Domenica 31 maggio 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
31 maggio 2020

L'Unione Sarda

 


 

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 31 maggio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 2
La lettera. L’infettivologa sarda a Washington: giusti i controlli
«SE GLI ITALIANI AMANO L'ISOLA, COLLABORINO»

Patrizia Farci: “Questo virus richiede da parte di tutti i cittadini un comportamento responsabile e l’applicazione rigorosa delle misure preventive: usare la mascherina, rispettare le distanze sociali, proteggere le persone vulnerabili, e soprattutto fare uno screening per individuare i portatori sani”

«Le scrivo da Washington, dove lavoro al National Institute of Allergy and Infectious Diseases di Bethesda, come infettivologa ed epatologa, per manifestarle la mia solidarietà per la sua lungimiranza nel voler prevenire, con l'arrivo incontrollato di turisti in Sardegna, una diffusione che potrebbe trasformarsi in una possibile epidemia da coronavirus nella nostra bellissima terra». A scriverlo - in una lettera indirizzata al governatore Christian Solinas - è Patrizia Farci, a capo della sezione di patogenesi epatica presso l'Istituto nazionale di allergie e malattie infettive diretto da Anthony Fauci. Nata e cresciuta in Sardegna, dove è diventata professore di Medicina interna, vive negli Stati Uniti dal 2007 ma, scrive, «ho sempre portato con me il ricordo, l'affetto dei miei pazienti, e l'amore per questa terra».

I pericoli

La battaglia col virus non è ancora conclusa: «Abbiamo tutti vissuto in diretta la tragedia che si è consumata in Lombardia e siamo rimasti sgomenti per quello che è accaduto», ricorda Farci, «purtroppo lo stesso è successo in altre città europee e in America. Ma che cosa succederebbe se una tale epidemia si diffondesse in Sardegna? Non oso pensarlo. Le risorse economiche e l'organizzazione sanitaria per far fronte ad una epidemia da Covid sono al di là della capacità di gestione di una struttura sanitaria come quella sarda».

Prevenzione

«Abbiamo già visto che cosa è successo a Bergamo, Brescia e Milano nonostante la presunta eccellenza della sanità lombarda. Non esiste una terapia efficace contro questo virus. Un vaccino sicuramente è possibile, ma ancora lontano e quindi l'unica arma sicura al momento è la prevenzione. Questo virus richiede da parte di tutti i cittadini un comportamento responsabile e l'applicazione rigorosa delle misure preventive: usare la mascherina, rispettare le distanze sociali che richiedono più di 1,8 metri, proteggere le persone vulnerabili, e soprattutto fare uno screening per individuare i portatori sani».

Verifiche

Dunque, giusto chiedere garanzie sulla salute di chi arriva nell'Isola per trascorrere le vacanze: «Se gli italiani amano veramente la Sardegna collaborino». Come? «Aiutando questa bellissima terra a diventare una zona protetta per tutti, invece di usare toni “intimidatori” frutto di un inconscio senso di superiorità. Di fronte al numero dei morti che si è portata via questa epidemia in Italia, e non solo, è vergognoso far prevalere l'egoismo di non poter rinunciare ad una vacanza o sottoporsi ai controlli. Cerchiamo invece di aver pazienza e di collaborare nel rispetto che questo virus impone», spiega la professoressa». La strada è lunga ma non bisogna farsi prendere dalla fretta: «Sei, otto mesi di attesa fino a che non ci sarà un vaccino che ci protegga sono lunghi, ma non sono niente di fronte alla perdita anche di una sola vittima che potrebbe essere evitata. Il crollo dell'economia è un problema mondiale, ma l'economia non può ripartire se questo virus non è sotto controllo».

Il cammino

Quindi un appello a Solinas: «Non si faccia intimidire. Anzi, spero che il suo atteggiamento risvegli le coscienze sopite e che molti si uniscano a lei per aiutarla e sostenerla nel portare avanti un modello giusto di sanità pubblica, che tuteli la salute del cittadino. Tutte le imprese difficili richiedono coraggio, determinazione e perseveranza».





 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 31 maggio 2020 / ECONOMIA - Pagina 24
Il progetto. Grazie al maestrale la Sardegna potrebbe diventare l’hub del Mediterraneo
ENERGIA DALLE ONDE, ISOLA IN POLE POSITION
Nella caccia agli investimenti delle multinazionali è derby con la Sicilia

OCCASIONI. Il settore dell’energia del mare sta entrando in una fase operativa

La Sardegna ha le carte in regola per diventare l'hub dell'energia elettrica prodotta sfruttando il moto ondoso. La costa occidentale dell'Isola, dove il maestrale imperversa per diversi giorni dell'anno e le onde possono arrivare a misurare diversi metri d'altezza, è una delle zone più interessanti di tutto il Mediterraneo. Il primato è condiviso con la costa occidentale della Corsica: anche l'isola che diede i natali a Napoleone Bonaparte è guardata con attenzione dagli esperti.

