7 - La Nuova Sardegna / Pagina 0 - Cagliari
La battaglia vinta dei fuoricorso all’università
Il Consiglio di Stato ha dato loro ragione sulla validità degli esami: raccontiamo le loro storie
Problemi economici, di salute e il lavoro bloccano spesso gli studi
CAGLIARI. Pendolarismo, rovesci economici, problemi di salute: le vie che portano alla pergamena sono piene di insidie. Non hanno ancora la laurea a 28 anni come vorrebbe il sottosegretario Martone, ma non sono “sfigati”. Anzi. Bisognerebbe fargli un monumento. Sì, un monumento ai (quasi) decaduti: in 202 hanno vinto il ricorso al Consiglio di Stato contro la “rottamazione” dei fuori corso. E i risultati delle loro battaglie andranno a vantaggio anche dei tantissimi colleghi che non hanno speso un euro per rivendicare quello che giovedì il tribunale ha sancito come un loro diritto.
Pagina 1 - Cagliari
Gli esami più duri dei «fuori corso»
Universitari “anziani” in trincea: «Frenati da lutti, salute e pochi soldi»
STEFANO AMBU
Cagliari. Pendolarismo, lutti familiari, rovesci economici, problemi di salute: le vie che portano alla pergamena sono piene di insidie. E trabocchetti della vita. Non hanno ancora la laurea a 28 anni come vorrebbe il sottosegretario Martone, ma non sono “sfigati” o fannulloni. Anzi. Bisognerebbe fargli un monumento. Sì, un monumento ai (quasi) decaduti: in 202 hanno vinto il ricorso al Consiglio di Stato contro la “rottamazione” dei fuori corso. E i risultati delle loro battaglie andranno a vantaggio anche dei tantissimi colleghi che, pur rischiando il game over per tempo scaduto, non sono scesi in piazza e non hanno speso un euro per rivendicare quello che giovedì il tribunale ha sancito come un loro diritto. Una storia per tutte, quella di Sara Erriu, 38 anni: il suo nome compare nello sterminato elenco inserito nella sentenza della svolta. «Sono partita bene - racconta - con un libretto di trenta e di trenta e lode. Poi mi sono dovuta fermare per problemi di salute. E quando, a pochi esami dal traguard ho ricominciato, è arrivata questa “tegola”. Non potevo sopportarlo. Per me e per tanti altri nelle mie stesse condizioni». Prossima tappa, Diritto del lavoro. E presto la laurea in Giurisprudenza. Ma non c’è solo la storia di Sara. La vera “sfiga” che a volte non consente di laurearsi in tempo può essere magari quella di fare ogni santo giorno più di cento chilometri perchè non ci sono più i soldi per stare in affitto Cagliari. Ma anche un lutto familiare che scombussola i conti e che ti cambia la vita. O ancora la voglia di non chiedere più soldi a mamma e papà e di darsi da fare con lavoretti che magari in Svezia o in Olanda sono compatibili con lezioni, esami e giornate di studio, ma in Italia no. Sono solo un Bignami dei percorsi di chi a un certo punto si è trovato di fronte a un bivio con il cartello “decadenza”. Con il rischio di dover buttare a mare anni di studio. O, al meglio, di essere costretto ad allungare la strada che porta alla pergamena scegliendo l’iter del nuovo ordinamento.«Per laurearmi in Ingegneria - spiega Stefano Abis, 40 anni, studente di Carbonia - mi mancavano cinque esami: con il nuovo ordinamento avrei dovuto sostenerne altri otto».La sua vita, non solo universitaria, è cambiata con la scomparsa del padre: «Da allora - spiega - ho cominciato a fare la spola tra Cagliari e Carbonia: sono pignolo, seguo tutte le lezioni e le esercitazioni. E con questi continui spostamenti mi rimaneva poco tempo per studiare a casa». La meta è vicinissima, ora: due esami più tesi. Lutto familiare. Ma anche voglia di confrontarsi da presto con il mondo del lavoro senza volere perdere di vista l’obiettivo