Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
15 December 2010
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

 
1 – L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia - Pagina 19
La sfilata dei seimila: «No al Governo»
«Dopo la crisi economica ora paghiamo quella politica»
Lanci di uova contro gli sportelli bancari incontrati lungo il percorso. Gli studenti: «La maggior parte delle persone che ha votato per questo governo ora è qui a protestare».
La manifestazione. Universitari e liceali, precari, operai e pastori in corteo da via Garibaldi a piazza del Carmine
 
C’erano gli universitari, tanti. C’erano gli studenti delle superiori, tantissimi. C’erano gli operai, i pastori, i precari della scuola e quelli del Teatro lirico. C’erano i ricercatori e persino i professori ordinari, pochissimi ma convinti delle loro posizioni. Ieri uno spezzone di società civile ha partecipato alla manifestazione degli universitari che hanno protestato contro la riforma dell’Università e il Governo. Poco meno di seimila persone (quattromila secondo la questura) che hanno marciato da piazza Garibaldi a piazza del Carmine in un corteo festoso e ordinato, i cui unici episodi spiacevoli sono stati il lancio di uova verso la facciata di alcune banche.
GLI UNIVERSITARI Poco prima delle 10, gli universitari iniziano la loro marcia. «Anche se manifesto sono regolare negli studi», specifica Giacomo Campus, 22enne studente di Giurisprudenza, «la maggior parte delle persone che ha votato per questo governo ora è qui a protestare. Basta guardare gli operai che aspettavano la telefonata di Berlusconi a Putin per risolvere i problemi della loro fabbrica e i precari illusi da tante promesse». Regolare con gli esami è anche Federica Strosciu: «Noi di Medicina siamo dei privilegiati, ma abbiamo subito tagli anche noi. Sono al quarto anno ma chi entra ora non sa se potrà finire il percorso di studi». Marco Usai, iscritto a Scienze politiche fa un discorso più generale: «Stiamo pagando la crisi economica e ora paghiamo anche quella politica, che contribuisce a bloccare il sistema Italia». Ma l’obiettivo dell’appuntamento non sfugge a nessuno: «Dobbiamo provare a fermare in tutti modi questa riforma», ricorda Federica Sonedda, studentessa in Lingue e letterature straniere.
IL CORTEO Quando la testa del corteo è già quasi a metà di via Sonnino la coda è ancora in piazza Garibaldi. La marcia pacifica è scandita dal suono ritmato di fischietti, tamburi e bidoni, suonati come fossero grancasse, e colorata da fumogeni e tanti palloncini e striscioni contro governo e riforma. Col giallo delle uova vengono tinteggiati i cristalli degli sportelli bancari incontrati lungo il percorso verso piazza del Carmine. Azione di alcuni singoli che, a parte i cristalli, non sono riusciti a macchiare una protesta pacifica e civile. Nessun disordine, nemmeno un diverbio, con le forze dell’ordine che hanno controllato i manifestanti senza mai intervenire.
STUDENTI MEDI Se davanti sfilano gli universitari, in coda al corteo ci sono gli studenti medi: una parte si è innestata nel serpentone all’altezza di via Alghero. «Dicono che i giovani sono il futuro ma non ci danno mai i mezzi per costruirlo, questo futuro», afferma Jasmine Santagata, 17 anni, studentessa al liceo classico Siotto. Le fa eco Elias Delogu, suo coetaneo iscritto allo scientifico Pacinotti: «La riforma è solo una manovra economica. Fra qualche anno saremo i primi a provare sulla nostra pelle gli effetti di questo provvedimento». Per il liceale il Ddl ha anche degli aspetti positivi: «Ricercatori e professori non potranno più avere incarichi esterni».
LAVORATORI «Studenti e operai uniti nella lotta», hanno gridato in coro gli studenti. Con ragione, visto che hanno avuto la solidarietà di molti lavoratori. Come Salvatore Corriga e i suoi colleghi della Rockwool di Iglesias: «Siamo qui per un dovere civico. Tutta l’Italia dovrebbe essere in piazza. Ci chiediamo, perché spostare soldi dall’università pubblica a quella privata?». All’altezza di via Lanusei un gruppo colorato di bandiere gialle e blu aspetta il corteo. Sono trenta persone in rappresentanza del Movimento pastori sardi. «Per noi è un dovere stare con gli studenti, che ci hanno sempre appoggiato», afferma Federico Floris, «questo governo dice che non ha soldi ma per pagare le quote latte li trova sempre».
PIAZZA DEL CARMINE A parte le lamentele della Confesercenti - «il diritto a manifestare diventa per noi sacrificio e privazione», ha affermato il presidente provinciale Roberto Bolognese - alle 13, a conclusione della manifestazione, tutti erano allegri. «Nonostante le differenze siamo qui e siamo tanti», afferma Marco Meloni, presidente del Consiglio degli studenti, «non solo per protestare ma anche per fare le nostre proposte». I 6 mila non erano a conoscenza della fiducia al governo e di quello che è accaduto a Roma. Nel pomeriggio Meloni ha condannato gli scontri: «Siamo contro la violenza, l’abbiamo dimostrato oggi».
MARIO GOTTARDI
 
Cagliari e Provincia - Pagina 19
Via Università
I ricercatori occupano il rettorato
 
