Press review

25 November 2017

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA ONLINE di sabato 25 novembre 2017 / AGENDA » CAGLIARI / 14:54
AGENDA
Confronto tra l'ateneo di Cagliari e l'Università pedagogica di Minsk

Appuntamento per parlare di inclusione all’università il 28 novembre alle 9 nell’aula Motzo della facoltà di studi umanistici a Cagliari. All’"University meeting on inclusion Cagliari-Minsk" interverranno rappresentanti degli atenei di Cagliari e di Minsk, oltre a esperti in vari settori come comunicazione, Beni culturali, Scienze dell’educazione. Sarà l’occasione per confrontare le esperienze dell’Università di Cagliari e dell’Università pedagogica statale di Minsk.
(Redazione Online/s.s.)

 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 25 novembre 2017 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Le inchieste dell'Unione
Nuove generazioni senza sport: le cause e gli effetti

In Sardegna, come nel resto d'Italia, si fa pochissima educazione fisica: due ore alla settimana, se va bene. Così aumentano i bambini incapaci di fare movimenti banali come una capriola, quelli obesi e quelli sovrappeso, che sono rispettivamente il 5 e il 20% della popolazione. Colpa del sistema scolastico e del boom degli smartphone, spiegano i docenti di Scienze motorie. MANCA, MADEDDU ALLE PAGINE 2, 3

Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Ragazzini sempre più sedentari: sovrappeso il 20% dei bimbi sardi
SPORT, ROBA DA RICCHI
L'ISOLA RESTA INDIETRO
Gli esperti: riportare l'educazione fisica a scuola

Un tempo si rincorreva un pallone per strada, ci si arrampicava per scavalcare un cancello, si strisciava sotto un'auto per recuperare la palla, ci si rincorreva per non farsi acchiappare, si andava in bici. Inconsapevolmente nelle strade, nei cortili, negli oratori costruivamo le nostre capacità motorie, la nostra coordinazione, la nostra socialità. Oggi non è più così. «Si è passati dagli schemi motori agli schermi motori, nel senso che si sta tutto il giorno con gli occhi su uno smartphone o sulla playstation», spiega Beppe Muscas, storico allenatore di basket, ex insegnante di educazione fisica e attualmente coordinatore delle attività pratiche alla facoltà di Scienze motorie dell'Università di Cagliari.
BIMBI SOVRAPPESO Ecco perché il 5% dei bimbi sardi è obeso e il 20% è in sovrappeso - come ha attestato Andrea Loviselli, direttore della scuola di specializzazione in medicina dello Sport dell'Università del Capoluogo - ed ecco perché si parla di ragazzini con corpo e patologie da anziani: diabete, colesterolo alto, steatosi del fegato e via elencando. «Con questo trend nel 2025 potremmo raggiungere il grado zero di capacità motorie ed aerobiche», aggiunge Muscas.
UNO SU QUATTRO FA SPORT Eppure a guardare i dati raccolti dall'Istat e rielaborati dal Coni emerge che nel 2016 i sardi con più di tre anni che dichiarano di praticare attività sportiva sono circa 400mila, il 26,1% della popolazione. Dati che non convincono Marco Guicciardi, professore di Psicologia applicata alle attività motorie e sportive nell'ateneo del capoluogo. «A leggere le statistiche sembra che l'attività sportiva sia sempre più diffusa e in aumento ma dalla mia esperienza e da ciò che mi raccontano i colleghi insegnanti la realtà è diversa: i bambini e i ragazzini non fanno sport e, soprattutto, non sanno che cosa significhi sudare».
SCARSA EDUCAZIONE Del resto in una nazione (e in una regione) che prevede che non si faccia educazione fisica nella scuola primaria, se si eccettuano i progetti speciali, che fa (se le fa) una-due ore alla settimana di attività fisica alle medie e alle superiori (siamo in coda tra le nazioni dell'Ue, in Germania fanno cento ore all'anno) non ci si può sorprendere. È lì che si dovrebbero mettere le basi. «La scuola dovrebbe educare anche allo sport e ai suoi valori ma non lo fa», evidenzia Guicciardi.
OLTRE 2300 SOCIETÀ Invece lo sport in Sardegna è appannaggio delle società private, 2.352 quelle registrate. Significa che chi ha denaro può praticarlo e chi non ne ha è fuori. «Infatti lo sport è un fattore di disuguaglianza sociale», aggiunge lo psicologo dello sport. L'Istat nel “Rapporto sulla pratica sportiva in Italia” conferma: il reddito è decisivo. E se è vero che nell'Isola ci sono 110.300 famiglie in condizione di povertà relativa, come certifica la Caritas, basta fare due più due.
POCHI IMPIANTI Tanto più che sull'impiantistica non siamo ben messi. Le scuole se hanno soldi di solito pensano a fare altro e solo nel 2016, grazie a un accordo tra Anci e Credito sportivo, con il bando “Sport missione Comune” sono stati stanziati 60 milioni di euro per finanziare a tasso zero la riqualificazione di 44 impianti comunali in 36 centri dell'Isola.
«TROPPI STRANIERI» È tutto il sistema-nazione che non funziona. E se anche nello sport in cui eccelliamo da sempre, il calcio, abbiamo fallito forse è anche per questo. Beppe Muscas conferma: «Le scuole calcio sarde sono piene di ragazzini in cui genitori sperano che i propri figli diventino professionisti, ma accade in un caso ogni 12mila». C'è un dato su cui riflettere: «Oggi anche nelle squadre allievi e primavera, su rose di 22 ragazzini ci sono anche dieci stranieri che fanno solo il bene di procuratori».
IL MODELLO ANGLOSASSONE Il modello anglosassone è quello da seguire: lo sport fa parte della cultura scolastica, insegna la disciplina, educa a conseguire obiettivi, a gestire le sconfitte, a lavorare in gruppo rispettandosi. In Europa è la Francia ad aver fatto meglio di tutti: lo sport occupa il 10% della didattica. Secondo Gucciardi «è dimostrato che fare attività sportiva aumenta la capacità di concentrazione e migliora l'apprendimento». Ergo: c'è un legame tra sedentarietà e dispersione scolastica, un altro dei mali storici della Sardegna.
Fabio Manca