Finanziamenti pubblici

Per il momento, l'Italia batte la Francia sui finanziamenti pubblici. Con cinque milioni di euro il Belpaese è secondo solo al Regno Unito. A rivelarlo è il primo rapporto del progetto europeo “OceanSet 2020”, che ha analizzato investimenti e sviluppo tecnologico di undici Paesi europei. Per l'Italia i dati sono stati elaborati da Enea, ente pubblico che opera come rappresentante nazionale presso il Set-Plan Ocean Energy, il gruppo che implementa il Piano Strategico europeo di sviluppo delle tecnologie energetiche marine.

Le carte da giocare

Il derby per attirare le grandi multinazionali del comparto energetico si giocherà a più livelli. La Sicilia, ad esempio, non ha lo stesso potenziale della Sardegna ma dispone di una serie di caratteristiche geografiche e climatiche in grado di permettere una produzione industriale di energia. Messina, secondo alcuni report, potrebbe essere interamente alimentata con il moto ondoso dello Stretto. La stessa cosa vale per diversi tratti delle coste di Tunisia e Algeria. La differenza la farà la programmazione territoriale. Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio Enea di modellistica climatica, spiega che questo è il momento giusto per mettersi in gioco: «Il settore dell'energia dal mare in Italia sta entrando in una fase operativa, precommerciale, grazie alle sperimentazioni in corso di prototipi sviluppati da enti di ricerca università e grandi aziende. Siamo in attesa del nuovo decreto Fer2 che potrebbe dare un ulteriore slancio al settore. La programmazione di medio termine è fondamentale». Al momento gli unici siti di prova si trovano a Pantelleria, Reggio Calabria e Napoli.

Matteo Mascia

 




 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 31 maggio 2020 / CAGLIARI - Pagina 26
La storia. Silvio Ruggiu, 54 anni, laurea in Economia, vive e lavora a Milano: è al vertice del gruppo Deutsche Bank

Quelli che ce la fanno: «Studio e curiosità per arrivare in alto»

CARRIERA. Ha iniziato a lavorare subito dopo la laurea in Economia e commercio a Cagliari. Assunto in banca, come primo incarico ha fatto il cassiere e dal quel momento è stata un’ascesa inarrestabile fino ai vertici della Deutsche Bank a Milano – L’IDEA: un giro nelle università per dare suggerimenti ai più giovani

Maria Francesca Chiappe

E poi, eccoli: quelli che ci riescono. Non molti ma neppure pochi, tutti con la stessa idea: volere è potere. Anche se all'inizio non è mai facile, il passo dal mondo universitario a quello del lavoro è più grande di quanto si immagini. Può perfino capitare che un brillante studente in Economia e commercio, laurea con 110 e lode e un mondo da scoprire, trovi sì un posto in due settimane ma siccome sta alla cassa per tutti è il ragioniere . Mentre il direttore, che davvero ha quel titolo, ovunque è il dottore .

Ventotto anni dopo Silvio Ruggiu la racconta per riderci sopra. La sua è stata una carriera tutta in ascesa. Senza un attimo di tregua e continui traslochi. In questo momento vive a Milano con la moglie Elisabetta e i figli Matteo, 11 anni, e Carlotta, 7, ed è il responsabile della rete di consulenti finanziari, del private banking e delle attività legate alle piccole e medie aziende della Deutsche bank. Per dirla coi numeri: dipendono da lui circa 1.500 persone. «Da noi si va avanti solo per merito». Quando si dice una bella notizia. Ai più giovani: sentite qua.

Gli studi

Cagliaritano, a causa del trasferimento del padre dalla Rumianca alla direzione dello stabilimento dell'Eurallumina nei primi anni Settanta con tutta la famiglia si era trasferito a Portoscuso. «Ho studiato allo Scientifico di Carbonia». Nel frattempo giocava a basket, «play maker», e se durante la settimana avanzava qualche ora pure a tennis. «Mai stato fermo». Non solo nello sport. «Mi piacevano le materie scientifiche», e questo ha orientato la scelta della facoltà, a Cagliari. «Non volevo lavorare come dipendente, aspiravo a un'occupazione che mi impegnasse nelle relazioni, mi sembrava che gli studi economici permettessero di spaziare su diverse materie». Una tesi con Beneaminio Moro e il massimo dei voti più la lode, senza rinunciare alla sua grande passione. «Tre volte alla settimana andavo a Portoscuso per gli allenamenti». Oltre le partite e le trasferte. «È stata la mia scuola di vita, quando la competizione è sana ti insegna moltissimo». Chissà come, eppure trovava il tempo anche per gli amici.

