5 - La Nuova Sardegna / Pagina 1 - Cagliari
Il miracolo del campus: «Gli enti hanno pensato solo al bene dei giovani»
Student job: 3 milioni e mezzo di contatti da tutto il mondo per avere le informazioni gestite dai ragazzi di Cagliari
CAGLIARI. Fuoco amico sull’Ersu: perché proprio ora che è uscito dagli 11 anni di torpore sull’imbarazzante pratica del campus universitario progettato e fallito nonostante i molti soldi pubblici spesi e gli accordi sottoscritti a suo tempo almeno un paio di volte da Regione e Comune? Lo statuto dell’Ersu aspetta ancora l’approvazione dell’ottava commissione in consiglio regionale, ma è proprio da qui che sono partite le bordate contro lo statuto «irregolare». E c’è chi ha ipotizzato che gli atti di questo Cda siano vani, compresi quelli sul campus. La presidente dell’Ersu Daniela Noli a tutto questo non risponde e ribadisce le poche cose già dette.
Noli ha già spiegato che «lo statuto fu approvato dal consiglio di amministrazione dell’Ersu da 5 consiglieri su 5 (come vuole la norma), che venne mandato agli assessori di riferimento (Programmazione e Pubblica istruzione), che ha seguito l’iter procedurale fino al consiglio regionale, anche noi stiamo aspettando la conclusione delle procedure».
Nel frattempo, il consiglio di amministrazione dell’Ersu ha marciato deciso partecipando al miracolo di un campus universitario che nessuno è riuscito a fare in 11 anni e che è stato possibile invece materializzare in qualche settimana di lavoro serratissimo. Racconta Noli: «In tutte le riunioni il campus era all’ordine del giorno, c’era una richiesta ossessiva di trattare l’argomento, era di vitale importanza perché rischiavamo di rende inutile la spesa già sostenuta di 38 milioni e mezzo di euro (pubblici) per comprare i terreni destinati a campus universitario e poi c’era la scadenza dei 35 milioni di euro per la residenzialità universitaria, fondi vecchi che sarebbero andati perduti. Regione e Comune hanno messo da parte le appartenenze diverse e hanno lavorato per il bene degli studenti che meritano questa struttura. Per la prima volta la Regione è entrata qui all’Ersu, la presidenza ha delegato una dirigente che è venuta per dialogare con noi sulle cose da fare. Abbiamo coinvolto l’università perché c’erano diversi progetti e bisognava armonizzarli e grazie al rettore anche qui c’è stata la corsa a fare al meglio. Questo è stato il miracolo: nessuno si è seduto al tavolo per coltivare orticelli».
Il campus non verrà costruito per intero, i soldi non bastano: il bando che scadrà in aprile riguarda 250 posti letto e vari edifici di servizio. Il timore è che, anche solo per il primo lotto, ci voglia un tempo infinito per arrivare all’inaugurazione, Noli: «Gli uffici, proprio per evitare intoppi successivi, hanno chiesto e ottenuto tutti i pareri preventivi agli enti».
Insomma, una pratica condotta in modo esemplare: ma esaurirà le richieste di tutti gli studenti in attesa? «Al momento gli idonei che non beneficiano dell’alloggio universitario sono 116, ma vorrei sottolineare che l’Ersu intende questo campus come un luogo aperto a tutti gli studenti, anche quelli che non ci abitano, fino al 2010 la maggior parte dei servizi era rivolta agli studenti che avevano borse di studio per reddito e per merito, l’Ersu ora si sta muovendo per dare servizi alla generalità degli studenti. L’Ersu non può non avere ben presente che i giovani sono una grande risorsa. Dallo scambio con gli studenti abbiamo ricavato gli spunti per allestire nuovi servizi e i risultati sono notevoli, mi riferisco al progetto Student job di cui abbiamo realizzato una parte e l’assistenza sanitaria ai ragazzi fuori sede. Il progetto Student job è fatto assieme all’Agenzia regionale del lavoro e finora ha totalizzato tre milioni e mezzo di visualizzazione da tutto il mondo, dall’Australia all’Iraq, dagli Stati Uniti alla Norvegia, ci sono studenti che hanno cercato e trovato informazioni su bandi, seminari, corsi, lavori grazie al nostro sportello. Lo sportello è un front office che si avvale della collaborazione di molti enti con i quali è stato stipulato un accordo, lo gestiscono ragazzi e lo scopo dello sportello è quello di evitare al giovane in cerca di informazioni lunghi e infruttuosi giri per enti e uffici. Allo studente viene data la modulistica esatta, tutte le informazioni per compilarla correttamente e lo si indirizza verso la persona giusta. Del progetto c’è anche una seconda fase: gli ultimi tre piani del palazzo dell’Ersu sono stati arredati dall’Agenzia del lavoro per accogliere i ragazzi che qui fanno seminari, riunioni, corsi. Accanto a questo con l’università collaboriamo al Placement, lo sportello dove si spiega anche come si prepara un curriculum».
