Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
14 May 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 45 – Spettacoli e Società
Reading teatrale "Se una notte...", al Museo con Gaetano Marino
Dal 17 al 20 maggio al Museo Archeologico di Cagliari, alle ore 18 nell'ambito della Settimana della Cultura, la sezione di Greco del dipartimento di Filologia classica, Glottologia e Scienze Storiche dell'Antichità e del Medioevo dell'Università di Cagliari (con il patrocinio della Fondazione Banco di Sardegna), presenta Se una notte? reading di brani tratti dalle Storie di Erodoto, lo storico greco vissuto nel V secolo A.C. L'attore Gaetano Marino presta voce e corpo a questo studioso errante, attento e curioso, che riporta, nel suo "diario di viaggio", le esperienze vissute durante i suoi "pellegrinaggi" fino ai "confini" del mondo, dalla Persia all'India, dall'Egitto all'interno del continente africano, fino all'estremo nord-est costituito dalle steppe siberiane. La manifestazione è una eccellente possibilità per confrontare due modi di vivere e condividere uno stesso mondo: il nostro, ipertecnologico e ormai privo di mistero, e quello di duemilacinquecento anni fa, sconosciuto e straordinario, visto attraverso gli occhi incantati di un "viaggiatore sapiente". Se una notte? offre allo spettatore "sopraffatto" dalla contemporaneità, il racconto di un'avventura "liberatoria" in un passato sospeso tra storia e leggenda, tra esperienze vissute e fantasiose supposizioni.
 
 
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 18 – Cagliari
 Anatomia patologica, primario indagato
Al Policlinico universitario infuria una battaglia sulla pelle dei pazienti. Il fulcro della vicenda è il servizio di Anatomia patologica: istituito nel 2000 non è mai entrato in funzione nonostante ci siano primario e personale. A farne le spese sono tutti i reparti di chirurgia. Un esempio fotografa la gravità della situazione: ogni giorno parte un'ambulanza verso il Brotzu dove vengono effettuati gli esami istologici sui reperti prelevati durante gli interventi chirurgici. Con notevole perdita di tempo e inutile spreco di denaro. La vicenda è stata segnalata alla magistratura dal direttore dei dipartimento di Chirurgia, il professor Giovanni Brotzu e, dopo mesi di accertamenti, il sostituto Daniele Caria ha iscritto il primario di Anatomia patologica Giuseppe Santacruz nel registro degli indagati. L'accusa: rifiuto di atti d'ufficio. In sostanza, si contesta al primario di non svolgere il lavoro per il quale è pagato. Il magistrato ha convocato in Procura i primari del Policlinico colpiti dai riflessi della guerra di Anatomia patologica; la polizia giudiziaria ha interrogato il direttore amministrativo e il direttore sanitario dopo aver effettuato un'ispezione nel dipartimento sotto accusa; due esperti padovani stanno verificando per conto del pm l'idoneità del reparto. Quanto a Santacruz, ha reagito con alcune denunce contro l'amministrazione universitaria: il primario sostiene di aver subìto lesioni psicologiche a causa del comportamento di chi gestisce il Policlinico. I pm Caria e Mario Marchetti hanno aperto diversi fascicoli: quelli per abuso d'ufficio sono già stati archiviati, restano quelli per lesioni, contro ignoti. Non solo: Santacruz ha citato a giudizio per un milione di euro l'Università che lo avrebbe costretto a lavorare in locali del tutto inadeguati. Dal Policlinico però si levano molte autorevoli voci di segno contrario: in effetti chi visita il dipartimento di Medicina legale non ha la sensazione di trovarsi in locali di risulta, anzi. I macchinari ci sono ma, dicono al policlinico, Santacruz si rifiuta di effettuare i collaudi. Ecco perché sono inutilizzati. La guerra è stata analizzata dal "Nucleo di valutazione d'ateneo" con la relazione di fine mandato che ancora non è stata resa pubblica, anche se circolano le conclusioni: «Il responsabile di Anatomia patologica è stato nominato il 22 aprile 2002 e all'11 aprile 2005 il servizio non è ancora operativo; il servizio paga prestazioni esterne per usufruire di tale servizio dal gennaio 2004; il motivo della non operatività è dovuto anche a carenze strutturali; il responsabile del servizio ha richiesto più volte risorse umane e materiali per l'attivazione del servizio». E ancora: «Non risulta utilizzato un sistema di programmazione per l'istituzione del servizio e la redazione di un budget di esercizio e degli investimenti necessari; la richiesta di risorse elenca investimenti per un milione e 200mila euro e fa riferimento a precedenti richieste inevase; le attrezzature richieste vengono acquistate direttamente dall'Ateneo per una spesa di 426mila euro senza alcun coinvolgimento del Policlinico; solo nell'ottobre 2004 viene presentata una richiesta di reagenti che appare spropositata rispetto al fabbisogno; le decisioni non vengono assunte dagli organi preposti alla gestione del Policlinico; sono trascorsi ben tre anni dalla nomina del responsabile di Anatomia patologica senza pervenire all'attivazione del servizio».
