Press review

07 December 2017

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 7 dicembre 2017/ Agenda Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Realizzato da Gianni Salidu, s'inaugura sabato
UN PRESEPE DI PIETRA ALLESTITO ALL'ORTO BOTANICO

Sarà inaugurato sabato mattina alle 10.30, il presepe artistico realizzato all'Orto botanico dell'Università cittadina. Quest'anno la sacra rappresentazione è allestita all'interno della suggestiva cisterna romana.
IL PRESEPE Nel grande giardino in via Sant'Ignazio, il personale dello spazio dell'Ateneo sta componendo un'installazione molto particolare. È composta di sculture di pietra che sono state realizzate dal maestro Gianni Salidu, l'artista scomparso nel 2009. Alla breve cerimonia per l'inaugurazione della rappresentazione della Natività all'Orto botanico saranno presenti il direttore, Gianluigi Bacchetta, e la moglie dell'artista. Riferendosi alla sacra rappresentazione, lo scultore disse: «Scolpire un presepe è per me un omaggio alla famiglia, culla di luce e amore».
GLI ORARI Il singolare presepe artistico rimarrà aperto ai visitatori per tutta la durata del periodo natalizio. La chiusura dell'esposizione è prevista per l'8 gennaio. Gli orari nei quali il pubblico potrà essere ammesso coincideranno con quelli consueti dell'Orto botanico, durante il periodo invernale: dalle 9 alle 16, dal martedì alla domenica. Il lunedì si continuerà a osservare il giorno di chiusura per riposo settimanale.
GIORNI DI CHIUSURA I responsabili dell'Orto botanico ricordano che gli unici giorni di chiusura previsti per la struttura universitaria - durante il periodo natalizio - saranno il 25 dicembre e il primo gennaio, così come accade per tutte le strutture museali. Per gli studenti iscritti all'Università cittadina l'ingresso all'esposizione del presepe all'Orto botanico è gratuito. Inoltre, i residenti nel territorio comunale di Cagliari hanno diritto alla riduzione della tariffa prevista per il biglietto d'ingresso nel suggestivo giardino dell'Ateneo.

 

2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 7 dicembre 2017/ Cronaca Regionale (Pagina 9 - Edizione CA)
In campo medici e pediatri: dalla Giunta un finanziamento di 50mila euro
UNA CAMPAGNA PER PROMUOVERE LE VACCINAZIONI

Potrà contare su un finanziamento di 50mila euro la campagna delle vaccinazioni in Sardegna. La promozione arriverà in un'Isola che vive una situazione migliore rispetto a quella di altre regioni italiane. Ma nel caso di alcune malattie infettive come morbillo, parotite, rosolia e varicella, la copertura risulta inferiore alla soglia raccomandata del 95%.
LA CAMPAGNA L'assessorato alla Sanità ha affidato all'Ats il compito di realizzare una campagna informativa per sensibilizzare la popolazione sui rischi della mancata copertura immunitaria. Il messaggio verrà diffuso in collaborazione con le scuole di specializzazione di Igiene e Medicina preventiva delle Università di Cagliari e di Sassari, gli ordini professionali e i rappresentanti dei pediatri di libera scelta e dei medici di medicina generale. A loro sarà affidato il compito di curare la divulgazione, attraverso iniziative di informazione, comunicazione ed educazione sanitaria in tutta la Sardegna. L'assessore alla Sanità, Luigi Arru, parla delle vaccinazioni sostenendo che siano «uno dei maggiori successi della medicina, in grado di prevenire ogni anno, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, tra i due e i tre milioni di decessi nel mondo».
ANTINFLUENZALE La Sardegna non raggiunge l'obiettivo del Piano nazionale nemmeno sul vaccino antinfluenzale, con una copertura nella campagna 2016-2017 del 41,64% a fronte del 52% di media nelle altre regioni. Infine, nella vaccinazione sul papilloma virus umano (Hpv) i dati evidenziano un ritardo nella vaccinazione delle coorti di nascita 2002 e 2003 rispetto agli obiettivi stabiliti nel Piano nazionale di prevenzione vaccinale. (m. s.)