laurea anche per Georgia Randazzo, 36 anni, Scienze Politiche: «Non è come in tanti altri Paesi - spiega - l’Università da noi non è accogliente per gli studenti lavoratori. Mi sono dedicata, parallelamente agli studi, anche ad altre attività che hanno rallentato il mio percorso. Senza mai dimenticare di pagare le tasse universitarie». Lavoretti saltuari, ma anche più duraturi e impegnativi nel campo dell’editoria. Mai ferma: l’obiettivo è quello di arrivare a discutere la tesi nel giro di un anno-un anno e mezzo. Una battaglia che è finita in piazza, quella dei fuori corso con un sit in davanti al Rettorato. Tra i promotori Andrea Murru, 34 anni, Giurisprudenza. I rallentamenti? «La passione politica - spiega - e qualche lavoretto. Raccogliere firme per un referendum richiede tempo e impegno. Ma non me ne pento: sono esperienze che arricchiscono e possono andare avanti di pari passo con gli studi». La battaglia appena vinta mette le ali ai piedi e alleggerisce il peso delle pagine da studiare. Marco Meloni, presidente del Consiglio degli studenti, non è nella maxi-lista dei ricorrenti-vincenti perchè si è già laureato. Ma è sempre stato dalla loro parte: «I problemi dell’Università - spiega - non si risolvono con i tagli, ma dando qualità alla didattica e rafforzando il diritto allo studio».
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 21 - Sassari
A New York per operare sulle teste
Prestigioso laboratorio di Neurochirurgia per 88 studenti di Medicina
Un’avventura indimenticabile che ci ha insegnato ad affrontare le eventuali emergenze in sala operatoria
NADIA COSSU
Sassari. Ventuno giorni nel reparto di Neurochirurgia del Weill Cornell Hospital di Manhattan non si dimenticano facilmente. Lavorare in un attrezzatissimo laboratorio al fianco del professor Antonio Bernardo ed eseguire interventi su teste di cadaveri è un’esperienza di vita che arricchisce bagaglio umano e professionale. Basta sentire con quale entusiasmo gli studenti del quinto anno di Medicina dell’Università di Sassari raccontano il viaggio appena concluso. Un progetto nel quale la facoltà ha creduto con forza. Lo ha fatto in prima persona il preside Giuseppe Madeddu che ha sposato l’idea della dottoressa Grazia Fenu. E così circa ottanta studenti - a gruppi di quattro - hanno frequentato e continueranno a frequentare per tre settimane il laboratorio sperimentale a New York.
«Nel laboratorio di Neurochirurgia - dice Fausto Masala, 23 anni, al quinto anno - avevamo diverse teste di cadaveri su cui operare. Lì la legge lo consente, sono a disposizione della scienza». Tavoli operatori, microscopi collegati a schermi in 3D, strumenti tecnologici molto avanzati. «Abbiamo lavorato insieme al professor Bernardo con un approccio neurochirurgico che ci consentiva di “imitare” alla perfezione proprio un intervento alla testa, a seconda di una ipotetica patologia». Gli studenti hanno anche avuto la possibilità di accedere al reparto, di avere quindi un contatto diretto con i pazienti ricoverati e con la sala operatoria.
«Ognuno di noi ha avuto un argomento da approfondire - racconta con entusiasmo ancora vivo Silvia Gaito, 22 anni, studentessa al quarto anno - L’approccio non era solo visivo, non studiavi guardando una semplice immagine ma toccavi con mano una testa, perfettamente e volutamente integra. Con i tessuti, la cute, persino i capelli. Abbiamo imparato a riconoscere le strutture e a capire come si affronta un’emergenza in sala operatoria».
Un’esperienza importante e unica, considerato che in Italia la legge non consente di mettere a disposizione della ricerca scientifica nella fattispecie teste di cadaveri.
