4 - La Nuova Sardegna / Pagina 17 - Fatto del giorno
I GIOVANI SARDI E IL LAVORO
Con il laptop nel trolley ma pur sempre emigrati
Il posto di lavoro vicino a mammà ce lo dobbiamo proprio dimenticare. L’offensiva del governo Salva-Italia contro le tranquillizzanti certezze che hanno anestetizzato il Bel Paese dello scorso millennio, segna un altro passo avanti. Non solo «il posto fisso è noioso» (ha aperto le danze il premier Monti due settimane fa) ma anche «i giovani sono fermi al lavoro sicuro nella stessa città dei genitori» (Anna Maria Cancellieri, ministro degli Interni) cui ha fatto subito eco Elsa Fornero dalla lacrima facile. La ministro del wellfare a Torino ha sostenuto che «bisogna spalmare le tutele su tutti, ormai il lavoro a vita è un’illusione». Notare la variante posto fisso-lavoro a vita, ma il concetto non cambia.
La cortina fumogena del governo dei professori è solo tattica: il segnale è per chi giovane non è più e si crogiola nella inossidabile certezza (fino a prova contraria) del posto sicuro. Il messaggio è chiaro: attenti, potrebbe capitare anche a voi. L’articolo 18 insegna.
I destinatari reali del messaggio non sono di sicuro i giovani meridionali che sulla loro pelle - temprata dalla crisi che giù al Sud morde ben prima del crac dello spread - hanno ben capito che sono candidati al precariato, al lavoro a contratto, alla mobilità, all’incertezza e all’emigrazione.
Forse l’offensiva mediatica interessa maggiormente quelli lassù al Nord dove le cose non girano più bene. Ma hanno il vantaggio di lavorare (magari per 900 euro) stando loro sì a casa di mammà. E l’affitto, che pesa più del loro salario, non è un problema.
Ma l’Italia non è tutta uguale: se al Settentrione la meglio gioventù ha sempre trovato lavoro vicino a mamma e papà, se non addirittura nell’azienda di famiglia, nel Mezzogiorno l’emigrazione è sempre stata una costante. Si partiva già nel dopo guerra per lavorare nelle industrie e nei cantieri edili; e si partiva anche da molto prima, da quando l’ascensore sociale dell’università ha fornito i quadri all’Italia prima della rivoluzione industriale e poi del miracolo economico.
A scorrere i nomi della cronaca, l’Italia è piena di magistrati, funzionari pubblici, avvocati, medici e professori universitari dai cognomi inconfondibilmente sardi.
Oggi i giovani sardi (e del Mezzogiorno in genere) partono come i loro babbi e nonni. Emigrano in cerca del lavoro che nell’isola non viene creato. Non valigie di cartone ma laptop nel trolley. Portano le loro competenze fuori e ancora una volta impoveriscono la Sardegna che continua ad avere una quantità infima di laureati impiegati.
I nostri giovani saranno forse mammoni e anche candidati a quel mal di Sardegna che è un sottile spleen che tormenta gli emigrati; togliamogli anche le illusioni superflue, ma non il futuro; pungoliamoli se sono davvero sfigati, però rispettiamo il loro coraggio. Ce ne vuole a restare. Sia in Sardegna, sia in Italia.
5 - La Nuova Sardegna / Pagina 13 - Gallura
L’arte per parlare di disabilità, studenti galluresi in concorso
TEMPIO. Scrittura, fotografia, disegno, video o musica. Sono alcuni dei linguaggi che i giovani delle quinte classi delle scuole superiori possono utilizzare per descrivere la “disabilità”. Scadono il 29 febbraio i termini per presentare i lavori al concorso che l’Università di Sassari bandisce per sensibilizzare i giovani sui temi della diversa abilità. Vi possono partecipare per la prima volta anche gli studenti galluresi. In palio ci sono quattro premi da mille euro ciascuno; il tema è libero. «L’anno scorso, il premio è stato assegnato ad un gruppo di studenti che ha presentato una canzone rap - dice Giovanni Battista Sechi, uno dei referenti del progetto -. Purché il messaggio arrivi, si può partecipare con qualsiasi forma di comunicazione espressiva». Nella sala del centro orientamento dell’Università di Sassari sono esposti alcuni dipinti e sculture, premiati nelle precedenti edizioni del concorso. «Quest’anno - spiega Sechi - il numero dei premi è passato da 2 a 4, e possono partecipare anche gli studenti della Gallura. Negli anni scorsi l’iniziativa era limitata alle scuole superiori del Sassarese». (b.ca.)
6 - La Nuova Sardegna / Pagina 6 - Oristano
Giampaolo Mele ancora alla guida dell’Istar
ORISTANO. Giampaolo Mele è stato riconfermato nel ruolo di direttore scientifico dell’Istituto storico arborense ricerca (Istar) dal Comune di Oristano. Professore associato di Storia della Musica Medioevale e Rinascimentale presso l’Università di Sassari, Mele è in carica dal 1996 e per conto di Istar ha promosso e organizzato studi, ricerche, pubblicazioni scientifiche, convegni, seminari, mostre e ogni altra attività culturale volta a contribuire in maniera sistematica alla conoscenza della civiltà del giudicato d’Arborea e del Marchesato di Oristano.
Maggiori informazioni sul profilo del professor Mele si possono trovare all’indirizzo www.giampaolomele.it.
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 8 - Oristano
Scavi archeologici finanziati dal Banco
MACOMER. Gli scavi archeologici nell’area, dove si ritiene sorgesse un edificio fortificato che secondo diversi autori sarebbe il castello di Macomer, proseguiranno grazie a un contributo della Fondazione Banco di Sardegna. Nei giorni scorsi la giunta comunale ha approvato il progetto dei lavori. L’elaborato tecnico è stato predisposto dall’associazione Castra Sardiniae di Sassari, che aveva elaborato anche il progetto per la precedente campagna di scavi portata avanti la scorsa primavera. La Fondazione Banco di Sardegna ha erogato un contributo di 35mila euro. Il Comune farà la sua parte contribuendo alla realizzazione del progetto. Si spera che nel frattempo intervenga anche la Regione.
La prima campagna di scavi ha consentito di riportare alla luce un muro che si ritiene facesse parte di un edificio fortificato. Nel corso della campagna, realizzata anche con la collaborazione dell’Università di Sassari, sono stati riportati alla luce altri reperti che si ritiene siano di grande interesse. Per poter capire se veramente in quel punto sorgeva un castello è però necessario andare avanti con l’esplorazione del sottosuolo che può essere possibile solo con una nuova campagna di scavi. (t.g.t.)