Lunedì 25 maggio 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
25 maggio 2020

L'Unione Sarda

 

 

1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 25 maggio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 4

Il report. A Sassari crolla la percentuale di contagi all’Aou
NESSUNA VITTIMA, ZERO POSITIVI

Millecentoventuno test, nessun positivo e nessuna vittima. Il trend dei contagi nell'Isola continua da settimane il suo andamento attorno allo zero. Dal due maggio non ci sono mai stati più sei casi: dieci volte c'è stato un solo positivo e in cinque casi non ce n'è stato nemmeno uno nonostante il sostanziale raddoppio dei tamponi (che, però, spesso sono test ripetuti sulla stessa persona). All'inizio del mese ne erano stati fatti 623.

Nel report diffuso ieri dall'Unità di crisi regionale i casi accertati in Sardegna dall'inizio dell'emergenza si attestano a 1.356. In totale nell'Isola sono stati eseguiti 50.796 test. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 54, di cui 3 in terapia intensiva mentre 191 sono le persone in isolamento domiciliare.

Il dato progressivo dei casi positivi comprende 902 pazienti guariti (+43 rispetto al dato precedente), più altri 80 guariti clinicamente. Resta invariato il numero delle vittime, complessivamente 129 dall'inizio della pandemia.

Sul territorio, dei 1.356 casi positivi complessivamente accertati, 249 sono stati registrati nella Città Metropolitana di Cagliari, 97 nel Sud Sardegna, 60 a Oristano, 79 a Nuoro, 871 a Sassari.

Il tasso di letalità è del 9,51% sul totale dei casi: circa la metà di quello della Lombardia che guida la classifica nazionale con il 18,2, seguito dalla Liguria (15%), Marche ed Emilia Romagna, che hanno rispettivamente il 14,8 e 14,7%. Umbria e Molise chiudono la classifica col 5,1%. Interessante il rapporto tra sintomatici e asintomatici tra le persone che hanno contratto il virus: dei 1.356 positivi, 880 avevano sintomi ma 476 (il 35,1%) no. Significa che circa uno su tre si è scoperto positivo solo dopo aver fatto il tampone, in genere per essere stato a contatto con un altro infetto.

Sassari, operatori sanitari

Una notizia positiva è che la prevalenza dei positivi negli operatori sanitari dell'Aou di Sassari è più bassa rispetto a quella registrata negli operatori sanitari in Italia. Lo dice lo studio realizzato dalla Sorveglianza sanitaria dell'Azienda di viale San Pietro che, dall'inizio dell'emergenza, ha sottoposto a test del tampone l'intera popolazione di medici e infermieri che lavorano negli ospedali dell'Aou. E così la prevalenza sassarese si attesta attorno al 3 per cento mentre quella registrata in Italia è al 4,26 per cento.






 

2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 25 maggio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 5

FASE 2. Parla Stefano Del Giacco, allergologo e immunologo del Policlinico universitario di Monserrato

«IL PASSAPORTO SANITARIO È UNA GARANZIA PER I TURISTI E PER I LAVORATORI SARDI»

51 anni, responsabile del reparto di Allergologia e immunologia clinica dell’Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari, è vice presidente della Eaaci (European Academy of Allergy and Clinical Immunology)

«Il passaporto sanitario? Mi sembra un'ottima idea, sia per chi arriva ma anche per i sardi che lavorano nel turismo. Abbiamo i contagi ormai quasi a zero, siamo una garanzia per chi viene in vacanza, e il turista dev'essere una garanzia per noi», dice Stefano Del Giacco, 51 anni, responsabile del reparto di Allergologia e Immunologia clinica, dell'Unità operativa complessa di Medicina interna dell'Aou di Cagliari.

Dunque, sì al certificato di negatività?

«Ecco, sì, meglio chiamarlo certificato, passaporto può spaventare. Lo approvo in pieno, è una cosa alla quale ho pensato mesi fa, all'inizio della pandemia. Dobbiamo sfruttare il vantaggio di essere un'isola con pochi casi e una curva di contagio praticamente azzerata».

Si discute sui costi.

«Mi sembrano polemiche inutili. Se un turista vuole venire, 40 euro per fare un test li spende senza problemi. E poi, non si è detto che gli verranno rimborsati sotto forma di servizi?».

C'è anche confusione su quale test fare.

«La certezza assoluta della negatività non si può raggiungere, il tampone rimane il più affidabile, fa la fotografia di un momento, ma deve essere fatto da persone esperte. I test rapidi hanno ancora limiti, magari combinando le due metodiche si può avere una ragionevole sicurezza che la persona non sia positiva».

Un altro problema è: dove farli?

«Ci sono i comitati tecnico-scientifici che stanno studiando questi aspetti. Forse si potrebbero stipulare convenzioni con centri specializzati per fare questi esami con un costo calmierato. Comunque, i test sierologici ormai si fanno nei laboratori privati, tutti vogliono sapere se hanno passato il coronavirus».

