RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
UNIVERSITÀ. L’associazione Casaggì contesta il nuovo bando
Assegni di merito, Giunta sotto accusa
«La pubblicazione da parte della Regione del nuovo bando per l’attribuzione degli assegni di merito è sicuramente una buona notizia. Peccato però che il documento presenti alcune condizioni penalizzanti per gli universitari sardi. Dettagli per nulla secondari che ci spingono a chiedere agli Uffici l’annullamento in autotutela del bando». Così Luca Natali di Casaggì, comunità giovanile attiva a Cagliari, commenta il contenuto del provvedimento che da qualche ora risulta essere consultabile sul sito istituzionale della Regione: «Il parametro che prende in considerazione l’anno di prima immatricolazione ci sembra spropositato - spiega il dirigente di Casaggì - in questo modo, solo per fare un esempio, si escludono dai beneficiari gli iscritti al sesto anno di medicina che hanno frequentato un altro corso di laurea prima di riuscire a superare la prova di selezione. Un’altra assurdità è rappresentata dall’esclusione degli studenti che tentano di conseguire una seconda laurea, un intento punitivo per chi sta semplicemente migliorando il suo curriculum». Critiche anche sull’inquadramento fiscale: «Il bando precisa poi che l’importo dell’assegno verrà sottoposto a tassazione - continua l’universitario - una ciliegina sulla torta incomprensibile, visto che le borse di studio erogate dall’Ersu non sono tassate e che la stessa amministrazione non ha effettuato nessuna ritenuta d’acconto sugli assegni precedentemente erogati. Ci auguriamo che i tanti studenti risultati beneficiari negli ultimi due anni non finiscano sotto la lente d’ingrandimento dell’Agenzia delle Entrate». Da qui la richiesta di un ritiro del provvedimento, con una successiva riprogrammazione: «Pretendiamo che l’assessorato regionale alla Cultura e alla Pubblica istruzione torni sui suoi passi - conclude Natali - la strada dell’annullamento ci sembra la più semplice da percorrere. Crediamo che l’assessore Sergio Milia possa essere d’accordo con noi».
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Monserrato
«Eliminate quella discarica»
Una discarica a cielo aperto vicino all’Università. I terreni che si affacciano al di là della statale 554, a pochi passi dall’Ateneo cagliaritano, sono l’unica risorsa di espansione per la città. Peccato che da sempre sono utilizzati per disfarsi dei rifiuti. La denuncia arriva dai Riformatori che ha chiesto alla Giunta capeggiata da Gianni Argiolas, di intervenire per ripulire la zona. «A poche decine di metri a nord della Cittadella universitaria è pratica comune utlizzare i terreni come discarica», spiegano Filippo Marras e Rita Mameli. «Il campionario dei rifiuti è vario: pneumatici, proiettori, cristalli, paraurti e sedili, materiale da demolizioni, tubature in plastica, secchi di vernice vuoti, elettrodomestici e mobili veri, sino ad arrivare a tavole da surf) e eternit». (s.se.)
Sassari
Università, nuove assunzioni
L’Università di Sassari assume 9 professori, sfruttando le risorse messe a disposizione dal ministero, 136mila euro, nell’ambito del piano straordinario 2011.
Sassari
Studenti in fila per l’Erasmus
Sei mesi di studio presso la facoltà di Farmacia dell’Università di Lisbona, nove mesi presso la facoltà di Lettere della Sorbona di Parigi, quattro mesi presso la facoltà di Medicina dell’Università Europea di Madrid. Non sono che alcune delle 868 opportunità di studio all’estero che l’Università di Sassari offre ai propri iscritti, attraverso il bando per l’attribuzione delle borse di mobilità a fini di studio previste dal Lifelong Learning Programme (LLP)- Erasmus. Le diverse opportunità sono così ripartite tra le facoltà: 83 per gli studenti di Agraria, 155 per quelli di Architettura, 80 per gli iscritti a Economia, 47 per Farmacia, 90 per Giurisprudenza, 94 per Lettere e Filosofia, 100 per Lingue, 43 per Medicina, 83 per Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, 75 per Scienze Politiche, 18 per Veterinaria.
