Lunedì 3 agosto 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
03 agosto 2020

L'Unione Sarda

 

1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 3 agosto 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 7
LEZIONI A DISTANZA IMPOSSIBILI NELL'ISOLA PER 4 RAGAZZI SU 10
Carta (Acli): subito gli investimenti
Il Prorettore Putzu: un’opportunità

Ne sanno qualcosa i ragazzi che, con la scuola chiusa per epidemia, si facevano prestare il telefonino dai parenti a turno per potersi connettere e partecipare alle videolezioni. In Sardegna quattro studenti su dieci non possono fare affidamento su una connessione Internet veloce, tanti che hanno fatto i salti mortali per stare al passo coi compagni più fortunati e più ricchi. Un numero allarmante tantopiù in una regione che registra la percentuale di abbandono scolastico (oltre il 21%) più alta in Italia.
I BUCHI DELLA RETE  Se la scuola non funziona più come ascensore sociale, l'esperienza della didattica a distanza durante il lockdown ha dimostrato che non è neppure democratica. Il rischio, insomma - in una regione dove oltretutto un cittadino su quattro non ha nemmeno Internet a casa - è che la povertà digitale sbatta fuori dalla scuola una percentuale sempre più alta di ragazzi. «Sono aspetti fortemente legati, dal momento che al giorno d'oggi gli strumenti informatici e la connessione sono fondamentali nella formazione», avvisa il presidente di Acli Cagliari Mauro Carta. È adesso, aggiunge, «il punto focale dell'emergenza educativa. Nel periodo post Covid, non essere in grado di avere accesso alla rete potrebbe tradursi nell'impossibilità effettiva di prendere parte alle lezioni con profitto: l'esperienza del lockdown ha già mostrato con brutale chiarezza le difficoltà che hanno dovuto affrontare le famiglie alle prese con la formazione a distanza e lo smart working, tra condivisione di dispositivi, lentezza delle reti, mancanza di competenze di base».
LE RISORSE LIMITATE  In questa situazione, sottolinea Mauro Carta, «senza investimenti importanti sul territorio, nelle scuole e nella formazione di docenti e alunni, si rischia di andare incontro a un'impennata dei dati sull'abbandono scolastico». Il decreto Cura Italia, aggiunge, «ha messo a disposizione a livello nazionale 85 milioni di euro per dotare le scuole di dispositivi e per formare il personale. A questi si aggiungono altri 80 milioni del Piano operativo del ministero dell'Istruzione per l'acquisto di dispositivi informatici, con 1,6 milioni destinati alla Sardegna. Ma, vista la situazione di partenza della nostra regione, questi fondi potrebbero non essere sufficienti».
UN'OPPORTUNITÀ PER TUTTI  L'esperienza dei mesi scorsi, avverte Ignazio Putzu, Prorettore alla didattica dell'Università di Cagliari, «deve portare a una riflessione di carattere politico: bisogna insistere sull'implementazione delle reti e sulla diffusione dello strumento digitale presso le famiglie perché dà potenzialità straordinarie». La didattica a distanza, dice, «consente un accesso all'offerta formativa molto più ampio di quanto non sia possibile con la presenza fisica». All'Università, perlomeno, pur con tutti i limiti strutturali e di connessione, è andata così. «Non abbiamo mai avuto tanti studenti presenti come durante le lezioni digitali e si sono avuti i risultati anche sulla resa agli esami». Ma bisogna superare il divario digitale, risolvere i limiti delle infrastrutture. «In Sardegna è ancora un problema serio. Per questo l'Università da un lato ha sollecitato la Regione, dall'altro ha concluso accordi coi Comuni per i punti di fruizione della didattica a distanza».
LE DISTANZE ANNULLATE  Un'opportunità per la scuola, ancor più in una regione col record nazionale della dispersione. «Una povertà educativa, va detto, che si è generata in condizioni di didattica in presenza». In Sardegna, sottolinea il professor Putzu, «un grave problema della scuola è il pendolarismo. I ragazzi, che escono di casa alle 5 del mattino e tornano nel pomeriggio, sono in condizioni di forte svantaggio per un apprendimento efficace». Ecco perché la didattica a distanza - risolti i problemi di rete, di connessione e di dispositivi - può diventare un'opportunità vincente. «Dobbiamo pensare a sfruttarne le potenzialità per raggiungere gli studenti svantaggiati prima di tutto perché scarsamente raggiungibili. Possiamo combinarla con la didattica in presenza, una soluzione inedita e straordinaria».
Piera Serusi







