Press review

19 November 2017

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 19 novembre 2017 / Commenti (Pagina 19 - Edizione CA)
Il futuro del giornalismo
La qualità, barriera contro le fake news

Diritto di cronaca, libertà d'informazione e indipendenza del giornalista sono stati i principali cardini del laborioso e articolato dibattito che ha portato nel 1963 alla nascita dell'Ordine dei giornalisti in Italia. Se nelle costituzioni democratiche la libertà di stampa è riconosciuta come principio universale ciò è dato dalla percezione del giornalismo, strumento irrinunciabile della vita democratica, nella quale il giornalista è inteso come il guardiano della libertà e indipendenza dai poteri forti, politici, economici e culturali. La recente aggressione a Ostia al giornalista della Rai Davide Piervincenzi da parte di Roberto Spada, aggravata dal metodo mafioso, come riconosciuto dal Gip che ne ha convalidato la custodia cautelare, ha portato alla ribalta nazionale l'importanza di un giornalismo d'inchiesta libero da condizionamenti e capace di svolgere, fino in fondo, la sua funzione di denuncia e insieme formazione delle coscienze. Come ribadito dal presidente dell'ordine dei giornalisti, Carlo Verna, «il giornalismo ha una funzione sociale estremamente rilevante per il Paese e per la qualità della vita degli italiani». Nonostante ciò nell'ultimo anno si è assistito al progressivo impoverimento di questa funzione sociale, a causa della sempre più costante manipolazione delle informazioni, attraverso una loro accurata selezione, omissione o esagerazione, che ha pesantemente condizionato la comunicazione politica, nazionale e internazionale. Un fenomeno talmente globale quello delle false notizie, che “fake news” è usato per descrivere qualsiasi tipo di informazione distorta o mitizzata ed è stato sdoganato da Donald Trump e i suoi sostenitori, che lo utilizzano per descrivere i servizi giornalistici che mettono in dubbio la veridicità delle dichiarazioni del presidente, generando post-verità, definita dalla Treccani come un'“argomentazione caratterizzata da un forte appello all'emotività, che basandosi su credenze diffuse e non su fatti verificati tende a essere accettata come veritiera, influenzando l'opinione pubblica”.
L'effetto di fake news e post-truth, aggravato dalla rapidità di diffusione nel web, ha radicalizzato alcuni problemi di lunga durata condivisi dai media di tutto il mondo (taglio di investimenti e posti di lavoro, crescente diffidenza del pubblico nei confronti della stampa). Quali strumenti possono esser utilizzati per invertire questo trend nel quadro di un'informazione in costante evoluzione? Se si vuole che il giornalismo sopravviva è indispensabile investire in qualità e individuare nuovi modelli che permettano all'informazione di essere libera e accurata anche nell'attuale contesto mediatico profondamente mutato. Occorre promuovere una vasta politica culturale per aiutare le nuove generazioni a orientarsi nella galassia informativa e garantire loro gli strumenti per riconoscere e combattere la disinformazione; ma soprattutto bisogna riaffermare che per un'informazione di qualità occorre investire non solo risorse finanziarie, ma anche tempo, perché un rapido e distratto sguardo alle notizie sul web è insufficiente per comprendere una realtà sempre più complessa. Infine i giornalisti dovrebbero sfruttare a vantaggio della loro categoria la crisi generata da fake news e post-truth, avviando una riflessione sui modi più indicati per rafforzare l'autonomia della stampa, senza ricorrere a forme di censura peraltro inefficaci e di difficile attuazione pratica, e assicurarsi che stiano adempiendo appieno al loro dovere di guardiani della libertà e della democrazia. Frutto di un faticoso processo, la democrazia non è perenne né immutabile e può esser facilmente persa se viene meno il suo architrave, il giornalismo.
Luca Lecis
Docente di storia contemporanea Università di Cagliari



2 - L’UNIONE SARDA di domenica 19 novembre 2017 / Economia (Pagina 21 - Edizione CA)
IN BREVE
VINO E MATEMATICA: RICERCA