Maria Francesca Chiappe
 
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 17 – Cagliari
Accordo tra la Dirindin, Faa e Mistretta, sei dipartimenti nella nuova struttura
Prende forma il Superospedale
Azienda mista entro un anno, avrà 700 posti letto
Dopo anni di attesa (tredici) e mesi di trattative e firme (sette) l'azienda sanitaria mista comincia a prendere forma. Alcune informazioni decisive sul superospedale che nascerà dal matrimonio tra Università e Asl 8 (celebrato dalla Regione) sono emerse ieri mattina, durante l'incontro ufficiale tra l'assessore alla Sanità Nerina Dirindin e il consiglio della facoltà di Medicina. Con la firma dell'accordo siglato ieri dalla Dirindin, il preside Gavino Faa e il rettore Pasquale Mistretta si sciolgono alcuni dei nodi che restavano da dipanare dopo il sì alla struttura espresso dalla giunta Soru lo scorso autunno. I tempiAssessore e Università si sono dati tempi piuttosto larghi. L'azienda dovrebbe decollare entro il primo semestre 2006. Non perché non ci sia urgenza: il rettore ha sottolineato l'esigenza di chiudere in tempi i più brevi possibile per non lasciare nell'incertezza il personale universitario che prenderà servizio. Nelle corsie dell'azienda mista infatti dovrebbero incrociarsi dipendenti dell'Asl e dell'ateneo, e uno dei punti da mettere a fuoco è proprio l'armonizzazione dei contratti. Per questo ma anche per più rilevanti dettagli organizzativi da definire gli oltre dodici mesi che i "contraenti" si sono concessi ieri saranno indispensabili. Inizialmente era previsto un calendario più serrato, ma alcune scadenze sono inevitabilmente destinate a saltare. I posti lettoPer come è stato delineato ieri, il superospedale potrà ospitare settecento pazienti, con un tetto massimo di settecentocinquanta. Un numero superiore, ha spiegato la Dirindin, potrebbe creare problemi. Non solo di gestione, ma anche semplicemente contabili. La nuova struttura infatti dovrà tenere conto della tendenza allo snellimento già indicata dallo Stato alla Regione Sardegna. E non si tratta di un suggerimento poco incisivo: la razionalizzazione dei posti letto va portata a termine entro il 2007 - e gradualmente introdotta da subito - pena la perdita di una fetta importante di finanziamenti: il 5 per cento dei quasi due miliardi e duecento milioni destinati all'Isola. I numeri sono eloquenti: il parametro da raggiungere è di 180 ricoveri ogni mille abitanti abitanti, il 20 per cento dei quali in day hospital. In Sardegna siamo a 210 ricoveri ogni mille abitanti, e non perché i sardi stiano peggio degli altri italiani ma per una mancata razionalizzazione dell'accoglienza. Secondo le stime nazionale abbiamo troppi posti riservati ai malati acuti e pochi destinati ai lungodegenti, quindi più che un taglio sarebbe opportuno un riequilibrio. Ovviamente la nuova azienda dovrà partire con valori già in linea secondo le indicazioni romane. Inizialmente il numero dei posti letto non era rigido, ma legato agli studenti: il protocollo d'intesa ne prevedeva tre per ogni iscritto al primo anno di Medicina oltre a un numero pari a quello degli iscritti al primo anno delle scuole di specializzazione clinica. i dipartimentiL'organizzazione sarà per dipartimenti, in modo da poter convogliare più professionalità e più specialisti in settori accorpati. Si tratta di migliorare tanto la qualità dell'assistenza quanto quella dell'organizzazione. La controindicazione? Come faceva notare maliziosamente qualcuno dopo la riunione di Medicina, è che con la fusione di due settori in solo dipartimento ci sarà da nominare anche un solo primario. Inevitabile, secondo l'assessore, visto che «la sopravvivenza del servizio sanitario è