La privacy è un ostacolo.

«La legge sulla privacy è sacrosanta, però penso che dovremmo cercare di superare le costrizioni burocratiche. Tutti siamo sui social e vediamo cosa fanno amici e conoscenti, però non vogliamo comunicare il nostro nome per andare in vacanza. Bisogna essere ragionevoli».

Di qualcosa simile a un passaporto sanitario si era parlato, a livello europeo, già dieci anni fa.

«C'era stata l'idea di inserire nel microchip della tessera sanitaria una serie di dati utili per chi viaggia: se hai fatto vaccinazioni, soffri di patologie, assumi farmaci, sei coperto dall'assicurazione all'estero. Alcuni Paesi ce l'hanno, da noi non se n'è fatto nulla».

Alle Canarie a luglio atterrerà un aereo carico di turisti con passaporto sanitario digitale che saranno monitorati in ogni luogo della vacanza.

«Lo immaginavo anch'io per la Sardegna, sarebbe un'occasione d'oro anche a livello epidemiologico, ci darebbe dati importantissimi che aiuterebbero ad affrontare un'eventuale nuova ondata».

Però nell'Isola si fanno pochi tamponi.

«Allora, più tamponi si fanno meglio è. A posteriori possiamo dire che il tampone, a livello nazionale, l'avremmo dovuto fare subito a tutto il personale sanitario, alle forze dell'ordine, a tutti coloro che hanno rapporti col pubblico».

E adesso?

«Credo sarebbe opportuno decidere una periodicità per determinate categorie, ad esempio il personale sanitario, lo abbiamo fatto praticamente tutti, e tra un mese lo rifacciamo; poi chi lavora negli aeroporti, gli equipaggi di aerei e navi. E qui si ritorna al passaporto sanitario: io prendo un traghetto per venire in Sardegna e tu mi devi garantire che l'inserviente che ha preparato la cabina e il barista che mi serve il cappuccino sono negativi».

Ha fatto un giro? Tanta gente nei locali, poche mascherine. Quali sono i rischi?

«I sardi sono stati eccezionali nel rispettare il lockdown. Ora i rischi stanno nella voglia di tornare alla vita normale, soprattutto per i giovani. Ma questo è il periodo decisivo, nelle prossime settimane avremo il polso di quanto il virus è ancora nascosto in pazienti asintomatici. E ovviamente se non manteniamo il distanziamento sociale e ci lanciamo in movide, il rischio di una risalita dei contagi c'è. Suggerirei di aspettare ancora un po', senza tarparsi le ali, ma usando tutte le precauzioni».

Mascherina sempre?

«È chiaro che se si va a correre da soli non ce n'è bisogno, ma se si cammina in una strada piena di gente, oppure si sta in gruppo fuori da un locale, consiglio rigorosamente di usarla».

Andare al ristorante è pericoloso?

«È preferibile andare in un ristorante all'aperto, e dove la distanza tra i tavoli è garantita, augurandoci che i locali rispettino alla lettera tutte le prescrizioni. Si suppone che il locale abbia igienizzato bicchieri e posate, e ho visto che molti si sono attrezzati con materiale monouso, ovviamente preferibile».

Fare shopping, misurare vestiti, è pericoloso?

Direi di no se si rispettano le regole. Ovviamente sempre mascherina e igienizzazione delle mani».

Usare il bancomat, toccare il Pos?

«Il Pos andrebbe disinfettato a ogni cliente, e cerchiamo di usare per quanto possibile il contact less».

Andare in spiaggia, fare il bagno?

«Nel fare il bagno non vedo particolari problemi, l'acqua di mare non dovrebbe essere un veicolo di contagio del Covid-19. Per la spiaggia è il solito discorso: non bisogna stare troppo vicini, purtroppo è difficile pensare a un litorale dove tutti stanno ordinati, ognuno sotto il proprio ombrellone».

Prendere l'aereo è pericoloso?

«In aereo c'è un ricircolo di aria che potenzialmente espone al contagio, infatti non è infrequente che da un volo lungo si sbarchi con il raffreddore. Per questo a bordo c'è l'obbligo di mascherina e, per ora, si occuperà un posto sì e uno no. Bisogna capire come evolve il virus, adesso siamo tutti in stand by, stiamo tornando alla normalità ma abbiamo gli occhi puntati sull'autunno. Consideriamo che nel nostro emisfero è arrivata l'estate, ma dall'altra parte del mondo arriva l'inverno, bisogna capire come evolverà il virus lì e se ci saranno dei rimbalzi».

Il vaccino contro l'influenza ci può aiutare?

«Io lo consiglio a tutte le persone a rischio, inclusi gli anziani e i giovani che vanno a scuola. In generale nella popolazione potrebbe essere utile per mettere al riparo da situazioni infettive che possono causare una immunosoppressione che a sua volta può lasciare una finestra aperta per l'ingresso del coronavirus».