Arrivano alle nove ma nessuno ha pensato a una protesta degli universitari. Perché si vedevano molte teste canute e abiti non propriamente giovanili. Eppure era una contestazione. Un’occupazione, seppur simbolica, del rettorato. Lo si è capito solo quando sono arrivati gli studenti. «Senza università nessun futuro. No ai tagli», si leggeva nel lungo striscione che hanno srotolato dal tetto dell’edificio di via Università.
Una cinquantina di ricercatori a cui si sono uniti molti docenti, anche ordinari, ieri hanno “occupato” la hall del rettorato, in attesa che il rettore Giovanni Melis facesse loro visita.
«Se uno legge il testo del Ddl e non si ferma alle singole problematiche affrontate, nota che l’obiettivo è minare le fondamenta dell’Università pubblica. Che è un sistema di conoscenze autonomo e libero dai poteri. È sempre stato così anche nei periodi più nefasti della storia del Regno e della Repubblica italiana», ha affermato Maria Del Zompo, ordinaria di Farmacologia.
«Abbiamo chiesto al rettore di sottoscrivere la lettera ai parlamentari sardi in cui il suo collega di Sassari li invita a non votare la riforma. Che riporti nell’ambito della Conferenza dei rettori dell’Università italiana (Crui) il dissenso del nostro ateneo», ha chiesto Valentina Onnis, ricercatore rappresentante cittadina della “Rete 29 aprile”. La risposta di Melis non è stata delle più incoraggianti: «Ha affermato che queste cose le ha già fatte e non intende ripeterle, che i parlamentari non hanno risposto», ha riferito la ricercatrice, «Ha detto solo: “voi continuate”. Lui però non muoverà più un dito». (m. g.)
 
Provincia di Sassari - Pagina 28
Sassari Incontro con Felice Floris
Pastori e studenti, dialogo all’università su crisi e rinascita
 
La pastorizia come economia democratica, i problemi storici e un possibile piano per la rinascita di un settore che sta vivendo una profonda crisi. Se ne è discusso ieri durante l’incontro organizzato nella facoltà di scienze politiche di Sassari tra il Movimento pastori sardi, docenti e studenti dell’università.
Non è stata una semplice conferenza quella di ieri mattina. Il meeting organizzato dall’Associazione scienze politiche ha cercato di capire perché la pastorizia in Sardegna sembra essere destinata a una lenta agonia. Con l’obiettivo di suscitare le domande degli studenti sono stati messi uno accanto all’altro il leader dell’Mps Felice Floris e i docenti Giuseppe Doneddu e Giuseppe Pulina.
Questi hanno ripercorso le tappe salienti di un comparto che ha da sempre caratterizzato l’economia della Sardegna, capace ancora oggi di produrre la maggiore quantità di pecorino romano nel mondo. Gli studenti di domande ne hanno fatto poche ma hanno potuto capire come mai il Movimento pastori abbia protestato tanto negli ultimi tempi. Il presidente dell’Associazione scienze politiche Antonio Idini l’ha voluto sottolineare: «La vostra presenza oggi ci fa toccare con mano i problemi che leggiamo tutti i giorni nei giornali». Dagli anni Sessanta è iniziata una lenta discesa e, come dice Giuseppe Pulina, docente di zootecnica alla facoltà di Agraria, la pecora come simbolo di ricchezza è andata scomparendo. L’intervento più atteso è stato senz’altro quello di Felice Floris. «Noi - ha detto il leader di Mps - produciamo un’economia democratica, ben distribuita nel territorio e che vive in armonia con l’ambiente, questo basta a far sì che il pastore sia considerato importante». Floris è tornato anche sulle ultime vicende. Ha ribadito che il Movimento tornerà a compiere azioni eclatanti e ha annunciato l’inizio del dialogo con i colleghi della penisola e di Grecia, Spagna e Francia per la creazione di un Coordinamento pastori del Mediterraneo.
Dalla platea è arrivato anche uno spunto importante. Paolo Puddinu, docente di storia e istituzioni dell’Asia, agganciandosi al tema ambientale ha ricordato che il governo di uno dei paesi più ricchi del mondo, il Giappone, nonostante possa permettersi di importare il riso, aiuta i contadini a coltivarlo per conservare intatto il paesaggio.
ANTONIO MUGLIA
 
2 – L’Unione Sarda
Cultura - Pagina 46
agenda Oggi al T Hotel di Cagliari
Camera con vista sulla narrativa sarda Ecco “Cagliari 2”
 