2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 3 agosto 2020 / CAGLIARI - Pagina 16
Ateneo. Italiana e tedesca
PRIME LAUREE DOPPIE PER QUATTRO STUDENTI
110 con lode la votazione dei primi quattro laureati del corso

Lorenzo Annarumma, Alice Giugnini, Luca Mocci, Camilla Mola: sono i quattro studenti che per primi - tutti con 110 e lode - hanno conseguito la doppia laurea dopo il percorso internazionale in Economia e Gestione aziendale. È il corso dell'Università che forma manager per il mercato internazionale e attribuisce nello stesso tempo la laurea triennale italiana in Economia e Gestione aziendale, rilasciata dall'Ateneo cagliaritano, e la laurea tedesca in International studies in management, rilasciata dalla University of Applied sciences di Bielefeld. Tutti i neodottori si sono laureati al primo appello. «Complimenti per il risultato raggiunto», commenta la rettrice Maria Del Zompo, «ringrazio i docenti perché, grazie a loro, abbiamo mantenuto la parola data: nessuno è rimasto indietro a causa del Covid-19. Sono orgogliosa, per l'ennesima volta, di essere la rettrice di questo Ateneo».Il progetto, racconta Alessandro Mura, coordinatore del corso di laurea - è nato da una collaborazione internazionale. Il percorso è stato studiato per le esigenze formative di chi desidera operare nelle imprese multinazionali. È un percorso accademico ad accesso limitato, con meccanismi molto selettivi che premiano la costanza, la dedizione allo studio e la tenacia dei più meritevoli.



 

 

3 - L’UNIONE SARDA di lunedì 3 agosto 2020 / CULTURA ESTATE - Pagina IV
Di cosa parliano se diciamo “Sardegna”?
di Franciscu Sedda

La Sardegna è davvero e solo un'isola? Franciscu Sedda, semiologo dell'Università di Cagliari, fa di questa domanda provocatoria il filo conduttore di una riflessione in cinque parti che invita a giocare con le nostre identificazioni. Oggi la prima parte.
La Sardegna è un'isola? La domanda può apparire inutilmente provocatoria. Invece essa non solo è sensata ma persino necessaria. La cosa risulta più chiara se cambiando prospettiva ci si chiede: di cosa Sardegna è nome? O se preferite: a cosa ci si riferisce dicendo Sardegna? È vero. La risposta (forse) più immediata è che dicendo Sardegna ci si riferisce proprio ad un'isola . Tuttavia, con un piccolissimo sforzo di pensiero, è altrettanto facile rendersi conto che lo stesso nome può riferirsi a più isole , come ci ricorda la formula la Sardegna e le sue isole , ad un'entità amministrativa come la Regione Autonoma della Sardegna, o ancora ad una soggettività culturale, storica, politica: la Sardegna come casa, terra, patria, nazione... Fermiamoci qui. Bastano questi pochi esempi per capire che questi incastri di riferimenti non solo indicano cose differenti ma soprattutto chiamano in causa e modellano realtà diverse.

MAPPE
Queste realtà sono come tante mappe geografiche e mentali, materiali ed affettive, che incidono sul nostro modo di orientarci nella Sardegna come mondo e nel mondo partendo dalla Sardegna. E questo proprio perché attivano identità e identificazioni fra loro diverse, che della Sardegna non raccontano la stessa storia passata, presente e futura. Per risolvere il problema non basta constatare che tali possibilità convivono. La compresenza di realtà che si agitano dentro e attraverso il nome Sardegna è infatti parte del problema, dato che può essere fonte di tensioni, dissidi, conflitti (alcuni dei quali inevitabili) e l'eventuale riduzione di queste realtà plurali ad una risulta essere un lavoro certo possibile ma non privo di rischi (nonché fatalmente destinato a produrre residui, esclusioni, confusioni). Tutto ciò senza contare che, come vedremo, insieme e affianco a ciò che oggi chiamiamo Sardegna - qualunque cosa essa sia - si agitano storicamente altri nomi , dei sinonimi e degli omonimi che hanno ancor più complicato il gioco delle identificazioni che si legano alla nostra cosa. E con cui, ad avere un po' di memoria e curiosità, ci tocca fare i conti.