 

3 - L’UNIONE SARDA di giovedì 7 dicembre 2017/ Provincia di Cagliari (Pagina 31 - Edizione CA)
VILLASIMIUS. Bruxelles aveva sospeso la tranche di 145 mila euro per un esposto
Sbloccati i fondi europei per la tutela dell'Area marina

L'Area marina protetta di Capo Carbonara avrà anche la seconda tranche del finanziamento europeo “Res Maris”. Sono i circa 145mila euro, su un totale di 367mila per la salvaguardia dell'ambiente, che lo scorso settembre, in seguito a un esposto del Gruppo di intervento giuridico per presunta «cattiva gestione», era stato sospeso. A comunicarlo con una nota ufficiale all'ingegnere Michele Camoglio (coordinatore del progetto), è il funzionario della Commissione europea Francois Delcueillerie, che ha tenuto conto della relazione degli ispettori inviati da Bruxelles a fine ottobre. «Mi congratulo», ha scritto, «per i risultati ottenuti finora e sono lieto di apprendere che alcuni ritardi sono stati recuperati. Tuttavia invito a trovare soluzioni idonee per contrastare gli effetti della siccità e non compromettere gli interventi di rinaturalizzazione svolti finora».
IL FINANZIAMENTO I soldi, però, non arriveranno subito: «Non ci sono le condizioni», scrive Delcueillerie, «per procedere con il pagamento intermedio, il cui ammontare andrà a sommarsi in sede finale con quello rimanente a saldo». Quindi un invito ai partner del progetto (Amp, Comune, Città metropolitana e Università) «a porre in essere tutti gli sforzi necessari al fine di evitare che conflitti politici locali possano intralciare in qualsiasi modo lo svolgimento del progetto». Delcueillerie elenca poi una serie di documenti da fornire in occasione del rapporto finale, «senza i quali non sarà considerato completo e quindi accettato dalla Commissione».
IL SINDACO Una risposta che soddisfa Camoglio, coordinatore del progetto per conto della Città metropolitana: «In questi anni», sottolinea, «il team ha lavorato bene per la salvaguardia dell'ambiente. Non entro nel merito delle polemiche: l'importante è portare a termine il progetto».
IL COMUNE Qualche polemica la fa invece il sindaco di Villasimius, Luca Dessì: «Sono dispiaciuto che qualcuno abbia cavalcato in maniera politica questa vicenda, mettendo in cattiva luce il Comune e il nostro operato. Abbiamo sempre agito nel rispetto delle norme e con l'unico obiettivo della salvaguardia e della tutela del territorio, così come hanno accertato gli ispettori di Bruxelles». Soddisfatto in parte il consigliere di minoranza Pino Gagliardo: «Mi fa piacere che i fondi siano stati sbloccati, anche se la certezza ci sarà solo nel momento in cui arriveranno. Mi permetto di suggerire al sindaco di impegnarsi anche per sbloccare altri finanziamenti ottenuti grazie alla precedente amministrazione, che al momento mi risultano sospesi».
Gianni Agus

 

4 - L’UNIONE SARDA di giovedì 7 dicembre 2017/ Lettere e opinioni (Pagina 13 - Edizione CA)
IL DIBATTITO
IL VERO NODO DELLA PA
LA PRODUTTIVITÀ DEI BUROCRATI

Federico Ghitti,
Docente di storia e scienze politiche Liceo Carli (Brescia), Ateneo di Urbino

