1 - La Nuova Sardegna / Pagina 18 - Sassari
UNIVERSITÀ
Concorso per docenti
SASSARI. Dovranno pervenire entro il prossimo 6 aprile le candidature per la nomina di cinque docenti di ruolo e di un componente del personale tecnico amministrativo dell’Università di Sassari e di due membri esterni, finalizzata alla composizione del nuovo Consiglio di Amministrazione. I candidati dovranno presentare un curriculum che documenti la propria comprovata esperienza e competenza in campo gestionale, con qualifiche di alto livello.
L’avviso è stato pubblicato sul sito internet dell’Università di Sassari (www.uniss.it). L’Amministrazione si riserva di convocare i candidati per un colloquio informale. La nomina dei membri del Consiglio di Amministrazione avverrà con decreto del Rettore. L’incarico ha una durata di quattro anni e può essere conferito una seconda volta soltanto.
Gli interessati dovranno far pervenire entro la scadenza stabilita il proprio curriculum in busta chiusa, contenente l’indicazione del proprio recapito e di un indirizzo di posta elettronica, indicando l’avviso per il quale si esplicita la candidatura, al seguente indirizzo: Professor Attilio Mastino, Rettore dell’Università degli Studi di Sassari - Piazza Università 21 - 07100 Sassari.
Per eventuali maggiori informazioni si può prendere contatto con l’Ufficio Affari Generali, tel. 079-228842; fax 229963, e-mail ma.delogu@uniss.it.
2 - La Nuova Sardegna / Pagina 0 - Nuoro
Colpo di scena in Regione: salvi l’Ailun e la Satta
Nuoro, blitz in aula dei consiglieri del territorio: stanziati in Finanziaria 800mila euro
La super-mobilitazione di stampa, web e autorità ottiene una grande vittoria
NUORO. L’Ailun e la biblioteca Satta sono salve. Merito di un blitz d’aula da antologia, dove il muso duro, i contatti personali, le piccole aperture e le decise chiusure si sono sapientemente miscelate. E sono state caricate dalla forza di un territorio, per una volta davvero unito, che ha fatto sentire fino a Cagliari la sua voce. Risultato: in Finanziaria sono rientrati 400mila euro per la libera università nuorese, e 400mila per la Satta (200mila per il 2012 e 100mila all’anno per 2013 e 2014). E il popolo del web festeggia: una gran vittoria. Ma conferma la mobilitazione.
Pagina 34 - Nazionale
Blitz dei consiglieri regionali barbaricini: stanziati 800mila euro
FINANZIARIA, SALVI L’AILUN E LA SATTA
La reazione su stampa e web mette le ali ai piedi dei rappresentanti locali e fa capitolare la giunta
GIOVANNI BUA
Nuoro. L’Ailun e la biblioteca Satta sono salve. Merito di un blitz d’aula da antologia, preparato da decine di faccia a faccia di «ammorbidimento», dove il muso duro, i contatti personali, le piccole aperture e le decise chiusure si sono sapientemente miscelate. E sono state caricate dalla forza di un territorio, per una volta davvero unito, che ha fatto sentire fino a Cagliari la sua voce.
Risultato: in Finanziaria sono rientrati 400mila euro per la libera università nuorese, e 400mila per la Satta (200mila per il 2012 e 100mila all’anno per 2013 e 2014).
Tutto succede poco prima dell’ora di pranzo. Nell’aula del consiglio regionale si discutono gli ultimi passaggi per l’approvazione defintiva della legge finanziaria. Il gruppo di consiglieri del territorio è sul piede di guerra, e coeso come mai. Già martedì aveva provato tre volte a salvare il «pacchetto cultura» nuorese. E per tre volte la giunta prima e l’aula poi avevano risposto picche.
Nel mentre però a Nuoro è scoppiata la rivoluzione. Una reazione corale e decisa, che i consiglieri «sbattono in faccia» a chi, in giunta e in maggioranza, aveva calato con troppa leggerezza la mannaia su parti vitali del sistema culturale e sociale di tutto il Nuorese.
