Rappresentazione del potere, relazioni politiche e commerciali nel giudicato di Gallura. Il contributo dell’indagine archeologica del Palazzo di Baldu (Luogosanto, OT)

PINNA, FABIO CALOGERO;
2015-01-01

Abstract

Una conferma delle potenzialità delle ricerche archeologiche, ai fini della conoscenza dell’assetto insediativo del territorio della Sardegna nord-orientale in età medievale (di cui si erano stati presentati lo stato degli studi e le prospettive di ricerca in occasione del VI Congresso di Archeologia Medievale), è emersa dalla ripresa – nel mese di luglio 2013 – degli interventi di scavo nel sito di Santu Stevanu-Lu Palazzu di Baldu, nel territorio di Luogosanto (OT), nell’ambito di una concessione ministeriale triennale al Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio dell’Università di Cagliari. Le ricerche nel sito di Santu Stevanu, caratterizzato dalla presenza dei resti di un edificio a pianta quadrilatera, conservato per circa dieci metri di altezza, noto localmente come Lu Palazzu di Baldu, hanno evidenziato l’esistenza di un articolato complesso edilizio, mentre, più ad occidente, sono presenti resti di strutture murarie collegate alla chiesa, ancora officiata, dedicata al protomartire per la cottura di manufatti fittili, in primo luogo coppi ed embrici utilizzati per le coperture delle costruzioni. I dati delle campagne 2013 e 2014 permettono di integrare le informazioni dei precedenti interventi, compiuti – dopo un primo saggio svolto nel 1999 – negli anni 2001 e 2002, e di riconoscere reperti significativi, oltre che per le determinazioni cronologiche, anche per la ricostruzione del ruolo del complesso edilizio nel territorio e delle relazioni politiche e commerciali di un centro che – sebbene dovesse rivestire un ruolo cruciale nel giudicato di Gallura (una della quattro entità statutali in cui la Sardegna appare divisa nell’XI secolo) – è rimasto sostanzialmente ignorato dalla documentazione scritta pervenuta. L’esame dei reperti mobili permette di introdurre una serie di considerazioni relative alle relazioni economiche e politiche intrattenute dagli abitanti del complesso, almeno per l’arco cronologico compreso tra i secoli XIII e XV, che acquistano un particolare rilievo alla luce della carenza di altri documenti relativi al sito e al suo territorio. La riflessione in corso considera che il ritrovamento di oggetti prodotti in aree del Mediterraneo tra loro distanti non indica automaticamente l’esistenza di relazioni commerciali dirette tra tali territori e i detentori del ‘Palazzo di Baldu’. È sufficiente, infatti, che questi ultimi potessero approvvigionarsi di merci, attraverso un unico centro di scambio (o un numero limitato di piazze) al quale si rivolgevano, anche per il tramite di un singolo vettore. Vale la pena sottolineare, nel quadro generale dei ritrovamenti, come esistano differenze tra le associazioni dei reperti relative ai diversi spazi dell’insediamento. Se nei vani ad un piano, realizzati con tecniche murarie più rudimentali e disposti in modo da delimitare un grande cortile, prevalgono i ritrovamenti di ceramica da fuoco, quelli di manufatti da mensa non rivestiti e di maioliche più tarde di produzione savonese, negli strati interni all’edificio principale e in quelli relativi ai crolli dello stesso, invece, si rinvengono maggiori quantità di oggetti riferibili a cronologie più alte (come attestano le maioliche arcaiche di produzione pisana) o provenienti da aree produttive più distanti dal sito, come documenta la presenza di manufatti del Vicino oriente islamico e dell’area costantinopolitana. Tali elementi, se confermati dal proseguo delle ricerche, potrebbero indicare uno sviluppo dell’insediamento nel tempo, ma anche testimoniare la diversa destinazione degli edifici che lo compongono: i reperti rinvenuti, infatti, portano a distinguere il contesto del ‘Palazzo’, legato alla residenza e alle funzioni ammnistrative e di rappresentanza dei detentori dell’insediamento, dalla sequenza delle costruzioni disposte a schiera attorno ad esso, progettata al servizio del funzionamento del centro e di alcune lavorazioni connesse con lo sfruttamento delle risorse del territorio, oltre che spazi di alloggio per il ‘personale’ in forza al polo insediativo. In mancanza di una documentazione che chiarisca a priori chi potesse aver promosso la realizzazione del ‘Palazzo di Baldu’ con le sue appendici, è possibile, tuttavia, proporre alcune piste di ricerca, sulla base dei reperti delle campagne di scavo. Alcuni dei frammenti rivenuti, infatti, sono riconducibili a singoli oggetti o a manufatti attestati con poche unità nel sito: non appaiono, pertanto, frutto di una massiccia fornitura ottenibile con regolari commerci, quanto piuttosto espressione di acquisizioni di tipo diverso. È possibile, infatti, che chi deteneva il possesso dell’edificio turrito e da là esercitava il proprio potere sul territorio circostante, potesse trarre giovamento da una rappresentazione del proprio status, collegata un’immagine di opulenza e distacco dalle masse, anche attraverso l’esposizione di manufatti di lontana provenienza e arredi “esotici”, magari doni di ambascerie d’oltremare o più semplicemente frutto dell’acquisto da mercanti che giungevano da tali lontani luoghi.
2015
Italiano
VII Congresso Nazionale di Archeologia Medievale
9788878146341
All'Insegna del Giglio
BORGO S. LORENZO
ITALIA
Paul Arthur, Marco Leo Imperiale
2
334
338
5
VII Congresso Nazionale di Archeologia Medievale
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Lecce
internazionale
scientifica
no
4 Contributo in Atti di Convegno (Proceeding)::4.1 Contributo in Atti di convegno
Pinna, FABIO CALOGERO; Corda, D.
273
2
4.1 Contributo in Atti di convegno
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