Prima tappa di un’analisi dei nostri nomi e delle nostre identificazioni culturali e storiche
STRADE
Prima di procedere bisogna render chiaro che la questione che ci arrovella non è solo della Sardegna. Il problema è comune, e persino filosofico: se l'essere si dice in molti modi e la Sardegna è molte cose, dove s'incontrano l'essere e la Sardegna? Da qui due strade. Da un lato l'interrogativo metafisico: perché c'è la Sardegna piuttosto che il nulla o piuttosto che altro? Dall'altro l'interrogativo semiopolitico, solo apparentemente meno pretenzioso: cosa vogliamo significare, portare a realtà, dicendo Sardegna ? Quali valori, affetti, azioni vogliamo richiamare e suscitare attraverso quel nome?
Il caso delle isole ci aiuta a capire la questione, rendendo il discorso il più vicino possibile ai paradossali fatti del mondo. Come ha spesso ricordato Godfrey Baldacchino, maltese e padre degli Island Studies, nella percezione attuale dei maltesi Malta è uno Stato più che un'isola o un arcipelago: cosa tanto più necessaria perché il nome Malta serve a identificare tanto chi abita sull'isola di Gozo e chi vive su quella di…Malta! Al contrario dunque di quanto può pensare chi si affida a stereotipi e ovvietà la definizione identitaria degli spazi insulari non è più semplice di quella relativa agli spazi continentali . La presenza di un confine fisico non è garanzia di auto-riconoscimento collettivo e il conflitto fra le ragioni della geografia e quelle della storia è costantemente aperto. (1. continua)

 

 

 

La Nuova Sardegna




 

 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 3 agosto 2020 / CULTURA E SPETTACOLI - Pagina 28
l'intervista
«L'ACCADEMIA CRESCE ED È VICINA ALLA CITTÀ»
Il direttore Antonio Bisacca annuncia la nascita del nuovo spazio nell’Ex Mattatoio che sarà aperto anche ai cittadini

di Federico Spano
La "giovane" Accademia Sironi cresce ed è sempre più vicina alla città e al territorio. Crescono le collaborazioni con le aziende e con le amministrazioni comunali e cresce anche lo spazio a disposizione per la didattica: dopo un decennio di attesa, l'ex mattatoio di via Zanfarino prenderà vita, diventando il Campus delle Arti e dello Spettacolo e ospitando il corso quinquennale in Restauro. A parlare di queste novità e di come l'Accademia ha affrontato il difficile periodo del lockdown è il direttore Antonio Bisaccia, che è anche presidente della Conferenza Nazionale di tutte le Accademie di Belle arti italiane e che recentemente è stato nominato membro del ristretto "tavolo permanente"- voluto dal Ministro Manfredi - che riscriverà l'architettura delle normative sulla formazione artistica e musicale nazionale.
Il rapporto tra l'Accademia e il territorio è sempre più importante «L'Accademia di Belle Arti "Mario Sironi" è cambiata in modo esponenziale. La più giovane Accademia d'Italia (poco più di 30 anni di vita) ha senza dubbio affrontato il suo giro di boa più difficile nella ricerca di una sua identità. Qui in Sardegna, abbiamo lavorato molto sul tema dell'innovazione tecnologica e sulla specializzazione di alcune pratiche artistiche. In particolare abbiamo puntato sul cinema già da diversi anni e abbiamo aperto l'unico biennio di secondo livello in "Cinematografia documentaria" in Italia. L'Accademia Sironi si è caratterizzata negli ultimi anni per aver messo le proprie competenze a disposizione del territorio, realizzando - oltre alle collaborazioni con aziende pubbliche e private - un vero sistema artistico-produttivo che sta funzionando. Ultimo, ma non ultimo, è l'esempio del progetto europeo Art Lab Net che si è messo a disposizione delle aziende dell'alto artigianato artistico in Sardegna: offrendo formazione sulla prototipazione 3D e altri servizi utilissimi nell'ottica della produzione».
Dopo il Mas.Edu, l'Accademia avrà a disposizione il bellissimo complesso dell'ex Mattatoio comunale
«Al Museo Mas.edu (quasi 5.000 metri quadri) convivranno l'ArtLab che fonde il 3D digitale con la materia organica (laboratorio creato con fondi comunitari) con il programma espositivo di alto profilo scientifico e con le residenze di ricerca. Mentre l'Ex-Ma, di oltre 7.000 metri quadri, che diventerà -a breve- l'Ex-Mater, il Campus delle Arti e dello Spettacolo dell'Accademia e che ospiterà anche il corso quinquennale in Restauro. Qui ci saranno tutti quei servizi, compresi la mensa e gli spazi dedicati al coworking, di cui necessitano gli studenti, da sempre al centro delle nostre iniziative. L'Ex-Mater funzionerà anche come luogo in cui le attività culturali della città, prodotte dall'associazionismo, potranno trovare un'istituzione, l'Accademia, che funzionerà come cabina di regia. Inoltre, entro fine anno, dovranno iniziare i lavori di riqualificazione della sede storica di via Duca degli Abruzzi, grazie a quattro milioni di euro provenienti dai fondi Cipe».
Come avete affrontato il difficile periodo del lockdown per il coronavirus?
«Nella fase del lockdown le Accademie di Belle Arti sono arrivate a circa il 90% degli insegnamenti impartiti e l'Accademia di Sassari ha fatto del suo meglio per mantenere questo standard. Questa percentuale, che si riferisce alle istituzioni che hanno attivato i corsi, diminuiscono relativamente alle discipline che fattualmente sono coinvolte. Mentre le discipline teoriche hanno aderito praticamente al 100%, nelle discipline laboratoriali la percentuale è stata significativamente inferiore, anche se - in questi casi - si è offerta una didattica online "propedeutica" ai laboratori veri e propri. Questo perché vige il "peccato originale" dei cosiddetti corsi laboratoriali che costituiscono il cuore della didattica, con il compito di offrire gli strumenti per l'esercizio dell'arte e della produzione artistica (si pensi, ad esempio, a scultura, tecniche della scultura, plastica ornamentale, incisione, pittura, scenografia etc.). Ma le Afam hanno nel loro DNA formativo, da tempo ormai, anche un'articolazione ampia di discipline teoriche o teorico-pratiche di taglio squisitamente universitario. La Sardegna non è solo una regione a statuto speciale, essa è innazitutto una regione speciale tout-court. Negli atlanti, anche letterari, che si sono avvicendati nel tempo, la Sardegna non è solo un'isola col suo mare di domande, ma la celebrazione di un immaginario immenso e costellato da un'infinita serie di forme della bellezza a forte caratura identitaria. Laddove l'identità non è un'astrazione che genera chiusura, ma un moltiplicato, borgesiano, "giardino dei sentieri che si biforcano", in cui gli strati del tempo non sono puramente ornamentali: essi si abbandonano alle cure della memoria, intesa come rito collettivo che genera conoscenza».