 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 25 novembre 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 29 - Edizione CA)
GIORNATA NAZIONALE PARKINSON
Oggi, dalle 9,30, al Teatro Massimo è in programma la “Giornata nazionale della Malattia di Parkinson 2017” organizzata dall'Azienda ospedaliero universitaria e dal Brotzu. Medici e ricercatori parleranno della malattia e saranno a disposizione dei pazienti e dei familiari.

 

4 - L’UNIONE SARDA di sabato 25 novembre 2017 / Salute (Pagina 19 - Edizione CA)
PATOLOGIA Stile di vita e abitudini alimentari
Dieta e sport per affrontare la menopausa

Cessano le mestruazioni, ma in compenso inizia una vita tutta nuova. Per molte donne la menopausa rappresenta il primo, tragico, segnale dell'inesorabile invecchiamento. A mitigare gli effetti collaterali della fine del ciclo produttivo la medicina moderna ha però da tempo messo in campo un ampio ventaglio di opzioni preziose a garantire una serena quotidianità. Senza comunque sminuire possibili gravi conseguenze.
IL MEDICO «La fine dei cicli mestruali deve essere considerata una condizione fisiologica - conferma la professoressa Anna Maria Paoletti, Direttrice della Scuola Specializzazione Ginecologia e Ostetricia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari - può tuttavia alimentare una serie di fattori di rischio per patologie ben più serie. La carenza di ormoni concomitante con l'assenza di ciclo riproduttivo innesca infatti una catena di eventi nel nostro organismo che influiscono sull'integrità del sistema nervoso centrale, dell'apparato cardiovascolare, di quello scheletrico e urogenitale». L'organismo femminile diventa quindi più fragile e soggetto a malattie collaterali. Ma non per questo si possono scongiurare gli effetti più invalidanti dell'assenza di mestruazioni.
IL CLIAMATERIO I medici lo chiamano cliamaterio: ovvero il periodo che anticipa, accompagna e segue la menopausa. Una fase che in genere compare tra i 45 e i 53 anni, ma che può manifestarsi dai 40 anni nel caso di menopausa prematura o addirittura, nei casi precoci, anche tra trentenni e ventenni. I campanelli d'allarme sono vari: le vampate di calore sono tra quelli più frequenti, accoppiate spesso da senso di stanchezza, sbalzi di umore, insonnia ed eccessiva sudorazione notturna. «Per il 75 per cento delle donne le vampate di calore possono rappresentare un fastidio insopportabile - spiega la specialista - ma dietro lo scompenso ormonale che stravolge i centri termoregolatori del nostro corpo può nascondersi un'insidia peggiore. Gli spasmi vascolari con cui l'organismo cerca di compensare il caldo avvertito sono stati infatti indicati tra le cause di infarti femminili».
SALUTE DELLE OSSA Ma tra i fattori da tenere d'occhio c'è anche la salute delle ossa. «L'interruzione della produzione di estrogeni da parte delle ovaie contribuisce alla progressiva perdita di calcio nel tessuto osseo, un processo talmente veloce da sottrarre allo scheletro il 4 per cento della densità nei primi sei mesi di menopausa - avverte il medico - una struttura ossea meno compatta sarà quindi più suscettibile a fratture, le quali a loro volta potranno aumentare eventi potenzialmente mortali». Una delle armi più efficaci a disposizione degli specialisti è la terapia ormonale a parziale compensazione della cessata produzione fisiologica. «Parliamo