Dopo la laurea, nell'ottobre 1992, ha cominciato a lavorare nello studio di un commercialista intanto aveva mandato il curriculum ad alcune banche. «Mi interessava il mondo finanziario». Non conosceva nessuno: lo ha chiamato quella che allora si chiamava Banca d'America e d'Italia, ha fatto un colloquio e lo hanno preso. «Contratto di formazione e lavoro, avevo 27 anni».

Il titolo

Cassiere. «Mio padre mi aveva regalato i biglietti da visita ma tutti mi chiamavano ragioniere». Non gli bastava, certo che no. Così andava a curiosare al borsino dei titoli e d'estate, durante le vacanze al mare, leggeva testi di finanza. O meglio: studiava. «Ho sempre parlato con i clienti alla cassa, se riesci ad avere un dialogo e le persone non ti cercano per il ruolo ma perché sai farti ascoltare puoi fare tutto, ti si apre un mondo davanti». Non a caso dopo un anno e mezzo era responsabile del borsino di una filiale e dopo altri due direttore. «Mi hanno proposto il trasferimento a Roma ma ho detto sì solo la quarta volta». Parlava l'inglese e lo ha perfezionato con diversi corsi professionali nel Regno Unito. Nel frattempo collezionava successi: «La filiale che dirigevo era sempre al primo posto». Il balzo a Milano era dietro l'angolo.

La carriera

Anno 2005: «Mia moglie (cui devo tanto) ha lasciato il negozio che gestiva a Quartu e mi ha seguito». Da lì è stato un crescendo tanto che quattro anni dopo è tornato a Roma come capo area del centro sud. Giusto il tempo di avviare il progetto ed era di nuovo a Milano a dirigere la rete di oltre 350 filiali del gruppo Deutsche Bank in Italia. Managing director. «Il livello più alto». Da due anni coordina anche i consulenti finanziari. «Abbiamo aperto un importante ufficio a Cagliari». Ma non solo: «Lavoro a un progetto di crescita riservato ai giovani». Con la banca ha organizzato un tour che in maggio avrebbe dovuto fare tappa a Cagliari ma la pandemia ha fatto slittare tutto. «Andiamo nelle università a presentare la professione di consulente finanziario e suggerire agli studenti di mettersi in gioco. I giovani sono il sale della vita, nelle aziende servono menti fresche altrimenti non si va da nessuna parte».

Non è solo teoria, il progetto offre un'opportunità concreta ai neo laureati: un anno all'interno della struttura, con una remunerazione, e poi semmai la prosecuzione all'interno del gruppo.

Il nuovo mondo

Durante il lockdown ha lavorato in smart working, «come l'80 per cento del personale, e ancora sono a casa: vado di tanto in tanto. Abbiamo una piattaforma su cui si può fare tutto. Stiamo sperimentando un mondo nuovo, resterà il segno su molte attività: il futuro ci impone di guardare velocemente a nuovi modelli di business dove le dimensioni e le sinergie aziendali saranno determinanti. È questo il momento per definire la strategia del nostro Paese». Occhio agli aspettivi positivi, allora. «C'è troppa negavità che rischia di portarne altra. Invece bisogna impegnarsi, il mondo va avanti e se hai voglia trovi spazi».Non nega di sentire nostalgia per la Sardegna: «Vengo ogni tanto a trovare mia madre e d'estate faccio le vacanze al mare. Il rammarico è di non poterne godere appieno però ho la consapevolezza che qui sto costruendo il bene mio e della mia famiglia». Con l'Isola nel cuore.




 

La Nuova Sardegna


 

 

 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 31 maggio 2020 / PROVINCIA DI NUORO - Pagina 30