Vino e matematica hanno qualcosa in comune? Sembrerebbe di sì, stando a quanto riferisce un articolo pubblicato sulla rivista “International Journal of Mathematical Education in Science and Technology” della Taylor & Francis, scritto da Lucio Cadeddu, ricercatore del Dipartimento di Matematica e Informatica dell'Università di Cagliari, e da Alessandra Cauli, laureata magistrale in Matematica nell'Ateneo del capoluogo sardo (ora dottoranda a Torino). L'articolo investiga sui curiosi e inaspettati legami tra il mondo del vino e la matematica.


3 - L’UNIONE SARDA di domenica 19 novembre 2017 / Provincia Ogliastra (Pagina 46 - Edizione CA)
TORTOLÌ. Dati Istat impietosi: commentano i professori e chi non si è arreso
UNIVERSITÀ, SOGNI INFRANTI: SI LAUREANO SOLO OTTO SU CENTO

Alla laurea arriva solo l'8 per cento degli ogliastrini iscritti all'Università. Il resto delle matricole si smarrisce nei viali oscuri dell'ateneo. Gli ultimi dati Istat evidenziano una situazione preoccupante. Alta la percentuale degli studenti che per conseguire il diploma di laurea impiegano molti più anni di quanto sia previsto, ma anche quella di chi abbandona gli studi. E poi ci sono gli inattivi:
pagano le tasse ma non vanno avanti. Ma la dispersione scolastica mostra i primi sintomi già in età adolescenziale. Nel territorio è in costante aumento la percentuale di chi si ritira già dai banchi delle superiori.
Tutto mentre alcune grandi aziende cercano nuovi manager. L'Arbatax park resort del Gruppo Mazzella ha promosso un incontro con 400 laureati e laureandi ogliastrini nell'ottica di selezionare profili professionali che aspirano a intraprendere una carriera nel settore turistico-ricettivo. Il seminario si svolgerà il 28 novembre al Teatro Anatomico di Cagliari.
I DOCENTI Quarantadue anni di esperienza dietro la cattedra del liceo classico di Lanusei e Tortolì, Franco Ladu commenta con rammarico il rapporto che evidenzia la crisi degli ogliastrini all'Università. «È un dato tragico», dice il docente di Lettere, in pensione da settembre.
«All'origine ci sono ragioni economiche e culturali. Per le famiglie l'investimento sul futuro dei propri figli è un impegno importante. Qui in Ogliastra, però, dobbiamo ancora capire bene l'importanza della laurea.
Che fine fa chi si ritira? Svolge lavori sottopagati e si aggiunge alle liste dei disoccupati, dove purtroppo si trovano anche i laureati, molti dei quali emigrano all'estero: così impoverisce la società. Serve una rivoluzione culturale». Angelo Cucca, docente di Economia aziendale all'Itc di Tortolì, sostiene che dietro il crac ci sia l'impoverimento economico del territorio: «Soprattutto dopo la chiusura della Cartiera le famiglie del ceto medio faticano a mantenere i figli all'Università dove i costi sono esorbitanti».
I DIRIGENTI Nanni Usai, dirigente dell'Ipsar di Tortolì, individua due ragioni del fallimento. «Una è di natura economica: mantenere un figlio all'Università sta diventando sempre più un costo insostenibile». A dare credito alla considerazione interviene un altro dato Istat: l'Ogliastra è al 108esimo posto tra le province italiane per il reddito medio mensile:
1.087 euro. «Non sempre il fallimento avviene per demerito dei ragazzi, che oggi faticano a inquadrare l'Università come sacrificio appagante e sempre di più ricercano una soluzione lavorativa immediata anche se meno gratificante». Franco Murreli è alla guida dell'Iti di Tortolì, che secondo Eudoscopio, è al vertice in Sardegna tra gli istituti tecnici e al sesto con il Classico. «La dispersione - ammette - è un fenomeno che esiste, ma l'Università è un percorso molto selettivo».
I LAUREATI Luca Usai, di Tortolì, ha 25 anni e nel 2015 si è laureato in Economia manageriale all'ateneo di Cagliari dopo il triennio a Milano. Il giovane, che oggi frequenta il dottorando di ricerca al dipartimento di Scienze economiche aziendali dell'Università cagliaritana, analizza il
dato: «Capita spesso di sbagliare corso. Non si ha la forza di cambiare e si abbandona lo studio in favore di un lavoro immediato. È importante non mollare alle prime difficoltà». Quelle che, a un certo punto del percorso universitario, ha incontrato Alessio Schirru, 24 anni di Tortolì, che ha avuto la forza di svoltare. «Dopo la laurea in Ingegneria energetica al Politecnico di Torino - racconta - l'abito non mi calzava a pennello». Una tappa a Copenaghen, dove ha pure collaborato con l'associazione culturale Dante Alighieri prima di invertire la rotta individuando il casello
giusto: tra una settimana si laureerà alla Polimoda di Firenze dove studia business ed è candidato a diventare manager nel settore del lusso. «A volte bisogna avere il coraggio di assumere decisioni non convenzionali».
Roberto Secci