La lingua non è stata un ostacolo. «Prima di partire abbiamo fatto una selezione - spiega Giulia Satta, 23 anni - un test di inglese. Chi lo ha superato ha avuto modo di far parte del gruppo in partenza per New York». E rigorosamente in inglese, i futuri medici, hanno presentato agli specializzandi di New York l’argomento approfondito durante il laboratorio. «I prossimi studenti - ha aggiunto Giulia - saranno ancora più fortunati perché avranno modo di seguire le lezioni in inglese e potranno lavorare nei laboratori dove si opera anche su altre parti del corpo, non solo sulla testa».
Tra i fortunati “emigrati” per venti giorni in America c’è anche Mario Visaloco, uno studente di Medicina del terzo anno, siciliano. Dall’isola nell’isola «perché la Sardegna è una terra che mi attira da sempre. Elogia chi li ha guidati in questo percorso di studio pratico: «Il professor Bernardo - dice - ha formato più di quattromila neurochirurghi. Noi studiamo anatomia descrittiva e abbiamo avuto modo di capire - su un tavolo operatorio - come evitare di ledere alcune strutture durante un intervento chirurgico». Dalle pagine dei libri alla sala operatoria, in sostanza. Un bel salto e una bella esperienza professionale per chi ha fatto una scelta di vita importante: diventare un medico. Anche Marco Bellavia è siciliano, di Agrigento. Lui però studia Odontoiatria, è il primo della sua facoltà ad aver frequentato il laboratorio di New York. «Prima di tutto ho potuto ampliare le mie conoscenze anatomiche - racconta - ho avuto modo di vedere con i miei colleghi il decorso dei nervi ad esempio. Dal punto di vista anestesiologico è sicuramente un arricchimento fondamentale».
In tutta questa straordinaria avventura hanno avuto la guida della dottoressa Grazia Fenu che ha fatto suo questo progetto e lo ha sottoposto all’attenzione del preside di Medicina. Il resto è venuto da sè. Studenti capaci e disponibili alla scoperta e alla conoscenza. Pronti a lasciare l’isola per imparare al meglio il mestiere della vita e, è il caso di dire, per la vita.
Pagina 21 - Sassari
«Un’esperienza professionale utilissima»
Entusiasta il preside Giuseppe Madeddu. Il progetto costa 30mila euro
SASSARI. È stato preso un appartamento in affitto a New York e sono garantiti i biglietti aerei per il trasporto dei ragazzi.
La facoltà di Medicina e Chirurgia di Sassari, per coprire il progetto di un anno in America, spende trentamila euro. Ed è la prima volta che si investe in una esperienza di studio di questo tipo.
Comprensibilmente soddisfatto il preside Giuseppe Madeddu: «L’Università di Manhattan è molto prestigiosa - dice con un pizzico di orgoglio il professore - e noi abbiamo avuto la fortuna di avere qui il loro direttore che è venuto a Sassari come visiting professor. Ha portato nella nostra sala operatoria la famosa testa che è stata esaminata insieme a un’ottantina tra medici e studenti lo scorso luglio».
Poi la partenza di quattro gruppi verso gli Stati Uniti. «Un’esperienza utilissima - aggiunge Madeddu - al Weill Cornell Hospital andranno ancora altri 18 gruppi. Abbiamo affittato l’appartamento e così gli studenti potranno stare tranquilli e avere un appoggio logistico».
Quanto può arricchire un’avventura di questo tipo? «Moltissimo - risponde il preside di Medicina - Frequentano un laboratorio sperimentale in una delle Università più prestigiose. Preparano delle lezioni in modo approfondito e poi le presentano sia in quella università e sia nlla nostra al rientro».
Una cosa è certa, questo progetto non è che un primo passo: «Nelle Università italiane, lo sappiamo bene purtroppo, il problema dei fondi è piuttosto serio - spiega Giuseppe Madeddu -. Ma la facoltà di Medicina di Sassari è una realtà all’avanguardia, io personalmente ho voluto sposare l’iniziativa della dottoressa Grazia Fenu e sicuramente si tratta di un buon inizio». Che andrà avanti, certamente. (na.co.)