Oggi alle 19, al T Hotel di Cagliari, lo scrittore Nicola Lecca presenta “Cagliari 2”, la nuova raccolta di racconti scritti, in esclusiva per il T Hotel, da Maria Giacobbe, Piera degli Esposti e Paola Alcioni. Letture di Clara Murtas. Come per il volume precedente, anche “Cagliari 2” non sarà in vendita, ma esclusivamente disponibile per i clienti del T Hotel e per i partecipanti alla presentazione del 15 dicembre. «Un dono perfetto - dice Lecca - per i viaggiatori che, trovandosi a Cagliari per la prima volta, desiderino conoscere la città da un punto di vista privilegiato».
COLONIA PENALE Domani dalle 15 viene inaugurato un nuovo Presìdio del Libro ad Isili, nella colonia penale di cui è direttore Marco Porcu, che al momento ospita una popolazione di detenuti al 70% proveniente da Paesi fuori dall’Unione Europea. Lo scrittore iraniano Hamid Ziarati sarà presente per parlare del suo “Salam, maman” (Einaudi, 2006), in questi giorni letto dai detenuti che frequentano la scuola all’interno dell’Istituto di pena. Il libro racconta attraverso gli occhi del bambino Alì i drammatici anni ’70 in Iran, dalla tirannia dello Scià Reza Pahlavi alla teocrazia degli ayatollah. Il pomeriggio sarà accompagnato dalle sonorità dei musicisti Alberto Cabiddu e Carlo Cabiddu e verrà introdotto da Giorgio Todde, presidente dei Presìdi del Libro sardi, che inaugurerà Carpe Liber, il primo Presìdio del Libro in Italia ad operare dentro un’istituzione carceraria.
MASTER AND BACK Oggi alle 18, nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Cagliari, aula Arcari, in viale Sant’Ignazio 86, si terrà la presentazione del libro “Master and Back - Un’inchiesta 2006/2009”, di Pablo Sole. Il saggio, costato un anno di lavoro e basato su oltre 1500 documenti originali, traccia un bilancio del programma di alta formazione. All’incontro, moderato dal giornalista Giovanni Runchina, parteciperanno il giornalista Umberto Aime, il docente di Diritto costituzionale dell’Università di Cagliari Andrea Deffenu e l’autore.
NEL NOME DI PARODI Domani alle 18, alla libreria Koinè di Porto Torres in corso Vittorio Emanuele n. 25, verrà presentato il numero monografico della rivista Sonos e Contos dedicato ad Andrea Parodi, “Soneanima”. Interverranno l’editore della rivista Mariano Lo Piccolo, il direttore Pierpaolo Fadda, l’assessore alla Cultura Margherita Diana e alcuni amici del cantante.
ROSMARINO Domani alle 18,30 al Manàmanà di piazza Savoia a Cagliari Paolo Maccioni presenta “Rosmarino e il frigorifero che parla” il nuovo libro di Giancarlo Biffi illustrato da Valeria Valenza, edizioni Segnavia.
KALIL SAMIR L’associazione “Rivoluzione Morale” promuove l’incontro “Islam e cristianesimo: incontro inevitabile. Dialogo possibile?” domani alle 18 nell’Aula magna della facoltà di Architettura in via Corte d’Appello a Cagliari. Interverranno il professor Samir Kalil Samir, islamologo all’Università di Beirut, e Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia giornalistica Asia News.
HOMBRES Y DINERO Oggi alle 17,30, nell’aula magna del rettorato in via Università a Cagliari, Aldo Accardo, Luciana Carreras e Giacomo Mameli, con la partecipazione del rettore Giovanni Melis e le letture di Antonella Puddu, presentano “Hombres y dinero. Storia di passioni, congiure e delitti nella Sardegna spagnola”, romanzo storico di Pietro Maurandi.
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 21
ingegneria chimica
Cellule staminali, studio dell’Università
 
Si chiama Target Life l’ambizioso progetto di studio e ricerca sulle cellule staminali da cordone ombelicale promosso dall’associazione Osidea onlus, in collaborazione con il dipartimento di Ingegneria, chimica e materiali dell’università di Cagliari. Questa mattina alle 12, nell’aula didattica di via Marengo, verranno presentati i risultati dello studio sulla “crioconservazione di cellule staminali mesenchimali da cordone ombelicale” che mira ad ottimizzare la conservazione a lungo termine di questa linea cellulare. Durante la conferenza stampa verrà inoltre donato un crio-congelatore: il macchinario per una corretta conservazione delle sacche di sangue del cordone ombelicale.
In Target Life ci sono professionisti del fundraising che portano avanti progetti di raccolta fondi per sostenere la ricerca, i volontari che si occupano dell’organizzazione, i professionisti che valutano progetti o promuovono iniziative scientifiche e i donatori che sostengono questa divisione. (i. m.)
 
4 – L’Unione Sarda
Prov Ogliastra - Pagina 25
Province
Tre vertenze uniscono Nuoro all’Ogliastra
 
Radicamento dell’Università di Nuoro, assistenza sanitaria migliore sul territorio, aeroporto di Arbatax rilanciato e inserito nelle rotte di continuità territoriale. Questi gli obiettivi delle Giunte provinciali di Nuoro e Ogliastra che, guidate dai presidenti Roberto Deriu e Bruno Pilia, si sono riunite nei giorni scorsi in seduta comune.
«Durante l’incontro - spiegano fonti amministrative - si è concretizzata la possibilità di consolidare la collaborazione tra le due province gemelle», che intendono avviare azioni comuni per garantire la qualità e l’accesso al servizio sanitario per le zone interne. L’Università nuorese, anche per l’Ogliastra, deve rappresentare uno strumento strategico per lo sviluppo dell’intero territorio. Quanto all’aeroporto, battaglia comune per il suo potenziamento.
 