Le speranze ormai sono poche, ma il treno passa sotto forma di un emendamento per Molentargius: 200mila euro per i quali (una delle poche volte) la giunta dà parere favorevole. La reazione scatta immediata. Ad aprire le danze è Paolo Maninchedda, che alza (ad arte) i toni dell’intervento. Seguito a ruota da tutti i consiglieri della provincia in aula. Una bagarre infernale, con Roberto Capelli che (altrettanto ad arte) chiede una sospensione. È il momento della trattativa. L’assessore La Spisa è già abbondantemente ammorbidito dai colloqui del giorno prima, nei quali i consiglieri di maggioranza erano arrivati a minacciare un voto contrario a tutta la finanziaria. Si tratta di inventarsi strumento tecnico e copertura finanziaria, ma la parola d’ordine è chiara: bisogna trovare i soldi per Ailun e biblioteca Satta.
Il modo si trova: bisogna intervenire sulle unità previsionali di base del bilancio, il cuore dello strumento contabile. Aggiungere spese in questa fase è impossibile, e dunque i fondi vanno rimodulati. Per Nuoro servono 800mila euro. Ma si cerca di allargare l’emendamento per guadagnare ancor più consenso in aula. Entra anche il Verdi di Alghero (ieri erano stati tagliati 80mila euro) a cui vanno 60mila euro per tre anni. E poi la società di mutuo soccorso, le associazioni degli immigrati, le scuole civiche di musica. La copertura di trova dal milione stanziato per Sardegna speaks english (che ha oltre un milione e mezzo di giacenze non spese) e dal fondo per i “Visit professor” delle università di Cagliari e Sassari. Tutto entra in un emendamento di sintesi della giunta. Alle 13.30 si torna in aula. E l’emendamento è approvato.
«Si tratta di un risultato frutto della coesione manifestata da tutti i consiglieri del territorio», recita una nota firmata da Pittalis, Cucca, Maninchedda, Barracciu e Mula, Lunesu, Cappelli e Mariani. Poche parole che trasudano soddisfazione da ogni lettera: «Dobbiamo imparare a chiedere tutti insieme il rispetto dei nostri diritti - sottolinea Roberto Capelli -. Il sostegno degli amministratori locali, della stampa, del popolo della rete, di tutta la popolazione, è stato determinate. Impariamo una volta per tutte che la dignità del silenzio non aiuta. E diamo anche messaggi forti, “ripulendo” la gestione dei nostri gioielli di famiglia. E dando un chiaro messaggio di sobrietà». «Uniti si fanno grandi cose - conferma Pietro Pittalis - e io spero che questa forza rimanga per tutte le altre vertenze che dobbiamo portare avanti. La battaglia di tutti i consiglieri del territorio è stata dura, difficile, determinata. Ma abbiamo dimostrato che insieme si vince».
3 - La Nuova Sardegna / Pagina 3 - Gallura
La nuova economia? Università a Boston e cattedra in Brasile
La bella avventura di Giuseppe Fiori tra studio e saudade
ALESSANDRO PIRINA
Olbia. Mare, saudade, samba. I motivi che spingono gli italiani verso il Brasile sono innumerevoli. Ma la scelta di Giuseppe Fiori ha tutt’altra origine. Il giovane economista olbiese, 32 anni da compiere a luglio, da metà 2010 ha una cattedra all’università di San Paolo, dove è arrivato dopo 5 anni trascorsi a Boston. E sempre negli Usa tornerà a partire da agosto quando comincerà a insegnare in un ateneo del North Carolina. Il suo futuro, insomma, è sempre oltreoceano. Eppure le sue origini sono sarde che più sarde non si può. Nato a Sassari nel 1980, mamma originaria di Bonnannaro e papà di Torralba, Fiori ha un cursus honorum tutto olbiese: dalle elementari fino al liceo classico. Poi, l’università Bocconi di Milano, dove ha preso la laurea in Economia. Un 110 e lode che gli ha aperto le porte del Boston College. «Dopo la laurea - racconta - sono rimasto qualche mese a Milano in qualità di assistente di ricerca. Nel frattempo, però, ho mandato una serie di domande negli Stati Uniti. Quando è èarrivata la risposta da Boston non ho perso tempo e sono volato in America». Nella città Usa Fiori è rimasto 5 anni. Il tempo necessario per conseguire il dottorato in Economia. «I primi 2 anni ho frequentato i corsi, mentre negli altri tre ho alternato il