RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
L'INTERVISTA La pedonalizzazione secondo il docente di Pianificazione dei trasporti
Via Roma, scelta prematuraI dubbi di Meloni: «Quali i parametri per valutare il test»?
«Via Roma non è patrimonio dei cagliaritani ma della Città metropolitana, e forse non solo. Parlare di pedonalizzazione è riduttivo perché si tratta di un intervento complesso, dove non si può improvvisare e, soprattutto, non può ridursi alla sola chiusura del traffico automobilistico».Italo Meloni è docente di Pianificazione dei trasporti all'Università di Cagliari ma anche consulente di riferimento di molte amministrazioni pubbliche in materia di mobilità urbana.
Professore, come legge dal suo osservatorio la scelta di pedonalizzare via Roma?
Intanto non banalizzerei questo intervento riducendolo a un semplice divieto al passaggio delle auto nella strada simbolo della città capoluogo. Stiamo parlando infatti di un polo di attrattività ricreativa, turistica e commerciale, crocevia di spostamenti giornalieri e del fine settimana non solo dei cagliaritani. La chiusura al traffico è solo la punta dell'iceberg.
È presto per esprimere un giudizio sulla scelta dell'amministrazione, ma intanto crescono dubbi e perplessità e sulla rete impazza l'ironia...
Perché attorno a questa scelta cresca anche il consenso è indispensabile fornire un'alternativa a chi utilizza l'auto per raggiungere il centro città.
Più mezzi pubblici, in altre parole?
Fondamentale. E insieme individuare aree di parcheggio di attestazione o di scambio, creare le condizioni per rendere accessibile l'area con navette veloci e continue. Tutto quello che ancora manca attorno al nuovo corso della via Roma.
Via Manno e via Garibaldi possono essere un paragone?
In questo caso c'è stata tutt'attorno una riqualificazione urbana, sono state create delle zone di sosta, percorsi pedonali sicuri, l'allargamento dei marciapiedi e, non sottovaluterei, anche una grossa campagna di comunicazione.
Tutti elementi dati per scontati per via Roma...
E invece, per elevare l'attrattività non basta la chiusura al traffico. Devi accompagnare l'intervento, ad esempio, con iniziative a carattere artistico e culturale. La parola d'ordine è intermodalità. Ho paura che l'approccio con la via Roma sia stato prematuro, poco riflessivo e non pianificato.
Vietato toccare, dunque, come i fili dell'alta tensione...
Perché via Roma continua a essere strategica sia per gli spostamenti di lunga percorrenza, da Capoterra a Quartu, sul lato mare, che per collegare il versante San Benedetto con la zona direzionale di viale Trieste evitando di scollinare il Castello.
Resta comunque una sperimentazione.
Della quale non c'era bisogno perché esistono strumenti che ci consentono ex ante di sapere come si sposteranno i flussi di traffico. Ma la vera criticità resta quello che noi chiamiamo “effetto di bordo”.
Cioè, la congestione del traffico attorno all'area pedonalizzata.
Esatto. Nel senso che in assenza di pianificazione, aumenterà la sosta selvaggia in prossimità delle chiusure perché la gente continuerà a muoversi in auto. In altre parole spostiamo la congestione da una zona a un'altra peraltro con un esperimento in un contesto che in un futuro prossimo non ci sarà più.
Parla del passaggio della metropolitana nel tratto Repubblica-Matteotti?
Esatto. A quel punto dove passeranno i pullman? Dove faremo passare la metro? Lungo il lato portici sul modello Bilbao? Il vero problema è che non si può improvvisare.
A questo punto non resta che aspettare i risultati della sperimentazione...
E questo sarà un ulteriore problema. Quali parametri ci diranno se il test è stato positivo o no? Il solo calo del traffico? Non credo che basti.
Paolo Matta
1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 17 agosto 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 20)
Dopo l'accorpamento con l'Oncologico e il Microcitemico
IL BROTZU SI FA IN TRE
Nove dipartimenti sanitari e tre funzionali
Nove dipartimenti sanitari e altri tre, nuovi, “dipartimenti funzionali assistenziali”. L'azienda ospedaliera Brotzu riorganizza la propria struttura dopo l'accorpamento di Oncologico e Microcitemico con il recente “Atto aziendale” assunto con la delibera dello scorso 11 agosto. Iniziativa che, nelle intenzioni dei vertici sanitari, «segna una svolta decisiva per la qualità del servizio» e «costituisce il documento che regola tutta l'attività dell'Azienda e ne fissa gli obiettivi di tipo organizzativo», sottolinea la direttrice generale Graziella Pintus.
LE NOVITÀ Questo il dettaglio delle novità. Il “Trauma center”, inserito nel contesto del Dipartimento delle emergenze e delle urgenze, avrà letti tecnici dedicati e lavorerà a stretto contatto (in coordinamento, in pratica) con i servizi del 118: la “Areus”, l'azienda regionale per le emergenze e urgenze, e la “Siat”, il sistema informativo di assistenza territoriale. La “Breast Unit” (il centro di senologia multidisciplinare) sarà legata ai dipartimenti Chirurgico e Internistico-oncologico, Servizi e si interfaccerà con i servizi ospedalieri e territoriali della rete sulle patologie oncologiche. Il “Dipartimento promozione donazione e gestione trapianti” a sua volta si interfaccerà con i “Servizi ospedalieri e territoriali” della rete trapiantologica regionale e con la struttura di coordinamento regionale.