di dosi minime, somministrabili per via orale o intradermica - sottolinea Paoletti - sufficienti però a ristabilire in parte l'equilibrio perso». Le raccomandazioni dei medici vanno infine a toccare gli stili di vita, fondamentali per attenuare l'incidenza delle patologie descritte. «Attività fisica e alimentazione restano gli aspetti principali da tenere sotto controllo - conclude la docente di Ginecologia - camminare mezz'ora al giorno e preferire una dieta ricca di calcio e vitamina D. Da preferire latticini, quindi, verdure e frutta, o più in generale un menù mediterraneo. In alternativa, per intolleranti al lattosio e nemici del colesterolo, si può optare per gli integratori di calcio».
Luca Mascia

 

5 - L’UNIONE SARDA di sabato 25 novembre 2017 / Salute (Pagina 19 - Edizione CA)
IL CONVEGNO. Oggi ad Assemini specialisti a confronto nell'aula consiliare del Comune
«Ci sono sintomi e disagi, ma non è una malattia»

Il messaggio deve essere chiaro: la menopausa non è una malattia. Non esistono quindi cure per un naturale cambiamento del corpo femminile, ma solo piccoli e grandi accorgimenti per affrontarlo nel migliore dei modi. Se ne parlerà questo pomeriggio alle 16 nella sala consiliare del Comune di Assemini durante l'incontro “Impegno Donna: impatto della menopausa sullo stato di salute generale”.
Per dar un contributo e far maggiore chiarezza su questa fase della vita femminile, l'amministrazione comunale organizzerà l'evento aperto al pubblico, moderato dalla dalla presidente del Consiglio Sabrina Licheri, potendo contare sull'aiuto di medici e specialisti indispensabili ad alimentare un confronto con i cittadini e a sensibilizzare molte donne, avvicinandole a un tema così delicato senza eccessivi allarmismi. Tra gli interventi più attesi quello della professoressa Anna Maria Paoletti, direttrice della Scuola Specializzazione Ginecologia e Ostetricia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari, e delle dottoresse Elena Giancane, Elena Malune, Monica Pilloni, Paola Abis, Roberta Piras, Valentina Corda e Manuela Neri. Nella sede del Municipio, in piazza Repubblica 1, si discuterà dei sintomi, delle conseguenze e dei disagi che comporta la fine del ciclo riproduttivo femminile. Tra gli effetti collaterali più temuti esistono l'osteoporosi, le vampate di calore e aumento di peso, mentre tra i problemi più frequenti vi sono le difficoltà nella vita intima, legate prevalentemente al calo del desiderio.
«L'obiettivo principale è quello di dare alle donne strumenti e conoscenze - ha spiegato la professoressa Paoletti - per fronteggiare una fase dell'esistenza fisiologica che porta però con sé l'aumento di fattori di rischio per patologie importanti». L'approccio sarà a 360 gradi e cercherà di spazzare tante false credenze che il passaparola e la cattiva informazione ha alimentato nel corso degli ultimi decenni. «Studi scientifici internazionali, pubblicati peraltro in rinomate riviste di settore - dice ancora Paoletti - hanno prima demonizzato e poi riabilitato le somministrazioni di ormoni usate per contrastare gli effetti peggiori della menopausa. È arrivata l'ora di spiegare che è possibile attraversare un capitolo importante della vita con assoluta tranquillità, vivendolo tuttavia con attenzione e responsabilità al fine di scongiurare effetti collaterali indesiderati». (l. m.)