È opinione condivisa da molti che tra i principali problemi dell’economia italiana vi sia l’enorme peso della spesa pubblica e lo scarso livello di servizio statale offerto ai cittadini. Una delle voci di spesa più contestate è quella che riguarda i dipendenti pubblici, ritenuti in sovrannumero e particolarmente privilegiati. Dai recenti dati presentati al 27° Forum della Pubblica Amministrazione emerge che il problema non è il numero dei dipendenti pubblici, bensì la loro produttività. In Italia gli impiegati statali sono 3.250.000, un numero ben inferiore a quello di Inghilterra, Germania e Francia. Il costo del personale della PA ammonta a 165 miliardi (in calo rispetto agli anni precedenti) e la retribuzione media per dipendente pubblico è più bassa di circa il 20 % della retribuzione del corrispondente privato. Dai dati della Cgia di Mestre emerge che in Italia oltre il 50 % dei dipendenti pubblici ha più di 50 anni ed i giovani con meno di 35 anni sono solo il 10%; il tasso di assenteismo per malattia è oltre il 10 % cioè 3 volte superiore a quello delle aziende private; la percentuale di laureati nei servizi non sanitari o scolastici (escludendo quindi medici e docenti) è di poco superiore al 10 %, molto più bassa di qualsiasi altro paese europeo. Risulta chiaro che l’oggetto delle politiche di miglioramento dell’apparato statale non può essere la riduzione dell’organico o delle retribuzioni, bensì il miglioramento della produttività. Le riforme della PA dal 1990 ad oggi sono state ben quattro, l’ultima nel 2015 firmata dal ministro Madia. Nessuna di queste riforme, per quanto radicali ed innovative, ha però reciso le profonde radici di una ormai genetica resistenza al controllo ed alla valutazione dei singoli.

 

5 - L’UNIONE SARDA di giovedì 7 dicembre 2017/ Borsa (Pagina 15 - Edizione CA)
Ricerca Ixé per la Fondazione Sardegna: nel futuro turismo, agricoltura, artigianato
L'ISOLA TRA PERCEZIONE E REALTÀ
La crisi? «Qui pesa di più, senza lavoro e senza servizi»

Quasi 7 sardi su 10 sono convinti che la crisi economica degli ultimi anni abbia pesato nell'Isola più che altrove e, forse per questo, più della metà (il 53%) giudica ancora lontana la ripresa. In una regione come la Sardegna, dove la disoccupazione è al 17,3% (l'11,7% a livello nazionale), il problema più sentito è la mancanza del lavoro (per l'83%) che va a sommarsi alle criticità individuate nella scuola, nella sanità, nel welfare e nei trasporti. Per capire come i sardi in questo momento vedono la Sardegna basta leggere lo studio promosso dalla Fondazione di Sardegna e realizzato dall'Istituto Ixè di Trieste, dal titolo “La Sardegna: lo stato delle cose fra percepito e ossatura reale” . Lo studio mette a confronto i dati statistici reali sull'andamento della Sardegna con quanto i sardi percepiscono.
PERCEZIONI Turismo, agricoltura e artigianato sono i settori su cui puntano per uscire dalla crisi. È curioso però il fatto che proprio il turismo, considerato settore principale dall'85% dei sardi, nella realtà rappresenti appena il 6% del Pil regionale. Questo perché «esiste una grande differenza tra l'ossatura reale e quella percepita», dice Antonello Cabras, presidente della Fondazione. «Le indagini statistiche escono in continuazione, raramente però sono messe a confronto con il senso comune che è quello che ispira molte decisioni politiche». Da qui nasce lo studio: «Uno degli obiettivi della Fondazione è favorire lo sviluppo economico della regione. E questa ricerca punta a valorizzare tutto ciò che può essere utile alla crescita».
“NANISMO” In generale, è forte lo scollamento tra quanto i sardi percepiscono e la realtà economica che viene raccontata. Per esempio, contrariamente a quello che spesso si sente dire, non è il “nanismo” delle imprese il vero problema. Anzi, più della metà, il 55%, è convinto che il principale soggetto di sviluppo dell'Isola sia proprio la piccola impresa, seguito dalle cooperative. Per i sardi, inoltre, assume un ruolo determinante il valore identitario: il 40% dice di sentirsi cittadino sardo e non dell'Italia o del mondo.
INFORMAZIONE «Non possiamo dire se questo sia in assoluto un dato positivo o negativo», spiega Roberto Weber, presidente di Ixè, «ma è un dato di cui si deve tenere conto perché con questa forza non lo si ritrova in nessun'altra parte del Paese». Importante il capitolo dedicato all'informazione. Se il 55% dei sardi si informa soprattutto su internet (il 45% nel resto del Paese), è forte la fiducia nei quotidiani locali (il 31% contro il 18% della media nazionale) e nelle emittenti locali (il 18% contro l'11 della media italiana).
Mauro Madeddu