Doccia fredda: le case dello studente soffrono dei problemi della manutenzione straordinaria che non si fa, soprattutto via Roma viene chiusa spesso. «Per questo edificio nel bilancio abbiamo inserito già le somme necessarie, ma il Cda ha deciso di monitorare le 5 case e le 4 mense, si vedrà come intervenire». E i soldi? «Certamente sono pochi, speriamo che il consiglio regionale si ricordi dell’Ersu in sede di bilancio». (a.s)
6 - La Nuova Sardegna / Pagina 26 - Sassari
Culleziu ora deve tornare a vivere
Idee per riscoprire e valorizzare piazza Università
SEBASTIANO COSSU
L’Università di Sassari compie 450 anni. Squilli di tromba e sfarzo accademico. Dinnanzi al tempio di centenaria e rinomata cultura si trova, però, la totale e incoerente pochezza di un misero e caotico parcheggio. Eppure non è sempre stato così. Chi ha più di mezzo secolo di vita ricorderà nella piazza della Università (Culleziu, così come il piccolo quartiere che la contorna) una ventina di frondosi alberi al riparo della cui chioma i nostri padri e nonni sostavano con la propria sedia impagliata nelle calde estati. Sul lato sinistro, davanti all’obbrobrio che continuano a chiamare palazzo Zirulia, c’era una fontanella (diffuse in tutto il centro storico) alla quale i ragazzi si dissetavano durante interminabili partite a pallone. C’era anche una edicola, sempre a sinistra verso l’Estanco. A destra, verso Porta Nuova, c’era la libreria delle sorelle Cristofori con i cui libri si sono formati tanti illustri personaggi della nostra storia.
Gli alberi sono stati quasi tutti eliminati nella più totale indifferenza. Libreria e edicola, estinti. Ecco un suggerimento per le celebrazioni di quest’anno: chiudiamo al traffico la piazza, rimettiamo altri alberi e rendiamola a misura d’uomo e in perfetta sintonia con il Collegio Gesuitico sede di ateneo, di cui andiamo giustamente fieri.
Una piazza che, sebbene all’interno delle vecchie mura, non figura inspiegabilmente nel progetto di Ztl. Daremo così prova di tenere alla nostra Storia e ripareremo al torto subito quando dotti e miopi frequentatori dell’Università la lasciavano decadere, forse troppo occupati a perseguire le proprie carriere. Non trovate che sia un contesto di maggior pregio di via Brigata Sassari, dove stanno installando una scultura con fontana? Quale cultura vogliamo rappresentare?
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 26 - Sassari
Progettazione Europa
I Giovani delle Acli e l’associazione Tdm2000 organizza per oggi alle ore 18 un incontro sul tema della Progettazione Europea. Uno dei temi trattati sarà il progetto «Youth all together on Board» L’incontro si terrà a Sassari, in via Cesare Battisti 6, primo piano, presso la sede della Fap Acli. Info: tel. 3487283703.
Università degli studi Sassari
Si informano gli interessati che l’Università ha indetto una procedura di valutazione comparativa, per titoli ed esame colloquio, per l’attribuzione di:
- un assegno di ricerca di 15 mesi. Area 05 Scienze Biologiche, settore scientifico disciplinare: Bio/09 «Fisiologia».
- un assegno di ricerca di 17 mesi. Area 07 Scienze Agrarie e veterinarie; settore scientifico disciplinare: Agr/15 «Scienze e tecnologie alimentari».
Le domande scadono il 25 gennaio 2012. Copia del bando presso l’Ufficio concorsi, via Macao 32, Sassari; sito: www.uniss.it/ammin/concorsi.