 

La Nuova Sardegna

 
 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 25 novembre 2017 / Atlanti - Pagina 5
Focus > Sa limba
LA LINGUA SARDA BUSSA ALLE PORTE DELLO ZINGARELLI
Anche il termine “paradura” ha preso piede in Italia
Il prossimo passo sarà l’ingresso nel mondo digitale

di Luciano Piras
E’ questione di tempo, uno o due anni forse, e anche il termine “paradura” entrerà nell’Olimpo delle parole  italiane acquisite dal sardo. Da quando Gigi Sanna e il resto degli Istentales hanno messo in moto la macchina della solidarietà isolana ai pastori abruzzesi terremotati (donando loro mille pecore), il vocabolo  della terra dei nuraghi ha fatto e continua a fare il giro d’Italia. Paradura: «rinnovamento di un gregge (per chi lo ha perso per detenzione carceraria, ecc., o per distruzione del suo per incendio, folgorazione, ecc.).   aratura, riallevamento, allevamento, prestazione sociale d’aiuto. Pure riposo, pausa, sosta» è la definizione che ne dà il “Bocabolariu sardu nugoresu-italianu” di Luigi Farina (Edizioni Il Maestrale, 2002). «Ormai paradura” è una parola che fa parte del linguaggio comune della gente – dice il frontman degli Istentales –. Noi l’abbiamo soltanto riportata alla luce, ma avrebbe meritato la ribalta mediatica già da molto tempo prima» chiude il cantante pastore barbudo Gigi Sanna. Che da una vita scrive e canta canzoni in sardo, «sa limba nostra», benché diversi suoi brani siano in italiano. Uno scenario in continua evoluzione e contaminazione che non mancherà certo di attirare le attenzioni di Mario Cannella e Beata Lazzarini, i due lessicografi che ogni anno curano l’edizione aggiornata dello Zingarelli, il vocabolario della lingua italiana pubblicato dalla Zanichelli che stavolta ha appena inserito tra le new entry il termine “carasau”. Carasàu: «dal sardo “carasare”, tostare, perché dopo la cottura si ripassa nel forno; tipo di pane sardo a forma di disco molto sottile e croccante, adatto a essere conservato a lungo; cartamusica». Una parola sarda, dunque, ora ribattezzata ufficialmente italiana tra le mille di varia provenienza acquisite quest’anno, come “Brexit”, “ciclostazione”, “coparentale”, “dronista”, “flaggare”, “hater”, “nikefobia”, “photo opportunity”,
“post-verità”, “Spannung” e “sviluppismo”. Il sardo, del resto, aveva già contribuito in passato alla crescita della lingua di Dante con altre parole: “malloreddus”, “guttiau”, “porcheddu-porceddu”, “sevada” e “cannonàu”, per esempio, per restare in ambito culinario, ma anche “nuraghe”, “tanca”, “ademprivio” (anche se il Treccani online lo fa risalire allo spagnolo “adempribio” mentre il dizionario Garzanti dà per certa l’etimologia dal sardo “adempríviu”). «Bello, bello che nel vocabolario italiano ci siano queste parole sarde – dice Maria Antonietta Piga, nuorese, operatrice dello Sportello linguistico regionale a Cagliari –. Significa che siamo stati bravi a comunicare la nostra specificità e specialità, a partire dai prodotti tipici. Ma ancora più bello sarebbe che siano, prima di tutti gli altri, i sardi stessi a capire che abbiamo una lingua bellissima e che è la nostra lingua il miglior veicolo della nostra cultura» sottolinea. Conduttrice del Telediariu, il Tg in limba dell’emittente Telesardegna, Maria Antonietta Piga auspica «più coraggio da parte dei sardi nell’usare il sardo senza alcun timore o retaggio in tutte le situazioni e in qualsiasi occasione».
«Per essere forte, la lingua sarda deve entrare in tutte le realtà» conferma Gianfranco Fronteddu, studente del corso di laurea magistrale in Traduzione specialistica dei testi della facoltà di Studi umanistici dell’università di Cagliari. Fronteddu, 29 anni, di Oliena, parla sei lingue: sardo, italiano, catalano, spagnolo, basco e inglese. «Il sardo per essere forte deve entrare a pieno titolo nel mondo digitale e amministrativo e deve avere lo stesso valore legale dell’italiano» sottolinea. È lui, Fronteddu, che assieme a Hèctor Alòs i Font (Universitat de Barcelona) e Francis Tyers (School of linguistics di Mosca), e con la collaborazione di Adrià Martín-Mor (Tradumàtica research group), ha appena sviluppato un traduttore automatico, sulla piattaforma Apertium, catalano-sardo e una nuova versione italiano-sardo dopo il primo esperimento di qualche anno fa. Un progetto finanziato da Google tramite il programma Google Summer of Code 2017. «Soprattutto i software open-source, ossia a codice aperto – spiega ancora Gianfranco Fronteddu – possono aiutare il sardo. Siamo sulla buona strada, non c’è dubbio, stiamo passando da una situazione di folclore a una realtà più moderna e dinamica, anche se resta ancora molto da fare». Tutto dipende dallo standard della lingua, sa limba sarda comuna. «Avere un solo standard è fondamentale – assicura –, averne due o tre fa perdere forza a tutti, fermo restando che ognuno continuerà a parlare la propria variante. Certo è che lo standard non è perfetto, è sempre perfettibile, ma altrettanto certo è che resta fondamentale, soprattutto a livello ortografico». Scrivere tutti “paradura”, insomma, non impedisce a nessuno di continuare a dire “paratura” come si usa in certe zone dell’interno. «Had una deghina de ’arveghes fattas a paradura (ha una decina di pecore che ha raccolto in dono da altrettanti pastori)» segnalava già negli anni Quaranta del Novecento il parroco di Berchidda Pietro Casu nel suo “Vocabolario sardo logudorese-italiano” pubblicato postumo soltanto nel 2002 (a cura di Giulio Paulis per le Edizioni Ilisso).