legata alla capacità di evitare le duplicazioni». L'azienda avrà Medicina, Chirurgia, Materno-Infantile, Emergenza e Urgenza, Microcitemico e Servizi oltre a una struttura di degenza psichiatrica. gli equilibriLe strutture che Università e Asl 8 porteranno in dote per costituire l'azienda mista sono diverse: entreranno a farne parte il policlinico universitario di Monserrato, il complesso pediatrico di via Porcell, l'ospedale San Giovanni di Dio e le diverse cliniche universitarie distribuite tra gli ospedali cagliaritani. Ad esempio: quella ortopedica al Marino, pediatria al Microcitemico, patologia al Binaghi. Infine, per quanto riguarda i vertici, il protocollo prevede un direttore generale nominato dal presidente della Regione d'intesa col rettore. La giunta regionale nomina il collegio sindacale, mentre l'organo di indirizzo avrà cinque componenti: due designati dall'assessore regionale alla Sanità (uno dei quali dev'essere un dirigente ospedaliero), due dall'Università (uno è il preside di Medicina e uno nominato di concerto da assessore e rettore.
Celestino Tabasso
 
 
4 – L’Unione Sarda
La formazione dei futuri camici
«In corsia oggi servono meno medici e più infermieri laureati»
Non possono dare risorse finanziarie alla nuova azienda, al contrario della Regione. Né potranno ricavarne, nel senso che passeranno molto tempo in corsia ma non verranno stipendiati come specialisti. Eppure gli studenti saranno tra i protagonisti della nuova struttura sanitaria, visto che - come è stato ricordato nell'incontro di ieri a Medicina - prima che di curare l'Università si preoccupa di formare e fare ricerca. E proprio sulla formazione dei medici l'assessore Dirindin è intervenuta, rispondendo a uno studente che chiedeva un numero più alto di posti letto per garantire ai camici in erba più occasioni didattiche. Come numero di medici, ha replicato, non si può dire che la Sardegna sia in deficit. Bisognerà puntare anzi più sulla qualità che sulla quantità dei professionisti da formare, e puntare - sul piano dei numeri - ad aumentare casomai il numero degli infermieri. E questi ultimi sono al centro di un aspetto importante degli accordi ribaditi e specificati ieri. Dopo uno stop imposto dall'ateneo, che protestava per il mancato sostegno finanziario da parte della Regione, sono recentemente ripartite le lauree brevi per infermieri professionali, fisioterapisti, tecnici di laboratorio e altre figure di cui il mercato sanitario sardo ha tanta fame da averle finora importate dall'estero. Un riattivazione dei corsi "sulla fiducia", visto che l'Università si aspetta che l'amministrazione faccia la sua parte dal punto di vista economico dopo aver per lunghi anni evitato di contribuire. La settimana prossima la Dirindin, ha annunciato ieri mattina, incontrerà insieme ai rettori di Cagliari e Sassari il suo collega Pigliaru, che ha la delega al bilancio nella giunta regionale. Un vertice per mettere a fuoco non solo le risorse necessarie, ma anche gli accorgimenti per evitare le temutissime diseconomie, cioè gli sprechi di denaro per finanziare doppioni o scelte poco razionali. Quanto agli specializzandi, fa testo la parte del protocollo d'intesa già siglato che disciplinerà la loro attività formativa. In questo senso si può leggere l'istituzione dei tutori, che seguiranno costantemente gli specializzandi. Questo ultimi dovranno dedicare un terzo della loro attività alla didattica e due terzi all'impegno nell'azienda, partecipando a tutte le attività - dal pronto soccorso agli interventi chirurgici - ma senza poter svolgere «funzione vicaria» rispetto al personale. In sostanza: non vanno contati nella pianta organica della nuova azienda sanitaria.