Cristina Cossu





 

3 - L’UNIONE SARDA di lunedì 25 maggio 2020 / Speciale SALUTE - Pagina V
FOCUS. I dermatologi dell’Aou di Cagliari studiano lesioni della pelle che possono essere associate al virus

ANCHE POMFI E GELONI SPIE COVID

È una spia che consente di vedere cosa succede all'interno del nostro organismo. Per questo motivo, anche per capire se una persona può aver contratto l'infezione Covid-19 dovuta al coronavirus 2 (Sars-CoV-2), la pelle gioca un ruolo fondamentale. Per questo motivo i dermatologi stanno studiando le manifestazioni cutanee che possono essere associate al Covid-19 o addirittura esserne un segno precoce.

SEGNI SENTINELLE. «Sono tre le manifestazioni cutanee hanno assunto questo ruolo», spiega Franco Rongioletti, direttore di Dermatologia al San Giovanni di Dio (Aou di Cagliari). «Si tratta delle lesioni eritematose pruriginose o dolorose delle dita di mani e piedi a tipo geloni», in realtà si parla di "pseudogeloni" perché non sono scatenati dal freddo, «che sono un segno precoce di malattia e si riscontrano nei pazienti più giovani, guarendo spontaneamente in una decina di giorni. Quindi, le lesioni più gravi delle estremità inferiori in cui la pelle appare violacea, nero-bluastra con segni di sofferenza circolatoria dovuta ad occlusione dei vasi sanguigni che si riscontrano in fase avanzata di malattia nei pazienti più anziani. Infine, le eruzione di piccole vescicole, poco pruriginose sul tronco che simulano la varicella, che possono comparire prima dell'emergere di altri sintomi tipici del coronavirus e si risolvono spontaneamente in 7-10 giorni».

L'IMPORTANZA DEI TAMPONI. Accanto a queste lesioni ce ne sono altre. «Possiamo osservare "sfoghi" generalizzati in cui la pelle diventa rossa in tutto il corpo o la comparsa di "pomfi tipo orticaria" sul palmo delle mani che sono meno specifici e richiedono una valutazione accurata del dermatologo per escludere altre patologie», spiga ancora Rongioletti.

Alcuni dermatologi insistono per sottoporre a tampone per coronavirus chi manifesta queste lesioni anche in assenza di altri sintomi. «La diagnosi differenziale infatti va fatta con le reazioni cutanee avverse dai vari farmaci che sono somministrati ai pazienti Covid-19 o con altre malattie infettive, come per esempio la vera varicella o il morbillo.

I BAMBINI. Anche se il coronavirus ha colpito soprattutto gli adulti, i bambini non sono stati, comunque, risparmiati. «Alcuni, infatti, positivi al coronavirus hanno presentato uno stato infiammatorio multiorganico che colpisce la cute, le labbra, la lingua e il cuore con sintomi simili ad una malattia pediatrica conosciuta da lungo tempo come malattia di Kavasaki. In questo caso è importante intervenire precocemente con la terapia per evitare gravi complicanze cardiache».

Ma. Mad.

La Nuova Sardegna




 

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4 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 25 maggio 2020 / SASSARI - Pagina 15
La Cisl: «Fissare subito la data per l'elezione del rettore»

SASSARI «Come organizzazione sindacale che rappresenta e difende complessivamente gli interessi delle parti sociali e non solo quelle dei lavoratori, ci uniamo alla voce di chi già ci ha preceduto e chiediamo - con forza e senza indugi - che si provveda con estrema urgenza all'indizione delle elezioni».

Così il segretario provinciale di Cisl Università Piero Canu che interviene sul dibattito avviato dopo il servizio sulla Nuova che ha raccolto i pareri dei direttori di Dipartimento sulle elezioni per la nomina del nuovo rettore. «Non è nostro intendimento coinvolgere nel dibattito il rettore in carica, se non nella funzione di garante del rispetto di quanto prevede lo statuto, in particolare all'art. 17 - Trasparenza. Siamo certi, al contrario di altri - dice Canu - che egli abbia già disposto affinché alla scadenza del 31 luglio 2020 (come previsto dal Decreto Legge 8 aprile 2020, n. 22 art. 7) venga emanato il decreto rettorale con il quale si dia "avvio" alle procedure per le elezioni del suo successore, consapevole che il suo mandato scadrà improrogabilmente il 31 ottobre 2020. Scadenza questa che, nella ultracentenaria storia del nostro ateneo, nessuno ha mai modificato essendo stata "scolpita nella pietra"». Il segretario della Cisl Università ricorda che il D.L. 8 aprile sospende si lo svolgimento delle votazioni «ma non impedisce affatto che nel frattempo si avviino tutte le procedure elettorali. Per questo rinnoviamo l'invito al Senato accademico che si faccia carico di chiedere l'inserimento all'ordine del giorno di tale istituto. Se necessario si affidi alla Commissione Elettorale preposta lo studio delle migliori modalità di svolgimento, stante l'emergenza sanitaria, ma non si tergiversi oltre».

Questionario e social

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