9 - La Nuova Sardegna / Pagina 20 - Sassari
UNIVERSITÀ
Maria Margherita Satta direttore del Dipartimento di Storia
SASSARI. Maria Margherita Satta è il nuovo direttore del Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione dell’Università di Sassari. Docente ordinario di Antropologia culturale, è stata eletta con trenta voti. Prende il posto del professor Giuseppe Meloni che lo scorso 23 gennaio aveva rassegnato le dimissioni. Maria Margherita Satta è la seconda donna a capo dei nuovi maxi dipartimenti insieme a Antonietta Mazzette, al vertice di Scienze politiche, Scienze della Comunicazione, Ingegneria dell’Informazione.
Maria Margherita Satta ha ricoperto in passato vari incarichi all’interno dell’Università. Più di recente è stata direttore del Dipartimento di Teorie e Ricerche dei Sistemi Culturali (dal primo ottobre 2008 fino al 31 dicembre 2011) e presidente del Corso di laurea magistrale in Antropologia Culturale ed Etnologia. Per quel che riguarda la ricerca si è concentrata principalmente su problematiche riguardanti il rapporto tra realtà sociali, apparati religiosi e connesse forme di religiosità popolare.
10 - La Nuova Sardegna / Pagina 19 - Sassari
«L’Ersu acquisti l’ex hotel Turritania»
Simone Campus (Pd): «Residenza studentesca nel centro storico»
SASSARI. «L’Ersu compri il Turritania»: il consigliere comunale del Pd, Simone Campus, rilancia la proposta che aveva presentato nei mesi scorsi all’assemblea consiliare, dopo che il Comune aveva inserito l’ex hotel Turritania tra i beni alienabili. Secondo Campus nell’edificio di porta Sant’Antonio può essere realizzata una residenza universitaria, contribuendo tra l’altro al rilancio del centro storico.
L’Ersu ha recentemente inaugurato la nuova casa dello studente nel cuore del centro storico, all’angolo tra le vie Lamormora e Rosello, da cui il nome “Sa domo’e carrera longa”, «anche se - dice Campus - io avrei preferito il sassarese e non il logudorese».
Si tratta dell’antica dimora dei nobili Ledà d’Ittiri che nel 2007 l’Ente per il diritto allo studio, presieduto all’epoca dallo storico Antonello Mattone, decise di acquistare e ristrutturare per portare gli studenti nel centro storico di Sassari. «Si trattò di una “nobile” scelta - dice ancora Simone Campus - propiziata dal sodalizio di centrosinistra in Regione e in Comune, una decisione compiuta da tre persone che hanno saputo fare sintesi attorno all’idea comune di riqualificare il centro storico di Sassari: Renato Soru, Gianfranco Ganau e lo stesso professor Mattone, coadiuvato da un consiglio di amministrazione coeso che prima seppe portare a Sassari le risorse economiche necessarie e poi progettare e avviare i lavori dell’opera».
Oggi, che i nuovi vertici dell’Ersu dispongono di altrettante risorse, e che si dichiarano entusiasti di voler contribuire al rilancio del centro storico di Sassari, l’ex consigliere dell’Ente e consigliere comunale, si augura che «siano conseguenti e non indugino oltre acquistando l’ex hotel Turritania e realizzino un’altra bella e funzionale residenza per studenti». Infatti, adesso che la ristrutturazione è compiuta, e il nuovo consiglio di amministrazione («Sia pure con colpevole ritardo - punzecchia Campus -, per arredarla c’è voluto un anno e mezzo») l’ha potuta inaugurare, «l’opera dà bella mostra di sé e rappresenta un importante esempio - illuminante e ripetibile - di rigenerazione urbana. Rigenerazione che passa non solo attraverso la ristrutturazione di un edificio di pregio, ma attraverso un chiaro ed evidente investimento sul capitale sociale rappresentato dagli studenti».