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 24
Le sfide della bioetica, esperti a convegno
T Hotel. Il congresso internazionale iniziato ieri, oggi la conclusione
 
«I temi della bioetica sono fondamentali per allargare la conoscenza e porre all’attenzione dei ricercatori e degli operatori del settore medico idee e strumenti per affrontare le grandi questioni della vita in un confronto costante tra diverse identità culturali e interreligiose»: così ha affermato il vicepresidente della Regione Giorgio La Spisa, aprendo il convegno internazionale “Le sfide della bioetica nell’era del Progresso tecnologico”, ieri mattina al T-Hotel. «La Sardegna - ha ripreso La Spisa - in questi ultimi due anni ha investito nella ricerca scientifica risorse importanti, oltre duecento milioni, perché siamo convinti che la politica debba ripartire da una concezione profonda dell’uomo».
Il convegno prosegue oggi dalle 8,45 con gli interventi dei docenti dell’università di Cagliari Felice Nuvoli ed Ernesto d’Aloja (parlerà delle questioni etiche di fine vita). Due dibattiti con esperti delle università di Roma La Sapienza, Messina, Leida, Tel Aviv e del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari sono previste per stamane alle 10 (“Beneficenza e autononia alla fine della vita”) e nel pomeriggio alle 15 su “Etica della sacralità della vita ed etica della qualità della vita”. Moderatore Mario Piga, preside di Medicina.
Il convegno, promosso da Sardegna Ricerche, affronta i diversi temi della bioetica che sta trasformando la pratica medica. «Questa trasformazione - sottolinea Walter Songini, direttore di Sardegne Ricerche - da una parte assume proporzioni esaltanti per l’enorme passo avanti operato nei confronti della cura del paziente, dall’altra produce aspetti sconcertanti per l’ampio potere che l’uomo si trova a gestire nei confronti dell’altro uomo».
 
6 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 27
piazza arsenale
Scultura medievale, conferenza in Pinacoteca
 
Domani alle 17, alla Pinacoteca Nazionale, in piazza Arsenale, Andrea Pala, dottore di ricerca, dell’Università, presenta la conferenza: “Scultura lignea medievale in Sardegna dal XII al XIV secolo. Fonti scritte e testimonianze materiali”. La più antica attestazione sulla scultura lignea risale al XII secolo e si tratta di una dotazione di arredi sacri nella quale vengono enumerati due crocifissi realizzati in legno. La presenza di quest’opera e di testimonianze scritte, così come l’esistenza in Sardegna di sculture ascritte al XIV secolo, permettono di tracciare i possibili flussi di circolazione di manufatti e di maestranze che coinvolsero l’isola nel Mediterraneo occidentale dal XII al XIV secolo. L’accesso è gratuito. La Pinacoteca Nazionale è visitabile tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 9 alle 20.
 

 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Fatto del giorno
A Cagliari sfilano la rabbia e il disagio
Migliaia di studenti manifestano con precari pastori e cassintegrati
BETTINA CAMEDDA
 
 CAGLIARI.La sfiducia al governo viene dalla piazza. E fa rumore come non mai perché porta con sé ideali e speranze dal profumo lontano e che appartengono ad una generazione che oggi chiede di essere ascoltata. Tra decine e decine di striscioni anti-Gelmini e palloncini colorati un corteo di oltre cinquemila persone ha sfilato ieri lungo le vie di Cagliari, da piazza Garibaldi fino a piazza del Carmine per gridare «no al governo che vuole questa riforma».
 Un successo per la grande manifestazione nazionale avvenuta nelle città universitarie di tutta Italia e programmata dagli studenti proprio in concomitanza con il voto di fiducia al governo. E gli studenti dell’ateneo cagliaritano non sono mancati all’appuntamento che in questi mesi hanno saputo tenere sempre vivo attraverso l’organizzazione di diverse iniziative. Dalle assemblee ai flash-mob, dalle manifestazioni alle occupazioni del Palazzo delle Scienze e del Magistero fino alle lezioni in piazza tenute dai ricercatori. Sono giovani che hanno detto basta alla politica di palazzo che taglia indistintamente fondi alla cultura e all’università e posti di lavoro.
 Ma sono anche giovani che in questi mesi hanno saputo offrire la loro solidarietà a chi quel posto di lavoro lo ha perso. Ecco perché ieri al grande corteo hanno preso parte diverse delegazioni di lavoratori che hanno seguito gli studenti lungo le vie della città. Dai dipendenti della Rockwool al Movimento Pastori sardi, dagli Operatori socio sanitari (Oss- Comitato Art.97)ai lavoratori del Teatro Lirico fino ai precari della scuola e i ricercatori. «Lo studio è alla base del futuro di un Paese - spiega Pasquale Urgu, della Roockwool, venuto apposta da Nebida - per questo è importante che in piazza ci siano tutti, dagli studenti ai lavoratori di tutte le categorie. E se questo governo non dovesse cadere speriamo inizi a fare gli interessi del Paese e non del singolo come ha fatto fino ad ora». Insieme hanno intonato “Bella ciao”. Presenti tra la folla gli studenti del Pacinotti, del Siotto, dell’Istituto S.Pertini e immancabile l’Udu (l’unione degli studenti universitari), l’Uds (l’unione degli studenti medi), il gruppo Unica 2.0, fautore di tante iniziative e la Flc Cgil con l’Usb. «Siamo con gli studenti - dichiara Salvatore Drago, coordinatore Usb di Cagliari - per dire no a questo ddl che vuole portare all’ignoranza e rappresenta la negazione del diritto allo studio e del diritto al lavoro».
 
