Press review

28 November 2017

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di martedì 28 novembre 2017 / Provincia di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
MONSERRATO. Una tesi di laurea in ingegneria elettronica dedicata alla domotica
TECNOLOGIA IN AIUTO DEI DISABILI
La scommessa vinta di Cristian

Una tesi per migliorare la vita delle persone affette da disabilità. L'autore è Cristian Martis, 39enne di Monserrato che ieri ha raggiunto l'importante traguardo della laurea. Sin da bambino soffre di distonia, malattia rara che lo costringe a spostarsi in carrozzina, ma questo non gli ha impedito di realizzare il suo sogno e diventare ingegnere elettronico con una tesi sui “Sistemi domotici come ausili alla persona”, cioè sui supporti tecnologici utile a migliorare la qualità della vita quotidiana, in particolare nell'ambito domestico. Non un argomento a caso ma un tema che purtroppo riguarda da vicino lui e tante altre persone affette da disabilità. «Sono soddisfatto - racconta entusiasta dopo la proclamazione - perché si tratta di uno studio utile per molte persone svantaggiate. A febbraio inizierò la specialistica in Telecomunicazioni».
VOCE SINTETICA Ieri la discussione della tesi, tramite sintetizzatore vocale, davanti a parenti e amici e al professore Elio Usai, relatore della tesi e docente di Controlli automatici. Un lavoro in cui vengono individuate le particolari esigenze delle persone diversamente abili, per poi analizzare le attuali tecnologie già in uso o che potrebbero essere utilizzate come supporto alla disabilità: sensori, attuatori e sistemi per la comunicazione.
SOLDI «Esistono degli ausili - spiega Martis - che, a seconda della disabilità, permettono di svolgere una vita più autonoma. Solo che il sistema domotico, essendo molto costoso, possono permetterselo in pochi, e noi disabili siamo ulteriormente svantaggiati: esistono dei progetti ma chi vuole usufruirne deve anticipare i soldi per poi rivederli chissà quando. Purtroppo in Sardegna, e in tutta Italia, non esiste ancora la cultura della disabilità, e spesso non ci sono quelle agevolazioni e quei supporti di cui necessitiamo».
RINGRAZIAMENTI Una laurea che arriva a pochi giorni di distanza da un altro importante traguardo raggiunto in ambito sportivo: due settimane fa il neo-ingegnere elettronico è arrivato secondo ai campionati regionali paraolimpici di bocce.
Nella sua tesi i ringraziamenti sono in primis per la famiglia. «In particolare a mia madre - scrive Martis - che con gran sacrificio mi ha permesso di arrivare alla laurea. Ma anche ai colleghi che in questi lunghi anni mi hanno supportato, a tutti i tutor per la loro disponibilità, ai docenti per essermi venuti incontro nonostante le mie assenze periodiche per ricoveri all'estero, in particolare il mio relatore, il professore Elio Usai. Infine un ringraziamento anche a Lorenzo Abis, uno studente grazie al quale son riuscito a preparare per tempo la tesi».
Federica Lai

 

2 - L’UNIONE SARDA di martedì 28 novembre 2017 / Commenti (Pagina 13 - Edizione CA)
Dopo i dati terrificanti dell'Ocse
GIOVANI E LAVORO: LA PIAGA E L'ALIBI