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8 - Sardegna 24 online / Dialoghi - 4 gennaio 2012
Province e "area vasta"
Da molti giorni si discute del destino delle Province sarde. Ancor più se ne parla dopo l’avvenuta decadenza del presidente della Provincia di Cagliari. Il dibattito appare tuttavia surreale. Il tema in discussione è: applicare la regola "x" o la regola "y"? Oppure prevarrà l’interpretazione a favore del commissariamento? Dovrà essere applicato il decreto Monti che prevede un’elezione di secondo grado o la Regione Sardegna opporrà il suo fiero rifiuto? In sintesi, si parla di tutto senza che, nel silenzio, risuoni la domanda: a che cosa serve un livello istituzionale intermedio? Domanda semplice ma risolutiva perché da essa può giungere una rapida risposta del consiglio regionale.
Piuttosto che discutere di scenari interpretativi, il Consiglio potrebbe valutare ed approvare una legge di riforma delle province, almeno quelle regionali, decidendo quale ruolo affidargli. In particolare, la fine anticipata della legislatura cagliaritana potrebbe essere il motivo per ripensare il livello intermedio di governo delle aree metropolitane delle città sarde. Sassari a nord, e Cagliari a sud pongono con nettezza la necessità di affrontare i problemi di area vasta. I dati scientifici sono da molto tempo disponibili. Si sa, ad esempio, che nessun comune può affrontare da solo la pianificazione del traffico in ingresso e uscita dalle città. Così come nessun comune può definire singole strategie di salvaguardia ambientale e nessuna municipalità può occuparsi singolarmente di smaltimento dei rifiuti urbani.
L’elenco è molto lungo e potrebbe essere esteso alla scuola, all’università, alla cultura, ai servizi sociali, alle reti infrastrutturali, alla grande distribuzione commerciale, alla difesa del suolo. Il punto da cui partire è cognitivo: capire se ai problemi di area vasta si vuole dare una risposta con una scala di valutazione più ampia di quella del singolo comune. Come nelle carte geografiche una scala dimensionale sulla quale zoomare con semplicità. Per occuparsi dei problemi dell'area vasta occorre mantenere le province? Non è necessario, esistono alternative, si tratta di approfondirle. Si potrebbe, ad esempio, istituire la città metropolitana così come previsto da una legge in vigore dal 1990. La Regione potrebbe anche avviare una fase sperimentale nella quale, previa intesa con gli enti locali, potrebbe definire ambiti sovracomunali per l’esercizio coordinato delle funzioni attraverso forme di cooperazione intercomunale.
Infine, la Sardegna potrebbe adeguarsi al modello Monti che prevede un sostanziale ridimensionamento degli organi di governo della provincia e delle relative funzioni, mantenendo in capo alle province le sole funzioni d’indirizzo e coordinamento dell’attività dei comuni. Tutti modelli percorribili, si tratta di scegliere quello che possa garantire il livello massimo di efficienza nelle decisioni. In questi anni è apparso evidente che le regole del federalismo rigido sono del tutto insufficienti a disciplinare istituzioni complesse. Ridefinire un livello di partecipazione democratica significa ridefinire il livello di decisione che è affidato a ciascun cittadino rispetto ai problemi che quel livello istituzionale è chiamato a risolvere. Se la “comunità” provinciale dei votanti appare ormailogora, la pianificazione della soluzione dei problemi d’area vasta rimane e deve essere affrontata seriamente.
La qualità delle scelte dipende, anche e soprattutto, dalla capacità di costruire politiche integrate tra tutti i livelli di governo nel territorio, dal Comune capoluogo ai Comuni dell’area urbana, alla Regione. Occorre una strategia organica, per riordinare e ricomporre l’attuale suddivisione di competenze e l’ineguale distribuzione di responsabilità tra i settori amministrativi chiamati a gestire le politiche. La qualità della democrazia non può temere la razionalizzazione delle responsabilità territoriali.
Gianmario Demuro