 
 
 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
LA SETTIMANA DELLA CULTURA 
Stasera parlo con Erodoto
Letture scelte dall’opera del vivace storico greco 
  CAGLIARI.Le notizie che ci sono arrivate su di lui, lo descrivono come un viaggiatore appassionato e infaticabile, uomo innamorato della storia (Cicerone lo definì come ‘il padre della storia’), scrittore dalla superba cifra stilistica.
 E allora, perché non approfittare di tanta saggezza e conoscenza per arricchirci un pochino anche noi?
 L’idea è venuta a quelli della “Sezione di Greco”, del dipartimento di Filologia classica, glottologia e scienze storiche dell’antichità e del medioevo dell’Università di Cagliari, che, insieme alla Soprintendenza archeologica cittadina, hanno programmato una serie d’appuntamenti interamente dedicati proprio al grande intellettuale dell’antichità: Erodoto.
 Ma non si parlerà della sua storia, né di alcuni aspetti peculiari del suo carattere. Piuttosto sarà lui a parlare alla gente: per mezzo dei suoi scritti, e della voce prestata dall’attore Gaetano Marino.
 L’iniziativa si chiama “Se una notte... Storie dalle storie di Erodoto”, appuntamento con le letture erodotee, inserito nella Settimana della cultura, dal 17 al 20 maggio sempre alle 18.
 «L’attenzione - si legge in una nota degli organizzatori - che il mondo contemporaneo dedica alle proprie radici, ed alla storia dell’uomo, attualmente è riservata soprattutto agli aspetti della cultura materiale».
 Ritrovamenti archeologici sensazionali per antichità e pregio, ma anche scoperta di vecchi cunicoli o strade, sono immediatamente fonte d’attrazione.
 Non è così invece per i documenti letterari: quando anch’essi vantino un’antichità uguale o superiore a quella di altri ritrovamenti, la loro importanza appare sempre di un gradino inferiore. «Eppure - dicono gli organizzatori - i vecchi documenti letterari possono offrire, più di altri ritrovamenti, la prodigiosa sensazione di un incontro a tu per tu con l’intelligenza, l’esperienza, le conoscenze e le emozioni di uomini vissuti in epoche affascinanti e remote, e in ambiti sociali e culturali irrimediabilmente perduti».
 Diverse città d’Italia, prima di Cagliari, hanno sperimentato questo tipo d’incontri con il passato, mettendo le opere di antichi autori a disposizione di un pubblico quanto mai ampio. E’ stato così per Sofocle, Platone, Virgilio, Omero.
 L’Università e la Soprintendenza archeologica hanno deciso invece di puntare su Erodoto, e su un suo testo in particolare: “Le storie”, forse poco noto, ma che, si legge ancora nella nota, «si presta particolarmente per far vivere al visitatore del Museo l’esperienza di uno straordinario tuffo nel passato».
 L’iniziativa, finanziata dalla Fondazione Banco di Sardigna, prevede l’ingresso gratuito.
 Per prenotazioni si può chiamare allo: 070/60518245.
Sabrina Zedda
 
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Nuoro
Oggi un convegno dedicato ad Albino Bernardini, lo scrittore che ha rivoluzionato la scuola 
Il maestro che bocciò le bacchette
Da Lula a Pietralata, l’impegno continuo al fianco dei bambini 
Il nome giusto è “mastru Bernardini”. Lo identifica di più che chiamarlo dottore così come si dovrebbe, specie dopo che il 27 gennaio scorso l’università di Cagliari gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze dell’educazione. Mastru è però un’altra cosa. Essere maestri così come lo è stato e continua a restare Albino Bernardini vale per tutte le stagioni. Significativa, in questa accezione, la primavera. Il 29 maggio scorso, nella borgata romana di Pietralata dove Bernardini insegnò nel 1960, insieme al sindaco Veltroni, dirigenti scolastici e altra gente c’erano i suoi vecchi alunni. Erano venuti a salutare il maestro, lo stesso che non contrappose metodi violenti alla loro violenza e aggressività di borgatari, gente di “una periferia non diversa da quelle che Pasolini ha presentato nei suoi romanzi e nei suoi film”: così Gianni Rodari nella prefazione di “Un anno a Pietralata”, prima edizione nel 1968.
