Press review

03 March 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 3 marzo 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
SCIENZA E DEMOCRAZIA
“Scienza e democrazia, problematiche deontologiche” è il titolo del seminario formativo per i giornalisti che si terrà venerdì 9 marzo dalle 14 alle 17 nell'aula A della facoltà di scienze giuridiche, economiche e politiche dell'Università di Cagliari (via Sant'Ignazio da Laconi 76).

 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 3 marzo 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
IL CULTO DELLE ACQUE
Lunedì alle 20, nella Sala degli specchi dell'Università, Massimo Rassu tratterà il tema “I pozzi sacri e le architetture per il culto delle acque nell'età nuragica”. Organizza Riprendiamoci la Sardegna.

 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 3 marzo 2018 / Cultura (Pagina 42 - Edizione CA)
Rivoluzionario critico, si è spento a 107 anni
GILLO DORFLES
UNA VITA PER L'ARTE

A noi sardi piaceva credere che il segreto della sua (quasi) immortalità fosse in quel bicchiere di cannonau al quale non intendeva rinunciare. Sì, il corposo e celebrato vino rosso della Sardegna, isola di gente longeva. Proprio come lui, arrivato a 107 anni, (anzi, quasi 108) ancora pieno di passioni e di voglia di guardare avanti. Il 13 gennaio aveva inaugurato alla Triennale di Milano una sua mostra di dipinti, quindici nuove tele realizzate nel 2016. «Ho sempre nuovi progetti - aveva detto durante l'inaugurazione - se no sarei già morto. Riguardano soprattutto la pittura, la mia grande passione».
Ma ieri, dicendoci in fondo che anche lui era di questa terra, Gillo Dorfles, teorico e critico d'arte rivoluzionario - era stato lui a sdoganare il kitsch, versione colta del cattivo gusto - pittore, nato a Trieste il 21 aprile del 1910, se n'è andato. Si è spento nella sua casa di Milano, città molto amata dove aveva fatto i suoi studi di medicina e dove si era specializzato in neuropsichiatria, anche se il vero talento di Gillo Dorfles era saper abitare gli spazi e le città del mondo: Parigi, New York, Chicago, Tokyo, luoghi nei quali amava soggiornare, esplorando le nuove architetture, concedendosi una mostra, coltivando le amicizie.
ISOLA Anche in Sardegna, isola della quale diceva che gli provocava una nostalgia simile a quel sentimento complesso e indecifrabile che è la saudade portoghese. E degli anni trascorsi (dal 1970 al 1974) come docente al Magistero di Cagliari, confidò di averli dedicati «più alla bellezza della terra che all'Estetica». «Mi piaceva - aveva precisato - andare al Poetto con i suoi casotti». Splendidi gioielli di architettura spontanea ai quali dedicò, anni dopo, un'intensa prefazione a “La città estiva” di Giancarlo Cao. Amava la solennità di Capo Caccia e il mare cristallino di Villasimius. «Se c'è una macchia in tanta bellezza - aveva però aggiunto con il suo parlare schietto - questa è la Costa Smeralda». E non poteva che essere così per un intellettuale che detestava la globalizzazione, la perdita di identità, i luoghi comuni. L'omologazione.
LAUREA Sei anni fa, Dorfles era tornato a Cagliari, a novembre. L'Università nella quale aveva insegnato, lasciando un'impronta speciale, «che ha formato intere generazioni e un ricordo indelebile in molti studenti che hanno frequentato le sue lezioni», gli aveva conferito una laurea honoris causa. Un riconoscimento a un grande e importante critico del Novecento, presenza forte e continua nel panorama dell'arte contemporanea, e insieme una sorta di grazie per quel passaggio così ricco e fecondo in una città che si affaccia sul mare, proprio come la sua Trieste. E lui, a 102 anni, aveva parlato come sempre del domani in «Comunicare e progettare tra “fatti e fattoidi”». Qualche anno prima, nel 2008, era invece stato ospite di “Festarch”, l'appuntamento con l'arte e l'architettura che aveva fatto scoprire alla città la fabbrica urbana della Manifattura Tabacchi. In quel caldissimo pomeriggio, trascorso a rispondere alle domande del pubblico, Dorfles si era permesso un'unica, accorata raccomandazione: «Coltivare l'ironia». Ecco perché a chi, sempre in quella affollatissima e bollente sala, gli aveva domandato se «è pericoloso nascere sardi», aveva sibilato sicuro: «È pericoloso nascere».
TRIESTE A lui era capitato in sorte di venire al mondo a Trieste quando ancora la città faceva parte dell'impero austroungarico. Dopo la laurea in Medicina negli anni Trenta iniziò a occuparsi sempre più di arte e in particolare di pittura. Da professore di Estetica ha insegnato nelle università di Milano, Cagliari e Trieste. Nel 1948 fu tra i fondatori del MAC, il Movimento Arte Concreta insieme a Bruno Munari, Atanasio Soldati e Gianni Monnet. Il MAC si prefiggeva l'obiettivo «di dar vita a un linguaggio artistico nuovo, in grado di assimilare e di superare le ricerche astratte europee dei decenni precedenti». Ha attraversato il Novecento facendosi testimone dei fermenti artistici e delle esperienze estetiche del secolo, senza escludere quei fenomeni complessi che aveva battezzato “oscillazioni di gusto”, tendenze in continua trasformazione. Attivo e lucido fino all'ultimo. Diceva che parlare di sé «era una malattia della vecchiaia», per questo preferiva «ricordare il presente e ricordare il futuro, naturalmente». Alla Triennale di Milano, per la sua mostra “Vitriol, disegni di Gillo Dorfles 2016”, presentandosi aveva detto: «Come artista non posso considerarmi riuscito in maniera assoluta. Come critico no, ma come pittore sono stato sempre un dilettante». Di certo è stato un grande studioso e autore di libri preziosi per comprendere l'arte, «unica passione alla quale sono rimasto sempre fedele», e la vita, testi come “L'architettura moderna” (1954); “Il Kitsch” (1968); “La moda della moda” (1984); “Il feticcio quotidiano” (1988) e “Horror pleni. La (in)civiltà del rumore” (2008).
UNA VITA Curioso, ironico, contemporaneo. Sono questi i tratti che rendono la sua scomparsa non ascrivibile ad alcun tempo. Lui aveva davvero conosciuto tutti, da Italo Svevo quando era ancora Ettore Schmitz e lavorava in una fabbrica di vernici a Trieste, a Eugenio Montale, del quale era amico intimo. Aveva certamente bevuto un caffè con Cesare Pavese e polemizzato con Salvatore Quasimodo. Era stato uno dei sostenitori di Lucio Fontana, ospite di Frank Lloyd Wright, l'architetto americano protagonista del Ventesimo secolo, scoperto prima di altri insieme a Mies van der Rohe. È stato soprattutto un anticonformista che detestava «la maniera comoda di adattarsi alla vita, perché la persona veramente elegante è démodé».
Caterina Pinna