lavoro per la tesi con la didattica. E’ stata un’esperienza molto intensa. Ma anche molto diversa da quella vissuta a Milano. La differenza tra l’università italiana e quella americana è abissale. Il mio punto di riferimento è la Bocconi, non conosco gli altri atenei, ma sicuramente negli Usa il livello è molto più basso. In Italia l’approccio all’università è, per lo più, didascalico: l’ateneo mette a disposizione tutti gli strumenti e spetta poi ai laureati impararli e usarli nel mondo del lavoro. Negli Usa, invece, la preparazione di uno studente mediamente bravo è più bassa, ma poi ha la fortuna di trovare subito un’occupazione, anche con uno stipendio da 100mila dollari all’anno. In America avere una laurea in una buona università ti apre le porte del mercato. Cosa che non accade in Italia, dove ci sono pochi lavori per laureati, anche perché mancano le grosse imprese». Ottenuto il dottorato, Fiori ha lasciato gli Usa ed è rientrato in Italia. Questa volta, però, a Roma, come ricercatore della Banca d’Italia. Ma dopo un anno ha preso nuovamente il volo con destinazione Brasile, dove era stato pochi mesi prima per un seminario. Un’esperienza da cui è scaturita l’offerta di insegnare macroeconomia all’università di San Paolo. «Il Brasile è una terra stupenda, indubbiamente - dice Fiori -, ma convivere ogni giorno con la disuguaglianza sociale non è affatto facile. E’ una cosa che mi disturba tanto, anche perché sai che la situazione non cambierà mai. Chi fa un determinato lavoro oggi sa che anche il figlio sarà condannato a fare lo stesso. E’ come se ci fossero ancora le caste. E’ vero, le cose stanno migliorando, con Lula e la Rousseff il paese è cresciuto molto, ma i numeri del Pil sono un po’ drogati. Basta pensare che solo adesso il Brasile ha superato l’Italia, ma ha un numero di abitanti tre volte superiore. Al di là di questo, non possiamo non riconoscere i passi avanti che sono stati fatti nel campo dell’istruzione. Oggi l’università brasiliana sta vivendo un momento di grande transizione, con molti suoi docenti, che, dopo aver studiato all’estero, in particolare negli Usa, hanno deciso di tornare nel loro paese». San Paolo, dove Fiori vive dal settembre 2010, è la prima città del Brasile con i suoi 20 milioni di abitanti, di cui almeno un terzo è di origine italiana. «La nostra cultura qui è molto presente. La domenica è la giornata del cinema, ma anche della pizza. Gli italiani piacciono ai brasiliani. Sanno tutto di Berlusconi, fanno battute sulle sue tante frequentazioni femminili. Sono ben informati su Battisti: la maggior parte è quasi affascinata da lui, ma quando spiego che non si tratta affatto di un eroe, rimangono stupiti che il Brasile non lo abbia voluto estradare». Ad agosto Fiori lascerà San Paolo per fare ritorno negli Usa, a Raleigh, cittadina del North Carolina: ha firmato un contratto di 7 anni, al termine dei quali l’università deciderà se confermargli la cattedra. Questa volta l’economista olbiese avrebbe preferito avvicinarsi a casa, spostarsi in Europa - è stato anche a un passo da Parigi -, mentre per ora l’Italia non rientra nei suoi programmi. E ancora meno la Sardegna. «Io ci tornerei volentieri, stare a casa mia e con i miei amici sarebbe il mio sogno, ma fare carriera accademica in Italia, eccetto Bocconi, Luiss e poche altre, significa rassegnarsi a fare beneficenza. Mi duole dirlo, ma l’Italia non la vedo bene. Nulla contro Monti, figuriamoci, ma sembra che il solo problema del paese sia che non ci sono abbastanza taxi o che le farmacie debbano rimanere aperte un po’ di più. Ma se l’Italia è ferma - conclude - la Sardegna è proprio immobile. Un esempio è dato dai trasporti. Una volta ho deciso di venire con un amico di fuori. Volare su Olbia gli sarebbe costato 400 euro, allora abbiamo optato per il Campino-Alghero. All’andata ci sono venuti a prendere a Fertilia, ma al ritorno ho dovuto prendere i mezzi pubblici: ci è servito un giorno per fare 120 km tra treni saltati e orari assurdi. Insomma, se la Sardegna è difficile da girare per un sardo, figuriamoci per chi non la conosce».
