ADHD, un acronimo che sta ad indicare un deficit di attenzione/iperattività. Si tratta du un tipico disturbo del neurosviluppo che colpisce a livello mondiale il 7% di bambini e adolescenti, il disturbo può perdurare anche in età adulta, se non trattati i soggetti con ADHD possono andare incontro a problemi emotivi, autolesionismo, scarso rendimento e rifiuto scolastico, difficoltà nel lavoro e nelle relazioni affettive, abuso di sostanze e condotte devianti fortemente impattanti.
Tra i farmaci più utilizzati per le cure, nel mondo scientifico si è a lungo dibattuto sui danni collaterali del metifenidato, un psicostimolante. L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) aveva respinto l'inclusione del farmaco nell'elenco dei medicinali essenziali (EML) a causa delle limitate evidenze scientifiche disponibili sia in termini di benefici che di danni. Di recente però, un progetto finanziato dall'Unione Europea e durato due anni, il progetto ADDUCE (Attention Deficit Hyperactivity-Disorder-Drugs-Use-Chronic-Effects), ha valutato la sicurezza e gli effetti negativi a lungo termine del metifenidato su crescita e sviluppo, salute psichiatrica, neurologica e cardiovascolare. Gli esiti sono stati pubblicati sulla rivista The Lancet Psychiatry e serviranno a supportare la richiesta di rianalisi da parte della OMS affinché il metifenidato venga incluso nell'elenco dei medicinali essenziali (EML).
Il ruolo dell'Università di Cagliari nella ricerca
Il progetto ADDUCE ha reclutato e seguito per due anni 1.410 bambini e adolescenti provenienti da 27 centri di salute mentale in Europa (Gran Bretagna, Germania, Svizzera, Italia e Ungheria). Il gruppo di ricerca internazionale è stato coordinato dal Dott. K. Man e dal Prof. I.Wong Chi-kei dell’Università di Hong Kong e dal Prof. David Coghill dell’Università di Melbourne. Sei i centri italiani (Cagliari, Brescia, Lodi, Messina, Pisa, San Donà di Piave) che hanno contribuito all'aruolamento dei pazienti. L'Università di Cagliari ha reclutato il 44% dei pazienti e coordinato gli altri centri garantendo l'acquisizione e l'analisi del 25% dei dati europei. L'ampia disponibilità dei dati raccolti ha permesso di approfondire numerosi aspetti che suscitavano interesse rispetto alla sicurezza e agli effetti del metifenidato a lungo termine, ed ha consentito di seguire attentamente i pazienti con lunghi follow up.
Il progetto in Italia è stato condotto sotto la guida del professor Alessandro Zuddas (docente di Neuropsichiatrria infantile all'Università di Cagliari, direttore della Clinica di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza all'ospedale psichiatrico A.Cao di Cagliari, prematuramente scomparso lo scorso luglio) e dal suo stretto gruppo di collaboratori coordinato dalla dott.ssa Sara Carucci.
L'Università di Cagliari , nella persona del professor Zuddas - affema la Carucci - è stata tra le prime in Italia, sin dalla fine degli anni '90, a garantire le cure farmacologiche per il trattamento dell'ADHD per i piccoli pazienti sardi. Il Centro del professor Zuddas, con i suoi lavori scientifici, ha contribuito negli anni a confermare l'efficacia del metifenidato nel controllare i sintomi della patologia e nel migliorare la qualità di vita dei soggetti affetti da iperattività e inattenzione. Questo ultimo studio ha contribuito ulteriormente a confermare che il metifenidato rappresenta il farmaco di prima scelta nel trattamento dell'ADHD in bambini e adolescenti, con il miglior rapporto efficacia/sicurezza in età evolutiva, risultando addirittura protettivo rispetto ad alcuni sintomi psichiatrici e rassicurando circa l'opportunità che il trattamento possa essere proseguito in quei soggetti che necessitano le cure anche per diversi anni