Pagina 5 - Fatto del giorno
Tra assalti, manganelli e molotov
Un finanziere, circondato, mette mano alla pistola
PAOLO CARLETTI
 
 ROMA. Una giornata di terrore, di scontri e distruzione. Decine i feriti tra i manifestanti e tra le forze dell’ordine. Il centro storico di Roma devastato. Decine di migliaia di studenti si sono dati appuntamento ai Fori Imperiali dopo essere partiti dalle università della capitale, moltissimi altri sono arrivati da tutta Italia. Piazza del Popolo, via del Corso e piazzale Flaminio sono un unico campo di battaglia, con mezzi incendiati, barricate, cariche a ripetizione e centinaia di studenti, black bloc italiani - romani e napoletani, ma molti anche del Nord - che arretrano per tornare subito a cercare il contatto. I due cortei più grandi, quello partito dal Colosseo (al quale partecipano Fiom, Cgil, Centri sociali, aquilani, No Dal Molin, No Tav), e quello degli studenti universitari, si congiungono in piazza Venezia intorno alle 12,30. Il colpo d’occhio è eccezionale: una distesa imponente di persone, bandiere di ogni colore. Gli studenti in testa al corteo, casco e bandiere anarchiche e di collettivi studenteschi, osservano la zona rossa: via del Corso e via del Plebiscito bloccate dai blindati. Cala un silenzio quasi irreale, si sente solo il mulinare delle pale dell’elicottero della polizia. Ma è la calma prima che esploda la rabbia.
 Il corteo imbocca via delle Botteghe Oscure, parallela di via del Plebiscito, in testa si cerca un varco per arrivare a Palazzo Grazioli residenza di Berlusconi. Partono i primi cori - «Berlusconi pezzo di m..», «vergogna, vergogna», «dimissioni, dimissioni» - i primi blindati a essere presi di mira sono all’imbocco di via Astalli che congiunge con via del Plebiscito.
 Alle 13,50 un boato e un grande urlo di gioia. Nel corteo, misteriosamente, si è sparsa la notizia che il governo è caduto. Ma è solo una bufala che esaspera gli animi. Gli studenti superano il varco di Torre Argentina, libero ma ignorato, poi deviano in corso Rinascimento, verso il Senato. Sullo sfondo lo sbarramento dei blindati della polizia. Comincia il lancio di pietre, bombe carta, bastoni che superano i blindati e colpiscono le forze dell’ordine che rispondono con i lacrimogeni. L’aria diventa irrespirabile, arriva la prima carica. Alcuni manifestanti vengono trascinati a terra e presi a manganellate, le forze dell’ordine riescono a riprendere il controllo della strada. Ma la sassaiola prosegue, gli studenti hanno saccheggiato un camion carico di mattonelle parcheggiato là vicino. Nervi scoperti, gli agenti minacciano anche i giornalisti («spostatevi perché le prendete anche voi le manganellate»). La battaglia di via Rinascimento dura oltre mezz’ora, poi il corteo si ricompone su corso Vittorio. Scontri si registrano intorno alla Camera, dove sono riusciti ad arrivare alcuni gruppetti di studenti. La fiumana umana invade il Lungotevere, attraversa il tratto di Tor di Nona, applaude i bambini di una scuola elementare che da una terrazza gridano «abbasso la Gelmini», poi si avvicina a piazza del Popolo per lo scontro finale. Sono le 14,45. Mentre gran parte del corteo si ferma ai margini della piazza, alcune centinaia si staccano e quasi correndo vanno verso via del Corso, vogliono arrivare a Montecitorio. Iniziano scontri durissimi con le forze dell’ordine che dureranno oltre un’ora. Un gruppo di finanzieri viene accerchiato, un agente cade, viene sopraffatto e gli vengono sottratte la radio e le manette. Estrae la pistola, oppure cerca solo di difenderla, finché interviene un suo collega che riesce a liberarlo.
 I manifestanti vengono respinti e ripiegano verso piazza del Popolo. Viene bruciato materiale e un cassonetto per impedire le cariche, ma le forze dell’ordine cercano di passare con i blindati. Un mezzo della Finanza va a fuoco, le fiamme si estendono ad un’auto, alte colonne di fumo dipingono un teatro di guerriglia urbana. La battaglia più dura è nel passaggio tra piazza del Popolo e piazzale Flaminio. Sono le 15,30. Tavolini dei bar, oggetti metallici, sanpietrini: sui blindati arriva di tutto. Convergono centinaia di agenti che alla fine riescono a disperdere i manifestanti in piazzale Flaminio. Altri incidenti a Prati, in via degli Scipioni e Marcantonio Colonna con sassaiole tra i passanti. Gli studenti si rifugiano dentro Villa Borghese. I vigili del fuoco spengono le fiamme, piazza del Popolo è devastata, così via del Corso. La zona rossa invece è rimasta immacolata, ma a quale prezzo?
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 43 - Cultura e Spettacoli
L’isola dei migranti La Sardegna diventa regione multietnica
Oggi il numero di arrivi è superiore di tre volte rispetto al 2000: il 2% degli abitanti
CLEMENTINA CASULA
 