 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 25 novembre 2017 / Sassari - Pagina 25
MARTEDÌ L’ASSEMBLEA
Anche il Cnr sassarese lotta contro il precariato

SASSARI Sbarca anche in Sardegna con il presidio dell’Area della Ricerca del Cnr di Sassari la protesta dei ‘Precari Uniti del Cnr’. Ricercatori di 14 istituti di ricerca presenti sul territorio isolano illustreranno martedì 28 novembre in un’assemblea pubblica le ragioni della protesta: il superamento del precariato negli enti pubblici di ricerca per garantire la qualità e la continuità della ricerca scientifica in Italia.
Il 40% delle risorse umane del più grande ente di ricerca italiano, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), circa 4500 su un totale di oltre 11500 dipendenti, svolge da decenni attività di ricerca scientifica in Italia con forme contrattuali che la legge definisce precarie e atipiche. Tra questi lavoratori precari, 2.000 hanno un contratto a tempo determinato, mentre i restanti 2500 lavorano con contratti distribuiti fra Assegni di Ricerca e Co.Co.Co. Questa la situazione su cui accende i riflettori il movimento dei ‘Precari Uniti del CNR’ (PU), con iniziative di protesta spalmate su tutto il territorio nazionale e l’occupazione della sede centrale del CNR di Roma e di quella di Palermo a fronte delle insufficienti risposte del Presidente Inguscio e del Governo alle richieste dei precari. Con l’assemblea indetta dai precari delle quindici sedi del Cnr della Sardegna per il prossimo 28 novembre e l’affissione di uno striscione di protesta viene ufficialmente presidiata anche l’Area della Ricerca del Cnr di Sassari. L’iniziativa di protesta - preceduta da una richiesta formale di sostegno rivolta ai sindaci e ai presidenti dei Consigli comunali di Cagliari, Sassari e Oristano - intende informare e sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulle istanze alla base del movimento di protesta in un momento cruciale per il loro accoglimento.  Se, difatti, le regole delineate dal Decreto Madia per la stabilizzazione dei precari delle Pubbliche Amministrazioni - la cui circolare attuativa è stata firmata il 23 novembre – potrebbero rappresentare l’occasione per superare il precariato cronico in cui versano gli enti di ricerca, le misure in legge di bilancio non consentono le stabilizzazioni previste, per le quali servirebbe uno stanziamento ad hoc di soli 120.000.000 di euro. La votazione del 27 novembre in Parlamento sugli emendamenti alla Legge Finanziaria che riguardano il finanziamento dei piani attuativi del Decreto Madia rappresenta dunque una momento cruciale per le sorti di migliaia di ricercatori e dalla ricerca italiana in generale. Nell’isola il CNR è presente nelle province di Cagliari, Oristano, Ogliastra e Sassari con 15 sedi per 14 Istituti, con oltre 200 unità di personale di ruolo e in cui si sono toccati, negli ultimi anni, picchi di precariato del 30%, con 100 unità di personale in formazione o con contratti di lavoro atipici.

