La faccia in gioco. Quando i desideri diventano bisogni e le bugie necessità
Caterina Satta
First
2013-01-01
Abstract
Il capitolo mira a indagare le pratiche di consumo dei bambini attraverso l’analisi delle loro esperienze e rappresentazioni. In particolare, il tema sarà qui trattato attraverso la prospettiva della nuova sociologia dell’infanzia che, sostenendo una visione del bambino come attore sociale in relazione e non semplice ricettore passivo di processi di socializzazione adulta (James, Jenks, Prout 1998; Belloni 2006; Corsaro 1997; Satta 2012), indaga e approfondisce la posizione dei bambini nella società e nella famiglia (James, Prout 1997; Hengst, Zeiher 2004; Brannen, O’Brien 1996), valorizzandone la soggettività e l’agency. A questa prospettiva è qui associata l’analisi della dimensione economica e affettiva della relazione genitori-figli (Cook 2008a). Nelle scelte dei consumi da concedere o proibire si esprime, da una parte, la responsabilità educativa dei genitori, oltre che il loro potere economico, ma allo stesso tempo si aprono o negano possibilità per il bambino di partecipare alle scelte che lo riguardano e di affermare la propria libertà di scelta. Intorno al consumo dei beni rivolti ai figli (giocattoli, nuove tecnologie, abbigliamento, materiale scolastico, cibo, arredamento, etc.) si possono infatti confrontare interessi talvolta configgenti: quello del genitore volto al benessere e alla cura dei propri figli con quello dei figli di scegliere autonomamente e ottenere ciò che desiderano. In una società che ha posto il self desiderante e la libera scelta a fondamento della sua cultura (Slater 1997) come si conciliano gli orientamenti educativi con il valore dell’agency del bambino?Items in DSpace are protected by copyright, with all rights reserved, unless otherwise indicated.