Le Mirail, opera aperta

COCCO, GIOVANNI BATTISTA
2013-01-01

Abstract

Alla fine degli anni cinquanta, la città di Toulouse si confronta con una forte crescita demografica in risposta alla quale la municipalità avanza la progettazione del Plan d’Urbanisme Directeur Complémantaire che individua la necessità di costituire una Zone à Urbaniser en Priorité (Z.U.P.) capace di accogliere circa 100.000 abitanti, su un territorio agricolo esteso poco meno di 800 ettari. Nel 1961 fu bandito il concorso nazionale di urbanistica per la realizzazione di Le Mirail che premierà, nel 1962, il progetto dell’equipe di Georges Candilis, Alexis Josic e Shadrach Woods (membri del Team Ten che incarnano una forma di rottura con i principi della carta d’Atene) per la capacità della proposta di costituire una buona relazione con la città e con l’autostrada Bordeaux-Marseille di prossima realizzazione, ma anche per la grande qualità spaziale capace di assegnare a ciascun edificio una vista sulla città e una sul giardino. Toulouse-Le Mirail, prima città nuova francese, nonostante l’avversità politica degli anni Settanta, che ha profondamente modificato gli esiti del progetto iniziale, rappresenta oggi una delle realizzazioni più importanti nella storia internazionale dell’Architettura Moderna; una straordinaria sintesi fisica e intellettuale su cui sono maturate alcune delle più importanti riflessioni sui temi architettonici del Team Ten: la megastruttura, la mobilità, l’interrelazione tra le funzioni, la continuità e l’identificazione. Questa complessa macchina urbana - costruita sulla centralità del quartiere, sulla gerarchia degli spazi abitativi, sulla continuità del costruito e delle strade che attribuisce all’abitante la libertà di scelta del percorso in un contesto in costante simbiosi tra urbanità e natura - a partire dagli anni Ottanta entra pienamente negli interessi della classe politica attraverso l’applicazione di programmi innovativi per la riqualificazione architettonica e urbana. Tra queste politiche il Grand Projet de Ville, detto “Grand Mirail”, ha come obiettivo di superamento del sentimento d’impenetrabilità che allontana l’abitante e il visitatore dalla costruzione figurativa di un proprio schema mentale dello spazio urbano. Il progetto interessa la struttura urbana e architettonica della città avanzando scelte talvolta radicali attorno alle questioni sulla conservazione e sul recupero dell’Architettura Moderna. Attraverso lo studio del limite tra pubblico e privato, il progetto indaga sulle possibilità espressive dei principi della ‘residenzializzazione’ come intervento generativo di nuovi spazi (tra pubblico e privato) capaci di rafforzare la coesione sociale, migliorare il sentimento di sicurezza, promuovere nuove relazioni… La ‘residenzializzazione’ si costituisce dunque come azione di (ri)costruzione del sentimento di appartenenza dell’abitante nei confronti dello spazio vissuto, ma anche come atto rigenerativo dei principi architettonici e urbani della Modernità.
2013
978-88-492-2674-4
Urban Design, Urban strategies
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