nuova osserva e annota. “Una casa, in pietra e cemento armato, edificata maestosa sul promontorio, che abbina robustezza a senso estetico grazie alle decorazioni in trachite rosa tipiche di Bosa. I lavori iniziano nel 1915 circa e terminano nel 1922 e da allora è stata abitata dalle generazioni successive. Gli arredi provengono dalla Toscana e dalla famiglia inglese Piercy (costruttori della strada ferrata Cagliari-Chilivani-Olbia-Porto Torres), molto legata ai Salmon. Oggi la villa è ancora ricca di fascino. Charme che proviene dagli arredi con molti mobili stile liberty, dalla presenza dei caminetti in diverse stanze, dai mobili intarsiati, dai fini stucchi, dalle ceramiche cromatiche e dai pavimenti in cotto e marmo”. Pietro Marongiu, docente di Criminologia all’Università di Cagliari e unico figlio della Rudas, ha curato il restauro della facciata di villa Salmon. Lo stabile si affaccia sulla foce del fiume, a due passi dalla scogliera di Cane Malu. “Mio nonno amava il mare e la pesca. Con un gozzo carlofortino dotato del primo motore marino giunto a Bosa, prendeva il mare spingendosi fino a Mal di ventre. Non è un mistero che venne in Sardegna attirato dalla enorme ricchezza della fauna selvatica” dice il professor Marongiu al cronista. Nereide Rudas ha trascorso a Bosa un paio di mesi all’anno. “Andava al mare presto, a fine mattina studiava e scriveva. Molti dei suoi lavori hanno preso forma a Villa Salmon”. Un sentiero che abbraccia natura, silenzio, contemplazione. La scienziata è sempre stata attenta animatrice dei grandi temi culturali e politici. “A Villa Salmon - narra Urgu - coltivava una sorta di cenacolo, un laboratorio di idee che si animava quando gli amici di Nereide arrivavano da ogni dove e bastava un calice di malvasia per stimolare il confronto su grandi temi del dibattito politico e culturale”.
Accademia, pensieri, psichiatria. E l’amore per la sua Sardegna
Laurea in Medicina e specializzazioni in Neurologia e Psichiatria all'Università di Bologna, libere docenze in Psichiatria generale e Psichiatria forense, oltre 450 pubblicazioni scientifiche e nove monografie, la fondazione e la presidenza della Società italiana di psichiatria forense, la conduzione di centinaia di eventi congressuali nazionali ed esteri. Ma anche la medaglia d’oro del presidente della Repubblica per “L’isola dei coralli”, analisi accurata sull’identità dei sardi. Studiosa della devianza sociale e psicopatologica, firma, insieme a Giuseppe Puggioni la relazione di base della Commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni della criminalità in Sardegna (Commissione Medici). Nel 1993 Nereide Rudas ha rappresentato l’Europa al Congresso mondiale di Psichiatria di Rio de Janeiro. E ha svolto missioni scientifiche in rappresentanza dell’Italia in Russia, Asia e Americhe. Ha ricevuto, tra gli altri, l’alta onorificenza dell’American Academy Psichiatry And The Law (Roma, 1993). Una carriera stellare. Qualche mese prima di andarsene il comune di Bosa l’ha nominata cittadina onoraria. Le aveva fatto piacere: “Da ottant’anni vado lì, in estate” le parole dettate ai giornalisti.
Politica, impeto civile, attenzione agli ultimi. "La medicina? Visione liberatrice"
Appassionata del pensiero gramsciano si batteva per riportare le spoglie dell’intellettuale in Sardegna: “Antonio Gramsci non ci fa nulla a Roma, nel cimitero degli Inglesi. A me sembra un cattivo destino, anche Emilio Lussu avrebbe voluto riposare sotto l’albero grande del suo cortile, ad Armungia, ma la moglie non ha mai rivelato dove aveva disperso le sue ceneri”. Orgogliosa del saggio “Un’indagine sul muliericidio”, che, tra i tanti, è diventato una sorta di testamento firmato con i suoi allievi Sabrina Perra e il professor Puggioni. Nereide Rudas ha pubblicato studi su varie patologie psichiatriche. Alla disciplina della mente ha dedicato la vita. Da docente dell’Università di Cagliari e Roma, quindi Professore emerito della materia, ha avuto esperienze in Centri e Istituti scientifici. Nel nostro ateneo ha diretto anche l’Istituto universitario di Psichiatria e l’annessa scuola di specializzazione. L’inestimabile trampolino della psichiatria sarda tra intuizioni, scambi e confronti. La professoressa ha scritto di psichiatria clinica e sociale su emigrazione, anziano e depressione. Ha descritto magistralmente la “depressione individuale e collettiva” degli isolani, la riforma psichiatrica e l’organizzazione psichiatrica territoriale. A seguire, pubblicazioni su identità, libertà e lettura psicodinamica in opere artistiche sarde. Si è occupata anche di sofferenza mentale. Ed è stata presidente dell’Istituto Gramsci della Sardegna. In un’intervista ha tagliato corto: “La medicina è stata per me una forma totale, quasi utopica di esistenza: rapporto con l’altro, modalità liberatrice, visione del mondo”. Parole dettate nell’estate del 2016 da Villa Salmon. Nereide Rudas muore a Cagliari il 19 gennaio dell'anno seguente.