 

6 - L’UNIONE SARDA di giovedì 7 dicembre 2017/ Salute (Pagina 43 - Edizione CA)
NEUROSCIENZE Dati in aumento vertiginoso
Dipendenza da eroina: ora è allarme

È tornata l'eroina. La droga che segnò il destino di generazioni negli anni '70 e '80 è nuovamente in primo piano. Con un numero di tossicodipendenti stimato, in Italia nel 2015, fra i 250 e i 300 mila e 266 morti per overdose nel 2016. Tra la fine del secolo scorso e l'inizio del terzo millennio sembrava sparita (forse sottovalutata) sostituita da droghe sintetiche, ma negli ultimi anni arrivano allarmi da tutto il Paese. Sardegna compresa: è di pochi giorni fa la segnalazione di 3 casi di overdose (con un morto) in Gallura. Si sospetta causati da polvere tagliata addirittura con kerosene.
LA DROGA I giovani di oggi forse non conoscono bene l'eroina e i suoi micidiali effetti. È una parente stretta della morfina, potente analgesico, alcaloide principale del papavero da oppio (Papaverum somniferum) anche se rispetto alla sostanza di origine «ha una molecola che penetra nel cervello più rapidamente e con maggiore efficacia» spiega Gianluigi Gessa, già direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Cagliari e responsabile del Gruppo italiano sullo studio delle dipendenze da droghe e farmaci: «L'eroina non toglie tanto il dolore fisico quanto la reazione emotiva al dolore di qualsiasi tipo: il tormento del vivere. È il più grande lenitivo di tutte le sofferenze, la droga di chi si arrende, dei perdenti, mentre quelle attive sono cocaina, amfetamina, ecstasy e alcol». Si può presentare come polvere bianca o scura (brown sugar) ed essere assunta per iniezione in vena, inalazione (sniffata) e inalazione dei fumi dopo combustione. Rispetto al passato, i tossicodipendenti hanno scoperto che fumarla o sniffarla (soprattutto fumarla) è preferibile al buco, perché dai polmoni raggiunge più rapidamente il cervello. Inoltre, non si muore di overdose, perché chi fuma o sniffa sente gli effetti destabilizzanti e si ferma, mentre se si inietta una dose eccessiva può morire. Ma perché, con tante sostanze sul mercato, ricorrere all'eroina? «Perché oltre a togliere i dolori della vita, fa arrivare all'estasi chimica, più bella di quella mistica ed erotica, raggiungibile spendendo meno soldi».
DIPENDENZA Con rischio dipendenza? «Potente dipendenza. Il 50 per cento di chi se la inietta la prima volta, poi ci riprova. È attraente e porta, ineluttabilmente, a non poterne fare a meno. La dipendenza, per quel 50 per cento, può essere istantanea». Con successiva crisi di astinenza, se non si interviene subito con un'altra dose, «perché se hai provato l'estasi o l'attenuazione del dolore, quando l'effetto della droga finisce riprovi i tormenti di prima, molto più intensi. Ma la crisi è un fenomeno effimero, eliminabile in pochi giorni. Resta la dipendenza». Con quali danni? «In genere, si rischia epatite per mancanza di sterilità delle siringhe e Aids, per scambio delle stesse. Ma il problema più grave è il cervello, che resta condizionato da questa forma di godimento estremo, tutto il resto non interessa. Questa è la vera malattia del tossico».
TOLLERANZA Con rischio di overdose, cioè di iniettarsi una dose troppo altra rispetto al proprio livello di tolleranza: «L'overdose produce depressione nel centro del respiro, cioè attenua la voglia di respirare. Può succedere per ignoranza, a chi sbaglia la dose, o magari a chi esce dal carcere o dalla comunità (con la dipendenza che non guarisce) e si fa la dose che prendeva prima, non sapendo che la sua tolleranza, nel frattempo, è sparita. E muore da depressione respiratoria». Proprio per questa caratteristica di far risparmiare sul respiro, Gessa ricorda che «poco dopo la scoperta, la casa farmaceutica consigliava l'eroina agli alpini, perché li induceva a respirare meno e a sopportare meglio la mancanza di ossigeno».
Lucio Salis