 

4 - L’UNIONE SARDA di sabato 3 marzo 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
Oggi la manifestazione organizzata dai Giuristi telematici
La Mediateca ospita l'Open Data Day 2018

Si intitola “Direzioni” la sesta edizione del Cagliari Open Data Day, manifestazione libera, gratuita e senza colori politici per la promozione della cultura dei dati aperti in programma nella mattinata di oggi. Obiettivo degli organizzatori - il Circolo dei giuristi telematici con la collaborazione della community Need for Nerd, dell'associazione Sardinia Open Data, di cittadini e attivisti - è il confronto tra le imprese sarde che lavorano con i dati aperti, le Pubbliche amministrazioni, il mondo della ricerca e dell'istruzione, per capire quale sia la strada presa dalla Sardegna
A ospitare l'edizione 2018, patrocinata dal Comune di Cagliari, e realizzata in contemporanea mondiale con l'International Open Data Day, è la Mem dalle 9,30 alle 13. «Con la nostra l'azione civica - spiega Giovanni Battista Gallus del Circolo dei giuristi telematici - abbiamo sempre promosso la cultura dei dati aperti e insegnato a giocare con i dati, coinvolgendo studenti, cittadini, imprese e decisori pubblici. Nell'edizione 2018 favoriremo un confronto per capire in quali direzione stiamo andando. In un quadro nazionale complesso, intendiamo tracciare il bilancio della situazione in Sardegna, dove l'interesse è ancora alto, per proporre una visione per il futuro». La manifestazione 2018, che come da tradizione non gode di alcun contributo, è strutturata in tre sessioni. La prima è dedicata a Pubblica amministrazione, mondo della ricerca e dell'istruzione, con l'intervento del Comune, della Regione, dei ricercatori del Crs4, dei docenti dell'Università di Cagliari e dell'istituto tecnico industriale Scano. Nella seconda sessione la voce passa alle aziende sarde che usano gli open data per fare business. Si chiude con una sintesi e il dibattito. L'evento può essere seguito sui social con gli hashtag #ODD18 e #ODD18CA.