 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 3 agosto 2020 / CULTURA E SPETTACOLI - Pagina 28
La Regione non finanzia nello stesso modo le Università e le istituzioni Afam
«I NOSTRI NON SONO STUDENTI DI SERIE B»

SASSARI Le Accademie di belle arti e i Conservatori di musica, ossia le istituzioni dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam), sono equiparati alle università, grazie alla legge 508 del 1999. I titoli di studio che si ottengono alla fine dei percorsi in queste istituzioni hanno il valore della laurea. Ma a differenza delle università, i conservatori e le accademie hanno a disposizione meno fondi. «Per analogia con quanto avviene per le due Università della Sardegna, anche per la Regione Sardegna la strada per mettere a sistema l'Afam sardo è quella del "fondo globale" relativo agli "interventi regionali per l'Università" - spiega Antonio Bisaccia -. L'inserimento dell'Accademia di Belle Arti di Sassari e dei Conservatori di Cagliari e di Sassari nella detta legge, rappresenta non solo il naturale approdo di un'evoluzione del sistema della formazione superiore, quanto una necessità derivata dalla specializzazione dei compiti "universitari" di ricerca comuni ad Atenei ed Afam. Del resto, lo stesso governo regionale nel 2016 aveva ha varato un primo timido riconoscimento, sostenendo il funzionamento dei tre istituti: l'Accademia e il Conservatorio di Sassari e il Conservatorio di Cagliari. Ma da allora, non è cambiato nulla e siamo ancora "nelle more" di una modifica normativa che non avviene mai. Tale modifica della Legge n. 26 del 1996 ha un ritardo di 20 anni non più procrastinabile, in quanto essa -fino ad ora- è stata strumento di una evidente e paradossale disparità di trattamento. Non possono esistere in Sardegna studenti di serie A (coloro che si iscrivono all'Università) e studenti di serie B (coloro che si iscrivono all'Accademia o ai due Conservatori dell'isola). Gli studenti Afam devono avere gli stessi servizi erogati agli studenti universitari. Questo è il principio che muove la richiesta a gran voce della modifica legislativa riguardante le legge n.26 del 1996: praticamente proposta ogni anno e ogni anno mai realizzata. L'Alta Formazione Artistica e Musicale sarda auspica che questo governo regionale sappia finalmente affrontare in modo risolutivo il problema».

Questionario e social

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