La Sardegna ha vissuto con relativo ritardo il rapido aumento dei flussi di stranieri che, nel giro di un ventennio, ha trasformato l’Italia da paese di emigrazione in paese di immigrazione. Secondo l’Istat (2010) dei quattro milioni di stranieri regolari, circa l’87 per cento risiede nelle regioni del Centro-Nord e il 13 per cento nelle regioni del Mezzogiorno. Tuttavia, è proprio nel Mezzogiorno che negli ultimi anni si registra l’aumento relativo più rapido: nel 2009 l’incremento annuo maggiore di stranieri in arrivo è quello della Puglia (+14,2 per cento), seguita dalla Sardegna (+12,7 per cento). Oggi nell’isola la popolazione straniera residente è quasi tre volte superiore a quella del 2000: circa il 2 per cento della popolazione totale. Il futuro della società sarda prevede quindi come dato strutturale la presenza di un numero crescente di minoranze etniche, caratterizzate da culture diverse rispetto a quella autoctona per lingua, tradizioni, storia, religione. La sfida per le istituzioni sarde (a livello regionale, provinciale ma anche locale) è quella di riuscire ad agire di concerto per definire strade percorribili di convivenza e integrazione. In ciò possono sfruttare il loro vantaggio rispetto a quei territori che (come il Nord Italia) hanno scontato l’inesperienza e inadeguatezza normativa e istituzionale del Paese a fronte di un flusso migratorio improvviso, ingente e rapido.
 Perché l’immigrazione possa esser considerata non solo come problema ma anche come risorsa, è necessaria una conoscenza preliminare, puntuale e aggiornata, di un fenomeno complesso e in continuo mutamento. E’ questa la finalità del «Rapporto sulle migrazioni in Sardegna - 2009» (Edizioni Cuec, 270 pagine, 16 euro) curato da Marco Zurru (professore di Sociologia economica presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Cagliari, studioso delle migrazioni e del mercato informale). Per la terza edizione del Rapporto, Zurru coordina un gruppo di ricerca tutto al femminile che fa capo al Dipartimento di Ricerche economiche e sociali dell’Università di Cagliari, fondamentale partner della Regione nell’attivazione dell’Osservatorio regionale sull’immigrazione.
 La prima sezione del Rapporto (curata da Marilisa Testa e Maria Barbara Spanu) analizza le variabili demografiche dell’immigrazione. Per quanto riguarda la Sardegna si registra, oltre alla crescita del numero degli stranieri residenti (principalmente provenienti da Romania, Marocco, Cina, Senegal, Germania, Ucraina e Filippine), un aumento delle richieste di permesso di soggiorno e di cittadinanza italiana, indici della volontà di radicamento dei migranti. La provincia col maggior numero di immigrati in termini assoluti è Cagliari, ma quella di Olbia-Tempio presenta la maggior percentuale rispetto alla popolazione locale, e quella di Nuoro registra il maggiore incremento.
 La seconda sezione (curata da Francesca Atzeni) mostra il forte legame tra i flussi di immigrati e i deficit occupazionali del mercato del lavoro italiano. Le donne straniere sono prevalentemente richieste nel lavoro domestico e nella cura di anziani e bambini, vista la scarsa offerta di servizi del Welfare state italiano; gli uomini stranieri nei lavori a più bassa qualificazione, che gli italiani non vogliono più fare: dal settore agricolo (specie nel Mezzogiorno) a quello industriale (specie al Nord). Il fenomeno delle “nicchie etniche”, dato dalla segregazione degli stranieri in alcune professioni a seconda del loro genere o appartenenza etnica, è approfondito da una ricerca empirica su un gruppo di stranieri lavoratori nella provincia di Cagliari.
 Gli immigrati contribuiscono in maniera fondamentale non solo alla crescita occupazionale ma anche all’incremento demografico del Paese: la crescita della popolazione degli ultimi decenni - sottolinea Zurru nell’introduzione - è da attribuire esclusivamente all’apporto della popolazione immigrata, le cui donne hanno in media circa il doppio dei figli rispetto alle italiane. La terza sezione (curata da Fulvia Putzolu e Federica Murgia) approfondisce il tema della salute riproduttiva delle donne immigrate. Nonostante la legge italiana assicuri ad ogni donna in tale condizione, senza distinzione di cittadinanza, l’assistenza sanitaria, economica e sociale, ciò non toglie le difficoltà aggiuntive che le straniere devono affrontare, a seconda delle tradizioni culturali, della comprensione della lingua, delle condizioni di indigenza, della mancanza di reti familiari. Il confronto delle variabili anagrafiche e di quelle ostetriche per cinque gruppi di donne straniere (africane, cinesi, donne dell’Europa centro-orientale, dell’America Centro-Meridionale e dell’ex-Jugoslavia) ricoverate nella Clinica ginecologica dell’Azienda ospedaliera- universitaria evidenzia le principali similitudini e differenze tra comunità di provenienza.
 La quarta sezione (curata da Marilisa Testa, Maria Barvara Spanu e Carla Tanda) chiude il Rapporto con una valutazione delle politiche provinciali per gli immigrati in Sardegna, basata sull’analisi della documentazione prodotta dalle amministrazioni locali. Tra le principali criticità rilevate, la poco diffusa cultura della valutazione (ex ante, initinere, ex post), necessaria per una programmazione mirata e a medio-lungo termine degli interventi. Buoni in particolare i riusultati a Sassari e provincia: «Si riscontra - si legge nel Rapporto - l’assoluta coerenza dei singoli progetti prodotti in provincia di Sassari nel quadriennio 2004-2007 rispetto alle indicazioni del Piano annuale e delle Linee guida triennali 2006-2008». L’analisi, comunque, non vuole dare i voti alle diverse province, ma offrirgli uno strumento critico per migliorare l’efficacia delle molteplici iniziative promosse. La valutazione dell’efficienza delle iniziative, che richiederebbe una ricerca ad hoc, potrebbe essere tra le finalità delle prossime edizioni del Rapporto.
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 44 - Cultura e Spettacoli
L’Africa ai tempi di Roma
Quattro giorni di studio promossi dall’università di Sassari
Domani mattina l’inaugurazione nell’aula magna In tutto quasi duecento relazioni
MARCELLO MADAU
 