Federico Ghitti, Docente di storia e scienze politiche
Liceo Carli (Brescia), Ateneo di Urbino
Da qualche anno i sociologi hanno identificato un nuovo gruppo sociale tra i giovani dai 15 ai 35 anni: i Neet. Neet è l'acronimo di Not (Engaged) in Education, Employment or Training, ossia identifica il gruppo di persone che non lavorano, e che non frequentano alcuna scuola o altro istituto di formazione professionale. Dai dati stimati dall'Ocse nel 2016, emerge che i Neet in Italia siano circa il 20%, e cioè circa un giovane su cinque non studia e non lavora.
Per comprendere questo fenomeno bisogna prima analizzare alcuni dati: in Italia la disoccupazione giovanile è al 36%, mentre la media nei paesi della UE è del 18 %; la percentuale di laureati sulla popolazione si attesta al 25%, mentre la media UE è del 39 %; la quota di giovani dai 25 ai 35 anni che vive ancora con i genitori è del 50 % contro una media UE del 28%. Questo è il desolante quadro di dati forniti da Eurostat, Cnel ed Ocse; sono numeri che poco si conciliano con il recentissimo trionfante annuncio di Confindustria che l'Italia ora è la settima potenza economica mondiale.
Conosciamo bene i limiti fisiologici dei dati statistici, e delle conseguenti probabilità di errore nella rilevazione dei dati, ma il quadro generale della condizione giovanile in Italia è talmente buio che non si può pensare ad una errata rilevazione. Ma come è possibile che nel settimo contesto economico d'eccellenza vi sia un giovane su tre che cerca lavoro e non lo trova, e un giovane su cinque ormai alla deriva, senza lavoro e senza istruzione accademica e professionale?
Dalle rilevazioni di Confindustria, emerge che il mercato del lavoro specializzato non è affatto saturo: le aziende sono infatti alla ricerca di professionisti nel campo scientifico, tecnologico, informatico, ed altre figure con competenze tecniche laboratoriali e sperimentali. Si stima che la richiesta di lavoro specializzato sia di circa 150.000 unità all'anno e che non venga minimamente saturata per mancanza di competenze dei giovani disoccupati (in questo contesto si inserisce anche la recentissima dichiarazione della Saras, pronta ad assumere specialisti digitali). In questo caso si parla di “mismatch” ossia del mancato incontro tra domanda ed offerta di lavoro dato da diversità di capacità offerte e competenze richieste; i giovani che studiano e si affacciano al mondo lavorativo sono quindi spesso impreparati, oppure preparati per lavori che il mercato non offre.
Ciò è dovuto al fatto che scuola e lavoro non procedono necessariamente su un percorso unico ed armonico, con il primo propedeutico al secondo, anche se da qualche anno imprenditori e legislatori scolastici stanno lavorando proprio per avvicinare questi due mondi (es. alternanza scuola-lavoro, stage e tirocini aziendali, ecc..). Da queste osservazioni emerge una nazione che si sviluppa a due velocità, la prima che compete con le maggiori potenze industriali del pianeta, che si avvale di lavoro qualificato e specializzato, la seconda che invece si trascina una massa enorme di giovani poco formati, demotivati e disorientati che non trovano una collocazione lavorativa e in una società in continua evoluzione e priva di riferimenti certi.
I giovani Neet devono comprendere l'importanza dell'istruzione scolastica. Ma non solo, anche la scelta dell'indirizzo di studi diventa cruciale, perché l'economia evoluta richiede nuove specifiche competenze, molto diverse da quelle tradizionalmente considerate qualificanti. In aggiunta, la nuova dimensione globale dell'economia e della società, ha cambiato radicalmente il mercato del lavoro, eliminando il concetto di posto fisso, spazzando i privilegi acquisiti tramite meccanismi di casta o ereditarietà, e sgretolando le tutele concesse nei decenni passati nel nome della pax sociale. Il lavoro quindi c'è e si deve conquistare con il merito e con l'impegno, uniche vere discriminanti per una società evoluta.



 

La Nuova Sardegna

  
 

3 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 28 novembre 2017 / Sardegna - Pagina 6
Il governatore: torno al mio lavoro all'università, ma sono orgoglioso delle riforme fatte con coraggio
PIGLIARU HA DECISO: «NON MI RICANDIDO»