 

5 - L’UNIONE SARDA di sabato 3 marzo 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 8 - Edizione CA)
L'assessore Paci sul declassamento della Sardegna. Dedoni: è il fallimento della Giunta
Obiettivo 1, ora è guerra sui fondi
«Regione in lotta per avere di più»

Alla Regione lo sapevano già: «I dati economici sono chiari, non c'è dubbio che rientreremo nell'ex Obiettivo 1 dell'Unione europea», dice l'assessore al Bilancio Raffaele Paci. I dati Eurostat, due giorni fa, hanno confermato che il Pil della Sardegna è ampiamente al di sotto del 75% della media Ue: e questo significa che l'Isola rientrerà - nella classificazione di Bruxelles ai fini degli aiuti comunitari - tra le regioni più «in ritardo di sviluppo». Ma per Paci, appunto, non è stata una sorpresa: «In realtà ci troviamo in questa situazione già dal 2014, cioè all'inizio del ciclo di programmazione europea 2014-2020».
I TEMPI Se attualmente la Sardegna è annoverata invece tra le regioni «in transizione» (l'ex Obiettivo 2: quelle che in teoria stanno un po' meglio, e quindi ricevono meno fondi europei) è perché le misurazioni si fanno con molti anni di anticipo rispetto ai cicli pluriennali.
L'ultima risale al 2009-2010. «Ma gli effetti della crisi si sono sentiti successivamente», sottolinea Paci: «Da tempo abbiamo fatto notare al governo e all'Ue che riceviamo risorse come se fossimo tra le regioni intermedie, ma non lo siamo». Tutta l'Italia è calata rispetto alle medie europee: «Il resto d'Europa sta correndo di più, non c'è dubbio», osserva l'assessore.
A questo punto sembra inevitabile, per il ciclo di programmazione 2021-2027, la retrocessione in quello che molti continuano a chiamare Obiettivo 1, anche se la terminologia è cambiata da tempo. «Avrei preferito di no, ma se succederà vedremo di trarne ogni possibile beneficio», si è limitato a commentare ieri il presidente Francesco Pigliaru, a margine di una conferenza stampa. Perché il rovescio buono della medaglia è la possibilità di ottenere più fondi.
«È corretto dire che, a parità di bilancio Ue, otterremmo un raddoppio degli aiuti europei», calcola Paci. In questi anni sono arrivati due miliardi di euro: ma ora è impossibile quantificare l'eventuale incremento futuro. «C'è una dura trattativa tra gli Stati membri, i Paesi del Nord vorrebbero limitare i contributi alle regioni in ritardo». E su quel tavolo «ci sono anche le posizioni della Regione: la Giunta ha prodotto già vari documenti per dimostrare la necessità di sostenere la nostra economia, anche per la condizione insulare».
L'AFFONDO Ma se l'esecutivo prende con filosofia il quasi certo declassamento, l'opposizione lo vede come conferma del «fallimento delle politiche di governo e Regione», come dice Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori nel Consiglio regionale. «Qualcuno troverà di che gioire perché da Bruxelles arriveranno più risorse, ma non si può certo fingere che vada tutto bene o lanciarsi in spericolate acrobazie nel tentativo di spiegare che questo declassamento è figlio di parametri statistici ingannevoli e che, dunque, la crescita c'è ma non si vede» Secondo Dedoni «la congiuntura economica e occupazionale nell'Isola non sta migliorando di una virgola e il ritorno nell'Obiettivo 1, come le altre regioni meridionali, fotografa questo stato di cose. La Sardegna si conferma tra i vagoni di coda del treno europeo, incapace di tirarsi fuori dalle secche della povertà e del sottosviluppo».
Giuseppe Meloni