 SASSARI. Ritorna a Sassari il convegno internazionale «L’Africa romana», il numero 19. Ed è un ritorno speciale per più di un motivo: intanto è il primo al quale il suo ispiratore, Attilio Mastino, partecipa come Magnifico rettore dell’università degli studi di Sassari.
 Il programma poi è quasi una provocazione in questi tempi molto severi per la ricerca e la tutela sui beni culturali: 162 interventi, ai quali si aggiungono varie prolusioni e presentazioni di volumi. Un messaggio sovversivo. D’altronde il convegno «L’Africa romana» non ha mancato a Sassari di protestare, anni fa, contro i tagli alla cultura.
 I lavori - organizzati dalla facoltà di Lettere e filosofia dipartimento di Storia dell’ateneo sassarese, dalla Scuola europea di dottorato «Storia, letterature, culture del Mediterraneo» e dal Centro di studi interdisciplinari sulle province romane - dureranno quattro giorni, a partire dalla prima seduta, che coincide con la giornata inaugurale (domani alle 9 nell’aula magna dell’università di Sassari), per concludersi domenica nella stessa sede, attraverso quattro sessioni.
 «La trasformazione dei paesaggi del potere nell’Africa Settentrionale fino alla fine del mondo antico», il tema di quest’anno, è carico di suggestioni anche per le cittadinanze di oggi.
 Un tema che sarebbe adatto per un convegno sulla contemporaneità: quella dei paesaggi del potere che discendono dal potere sui paesaggi, e da una loro non di rado terribile trasformazione, è immagine rimandata, attraverso un tragico specchio, dagli incidenti nucleari, dalle devastanti azioni della guerra e dell’industria sul globo terracqueo, sui corpi umani.
 Da quei danni apparentemente piccoli, quotidiani, minuti, condotti nei paesaggi urbani e rurali dal potere delle cubature.
 Allora va detto che la riflessione storica che si condurrà in questi giorni, grazie ai suoi contenuti, è importantissima. Oltre al tema specifico della ricerca, della quale questo convegno è spia in uno scenario vastissimo, europeo e nordafricano, emerge quello non nuovo, ma non per questo meno reale, dell’insegnamento che possiamo avere dalla storia.
 Ecco allora, dall’antichità, la distruzione delle città attraverso la guerra, i paesaggi segnati dalle esaltazioni architettoniche e dalle trasformazioni agrarie, attraversati da strade attraversate da persone e merci. I segni del racconto mitologico nei templi terrestri e nelle acque marine. O i paesaggi della guerra odorosi di morte e incendio, bruciati per secoli.
 Una trama che non mancherà di appassionare, dove si annunciano molte novità anche dalla Sardegna, con temi che ci portano direttamente nelle regioni della ricerca scientifica e in quelle dell’identità.
 Per nessuno - a meno di interventi miracolosi, e questo almeno finora al convegno non possiamo chiederlo - sarà possibile seguire tutti gli interventi, per la presenza di sessioni parallele: bisognerà perciò scegliere, facendosi guidare dalla curiosità, ed aspettare per leggerli tutti la pubblicazione degli atti (altro evento e tradizione straordinaria di «L’Africa romana»).
 Negli atti le relazioni saranno leggibili con tutto l’apparato critico bibliografico e scritture stabilizzate. Ma dal vivo a volte ci si prende qualche libertà. Verba volant, scripta manent.
 Quindi paesaggi culturali, come dice un termine e un concetto che si sta consolidando ultimamente, di diretta (e a volte ingannevole) lettura semiotica. In realtà i paesaggi culturali ci sono sempre stati e la ricognizione intensiva che verrà effettuata in questi quattro giorni di convegno lo illustrerà con dovizia di informazioni.
 Infine, è la stessa produzione di questo convegno a proporci un’ultima riflessione, ovvero la presenza di un gigantesco cantiere con diverse linee di lavoro cognitivo. Un lavoro di natura apparentemente immateriale, duro, bellissimo, che conosce senza bisogno di Marchionne gli straordinari, che li svolge animato dalla passione: stato di grazia talora frainteso, nei casi dove si trasforma - è nella storia dei “collaboratori esterni” delle soprintendenze e degli aspiranti ricercatori - in forme di sfruttamento.
 La tradizionale sensibilità dei promotori del convegno al tema del lavoro nei beni culturali si mostra, in questa edizione, anche nella voce data ai rappresentanti dell’Associazione nazionale archeologi, categoria quest’ultima che non ha ancora un pieno riconoscimento professionale. È una grave incongruenza che deve terminare e avrà fine. Ma quante resistenze.
 Buon convegno a tutti, allora. Le donne e gli uomini di cultura devono ringraziare chi lo ha promosso e realizzato, auspicando giorni di successo e di aiuto per superare questo momento così difficile per la cultura in Italia. Che possano far superare anche l’orrore dei contratti a zero euro o euro uno, che nessuna riforma sbagliata, neppure la peggiore, possono giustificare.
 Perché il lavoro merita rispetto, e le quasi duecento relazioni di questo magnifico convegno, assieme alle capacità ideative ed organizzative, sono qua a dimostrarlo.
 