 

7 - L’UNIONE SARDA di giovedì 7 dicembre 2017/ Salute (Pagina 43 - Edizione CA)
GLI ANTAGONISTI. Dal Metadone alla Buprenorfina
Come uscire dal tunnel? «La strada non è uguale per tutti»

L'eroina si può abbandonare, ma la strada non è uguale per tutti. C'è chi non ce la fa «specie per ragioni sociopsicologiche. Chi dispone di più mezzi culturali ed economici ha maggiori probabilità di successo» spiega il farmacologo Gianluigi Gessa. Gli altri precipitano in un baratro che li induce a vivere solo per la droga, distruggendo se stessi e le proprie famiglie.
Gessa ha coperto un ruolo importante sul fronte antidroga, come direttore del Cmas di Cagliari (Centro medico di assistenza sociale), anche se non aveva a che fare coi tossici ma con gli specialisti che li avevano in cura. Usando un farmaco, il Metadone. «Per quelli che non riescono ad affrancarsi dall'eroina, è lo strumento classico da impiegare. Un altro prodotto più recente è la Buprenorfina, sostanza definita parziale agonista, con effetti simili a quelli dell'eroina, ma di grado minore. Si dice che protegga anche dalla tendenza al suicidio».
Un tempo il Metadone veniva definito, da chi non ne condivideva l'impiego, "droga di Stato". Perché erano anni di feroci polemiche fra chi puntava sulla terapia farmacologica di mantenimento e chi puntava sul trattamento in comunità: «Il Metadone sostituisce l'eroina con una caratteristica fondamentale: la droga entra subito nel cervello ma se ne va altrettanto rapidamente; l'effetto del Metadone dura almeno 24 ore, non immediato e intenso ma dolce e continuo, per cui il soggetto non ha più la voglia di stupefacenti che manifestava all'inizio. Per usare una espressione dell'inventore, Vincent Dole, è come dare l'insulina al diabetico». La ripeteva anche il professor Sandro Tagliamonte, succeduto a Gessa nella guida del Cmas, in un fronte che vedeva impegnati anche i professori Paolo Emilio Manconi e Pierpaolo Pani.
All'epoca, le problematiche della lotta alla droga interferivano con quelle del dilagante (e allora sconosciuto) Aids. Fu proprio Paolo Emilio Manconi a scoprire, nella sua attività presso le carceri, che il 70 per cento dei detenuti tossici erano Hiv positivi.
Convinto sostenitore dell'indirizzo farmacologico nel recupero dei tossicodipendenti, Gessa tiene comunque a riaffermare grande stima «mi tolgo il cappello» di fronte alle comunità dirette da padre Cannavera e padre Morittu. Ma non può fare a meno di rilevare anche che «oggi stanno sorgendo come funghi le cosiddette comunità terapeutiche, pressoché sparite quando c'erano meno persone da seguire, con grande gioia di psicologi, sociologi e psicoanalitici disoccupati». (l. s.)



 

La Nuova Sardegna

 
 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 7 dicembre 2017/ Sassari - Pagina 30
IL RICONOSCIMENTO
Bollini rosa per gli ospedali Aou «dalla parte della donna»