LA STORIA
Le scuole in città poi la «Bocconi»
OLBIA. Figlio unico di Antonio Fiori, maresciallo della aeronautica in pensione, e Chiara Scanu, commessa in un supermercato cittadino, Giuseppe Fiori è nato a Sassari il 19 luglio 1980. Nonostante i suoi genitori non siano galluresi - il papà è di Torralba, la mamma di Bonnannaro - il futuro economista ha fatto tutti gli studi a Olbia. Dalle elementari alla media «Pais», fino al liceo classico «Gramsci», dove ha superato l’esame di Stato nel 1999. Gli studi umanistici non hanno fermato la sua predisposizione per le materie scientifiche e così si è iscritto a Milano, all’università Bocconi, dove a 23 anni si è laureato con 110 e lode con una tesi di politica fiscale sul Trattato di Maastricht. Dopo qualche mese a Milano, è volato negli Usa per frequentare il dottorato in Economia al Boston College, che ha ottenuto nel 2009 con una tesi sulle riforme del mercato del lavoro e dei prodotti. Rientrato in Italia, a Roma, per un anno ha lavorato come ricercatore alla Banca d’Italia, ma poi nell’estate 2010 ha accettato l’offerta dell’università di San Paolo del Brasile per insegnare macroeconomia in un corso postlaurea. Ad agosto si trasferirà a Raleigh, cittadina degli Usa, per insegnare alla North Carolina State University, con cui ha firmato un contratto di 7 anni. Al termine sarà l’università a decidere se affidargli definitivamente la cattedra. (al.pi.)
4 - La Nuova Sardegna / Pagina 37 - Cultura e Spettacoli
Stefano Accorsi con gli studenti: «Orlando è fragile, mi fa tenerezza»
«NOI ATTORI BIODEGRADABILI»
Al Verdi martedì e ieri la pièce teatrale tratta da Ludovico Ariosto Gli interpreti ne parlano col pubblico
SILVANA PORCU
Sassari. «Orlando è un eroe fragile. Mi fa tenerezza, anche se non giustifico alcune delle sue azioni». Stefano Accorsi mostra di accettare la complessità del personaggio di Ludovico Ariosto che sta interpretando in «Furioso Orlando». Lo spettacolo, con la regia di Marco Baliani, è andato in scena sia martedì sia mercoledì al Teatro Verdi di Sassari, dopo un prima passaggio a Cagliari la scorsa settimana.
Insieme con la protagonista femminile Nina Savary, Accorsi è stato ospite di uno degli incontri più attesi di «Backstage», la serie voluta dall’Ersu, dal dipartimento di Scienze umanistiche e sociali dell’Università di Sassari e dall’Accademia di Belle Arti. Tanto che le duecento poltroncine della sala conferenze di via Coppino, inaugurata proprio ieri sera, hanno contenuto a stento la folla (quasi interamente femminile).
La complessità dell’esistenza umana è al cuore di tutta la vicenda, come sottolinea Monica Farnetti nell’introduzione: «In questa opera non è chiaro come si dividano uomini e donne, amici e nemici, cristiani e musulmani, sani e pazzi. E mostra come tante distinzioni siano falsamente nette». Forse è proprio qui che si riflette tutta la modernità di questo testo, ed è su questo che il regista ha puntato: «Baliani - dice Stefano Accorsi - ha fatto un enorme lavoro di riscrittura. Il nostro spettacolo non è esattamente in chiave moderna. È fuori dal presente: i versi, la musica, persino gli abiti ci riportano lontano dalla contemporaneità». C’è qualcosa di «artigianale» - per dirlo con le parole di Nina Savary, attrice e musicista francese - che ritorna sia nelle musiche sia in tutto l’allestimento. E non ha tanto a che vedere con i tempi strettissimi con cui «Furioso Orlando» è stato messo in scena (solo 23 giorni di prove) quanto con una scelta di fedeltà al testo e alla sua storia. «Come due attori di giro - le fa eco Accorsi - andiamo di piazza in piazza a rievocare una storia». Il testo è cambiato soprattutto nel corso delle prove: interi riferimenti ad altre opere sono spariti, così come grosse fette della narrazione. Queste trasformazioni hanno innescato un meccanismo che ha avvicinato ancora di più protagonisti e tecnici. Due di loro, chiamati a parlare dalla moderatrice Chiara Demelio, hanno raccontato (e trasmesso) la vitalità di un lavoro che cambia ogni giorno. E che a volte scatena reazioni inaspettate: Sassari, come fa notare Accorsi, è stata l’unica città in cui è scattato un applauso a una battuta sull’abuso del corpo delle donne. Ma è la stessa Savary a dirlo ancora meglio: «A differenza del cinema, che è per l’eternità, il teatro è biodegradabile. Dura un solo giorno. Appartiene soltanto a chi era presente quella sera. Per questo è un rituale speciale».