Il Cda presieduto da Mattone «aveva chiaro che l’innovazione, la ricerca e la formazione potevano concretizzarsi nell’unica via di fuga dalla crisi». Ma oggi che il quadro politico è cambiato e il sistema economico è in recessione, «dobbiamo chiederci se Università e Ersu siano in grado da soli di sviluppare capitale umano nella misura richiesta dalla società della conoscenza». Sono 10mila i giovani sardi che studiano fuori dall’Isola. E allora: «Cosa serve perché le università sarde siano più funzionali per gli studenti e più appetibili per i talenti? Cosa può fare la politica perché Sassari sviluppi fino in fondo le potenzialità formative del proprio spazio urbano?», si chiede il consigliere Pd. La presenza dell’Università in città è pervasiva. È elevato il numero di studenti e docenti in rapporto alla popolazione residente. Il tessuto urbano è costellato di edifici universitari. Sono ampi i settori dei servizi collegati alle attività didattiche e di ricerca. È centrale il ruolo esercitato nella sanità locale. Insomma, una serie di valutazioni che portano alla considerazione che «a Sassari non serve un campus universitario», come invece ha in programma di realizzare l’Ersu e che «Basta col consumo di suolo». Da qui il suggerimento di acquistare l’ex Turritania, avviare i lavori dell’ex fondazione Brigata Sassari e ristrutturare la vecchia residenza di via Canopolo, avviando così un progetto di “albergo diffuso” già contenuto nel piano strategico dell’Università di Sassari, «rinunciando all’idea di campus universitario che non appartiene alla tradizione delle università italiane e che servirebbe solamente a consumare ulteriore suolo in una città già fin troppo invasa da volumi».
11 - La Nuova Sardegna / Pagina 31 - Altre
Il turismo diventa ecosostenibile
Meno sprechi e maggiore attenzione all’ambiente
L’assessore Luigi Crisponi: «Penso a un bonus destinato agli operatori più attenti e sensibili»
ALESSANDRO PIRINA
Olbia. La vacanza ecosostenibile trova casa in Gallura. Il nordest dell’isola punta a diventare il laboratorio di un nuovo modo di concepire il turismo. Con meno cemento e più verde. Con più risparmi e meno sprechi. L’idea di una Gallura più attenta all’ambiente nasce all’università, ma trova immediatamente uno sponsor nell’assessore regionale Luigi Crisponi, ieri a Olbia per benedire l’iniziativa. A fare gli onori di casa il presidente della facoltà di Economia del turismo, Francesco Morandi. «Il settore turistico - ha spiegato - rappresenta oggi un mercato in continua evoluzione. Gli operatori sono chiamati a confrontarsi costantemente con le mutevoli esigenze di una clientela eterogenea, caratterizzata dal bisogno di vivere una vacanza attiva, in stretta relazione con l’ambiente naturale. L’industria turistica deve, pertanto, essere in grado di proporre nuovi prodotti, studiati per attrarre e coinvolgere il viaggiatore in una esperienza unica, da ricordare e raccontare. Tra i nuovi prodotti, i turisti riconoscono un valore importante alle esperienze ecosostenibili, nell’ambito delle quali il turista diventa protagonista della conservazione dell’ambiente insieme agli operatori della filiera». E proprio turisti e operatori sono stati protagonisti, nel 2011, di un progetto realizzato dal Centro internazionale Itinera di Rimini con l’Università di Sassari e con l’agenzia Sps di Olbia. Nei mesi estivi sono stati intervistati 28 direttori o gestori di strutture ricettive della provincia e 344 turisti. «Da quest’indagine - ha spiegato il ricercatore Alessandro Lutzu, che ha lavorato al progetto insieme al collega Antonio Usai - è emerso come i turisti siano più propensi rispetto agli albergatori alla raccolta differenziata, al risparmio energetico e dell’acqua. Un esempio: per ben 24 operatori su 28 i cestini della differenziata all’interno dell’albergo sarebbero una caduta di stile, mentre l’80% dei turisti intervistati si dichiara entusiasta di poter contribuire a auna migliore gestione dei rifiuti. Esistono i presupposti perché da questo territorio possa svilupparsi un tipo di turismo più attento al verde e all’ambiente». Ad applaudire l’iniziativa dell’università anche l’assessore Crisponi. «A tutela del nostro patrimonio si potrebbe pensare di chiedere un contributo per l’ambiente a ogni persona che mette piede nell’isola. Nel 2011 le presenze sono state oltre 11 milioni. Con un euro a testa potremmo contare su un’enorme cifra. E, per il futuro, si potrebbe prevedere un bonus per gli operatori che puntano su un turismo più ecosostenibile».