 

La Nuova Sardegna

 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 3 marzo 2018 / Atlanti - Pagina 4
TURISMO > ITINERARI DIGITALI
UN VIDEOGAME PER ATTRAVERSARE L’ISOLA SCONOSCIUTA
Un gioco interattivo inventato da Sardegna Ricerche
Intervista con Ivan Blecic, responsabile del progetto

Un’esperienza di esplorazione col pc attraverso itinerari insoliti, che farà nascere la curiosità di tanti appassionati per un viaggio reale. Una storia interattiva con enigmi da risolvere, strade e personaggi da scoprire, tutto dentro scenari reali invece che ricostruzioni virtuali in 3D
DALL’UNIVERSITÀ APPROCCI INTERDISCIPLINARI QUALIFICATI CHE COINVOLGONO CONSORZI E COOPERATIVE DEL TERRITORIO PER FAR NASCERE LA CURIOSITÀ
di Mario Frongia
I luoghi meno paparazzati di una Sardegna ricca di emozioni e istigatrice di desideri, viaggeranno sul web. Un innesco utile alle imprese del turismo e delle vacanze. Ma non solo. La rivoluzione, innovativa e ricca di opzioni occupazionali ed economiche, si apre con due videogames a cui si accede gratis dal pc o da uno smartphone. Giochi interattivi che svelano bellezze naturali meno note. «La Sardegna ha scenari ideali per il progetto Pac Pac: per i giochi non utilizziamo ricostruzioni in 3D ma luoghi e paesaggi reali riadattati per i videogame» dice Ivan Blecic, responsabile scientifico del progetto. Insomma, Baunei e Castiadas ma anche San Sperate e Ozieri in mondovisione. Colline e vallate da raccontare e svelare. Calette, siti archeologici, musei, itinerari, spiagge, chiese, grotte, enogastronomia, folclore e sagre come sfondo e percorso di una storia che cattura il giocatore e lo trascina in paradisi con pochi eguali. Con un coinvolgimento che porta a scegliere una vacanza tra i Quattro mori. «Sì, costruire il desiderio è alla base della nostra idea. Abbiamo pensato a valorizzare territori e paesaggi, qualità culturali, storiche e archeologiche, specie quelli meno noti». Il professor Blecic, 42 anni, nato a Labin («A metà tra Pola e Fiume»), ha trascorso dieci anni da ricercatore ad Alghero, facoltà di architettura dell’ateneo di Sassari. Nel 2015 ha vinto il concorso da associato bandito dall’ateneo di Cagliari. Ora, insegna estimo e valutazione di piani e progetti a Ingegneria. “Pac pac”, promosso da Sardegna Ricerche, è un balzo verso un futuro innovativo, digitale, naturalistico. Con al centro l’isola. Non solo film o fiction tv su Carloforte o Stintino ma «videogiochi d’avventura che calamitano i turisti ed esaltano il dna della Sardegna, fuori stagione e verso mete insolite».
Magari, ambientati in Costa Smeralda o a Cala Sisine?
«No, lavoriamo su narrazioni basate su zone meno note dal punto di vista mediatico e promozionale. Partiamo dal Parco geominerario, archeologia industriale e paesaggi naturalistici di pregio. Però, un noir ambientato a Porto Cervo non sarebbe male».
Siete già al lavoro anche su altre trame?
«Sì. L’altro videogame chiederà al giocatore di visitare e spostarsi in varie località della Sardegna. Si può passare da Alghero al Gennargentu a Bosa. Nei giochi si è coinvolti in prima persona in esperienze di esplorazione».
Dunque, la trama del gioco comanda le danze?
«Sì. Vanno risolti enigmi da Alghero al Gennargentu a Bosa. Nei giochi si è coinvolti in prima persona in esperienze di esplorazione».
Dunque, la trama del gioco comanda le danze?
«Sì. Vanno risolti enigmi, scoperti dettagli, trovate soluzioni. Il tutto matura in scenari reali, si incontrano personaggi, ci si incuriosisce a ricostruire la trama narrativa di una storia che si dispiega in modo interattivo».
Qual è il bersaglio?
«I giochi d’avventura, a basso costo e con alto valore culturale e tecnico, fiction tv e cinema interattivo premiano una regione ricca di competenze di alto livello tecnico e culturale. Competenze sofisticate che si integrano in un prodotto rivolto al grande pubblico».
Quello che fa il tour dei luoghi dei film?
«Anche. Dopo Il trono di spade la gente va a Dubrovnik in Croazia e fa le adunate. E in tanti visitano Scampia dopo aver visto Gomorra. Le nostre sono produzioni di nicchia, ma potrebbero essere imitate e far desiderare i luoghi».
A cosa vi siete ispirati?
«In parte al gioco americano Myst, sèguito da Riven: storytelling, narrazione, qualità e tecnica d’eccellenza. Ma anziché andare su ambienti inventati, fantasy o ricostruiti in 3D, usiamo foto e video delle realtà locali sarde».
Perché l’idea è appetibile?
«In sintesi, la mettiamo a disposizione di consorzi e guide turistiche, charter, noleggi, sistemi museali, catene alberghiere e imprenditori delle vacanze, promotori di escursioni e altri possono ritrovarsi in un percorso di visibilità ad alta diffusione. Ri sparmiando tempo e soldi si esalta lo spettacolo degli scenari isolani».
Ma non si rischia di monetizzare e mercificare il tutto?
«No. Stiamo attenti alla fedeltà e alla congruità storico culturale dei luoghi. La Sardegna non è una vetrina o un palco, ma un’esperienza di gioco con elementi autentici dei valori identitari».
Come si sviluppa il progetto?
«Durerà trenta mesi e siamo al lavoro da gennaio. Entro settembre del 2020 contiamo di affinare il tutto con laboratori, workshop game jam nelle superiori, corsi universitari e scuole estive in cui i ragazzi si cimentano nel fare altri giochi con le nostre piattaforme».
Avete già in mente la terza puntata?
«Penso a un gioco su Castello, a Cagliari e un altro all’Asinara, su una storia di sofferenza e detenzione».
Ci sarà un sito di riferimento?
«I giochi saranno on line. Va battezzata la piattaforma, una sorta di Youtube dei video giochi accessibile universalmente, e ci sarà una App.
Di fatto, il turista vede e gioca da Ferrara, Shangai o Stoccolma ed è invogliato a venire in Sardegna».