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 2 - Gallura
In cattedra a Londra dove si fabbricano i manager d’Europa
L’olbiese Fabio Pinna in inghilterra dal 2008 alla storica Lse school
ALESSANDRO PIRINA
Olbia. Il mondo delle auto lo conosce da quando era in fasce. E’ cresciuto tra le Panda e le Uno: la sua famiglia è da decenni titolare di una concessionaria Fiat a Olbia. Oggi quello stesso mondo fa ancora parte della sua vita, ma in modo molto diverso. Fabio Pinna, 28 anni appena compiuti, insegna alla Lse - London school of economics -, una delle università più selettive al mondo che, tra gli altri, ha sfornato laureati del calibro di Kennedy, Prodi, Rockefeller e la regina Margherita di Danimarca. Oltre a ben 17 premi Nobel. Pinna è docente di organizzazione industriale, che è anche la disciplina della sua tesi di dottorato sulle strategie di commercializzazione nell’industria dell’auto. Ora lui il mondo delle 4 ruote lo vede sotto l’aspetto scientifico. «Senza dubbio l’attività di famiglia - racconta - mi ha indirizzato emotivamente a scegliere questa industria, a cui ho affiancato anche quella del mobile. Già da quando ero bambino ero affascinato dal settore. Oggi, però, lo sono ancora di più, e in modo diverso. L’obiettivo della mia ricerca è studiare analiticamente come commercianti e consumatori rispondono a incentivi e promozioni offerti dai produttori. Una volta che avrò capito come analizzare questi comportamenti, mi piacerebbe aiutare i costruttori a innovare le loro strategie di commercializzazione attraverso simulazioni al computer basate sui modelli che ho sviluppato». Fabio Pinna è arrivato a Londra nel 2008 a 25 anni ancora da compiere, in tasca una laurea in Economia e Scienze sociali presa alla Bocconi. Un curriculum che gli apre le porte della Lse, dove inizia un programma di dottorato in Economia, sponsorizzato da una borsa Master and Back. «Per me è stata molto utile. Ma il sistema di valutazione e la raccolta della documentazione sono troppo burocratici e rubano tempo al dottorato. A differenza di altre borse in cui l’aspetto burocratico è molto piu snello». Nel 2009 Pinna comincia anche a insegnare econometria, matematica per l’economia e organizzazione industriale. Nel frattempo continua il dottorato. Oggi è al quarto anno: il suo obiettivo è terminare la ricerca nel 2014. Poi, nei suoi piani c’è la Grande Mela. «Meglio sogni, chiamarli piani mi sembra un po’ troppo presuntuoso - dice -. Nel 2014 mi piacerebbe trovare lavoro come professore in una buona business school, tipo la NYU-Stern di New York. Fare una decina di anni di esperienza nel mondo accademico, magari collaborando con società di consulenza, aziende, autorità di controllo. Dopodichè vorrei provare a innescare un’ondata di investimenti in Sardegna, soprattutto in Gallura. Il mio sogno sarebbe quello di convincere, con un business plan serio, profittevole, sostenibile e innovativo, la nostra comunità e provare a portare finanziatori, in particolare dai paesi arabi. Gli investimenti dovranno riguardare le infrastrutture per avere strade, porti, ferrovie migliori. Ma anche promuovere contratti convenienti con compagnie navali e aree, creare attrazioni per vivere in maniera più stimolante, magari legate alla musica o allo sport. A stimolare l’attività economica sarda e ad attrarre nuovi investitori deve essere, però, la gente del posto. Tocca a noi sardi cercare le soluzioni ai troppi disagi che ci circondano, trovare nuove idee e motivazioni, smettere di accontentarci di falsi e facili divertimenti preconfezionati da anni e cercare di capire veramente il senso e il gusto della vita». Da quando è a Londra Pinna non ha perso i contatti con i suoi colleghi di Milano, i suoi vecchi compagni della Bocconi, alcuni come lui ricercatori. «Conosco bene i problemi dei ricercatori, sottopagati e schiavizzati dai professori. Questo accade anche in Inghilterra, ma in misura minore. La differenza, specialmente tra la Lse e un’università italiana, è che nella penisola i dottorandi sono poco considerati, tanto da soffocare la passione e le idee. Questo è esattamente l’opposto di quanto accade in Inghilterra e negli Usa, dove, invece, si ha una grande considerazione di chi è impegnato nella ricerca». Ma, ovviamente, per Pinna l’esperienza londinese non è solo studio e lavoro. Anzi, quella è solo una parte della sua vita. «Per me il solo vivere a Londra nel mezzo del multiculturalismo globale è un’esperienza superentusiasmante. Ogni giorno ricevo energie di ogni tipo da chi mi circonda e cerco di capire rapidamente le loro intenzioni e i loro stati d’animo. Questo mi carica tantissimo. Una delle esperienze più belle è legata a un giovane principe, a cui facevo lezioni private, che mi ha introdotto in un mondo totalmente diverso da quello che conoscevo fino ad allora. Lo scambio di culture è la cosa più bella di questa città. Conoscere il mondo aiuta a capire come funziona la vita. Anche se mi mancano la mia famiglia, i miei amici. E quello spirito quasi selvaggio che ha solo la Sardegna». L’Italia vista dagli inglesi? «Ci vedono come un paese divertente, simpatico, molto disorganizzato. Ma tutto sommato ci vogliono bene, ritengono che abbiamo una grande forza e creatività. Ci rispettano parecchio. Berlusconi a parte ovviamente».