SASSARICi sono anche le strutture ospedaliere dell'Aou di Sassari tra i 306 ospedali italiani che hanno ricevuto da Onda, Osservatorio Nazionale sulla salute della donna, i Bollini Rosa sulla base di una scala da uno a tre, per il biennio 2018-2019. Due quelli assegnati alle strutture che si occupano della salute della donna all'interno dell'Aou di Sassari.I Bollini Rosa sono il riconoscimento che Onda, da sempre impegnata sul fronte della promozione della medicina di genere, attribuisce dal 2007 agli ospedali attenti alla salute femminile e che si distinguono per l'offerta di servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali malattie delle donne.Nell'anno del decennale, sono 306 le strutture ospedaliere premiate: 71 hanno ottenuto il massimo riconoscimento (tre bollini), 183 due bollini e 52 un bollino. Inoltre 13 ospedali hanno ricevuto una menzione speciale per la presenza al proprio interno di un percorso diagnostico-terapeutico dedicato alle donne nell'ambito della cardiologia. La cerimonia di premiazione si è svolta oggi a Roma, al ministero della Salute.«Gli ospedali sassaresi si confermano ancora dalla parte della donna - afferma il direttore sanitario dell'Aou di Sassari Nicolò Orrù -. La recente apertura della breast unit rappresenta già un passo nella direzione della cura e dell'assistenza verso le patologie che riguardano da vicino le donne. La nostra linea, inoltre, è stata tracciata anche dal primo atto aziendale che questa azienda ha approvato di recente: da una parte la creazione del dipartimento per la Tutela della salute della donna e del bambino quindi la creazione della struttura semplice dipartimentale di Coordinamento codice rosa e vittime di violenza che troverà spazio all'interno del pronto soccorso», conclude il direttore sanitario.

 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 7 dicembre 2017/ S Lettere e commenti - Pagina 34
LA PAROLA AI LETTORI | RISPONDE MANLIO BRIGAGLIA
Il Politecnico delle arti deve stare a Sassari

Chiara Sanna, Sassari
Correva l'anno 1998 quando fu pubblicato il primo disegno di legge sulla riforma delle Accademie e dei Conservatori. Oggi, quasi 20 anni dopo, si torna a parlare di aggregazione di questi enti e della nascita dei Politecnici delle arti a livello regionale. La città di Sassari ha sempre mantenuto al centro della sua vita sociale e culturale l'interesse per la ricerca e la diffusione della conoscenza in campo artistico e musicale, come testimoniano l'unica sede sarda dell'Accademia delle belle arti e la grande importanza che il Conservatorio turritano sta assumendo a livello nazionale dopo la recente elezione del suo direttore alla presidenza della Conferenza nazionale dei direttori dei Conservatori di musica. L'ExMà di Sassari, già da anni al centro di un tessuto urbano in cui si insediano diversi studi musicali e d'artista, è stato individuato dall'Accademia, dall'Università e dal Comune come polo per la ricerca e la didattica in campo artistico e dei beni culturali. Mi chiedo allora: perché l'ex Mattatoio non potrebbe rappresentare la naturale scelta per la sede regionale di un Politecnico delle arti? Si creerebbe un centro che potrebbe dare risalto a tutto il movimento sardo, rafforzando il connubio tra Conservatorio musicale, Accademia delle belle arti e Università degli studi di Sassari, che ad oggi sono già in grado di offrire alla comunità standard di formazione molto elevati.
* * *Discorso sacrosanto. Entra nella collana dei tentativi che la città fa ogni tanto per vedere se, dei primati che ha sempre vantato, gliene resta qualcuno. Colpa di quello che succede la città non mi pare che ne abbia. È che viviamo una situazione di crisi in cui il governo, per risparmiare qualche lira, accorpa in un unico organismo tutti gli enti di un territorio che esercitano la stessa funzione. La domanda successiva è: va bene, ma perché a Cagliari e non a noi? Perché ogni volta che c'è da concentrare qualcosa il campo del concentramento è una capitale lontana, all'altro corno della forca, come si diceva un tempo? Ho insegnato a lungo nella Facoltà di lettere: bene, uscendo su via Zanfarino, si sbuca su un portale dell'ex Mattatoio dominato dalla statua di un pacifico bove: che a me è sempre sembrato mi guardasse quasi chiedendo: e allora, che cosa ne facciamo di tutti i programmi sbandierati per farmi diventare il custode di un moderno istituto di cultura?

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