7 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 3 marzo 2018 / Atlanti - Pagina 5
LE COMPETENZE NELLA SQUADRA DELL’INNOVAZIONE
CAGLIARI  Una compagine qualificata con competenze interdisciplinari. “Pac pac” associa tre dipartimenti – Ingegneria (Dicaar), Matematica e informatica, Pedagogia, psicologia e filosofia – dell’Università di Cagliari – Ivan Blecic coordina i ricercatori Maurizio Memoli, Paolo Sanjust, Antonello Sanna, Caterina Giannattasio, Riccardo Scateni, Davide Spano, Elisabetta Gola ed Emiliano Ilardi. Un “pacchetto di mischia” che mette assieme progettazione e sviluppo di giochi, sviluppo software, geografia visuale.
Discipline fresche, capaci di dare la scossa e innescare curiosità e visibilità. Gli esperti operano anche su produzione di web-doc, sceneggiature e forme narrative multimediali e visuali su base territoriale, geografia dell’emozione e della percezione spaziale, recupero patrimonio architettonico, computer grafica, guide mobili per musei, teorie linguaggi e comunicazione, semiotica dei nuovi media. Lo scenario si amplia con sociologia dei processi culturali e comunicativi, digital storytelling e videogames per la didattica. Accademia, ricerca e approccio intelletto-culturale più un cluster di imprese legate alla promozione culturale e turistica. Tra queste, Consorzio Turistico l’Altra Sardegna, Consorzio Turistico Arcipelago di Tavolara, Ente sviluppo e tutela tecnologia, arte e cultura (Esttac), Mommotty (produzioni cinematografiche e audiovisive, docu-film e soap), Indòru (suoni, musiche e immagini per cinema e tv), Teravista (riprese aeree ambientali, produzioni video-fotografiche terrestri), Inoke (sperimentazione tecnologie e tecniche di comunicazione nella realtà virtuale), Sky Survey System (rilievi aerei, immagini immersive aeree e a terra). Nel pool imprese con patrimoni utili per ideare e produrre narrazioni interattive. La cooperativa Viseras (sistema Museale MaMu di Mamoiada) e Inside Sardinia (aree Parco Geominerario con itinerari per turismo di nicchia). Nel progetto anche Sardegna Film Commission (valorizza il patrimonio artistico e ambientale sardo con la filiera audiovisiva di alta specializzazione) e Italian Videogame Program (Ivipro) (mappatura territorio per la produzione di videogiochi). (m.fr.)