«PUNTO DI SVOLTA» Nei giorni scorsi l'iniziativa è stata comunicata alle organizzazioni sindacali e alla Conferenza permanente Regione-Enti Locali, quindi l'atto aziendale è stato assunto seguendo l'apposita deliberazione della Giunta regionale “Indirizzi per l'adozione dell'atto aziendale delle Aziende ospedaliero universitarie e dell'Azienda ospedaliera Brotzu”. La decisione «rappresenta il punto di svolta per realizzare la fase necessaria della riorganizzazione dei servizi», spiegano dalla direzione del Brotzu. L'atto sarà trasmesso alla Giunta regionale perché si verifichi la conformità agli indirizzi emanati, poi, dopo trenta giorni diventerà esecutivo.
LA DIREZIONE «Dal primo giorno del mio insediamento la Direzione aziendale è stata impegnata nella definizione di questo importante strumento»,è il commento della direttrice generale Pintus, confermata quest'anno nell'incarico. La delibera di adozione può essere consultata su www.aobrotzu.it/documenti/9_383_20170816101624.pdf.
3 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 17 agosto 2017 /
NUORO I tratti descrittivi dell'ambiente naturale e umano sono stati tra i segreti nel successo dei romanzi di Grazia Deledda. Angela Meloni Floris, 94 anni, una buona fetta dei quali dedicata alla scuola, ci ha creduto sin dall'ormai lontano dopoguerra, quando ancora il Nobel nuorese e la sua opera ondeggiavano tra le incertezze della critica, che l'aveva inquadrata ora nel decadentismo, ora tra i veristi, senza dimenticare chi la considerava l'interprete in Italia della narrativa russa, da Tolstoj a Dostoevskij. Ma soprattutto risultava, anche per scelta comunitaria, un oggetto non identificato in patria, nella Nuoro, di cui forse aveva detto più di quanto si riteneva lecito raccontare. Ci ha creduto tanto da scriverci sopra la tesi di laurea in Lettere, discussa il 24 giugno del 1950, a Cagliari, davanti alla commissione con l'archeologo Giovanni Lilliu, il docente di Bolotana, Bachisio Raimondo Motzo, Bustianu Dessanay, uno tra i fautori dell'autonomia sarda. Pagine dove vi approfondiva la natura e la terra, i luoghi e i costumi, e con essi le figure che avevano favorito la lirica deleddiana, tanto da suscitarne una serie lunga di novelle e romanzi, non sovrapponibili con altre produzioni, quantunque si parlasse degli autori nazionali e stranieri tra i grandi di ogni tempo. Il solco era stato tracciato dal Momigliano, che secondo la professoressa Meloni ha messo ordine tra la critica. Con questo concetto: «Non verismo o decadentismo, ma aborigenità dell'opera. In letteratura significa far vivere l'ambiente e le persone di un'unica e comune esistenza». Una sintesi come un paradigma, per l'insegnante nata alla Caletta di Siniscola, dove il padre Luigi operava tra i barcaioli occupati nello sbarco e nell'imbarco delle merci dal piroscafo che collegava con la Penisola. Un gruzzolo di case, pochi abitanti e poveri, ma capaci di una solidarietà reciproca che ne ha fatto altrettanti pionieri della località poi decollata nel secondo dopoguerra, come ha ricordato Angela Meloni nel suo volume "Il passato del futuro. La Caletta di Siniscola 70 anni fa". Oggi per l'ex docente i segni più cari, insieme alle figure dei familiari, nel ricordo che ritorna più volte durante le giornate nella residenza di Nuoro, dove vive col marito novantatreenne, Franco Floris, uniti dal sentimento e dalla passione per le lettere. Pensa e sente la Deledda come una parte di sé. Ha osservato con attenzione i momenti del convegno dedicato alla sua amata scrittrice in città, durante lo scorso anno, perché vi cadeva il novantesimo anniversario del premio Nobel, a Stoccolma, e l'ottantesimo della morte, nel '36 a Roma. Sul palco dell'Isre tra i diversi intellettuali è mancata la testimonianza di Angela Meloni, la studiosa con i maggiori ricordi diretti. Oggi, senza polemica, ma per fare onore alla chiarezza, dice: «Non sono stata invitata, ma credo solo per il fatto che in pochi sanno quale sia stato il mio rapporto con la figura e l'opera deleddiane. Ciò, forse, perché non si conosce e si legge ancora abbastanza su quanto avviene o è presente nella nostra città». Dubbio intellettuale che cresce sempre quando si parla dell'autrice di "Canne al vento" ed "Elias Portholu". Angela Meloni Floris cita dal dibattito degli ultimi anni: «Si è detto addirittura che in Cina conoscono i romanzi di Grazia Deledda più di quanto non succeda in Sardegna. Tra le conferme ci sarebbe il viaggio-studio di una delegazione dell'università di Hong Kong, guidata dall'ingegnere di Nuoro, Ciriaco Offeddu». Evento anch'esso programmato per rendere omaggio al valore del premio Nobel nuorese, a favore del quale alcune stagioni fa un gruppo di intellettuali sardi, con in testa la docente Angela Guiso, ha promosso la campagna d'opinione per l'inserimento dell'opera nei testi della scuola. «Va tutto bene. Qualche dubbio piuttosto viene nel momento in cui prima si denuncia un vuoto, in questo caso intellettuale, e subito dopo ci si pone nella posizione di chi quella lacuna è in grado di riempirla, quasi per miracolo. La scoperta, o riscoperta, che dir si voglia, mi chiedo se è utile a tutti o funzionale solo a qualcuno».
«Pur di riuscire a studiare si rinchiudeva in soffitta»
RASSEGNA QUOTIDIANI NAZIONALI
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