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 25 novembre 2017 / Sassari - Pagina 25
L’ESERCITO DEI 1800 ASPIRANTI DOCENTI DELLE SUPERIORI
Oltre ogni aspettativa gli iscritti ai corsi dell’Università
Candidati da tutta l’isola per un futuro centrato sulla scuola

SASSARI Sono quasi 1.800 gli iscritti al PF 24, il percorso formativo che l'Università di Sassari ha attivato in tempi brevissimi, primo ateneo in Sardegna e tra i primi in Italia. Numeri come questi fanno capire che c'è una domanda significativa da parte del territorio, perché importante è la finalità del percorso. L'acquisizione dei 24 crediti formativi universitari ulteriori, infatti, è titolo richiesto dalla normativa nazionale per l'accesso al concorso nazionale per la Formazione Iniziale e Tirocinio (FIT) finalizzata all'ingresso di insegnanti nella Scuola secondaria di I e di II grado. Sono in tutto 120 ore di lezione che vertono su materie di ambito pedagogico, psicologico, antropologico e metodologico-didattico.
I corsi, per i quali è stata necessaria una riprogrammazione, considerato il successo dell'iniziativa, inizieranno il primo dicembre e si concluderanno entro febbraio. «Per noi la formazione degli insegnanti è un tema centrale per lo sviluppo socio-economico della nostra isola e per il futuro dei nostri ragazzi- dichiara il rettore dell'Università di Sassari Massimo Carpinelli – Tra gli iscritti a questo corso ci sono gli insegnanti che entreranno in ruolo nel 2020, quando è prevista la creazione di 5.000 nuovi posti di lavoro nella scuola».
Formazione, in questo caso più che mai, vuol dire occupazione: la maggior parte degli iscritti ha un'età compresa fra i 28 e i 39 anni, m non mancano i 50enni e anche chi ha quasi raggiunto la soglia dei 60 anni. Per quanto riguarda la provenienza geografica, il nord Sardegna la fa da padrone, ma c'è anche una discreta rappresentanza della zona di Oristano e Cagliari e, in minima parte, del resto d'Italia. L'alto numero di domande, tuttavia, ha avuto anche degli effetti collaterali negativi: «Sappiamo che nei primi giorni si sono verificati alcuni disguidi per via della grande affluenza di corsisti. Di questo ci scusiamo. Abbiamo provveduto a risolvere i problemi man mano che si presentavano e abbiamo anche riaperto le iscrizioni (fino al 21 novembre) per dare ulteriori risposte alle tante richieste che abbiamo ricevuto. Sappiamo che chi partecipa ai corsi lo fa con sacrifici personali di tempo oltre che economici e vogliamo quindi fare il possibile per diminuire i disagi di tutti». Il tema del costo della certificazione dei crediti posseduti, del resto, non è secondario ed è già emerso nel dibattito pubblico nazionale. Prima di tutto, è bene chiarire che chi segue il piano standard e sostiene tutti e quattro gli esami delle attività formative specifiche previste non paga per la certificazione che in questo caso è ottenuta in modo automatico; invece, a coloro che chiedono il riconoscimento di attività formative pregresse svolte in un qualsiasi ateneo italiano è richiesto il pagamento di un contributo, da 50 a 200 euro, proporzionale alla quantità di attività di cui si chiede il riconoscimento. Ciò è dovuto ai costi amministrativi che una verifica approfondita di questo genere comporta per poter dar luogo a una certificazione.