 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 3 marzo 2018 / Sassari - Pagina 18
UNIVERSITÀ
L’ateneo forma trenta esperti per la tutela di beni artistici

SASSARI Al dipartimento di Giurisprudenza e al Dadu dell’università, in collaborazione con l’Inps, sono aperti i termini per la presentazione delle domande di partecipazione all’esame di ammissione per colloquio al master universitario di II livello sul diritto ed economia per la cultura e l’arte nella progettazione dello sviluppo territoriale (anno accademico 2017/2018). Il bando è pubblicato sul sito Uniss. Il Master mira a formare operatori esperti con competenze interdisciplinari per l'inserimento o la specializzazione nel settore, pubblico e privato, della gestione, tutela e valorizzazione di patrimoni dell'arte e della cultura e della organizzazione e gestione di servizi, attività ed eventi cultural. Il Master è aperto a un numero massimo di 30 iscritti complessivi per entrambi i bandi di concorso, ha una durata di un anno. Il percorso formativo del Master prevede un monte orario complessivo di 1500 ore. La domanda di partecipazione al concorso di ammissione al Master dovrà essere compilata entro le 12 del 23 marzo. La quota d’iscrizione al corso è di 5mila euro. L’Inps mette a disposizione 17 borse di studio.


 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 3 marzo 2018 / Agenda - Pagina 21
UNIVERSITÀ
Esperti a confronto su diritto d’autore, licenze e open data

SASSARI  Il diritto d’autore, la gestione delle licenze, gli Open Data, sono tematiche di grande attualità non solo all’interno dell’Accademia, ma in tutta la società dell’informazione, specialmente dopo l’avvento del web. L’università di Sassari ha organizzato un seminario dedicato a questi argomenti con uno dei maggiori esperti nazionali nel campo del diritto d’autore e dell’Ict: l’avvocato Simone Aliprandi. Il seminario intitolato “Il diritto d’autore in ambito accademico: pubblicare senza perdere diritti” si terrà mercoledì dalle 15 alle 19 nell’aula Magna A del Complesso didattico di via Vienna. Simone Aliprandi è laureato prima in Giurisprudenza e poi in Governo e amministrazione locale, ha conseguito un Dottorato in Società dell’Informazione all’università di Milano Bicocca. Attualmente svolge attività di ricerca, consulenza e formazione nel campo del diritto d’autore e più in generale nel diritto della comunicazione e delle nuove tecnologie. Dal 2009 è membro del network di professionisti Array e nel 2015 ha lanciato il Progetto JurisWiki.ti. Ha pubblicato numerosi libri. Saper gestire la proprietà intellettuale permette ai singoli ricercatori e agli Atenei di utilizzare al meglio le proprie risorse e garantire la più ampia disseminazione del loro lavoro aumentandone l’impatto. Ciò è ancora più vero oggi che il digitale apre nuovi scenari e potenzia enormemente i canali di comunicazione.


