Manconi, pur assumendo che la cannabis è nociva, si chiede come mai l’uso di alcol, molto più nocivo della cannabis, è legale mentre quello della cannabis non lo è. Secondo lui, la cannabis dovrebbe avere lo stesso status legale dell’alcol
Sergio Nuvoli
Cagliari, 24 gennaio 2020 - Una lunga conversazione molto vivace e su posizioni assai differenti, tra il farmacologo Gaetano Di Chiara e il sociologo Luigi Manconi, senatore per tre legislature (prima dei verdi e poi del Partito democratico) apre il nuovo numero de «la Lettura», il supplemento del Corriere della Sera (in edicola nel weekend e fino a sabato 25 gennaio) dedicato alla liberalizzazione di droghe o alcol. L’occasione – colta dal quotidiano per pubblicare un focus su droghe, alcol e dipendenze – è il centenario dell’entrata in vigore negli Stati Uniti del Proibizionismo. Da subito, Antonio Carioti, che ha curato la redazione per il Corriere della Sera, chiarisce che si tratta di due esperti che hanno opinioni diverse.
Nel lungo colloquio, Di Chiara - professore emerito di Farmacologia all’Università di Cagliari e presidente onorario della Società Italiana tossicodipendenze (Sitd) - e Manconi dibattono il tema della legalizzazione della cannabis (intesa specificamente come marijuana e derivati) per uso ricreazionale, cioè, per i suoi effetti psicotropi e, citando una recente sentenza della Cassazione, ‘’droganti'’.
Manconi, pur assumendo che la cannabis è nociva, si chiede come mai l’uso di alcol, molto più nocivo della cannabis, è legale mentre quello della cannabis non lo è. Secondo lui, la cannabis dovrebbe avere lo stesso status legale dell’alcol perchè, così come per gli alcolici, lo status illegale della cannabis fa prosperare la malavita e non ne riduce l’uso.
Di Chiara: “L’introduzione della cannabis legale negli USA ha avuto come conseguenza da una parte l’aumento del titolo del principio attivo, il THC, nella marijuana e dall’altra ha aumentato l’uso di estratti con concentrazioni di THC superiori al 70%"
Il professor Di Chiara – pur apprezzando il fatto che Manconi abbia abbandonato l’idea della cannabis come droga leggera - sostiene che alcol e cannabis sono difficilmente paragonabili e che una decisione sul tema della legalizzazione non può basarsi su una intercambiabilità tra queste due sostanze. “I motivi della insostenibilità di questo argomento – commenta il docente di UniCa sono di natura sia farmacologica che storica e socio-economica - Da un punto di vista farmacologico, è vero che alte dosi di alcol possono essere letali mentre questo difficilmente avviene nel caso della cannabis, tuttavia la marijuana, assunta regolarmente, soprattutto negli adolescenti provoca effetti cognitivi irreversibili e inoltre costituisce un elevato fattore di rischio acquisito di episodi psicotici schizofreniformi. Al contrario, gli alcolici come il vino e la birra, consumati moderatamente ai pasti non hanno mostrato effetti a lungo termine ma anzi hanno ridotto il rischio di malattia cardiovascolare”.
“L’introduzione della cannabis legale negli USA ha avuto come conseguenza da una parte l’aumento del titolo del principio attivo, il THC, nella marijuana – argomenta ancora Di Chiara - e dall’altra parte ha aumentato l’uso di estratti dove il THC raggiunge concentrazioni superiori al 70%. D’altra parte, la legalizzazione e la conseguente industrializzazione della produzione hanno contribuito ad alimentare il mercato illegale, nel quale è stato immesso il surplus della produzione industriale di cannabis. Infine la legalizzazione non si applica ai minori di 21 anni, che ne rimangono fuori, non solo per i motivi che si applicano agli alcolici, ma anche perchè, a differenza della nicotina e dell’alcol, il THC colpisce soprattutto il cervello, ancora in sviluppo, degli adolescenti”.