12 - La Nuova Sardegna / Pagina 1 - Gallura
La struttura verrà realizzata nell’area della sede di Promocamera. Convegno su «Etica e innovazione»
OK AL CENTRO TECNOLOGICO PER IMPRESE
Siglata l’intesa tra Camera di commercio, Provincia, Comune e Università
Al Forum l’economista Innocenzo Cipolletta e il direttore del Censis
OLBIA. Le imprese del nord Sardegna hanno un nuovo alleato per crescere. Nasce il Centro tecnologico di servizi integrati, una rete che permetterà alle aziende di superare quelle debolezze che impediscono di avere una posizione leader sui mercati. Nella sede di Promocamera, a Sassari, la firma del protocollo d’intesa tra Camera di Commercio del Nord Sardegna, enti locali e università.
La Gallura guarda con interesse alla proposta di far interagire le aziende per renderle più competitive. Il progetto di Promocamera potrebbe essere infatti un’occasione concreta di rilancio del mondo imprenditoriale gallurese in affanno per la crisi. La firma del protocollo di intesa è avvenuta nell’ambito del Forum “Etica, innovazione, tecnologia e sviluppo”. Il Centro tecnologico avrà anche una sede fisica, a Sassari, nei locali camerali che verranno ampliati. L’architetto Elia Lubiani curerà il progetto. La struttura punta a favorire lo sviluppo delle aziende attraverso diversi strumenti. Verrà fornita assistenza alle nuove aziende, sarà istituita un’Accademia della formazione. «Ci sarà anche un’area espositiva di 11mila metri quadrati - sottolinea Lubiani -, un info-point sulle energie rinnovabili e persino un “distretto della creatività”».
Le istituzioni dovranno lavorare sodo per dare gambe in tempi rapidi al progetto, al momento allo stadio embrionale. «Occuparsi del futuro non significa sfuggire ai problemi dell’adesso - ha commentato il direttore del Censis Giuseppe Roma -. Perchè se non si affrontano prima i problemi li ritroveremo ancora più gravi tra sei mesi o un anno». Roma ha poi evidenziato la necessità di puntare sull’innovazione. «Selezionandone bene i contenuti in funzione delle vocazioni del territorio», ha aggiunto Roma. «Perchè l’innovazione di per sè non crea sempre sviluppo - ha precisato il direttore generale di Confindustria Innocenzo Cipolletta -. Crea sviluppo solo l’innovazione che origina da sola una domanda e un mercato che prima non esistevano. Un esempio. Il mondo del digitale ha decretato la fine della pellicola e di un intero settore fotografico, ma ha aperto un mercato nuovo, enorme. Si stanno aprendo corridoi di vita che prima non esistevano. Le nostre vite si sono allungate nello spazio, facciamo molte più cose nell’arco di una giornata di quante se ne facessero 50 anni fa. Lì c’è un mercato che nasce dall’innovazione».
A trarre le conclusioni è stato il presidente della Camera di Commercio Gavino Sini. «Il Centro tecnologico di fatto deve partire da subito - ha dichiarato con tono deciso Sini -, prima ancora di avere una sede. Non si tratta di un progetto di carta. Ma le imprese devono dargli concretezza. Nel mondo globale si rischia di essere periferia se mancano gli strumenti per leggere la realtà e interagire. Serve una strutturazione, e questo è il nostro obiettivo. Sperando che anche la politica faccia la sua parte».