 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 3 marzo 2018 / Agenda - Pagina 21
LA GARA A MILANO
Gli studenti di Giurisprudenza
campioni nell’arte del mediare

SASSARI Si è conclusa anche quest’anno con un bilancio molto positivo la “Competizione nazionale di mediazione”, giunta alla sesta in edizione, che si è svolta nei giorni scorsi a Milano. La squadra selezionata dal dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Sassari è tornata a casa con un ricco bottino: il premio come squadra più disponibile alla collaborazione. Non è certo un aspetto secondario: saper collaborare, in mediazione, è una capacità molto importante. Significa mettere da parte le proprie posizioni e sforzarsi di capire i propri e altrui interessi, in vista di un accordo che soddisfi realmente entrambi e metta fine al conflitto. La competizione si è svolta in tre giornate, la prima e la terza all’Università la Statale di Milano, la seconda nella Camera Arbitrale di Milano. Il primo caso, “l’edizione incriminata”, è stato interpretato dagli studenti Bruno Falchi, nel ruolo della parte, e Nadia Simonini in quello di avvocato, contro due studenti dell’Università di Camerino. Nel secondo caso, “la strada di montagna”, Sassari ha incontrato l’Università di Bergamo 2. Nel terzo incontro, denominato “casa dolce casa”, l’Università di Sassari ha schierato Alessia Siffu nel ruolo della parte e Valentina Veccia in quello dell’avvocato, opposte ai ragazzi dell’Università di Alessandria. Il quarto caso, “carta canta”, disputato contro l’Università di Milano Bicocca, ha visto come parte Valentina Veccia e Bruno Falchi come avvocato. L’ultimo incontro, “Caffè centrale”, disputato con l’Università Bocconi, riguardava un conflitto in materia societaria, con Bruno Falchi (parte) e Alessia Siffu (avvocato). I giorni della competizione sono stati arricchiti da numerosi workshop inerenti alle tematiche della giustizia e della mediazione. E’ intervenuta come relatrice anche la professoressa Maria Antonietta Foddai, direttrice del Centro Universitario di Mediazione dell’Università di Sassari.


 

11 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 3 marzo 2018 / Lettere commenti - Pagina 32
UNIVERSITÀ
Meno abbienti sollevati dalle tasse a Sassari

Sono una studentessa dell'Università di Sassari, facoltà Giurisprudenza, e dopo vari anni di tasse universitarie vorrei ringraziare il Rettore per essersi impegnato a sollevare i meno abbienti da questo sacrificio abbastanza esoso, sopratutto se ripetuto per anni. Già perché, da questo Anno Accademico, per la prima volta qualcuno si è messo dalla parte dei meno fortunati, costretti spesso a lavorare o a farsi pagare le tasse dai genitori, perché troppo esose, limitandone il versamento in funzione del reddito. Vorrei ringraziare chi ha reso possibile farci tirare una boccata d'aria, facendoci anche affrontare gli esami senza pensare almeno all'aspetto economico.
Laura Dussoni, Nughedu San Nicolò


 

12 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 3 marzo 2018 / Cultura e spettacoli - Pagina 34
LA MORTE DI GILLO DORFLES
Un grande critico con un cuore sardo
AVEVA 107 ANNI. DA FRANCESCO GIUSEPPE ALLO SMARTPHONE CON LO SGUARDO SEMPRE AL FUTURO