 Nel maggio del 2003 uscì un altro degli innumerevoli, affascinanti libri di Bernardini: “Nonno perché non ci sgridi mai?”. È dedicato ai suoi sette nipotini: Mara, Emiliano, dal nome di Zapata come il Milianu di “Sos sinnos” di Pira, Mariavincenza, Simone, Francesca, Marta e Paola. Tra vissuto autobiografico e qualche sconfinamento nel fantastico il maestro parla di un quotidiano all’insegna del proverbiale imparare da parte dei vecchi nel contempo che insegnano ai bambini tolleranza, rispetto e amore. C’è sempre qualche punto della primavera per ricominciare con i progetti. Oggi, 14 maggio 2005, a Siniscola, dove è nato 87 anni fa, la Sinilandia di tanti suoi racconti, festeggiano Albino Bernardini. “Una vita per l’infanzia” recita il nome del convegno organizzato dal Comune, dalla direzione didattica e dalla biblioteca. Dopo saluti e relazioni, insieme al festeggiato saranno i bambini a tenere banco, con lettere, poesie e canti.
 È stato un maestro rivoluzionario. Ha insegnato, ai bambini ma anche ai grandi, che con i metodi repressivi, con la bacchetta, non si ottiene niente. Magari oggi viene più facile sostenerlo. Ma allora, quando Bernardini iniziò a insegnare prima in terra di Barbagia, a Bitti e a Lula, il parlare ex cathedra da parte del maestro era la norma. Stava alla base del metodo cosiddetto educativo. In realtà povere e degradate, maestri e maestre elementari mascheravano nell’arroganza, nel non amore, nella diseguale distribuzione di cazzottos, pedate e bastonate, la loro ignoranza, il vuoto pedagogico. Erano funzionali a una scuola che doveva perpetuare la divisione in classi e caste. Il comunista mastru Bernardini, discepolo di Freinet e Piaget, rivoluzionò quel mondo assurdo. A scuola oltre che per imparare ci si doveva stare con gioia, con la concordia.
 Quanti ostacoli, quanta burocratica diffidenza, quanti intralci dovette affrontare e superare il maestro. Lo fece sempre con coraggio, molto affidandosi alla capacità di trasmettere “giusta ribellione”. I fautori del vecchio metodo tra cui gli stessi padri e madri degli alunni, dovettero riconoscere a un certo punto che la scuola di mastru Bernardini era tutt’altra cosa. Insegnava il rispetto dell’uomo, come costruirlo. Sia che il maestro organizzasse la squadra di calcio “Scintilla”, così come fece a Bitti dove il derby non poteva non essere con l’altra compagine legata alla parrocchia (non guasta mai un po’ di don Camillo e Peppone). Sia che a scuola e fuori insegnasse, rendendone partecipi gli alunni, quella cosa fondamentale che è l’arte del racconto. Mastru Bernardini è l’inventore di molte storie senza finale o a più finali, affidati, dopo lo svolgimento della trama narrativa, ai lettori dei suoi libri o dei suoi articoli di giornale: adulti e soprattutto bambini. Le storie sono quelle della volpe Grodde e del cane Bobby ammesso anche lui a frequentare la scuola, della banda del bolide, uno dei tanti carreddos delle nostre infanzie, e di tanta altra gente comune, gli amici e coautori pedagogisti Alberto Granese e Tonino Mameli, ma anche l’ortolano e il meccanico, il pastore e lo scienziato, la balia e la nonna. Vasta la latitudine dell’insegnare-raccontare di mastru Bernardini: da Sinilandia a Olzopoli, nome di finzione per Olzai, dove ha fondato il premio di letteratura per l’infanzia. Da Lula a Pietralata e tante altre città e paesi dell’Italia e del mondo.