La famiglia dell'accademico di Siniscola regala tutti i libri

DA ROMA A UNINUORO
GLI EREDI MARONGIU DONANO LA BIBLIOTECA

Il Consorzio barbaricino istituisce una borsa di studio

di Luciano Piras
SINISCOLA «Grazie alla generosità della famiglia Marongiu, da oggi, i giovani ricercatori nuoresi impegnati nello studio dei diritti umani e dell'autonomia regionale potranno godere di una risorsa dal valore inestimabile». È Fabrizio Mureddu, commissario straordinario del Consorzio universitario nuorese, UniNuoro, il primo a gioire davanti al regalo che gli eredi del professor Antonio Marongiu fanno alla comunità tutta. I parenti dell'accademico siniscolese, infatti, hanno deciso di donare la biblioteca del loro caro all'ateneo barbaricino. Un patrimonio librario in viaggio proprio in questi giorni da Roma (dove il professor Marongiu è morto il 26 luglio 1989), a Nuoro, dove troverà la sua nuova casa. Nato a Siniscola il 29 dicembre 1902, Antonio Marongiu è stato uno dei massimi studiosi internazionali di Storia delle istituzioni politiche, cattedra accademica autonoma che ha esordito con lui alla "Sapienza", nel 1969. Docente nella capitale, dove si era laureato in Giurisprudenza nel 1924, e dove pubblicò la sua prima monografia ("I Parlamenti di Sardegna nella storia e nel diritto pubblico comparato", ancora oggi fondamentale e di una incredibile attualità politica), Marongiu ha poi insegnato nelle università di Urbino, Cagliari, Macerata (dove è stato prorettore), Pisa (dove è stato anche preside di facoltà) e infine di nuovo a Roma. «Nuoro accoglie con vivo entusiasmo e soddisfazione, a pochi mesi dalla donazione Melis, la biblioteca del professor Marongiu - sottolinea il sindaco del capoluogo barbaricino Andrea Soddu -. La lettura dell'opera del maestro sardo sarà per la città un'occasione unica per riflettere sui principi fondanti della nostra comunità». «Sarà per noi un grande onore custodire la biblioteca dello studioso - riprede Fabrizio Mureddu -, proseguendo, in tal modo, la nostra fondamentale missione di promozione della cultura e dei valori della democrazia. Inoltre, per valorizzare la memoria e l'esempio del professor Marongiu sarà istituita una borsa di studio - annuncia il commissario di UniNuoro -, per giovani studiosi, che porterà il suo nome e, in autunno, sarà realizzata una giornata di studio in suo onore». «La biblioteca del professor Antonio Marongiu - spiega Francesco Soddu, ordinario di Storia delle istituzioni politiche dell'università di Sassari - ha un duplice valore. Da una parte consente di acquisire un interessante patrimonio che ha un "carattere trasversale", tra la storia del diritto e la storia delle istituzioni politiche, con particolare attenzione, visti i peculiari interessi dell'illustre studioso, per la storia delle assemblee rappresentative, tanto in ambito italiano, con particolare riferimento alla Sardegna e alla Sicilia, quanto in ambito europeo, con particolare riferimento alla Spagna, la Francia e l'Inghilterra, oltre ad un certo numero di volumi di carattere più ampiamente storico, specie di storia delle dottrine politiche». Tra i promotori della Commissione internazionale per la storia delle assemblee parlamentari, Antonio Marongiu «fu inoltre membro di diverse altre istituzioni scientifiche italiane e straniere, tra cui, in particolare, l'Accademia nazionale dei Lincei, nella quale fu accolto come socio corrispondente nel 1977, divenendone poi socio nazionale nel 1989» ricorda Fabrizio Marongiu Bonaiuti, nipote del professore siniscolese e a sua volta docente universitario di Diritto internazionale, in un volume che raccoglie gli atti di studio di un convegno del 2009 a Roma in "Ricordo di Antonio Marongiu". Un illustre accademico celebrato in tutta Italia, persino a Oxford, e rimasto sempre particolarmente legato alla sua amata Siniscola. «Per lui il ritorno in Sardegna era un'esigenza dello spirito, anche per rivedere la sorella Lucia, i fratelli e i nipoti - ha scritto Franco Atzori, nipote acquisito del professore -. Trascorreva le vacanze al mare di Santa Lucia nella sua casa, di fronte alla Torre seicentesca». «Il fondamentale contributo che Antonio Marongiu ha dato alla Storia delle istituzioni parlamentari è ampiamente noto tra gli studiosi di tale disciplina» sottolinea Maria Sofia Corciulo, già allieva del professore sardo e a sua volta ordinario di Storia delle istituzioni politiche della facoltà di Scienze politiche all'università "La Sapienza" di Roma. È lei che ha curato e introdotto la ristampa anastatica del saggio (fino a quel punto introvabile) "I parlamenti di Sardegna nella storia del diritto pubblico comparato" in occasione del ventennale della scomparsa dell'autore. «Egli inquadrava il Parlamento sardo - sottolinea la professoressa Corciulo nelle pagine che aprono il volume - entro l'orbita di ampio respiro delle istituzioni parlamentari europee ad esso coeve».

Questionario e social

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