13 - La Nuova Sardegna / Pagina 4 - Fatto del giorno
Dopo la neve, pericolo ghiaccio
Difficoltà e preoccupazione nelle campagne: molti ovili isolati
SASSARI. Oltre all’emergenza maltempo, all’orizzonte si profila un’altra emergenza che rischia di mettere in ginocchio risi tutta la Sardegna: l’interruzione di rifornimento di combustibili per riscaldamento. Infatti, l’eccezionale nevicata che ha colpito anche il nord Africa sta tenendo per il momento bloccata in porto la nave gasiera che rifornisce il deposito costiero di Porto Torres. «Per i prossimi giorni - ha spiegato il direttore generale di Medea, Paolo Porcu - non si intravvedono difficoltà negli approvvigionamenti, visto che la raffineria Saras di Sarroch ha garantito le quantità extra richieste dall’utenza. Oltre alla gasiera ferma in Algeria, l’unico problema potrebbe sorgere nel caso in cui venisse bloccata la 131 e le autobotti non potessero raggiungere il nord Sardegna».
Intanto per oggi a Sassari il sindaco ha disposto la chiusura di scuole e uffici pubblici a causa del pericolo ghiaccio sulle strade e le difficoltà dei collegamenti. Chiusa anche l’Università. La situazione è difficile: le strade sono trasformate in pericolossime lastre di ghiaccio che neppure i mezzi spargisale sono riusciti a sciogliere.
A Osilo scuole chiuse, mezzi pubblici bloccati, gravi disagi nelle campagne con temperature 5 gradi sotto zero e in paese la neve ha superato i 30 centimetri.
A Ittiri il manto bianco ha superato i 20 centimetri, ma grazie agli operai del comune e della Protezione Civile, non ci sono stati disagi. I vigili urbani con i fuoristrada hanno accompagnato gli operai turnisti alla diga del Bidighinzu. Sul fronte delle campagne i disagi sono enormi per gli agricoltori, sull’orlo della disperazione i produttori di carciofi. E per gli allevatori che hanno difficoltà per raggiungere gli ovili e accudire il bestiame.
A Usini paese imbiancato e scuole chiuse e così ragazzi e bambini hanno invaso le vie del paese e il parco per giocare con la neve.
Villanova Monteleone è stretto nella morsa della neve e del gelo. Il sindaco ha rivolto un appello alla popolazione per collaborare con protezione civile, vigili, barracelli e forestali.
Ossi si è svegliato sotto la neve. A rischio di isolamento i quartieri più alti. Sarseggia il sale.
A Bonorva i fiocchi candidi sono ricomparsi in mattinata. Difficoltà per gli allevatori che hanno dovuto far ricorso a fuoristrada e trattori per raggiungere le aziende e accudire il bestiame.
A Benetutti e Nule, ma anche nel resto del Goceano la coltre bianca ha coperto le canpagne. La circolazione lungo le strade è stata tutt’altro che semplice, soprattutto in direzione di Pattada e verso foresta Burgos.
A Ittireddu gelo e disagi. Annullati tutti i collegamenti per l’impercorribilità delle strade ghiacciate.
A Siniscola la neve non si è ancora vista, ma ha imbiancato il Montalbo. A S’Ulidone, Giampietro Biancu ha realizzato un suo vecchio sogno: tuffarsi nella neve. Indossando soltanto il costume da bagno e poi rotolandosi sulla coltre ghiacciata. L’iniziativa ha avuto un certo seguito e si è costituito un gruppo di persone che ha promesso di seguirlo in questa temeraria impresa.
La neve è comparsa anche nell’isola di Tavolara imbiancando la cima della grande roccia che troneggia davanti alla costa gallurese.