 Quando si parla di mastru Bernardini si fanno i nomi di Paulo Freire, quello della pedagogia degli oppressi e dei bambini delle favelas, di don Lorenzo Milani che insieme ai ragazzi di Barbiana scrisse una lettera di contestazione della scuola, la famosa “lettera a una professoressa”, di Danilo Dolci che fu anch’egli in quella stessa Lula dove il metodo di insegnamento avveniva all’insegna di tutto ciò che “le bacchette simboleggiano”, per dirla ancora come Gianni Rodari. Fondata sull’indignazione contro questo tipo di scuola, la rivolta di mastru Bernardini è dapprima rabbiosa, di denuncia. “Può”, nella sua carica di generosità passare “persino alla furia” rivolta contro preti, insegnanti e tutto quanto rappresenta “zero in pedagogia, zero in psicologia, in diplomazia e condotta”. Ci sono scontri controproducenti, sconfitte cocenti prima di riuscire a impostare il metodo della compartecipazione tra maestro e alunni.
 Prima di diventare maestro, il giovane Bernardini fu per tre anni studente in una scuola professionale a Chiavari. Ritornato in Sardegna frequentò le magistrali a Nuoro, senza terminare. Fece l’apicoltore a Sinilandia, fino a quando non lo chiamarono soldato, mandato in guerra contro la Francia e poi a combattere albanesi, greci e jugoslavi. Era partito per servire la patria, convinto della giustezza dei proclami del duce, quello che voleva spezzare le reni alla Grecia e immolare “qualche migliaio di morti” sulle trattative della pace. Invece conobbe in graduale crescendo la stupida criminalità dei comandanti che fucilavano i soldatini disertori, l’orrore insensato dei massacri di popolazioni inermi e il terrore della ritirata, inseguiti dai partigiani. Quando venne l’8 settembre, il “tutti a casa” lui lo interpretò alla lettera: fuggì, disertò. Mai più fascismo. Solo la volontà di combatterlo, specialmente quello che perpetuava un’idea antica e sbagliata di scuola, quella scuola dove Albino Bernardini sarebbe rientrato per restare, tutta una vita. Dalla Sardegna passò in Val D’Aosta, direttore di campeggi, e poi a Pietralata e poi in “un viaggio lungo trent’anni”, titolo del suo ultimissimo libro, fu in Svizzera, Polonia, Usa. Ha ricevuto più di 15000 lettere dai bambini di tutta l’Italia e sempre ha risposto. Fu anche in Unione Sovietica per visitare nidi d’infanzia, scuole materne e scuole dell’obbligo, istituti magistrali e tanti altri”. Ne ricavò un diario di viaggio.
 Difficile, in tutto il mondo, fondare una scuola veramente nuova. Non per questo mastru Bernardini ha mai smesso di proporla, di continuare a raccontare un mondo di esperienze con quella sua scrittura “bella, serena, consapevole”. Ha conservato l’energia della parola e alla parola data ci tiene: “de vitzchesu”, dice ai bittesi, una delle sue patrie, il paese della moglie Vincenza. “De sardu”, dice ai sardi di tutto il mondo, e a tutti i maestri come lui di buona volontà. Nel 1972, Vittorio De Seta, il grande regista di “Banditi a Orgosolo” ricavò un film televisivo, “Diario di un maestro”, da “Un anno a Pietralata”. Fu un successo, con l’attore Bruno Cirino capace di rendere bene mastru Bernardini.
 
 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Sassari
FORUM STUDENTESCO 
  «Trattative dell’Università per gli ex locali Enel di via Roma»
  SASSARI. Gli ex locali dell’Enel in via Roma fanno gola all’Università. Il consiglio di amministrazione ha dato mandato al rettore per trattarne l’acquisizione. La rivelazione arriva dai candidati del Forum studentesco che lanciano il loro programma elettorale. Partono dai risultati ottenuti in questi anni per aprire la loro campagna. Dalle battaglie per la casa dello studente di via Verona, senza acqua e marciapiedi, alla creazione di un servizio sanitario per i fuori sede.