CAGLIARI «La Giunta ha lavorato a muso duro sull'agenda che l' stata affidata dagli elettori. A volte l'ha fatto nervosamente, con ansia da prestazione, proprio per rispettare il programma e arrivare il più presto possibile a quei risultati che c'erano stati sollecitati quattro anni fa». Lo ha detto il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, a Guspini , in occasione di un convegno organizzato dal Partito democratico, per illustrare la riforma della rete ospedaliera approvata di recente dal Consiglio regionale.Il governatore ha preso spunto proprio dalla sanità per fare un bilancio dell'attività di governo, quando manca poco più di un anno alle prossime elezioni regionali. «Vi parla - ha detto, rivolgendosi alla platea - chi probabilmente presto ritornerà al proprio amato lavoro all'Università», confermando che nel 2019, come del resto ha ribadito in altre occasioni, non sarà lui a guidare la coalizione di centrosinistra. Per poi riprendere il filo del discorso sulle riforme: «Sono sempre cose complesse, quando si fanno si finisce comunque per toccare qualcosa, ma va messo in conto. È un rischio che giustamente abbiamo voluto correre, perché noi siamo riformisti e noi soprattutto siamo una maggioranza riformista che tale deve restare fino all'ultimo giorno di questa legislatura». Con subito dopo anche un po' di autocritica «Quando si lavora alle riforme bisogna essere pronti a parlare, ragionare, ascoltare - ha aggiunto il governatore - e questa giunta, in buona fede, per abbreviare i tempi e l'ansia di inseguire i risultati, non lo ha fatto abbastanza. Ora, senza più ripetere quell'errore, dobbiamo concentriamoci su quello che resta da fare in questa corsa finale. Lo dobbiamo fare con un senso di maggiore connessione tra noi e voi che ci avete votato». Pigliaru ha ricordato ancora «il lavoro enorme fatto sulla scuola, con la partecipazione diretta dei sindaci. Quando bussano alla mia porta per parlare di Iscol@, sono sempre sindaci felici», ha sottolineato. Quanto alla sanità, che era il tema del dibattito organizzato dal Pd del Medio Campidano, «abbiamo chiuso anche questa coraggiosa riforma. Sono stato orgoglioso dell'Asl unica e oggi lo sono della rete ospedaliera e presto sarà lo stesso con l'Agenzia per le emergenze- urgenze. Certo, abbiamo pagato un prezzo inevitabile perché molti speravano che non si facesse. Da oggi in poi aggrediremo le liste attesa e mostreremo di essere più efficienti». Sulla Finanziaria che a breve approderà in Aula, ha detto: «Dobbiamo saper parlare alla gente meglio che nelle Finanziarie precedenti. I temi importanti sono il lavoro, l'inclusione e il Reddito di inclusione sociale). Siamo tra i primi ad averlo istituito e se vogliamo che funzioni dobbiamo garantire risorse adeguate».

 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 28 novembre 2017 / Sardegna - Pagina 6
EMENDAMENTO
Il Pd Deriu chiede 51 milioni per i due atenei isolani

CAGLIARI Il Pd in campo per il diritto allo studio. «51 milioni per l'Università. È questo che serve alla Sardegna per garantire il diritto allo studio ai migliaia di giovani che vogliono intraprendere e proseguire il percorso nelle Università di Cagliari e Sassari». Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, spiega che gli emendamenti dem alla finanziaria regionale sono in dirittura d’arrivo. «La maggior parte di questi fondi sono da destinare per le borse di studio, in modo da rendere tutti gli studenti, che rispondono ai requisiti di eleggibilità di reddito e merito, beneficiari del contributo. Una misura a vantaggio degli studenti e soprattutto delle loro famiglie, in un momento di crisi che colpisce l'intero tessuto socio-economico isolano». Inoltre, con questi fondi «è necessario aumentare l'importo delle borse, adeguandolo alla media nazionale, così che tutti gli studenti sardi percepiscano quanto i loro colleghi nel resto della penisola». Attenzione poi «per il contributo fitto casa, permettendo alle famiglie di abbattere i costi degli affitti all'interno delle città universitarie, e per le borse di specializzazione medica regionali, così da aumentare notevolmente il numero di borse previste dallo Stato, alla luce della maggiore richiesta di medici nella regione e nell'intero  Paese».

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