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 25 novembre 2017 / Cultura e spettacoli - Pagina 36
BABEL FILM FESTIVAL
Il cinema delle minoranze linguistiche
Dal 4 al 9 dicembre a Cagliari proiezioni, concerti e un convegno

di Roberto Sanna
CAGLIARI Al via il prossimo 4 dicembre, il Babel Film Festival 2017, quinta edizione del concorso internazionale sul cinema delle minoranze linguistiche, proporrà sino a sabato 9 – con proiezioni a partecipazione gratuita, mattino e pomeriggio alla Cineteca Sarda di viale Trieste, e per quelle serali alla presenza dei registi all’Auditorium di piazza Dettori - un cartellone di sessantaquattro opere, più nove fuori concorso, che rappresentano trentotto lingue minoritarie. Dal sardo al kurdi, dall’irish alle lingue africane e dell’America del Sud, passando dal dong al cinese mandarino, allo kiswahili, alla lingua dei segni, e sino al basco, cui sarà dedicato quest’anno uno speciale focus. Le opere selezionate sulle 180 iscritte a partecipare, saranno vagliate dalla giuria presieduta da Laura Delli Colli, e composta tra gli altri dal regista ungherese Peter Forgacs, dal regista paraguayano Martinessi, da Aber Nehme, cantante e musicologa libanese e Gary Funk, direttore del festival di Husum, che assegneranno i tre premi principali, al miglior lungometraggio (6.000 euro) al miglior documentario (2.500) e al miglior cortometraggio (2.500). Si affiancheranno altri otto premi collaterali, fra cui quelli assegnati dagli studenti dell'Università e da quelli delle scuole superiori di Cagliari, e da una delegazione di richiedenti asilo politico presenti in Sardegna.
Presentata nella conferenza stampa di ieri dai direttori artistici Antonello Zanda, Tore Cubeddu, Paolo Carboni (rispettivamente presidenti delle associazioni ideatrici del Babel, Umanitaria, Terra de Puntu e Areavisuale), anche la novità di quest’anno, il programma su Rai 3 “Kentzeboghes” costruito dal Festival insieme a Rai Sardegna che vedrà in onda, oltre ai trailer dei film in cartellone, una selezione dei cortometraggi in sardo delle ultime edizioni del Babel. Si comincia da questa mattina alle 10.30 con “Per Anna” di Andrea Zuliani, con Rossella Faa per la prima volta sullo schermo in un ruolo da protagonista.
Oltre alle proiezioni, il festival, sostenuto dalla Film Commission regionale guidata da Nevina Satta, il festival prevede momenti di approfondimento con il convegno - venerdì 8 all’Auditorium - in cui saranno affrontati temi tra cui “La lingua come diritto - trattati e normative nazionali” con interventi dell’eurodeputato Renato Soru, Massimo Congiu dell’osservatorio sociale OSME, e Sixto Molina del Consiglio d’Europa, coordinati dal giornalista Costantino Cossu. La conclusione della giornata sarà affidata alla musica con un concerto in programma alle 20.30 che vedrà in scena “Ime Ànemo” di Rocco De Sanctis e Arrogalla, dj, “Canti, Ballate e ipocondrie d'ammore” con Alessandro D’Alessandro, e Canio Loguercio, vincitori Targa Tenco 2017, “Rumì” di Luisa Cottifogli e “Sonos e Corfos” con Gavino Murgia e il gruppo TeUna scena del film “Deu Ti Amu” nore Gòine.

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