 Dovrebbe partire a breve una specie di mini ambulatorio per universitari. Due medici di base saranno a disposizione dei ragazzi fuori sede per indirizzare i pazienti dagli specialisti. Tutti potranno avere il certificato medico per frequentare il Cus con soli 5 euro, oggi se ne pagano 50. Un ateneo che ha punte di eccellenza, ma soffre di carenze croniche. La facoltà di Lettere esplode e potrebbe correre il rischio di andare via dal cuore della città. Da anni l’università aspetta il via libera per acquisire l’ex mattatoio e trasformarlo in un’ala di lettere. Gli studenti del corso di specializzazione Sis hanno passato quasi tutto l’inverno a fare lezioni senza aule, ospitati in locali di fortuna. “Casi difficili contro cui ci siamo scontrati - spiega il candidato del Forum all’Ersu, Simone Campus - e che in parte abbiamo contribuito a risolvere. Nelle nostre liste presentiamo studenti che arrivano da tutte le facoltà. L’obiettivo è creare una rete di informazione che porti alla luce i problemi dei tanti corsi di laurea”.
 I ragazzi del Forum hanno finanziato la loro campagna con una megacolletta. Tante le proposte per migliorare l’università. Per aumentare il numero dei pasti serviti nelle mense propongono una convenzione con i ristoranti. Ogni pranzo costa all’Ersu 18 euro. Chiedono più posti letto nelle case dello studente.
 Oltre 17mila gli iscritti in città, ma l’università non è solo Sassari, l’ateneo si è ramificato a Nuoro, Oristano, Alghero e Tempio, dove sono stati istituiti nuovi corsi di laurea. Tra le proposte anche l’istituzione del “rappresentante della casa”, un portavoce che raccolga e faccia da tramite tra chi vive negli edifici assegnati dall’Ersu e i vertici del consiglio d’amministrazione universitario. “La nostra lista nasce dal mondo delle associazioni - dichiara il rappresentante della lista Giuseppe Bertotto - e non ha colore politico. Siamo in 200 e vogliamo che l’università diventi una risorsa strategica per il territorio”.
 Sognano uno studente ipertecnologico con stanze cablate, una rete wi-fi, con cui ci si può collegare a internet gratis e senza fili, e un computer portatile per ogni universitario. Ma hanno anche una loro ricetta per fare risparmiare all’ateneo migliaia di euro. Puntano sul freeware, i programmi gratuiti che esistono in rete e hanno le stesse funzioni di Microsoft Office, da installare su tutti i pc.
Luca Rojch
 
 
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
Verifica dell’accordo: chieste le modifiche 
L’azienda mista al vaglio della facoltà di medicina
  SASSARI. Dopo una riunione fiume il consiglio di facoltà di Medicina ha messo a punto una serie corposa di osservazioni alla bozza di accordo sulla costituenda azienda mista, firmata il 27 aprile a Cagliari. I punti da rivedere riguardano la distribuzione dei compiti e degli spazi fra università e ospedale e la stessa configurazione dei dipartimenti che non rispetterebbe il dettato della legge.
 Contestazioni e appunti in qualche modo previsti dallo stesso documento perché in calce lo stesso presidente della giunta regionale Renato Soru aveva aggiunto a penna «salvo verifica del consiglio di facoltà». Poi erano seguite le firme, oltre che dello stesso Soru, dell’assessore alla Sanità Nerina Dirindin, del rettore sassarese Alessandro Maida, del preside della facoltà Giulio Rosati e del presidente del corso di laurea in medicina Giuseppe Delitala. La verifica del consiglio è sfociata dunque nelle richieste di modifica che l’università formula riguardo a diversi punti dell’accordo.
 In primo luogo i componenti ritengono che nella bozza non sia chiarita e garantita la “missione” di assistenza, didattica e ricerca della componente universitaria come invece prescrive la legge nazionale 517. «In particolare l’articolo 3 - si è detto nel corso della riunione - parla di dipartimenti ad attività integrata, che sono il motore della vocazione aziendale, mentre nel documento dei famosi Dai non c’è traccia».