Dal 1969 al 1974 Insegnò all’Università di Cagliari «Anni dedicati a un’isola che è un piccolo continente», ricordava la laurea ad honorem nel 2010. La grande stima per l’arte di Pinuccio Sciola : «Nelle sue pietre sonore l’equivalente di un evento sacro». L’amore per il Cannonau di Jerzu: «Con questo vino si vive 100 anni con intelligenza»  di Paolo Curreli
SASSARI  L’anno in cui Gillo Dorfles nasceva, il 1910, Boccioni dava le ultime pennellate alla “Città che sale, Modigliani raccoglieva il suo primo successo al Salon d’Automne, Picasso si dedicava anima e corpo al cubismo con “La ragazza col mandolino” e la “Donna seduta” (solo tre anni prima aveva presentato “Les damoiselle d’Avignon”, cambiando l’arte e il modo di guardare per sempre). L’Europa era ancora immersa nei confini che la Grande guerra avrebbe stravolto. Trieste, la città dove Gillo Dorfles apriva per la prima volta il suo sguardo fulminate sul mondo, faceva parte dell’Impero austro ungarico. Dati cronologici per capire meglio cosa gli occhi del critico d’arte e pittore (ma laureato in medicina), esploratore del senso delle immagini, hanno visto e analizzato prima di chiudersi per sempre, ieri a Milano, al bel traguardo di 107 anni compiuti il 17 di aprile. Ampiamente più di un secolo vissuto sempre con la straordinaria lucidità che gli ha permesso di inoltrarsi – da assoluto esploratore e originale interprete – nel mondo della filosofia e dell’arte, dell’architettura, della moda e della musica e, infine, all’alchimia presentando a metà gennaio alla Triennale una personale dedicata ai disegni realizzati tra il 2010 e il 2016, firmati col nome alchimistico di Vitriol. Una produzione sterminata di saggi tutti fondamentali, come le tante monografie d’artisti e “Il Kitsch, antologia del cattivo gusto” (1968), libro diventato un cult, tanto che la Triennale gli ha dedicato una mostra nel 2012, a 45 anni dalla pubblicazione. Uno sguardo sempre rivolto al futuro: «Ho dimenticato metà secolo e sto dimenticando l’altra metà perché voglio vivere nel futuro», rispondeva a chi gli ricordava l’età. Gillo Dorfles giunse in Sardegna come professore straordinario alla facoltà di Magistero di Cagliari nel 1969 e venne poi nominato ordinario di Estetica nel 1972 e prestò servizio fino al 1974. Anni intensi che Dorfles ricordò nella cerimonia per la Laurea ad honorem che l’Università cagliaritana gli conferì nel 2012. «Anni dedicati più alla bellezza di questa isola che all’Estetica» disse. Un amore che non sopportava la mercificazione. «Il mio rapporto con quest’isola non è legato alla Costa Smeralda, ma di posti come Orani e Bitti e i suoi meravigliosi terrazzini di ferro istoriato – aveva detto –. E poi Oristano. Essere sardi è un fatto molto peculiare. Siatene fieri. Questa non è una provincia dell’Italia ma un piccolo continente. Sono contrario alla globalizzazione. Vi immaginate una Sartiglia trasferita da qualche altra parte – concluse – o le sebadas fabbricate a New York? Che tristezza». Anni in cui formò tanti giovani e conobbe Pinuccio Sciola, con cui ebbe un’amicizia profonda. Proprio le parole che Dorfles scrisse per la presentazione della mostra di Sciola nella Basilica di San Francesco ad Assisi nel 2003 hanno svelato più di altre la poetica dello scultore di San Sperate: «Le pietre sonore di Pinuccio Sciola hanno il potere di suscitare in noi l’equivalente d’un evento sacro; o almeno di un evento dove il fattore simbolico s’incarna in un’opera che – prima di essere dell’uomo – è del creato (o, forse, del Creatore)». Pinuccio Sciola ricambiò nel 2010 dedicandogli una grande Pietra sonora nel giardino della Triennale a Milano. La Sardegna era ricordata ogni giorno a tavola da Gillo Dorfles col rito del bicchiere di cannonau. «Lo amava molto – ricorda l’architetto Gabriele Schirru, collaboratore di Pinuccio Sciola –. Per il centesimo compleanno andammo alla cantina di Jerzu con Pinuccio per comprare cento bottiglie che gli portammo a Milano». E il critico fu così contento che ringraziò con alcune frasi che furono una grande pubblicità: «Col cannonau di Jerzu si vive 100 anni... con intelligenza». Nell’ultima intervista a Cazzullo sul Corriere della Sera a febbraio disse: «Ho una passione per il cannonau. Una volta lo dissi in tv e vari produttori mi mandarono una cinquantina di bottiglie. Poi purtroppo hanno smesso». Una dichiarazione che non è sfuggita all’associazione “La strada del vino Cannonau”: «Non c’è problema, glielo mandiamo noi. Non potremmo avere testimonial migliore» aveva dichiarato qualche settimana fa alla Nuova il presidente dell’associazione Lino Fancello.

Questionnaire and social

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