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Sardegna
Nora va a pezzi, ma lo Stato taglia i fondi
Allarme per la città romana. Il soprintendente: i 100mila euro della Regione non bastano
ALESSANDRA SALLEMI
 
 PULA. Corsa contro il tempo per salvare Nora da crolli sicuri. Un mese fa una mareggiata ha dato un ultimo colpo al piccolo promontorio su cui poggiano i resti della città romana. Le terme a mare sono state raggiunte dall’acqua e il tempio di Esculapio è più fessurato che mai.
 La mareggiata infatti ha mangiato la striscia di terra e alghe che parava i colpi delle onde davanti alle terme del II secolo dopo Cristo e ha eroso ancora la roccia fragile che regge il tempio. Nora è visitata da 70 mila persone ogni anno ed è famosa fra gli studenti di archeologia italiani perché sei università, da vent’anni, mandano in questo campo di suggestiva bellezza gli studenti dei corsi di scavo.
 È qui l’unico teatro romano che la Sardegna abbia conservato, sede estiva di spettacoli con allestimenti minimi per non troppi spettatori. I mosaici sono stati salvati dai cattivi interventi degli anni Cinquanta quando vennero alla luce nelle prime campagne di ricerca e i tecnici di allora li misero in protezione appoggiandoli su una camicia di cemento. Ma i muretti reggono male e sono quasi tutti puntellati. Elena Romoli, architetto della soprintendenza ai beni archeologici, spiega: «Diceva Ruskin che per evitare di fare i restauri bisognerebbe almeno garantire le manutenzioni». Il suggerimento dell’artista inglese attivo nella seconda metà dell’Ottocento cade nel vuoto per forza: «Siamo molto preoccupati - dice il soprintendente ai beni archeologici di Cagliari e Oristano, Marco Minoja -. C’è una riduzione del 40 per cento dei fondi programmati per il 2011 sulla base di quanto è stato erogato per il 2010, già piuttosto risicato. Questa ulteriore scure significa non avere quasi risorse neppure per le manutenzioni. Il problema è nazionale, ma non ci consola. Ci rendiamo conto di tutto, ma tra soprintendenti in queste settimane si stanno studiando iniziative per portare all’evidenza pubblica questi fatti. Siamo in emergenza dappertutto: a Nora la situazione è nota, stiamo dando il nostro supporto al Comune che ha ricevuto dalla Regione uno stanziamento di 100 mila euro per intervenire sul banco roccioso». Il finanziamento era stato sollecitato già all’inizio del 2010 perché si vedeva che il costone cominciava a cedere e in aprile un’ordinanza del sindaco vietò l’accesso su tutto il fronte mare di Nora: terme, tempio, pezzi di strada non potevano essere visti da vicino come succedeva in passato perché gli smottamenti ormai si erano ripetuti troppe volte, pareti e pavimenti mostravano segni di rottura, ci poteva essere pericolo anche per i visitatori. Con la nuova mareggiata, i 100 mila euro di cui parla il soprintendente non riescono a essere la sospirata boccata d’ossigeno: non bastano più.
 Quindici giorni fa il sindaco di Pula, Walter Cabasino, si è messo a scrivere. Ha mandato lettere ai capigruppo in consiglio regionale, alle commissioni consiliari ai lavori pubblici e alla cultura, anche al ministro della cultura Bondi «perché il Comune non può essere lasciato solo davanti a questo problema». Dalla commissione ai lavori pubblici del consiglio regionale è arrivata una risposta.
 «Oltre i 100 mila euro già assegnati - spiega il sindaco Cabasino - c’è una misura europea per le calamità naturali con 46 milioni di euro già destinati alla Sardegna, ma che sono da tempo fermi per questioni burocratiche. Ecco, da lì si potrebbero ricavare le risorse per mettere in sicurezza tutto il costone di Nora, e non soltanto questo, naturalmente. Noi qui mettiamo cartelli su cartelli di pericolo, ma la gente ci va lo stesso e dopo quello che è successo in altre spiagge, dove sono morte persone, non possiamo accontentarci di aver segnalato il rischio». Perché non bastano 100 mila euro: «Perché, causa la conformazione della città romana, i tecnici e i materiali necessari alle opere non possono arrivare nei punti a rischio con camion e quanto serve per trasportarli - spiega ancora il sindaco -. Bisogna passare dal mare e le opere vanno eseguite dal mare. Quindi con costi superiori a quelli possibili da terra. Adesso, per accelerare l’apertura del cantiere, utilizzeremo gli studi sul problema già fatti dalla soprintendenza, anziché affidare tutto a un progettista cercato da noi, e sulla base di questi si farà il bando e si avvierà il risanamento del costone.
 Ma il punto urgente per il quale ho scritto a tutti è questo: su Nora ci vuole una presa di coscienza e quindi bisogna inserirla in una programmazione che permetta attività costanti anche negli stessi scavi dove i muri degli ambienti sono lo stesso a rischio di crollo perché quotidianamente aggrediti dal cosiddetto aerosol marino. Dopo Tharros Nora è la località archeologica più visitata della Sardegna, ha richiamato l’interesse anche della televisione russa che ha girato qui vari documentari».
 

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