 Vengono confermate in sostanza le obiezioni espresse dal preside della Facoltà Rosati anche in un’intervista rilasciata a questo giornale e che tante polemiche aveva scatenato. Gli universitari temono che, con la suddivisione dei dipartimenti fra azienda mista e presidio ospedaliero vengano meno alcune attività assistenziali essenziali per l’università. E cioè dermatologia, oncologia, cardiologia (tutte sedi di scuole di specializzazione) «mentre neuropsichiatria infantile verrebbe trasferita sul territorio, un errore perchè si farebbe soltanto psichiatria quando a Sassari attualmente si svolge assistenza in campo neurologico infantile, che è cosa ben diversa»). Ancora obiezioni sul fatto che il servizio di anestesia e rianimazione resterebbe solo al Santissima Annunziata («e cosa ne facciamo della rianimazione nuova di zecca del Clemente?»). Altre osservazioni, infine, sulla competenza o meno dell’assessore regionale di stabilire già da ora la costituzione e l’organizzazione dei dipartimenti e i requisiti minimi relativi alla validità dei titoli di studio a Medicina che, secondo il consiglio di facoltà, verrebbero messi in pericolo. Adesso non resta che attendere i risultati della prossima “missione” a Cagliari.
 «L’importante è che l’azienda si faccia». A dirlo sono i circa 200 medici ospedalieri operanti in ambito universitario che giovedì si sono riuniti per esaminare la situazione. «L’attuazione dell’azienda comporta di sicuro un grande lavoro di mediazione fra la componente ospedaliera e quella universitaria. Rivalità e conflitti, personali e istituzionali, troppo spesso hanno frenato e continuano a frenare una sana crescita dei servizi sanitari sassaresi. È opportuno ricordare - continuano i medici che, in questa estenuante trattativa si sentono presi fra l’incudine e il martello - che lo spirito della legge che istituisce la aziende miste è quello di esaltare, non di mortificare, le rispettive professionalità e competenze. È peraltro auspicabile che vada perseguita l’applicazione sia della legge sulle aziende miste che del protocollo di intesa regione Sardegna-università». (g.g.)
 
 
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
Scuola di limba per colletti bianchi 
Un centro documentazione per la pubblica amministrazione
Quartu apripista del progetto 
QUARTU. Nasce in città il primo Centro di documentazione specialistico sull’uso della lingua sarda nella pubblica amministrazione. L’amministrazione comunale ha ottenuto un ulteriore finanziamento di ventiseimila euro, proveniente dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, che si va ad aggiungere ai centoquarantamila già stanziati per la formazione e l’attivazione dello sportello linguistico.
 Nel Centro troveranno posto raccolte di libri, riviste, giornali, supporti informatici e atti pubblici redatti nelle più importanti lingue minoritarie dell’Europa e del Mediterraneo. Si potranno inoltre consultare testi e documenti che, in materia, riportano le esperienze basche, catalane, irlandesi, galiziane, berbere, sarde e friulane. «Si tratta di una fondamentale base di partenza per affrontare le politiche linguistiche con rigore e conoscenza - spiega Giuseppe Corongiu, dirigente comunale del settore cultura e lingua sarda - è un altro mattone di una costruzione che deve crescere, affinché la nostra città si riproponga come centro d’eccellenza per la questione della lingua in Sardegna». La nuova iniziativa va ad aggiungersi ai due master di formazione sperimentale realizzati in collaborazione con la facoltà di lettere e filosofia dell’università di Cagliari, attivati nei giorni scorsi. «Abbiamo ricevuto una valanga di richieste d’iscrizione, che ha messo in seria difficoltà i funzionari comunali - dice Corongiu - Ho la certezza che la nuova amministrazione ci consentirà di andare oltre i numeri programmati. Il successo dell’iniziativa testimonia quanto il problema sia sentito dalla gente, nonostante politici e intellettuali continuino ad affermare il contrario». I master, rivolti ai funzionari della pubblica amministrazione e ai diplomati e laureati, sono gratuiti e verranno tenuti da docenti universitari. Per quanto riguarda le materie si va dal tema delle lingue minoritarie alla storia istituzionale della Sardegna, fino all’insegnamento vero e proprio della lingua. Alla fine del corso, un attestato di frequenza sancirà il livello di preparazione conseguito: «Si tratta di un titolo spendibile per l’assunzione negli sportelli linguistici - dice Giuseppe Corongiu - il cui numero, da qui a breve, verrà moltiplicato. Basti pensare che tra poco anche il nostro comune attiverà un ufitziu de sa limba sarda, con l’assunzione di tre giovani esperti».
Pablo Sole
 
 
 
 

Questionnaire and social

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