4 - L’UNIONE SARDA di domenica 19 novembre 2017 / Commenti (Pagina 19 - Edizione CA)
LA VICENDA DEI RICCI
Confesso: sono un polpa di ricci-dipendente, tuttavia condivido pienamente la proposta di Carola Farci, seppure a malincuore. Però, che rabbia sapere che in Norvegia un giovane ma già molto affermato biologo marino sardo, laureato a Cagliari, alleva e produce in quantità industriale ricci di mare, mentre l'Università di Cagliari cincischia con un pogramma ancora sperimentale che ne produce in dosi omeopatiche.
Riccardo Laria


5 - L’UNIONE SARDA di domenica 19 novembre 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 26 - Edizione CA)
CORTE DEI CONTI. Non studiava
Soldato condannato a restituire i soldi

Dovrà risarcire con oltre 78 mila euro il ministero della Difesa perché è rimasto anni in aspettativa per frequentare un dottorato di ricerca all'Università di Torino che non ha concluso nei tempi stabiliti. La Corte dei Conti ha condannato il capitano della Brigata Sassari, Alberto Assuntore (difeso dagli avvocati Francesco Dal Piaz e Debora Urru) che, collocato in aspettativa per motivi di studio dai primi del 2011, ha continuato a conservare lo stipendio sino a metà 2016.
L'aspettativa iniziale per frequentare il dottorato in Scienza politica e relazioni internazionali sarebbe dovuta durare sino alla fine del 2013 ma, nel maggio 2014, il capitano aveva chiesto e ottenuto di non tornare alla Brigata Sassari sino alla fine del suo dottorato di tre anni. Nel febbraio
2016 il comandante del Reggimento gli ha chiesto le spiegazioni per cui non fosse ancora tornato e di far sapere quando sarebbe finito il corso di studi. Il capitano ha così risposto che, non avendo completato in tempo utile la tesi, non era stato ammesso all'esame finale. Da qui la richiesta di danni della Procura della Corte dei Conti che inizialmente gli ha chiesto oltre 123 mila euro. Non essere riuscito a frequentare proficuamente il corso oltre la durata consentita dall'ordinamento universitario ha prodotto un danno da «colpa grave», convincendo i giudici a condannarlo a restituire parte degli stipendi. (fr. pi.)


6 - L’UNIONE SARDA di domenica 19 novembre 2017 / Quartu Sant'Elena (Pagina 28 - Edizione CA)
Ultima chiamata alle 18
Petizione al Ctm per la corsa da Monserrato

L'ultima corsa è alle 18. Poi, gli studenti quartesi che studiano nella Cittadella universitaria o i pazienti che devo tornare dal policlinico a Monserrato restano a piedi.
L'autobus QSA termina infatti le sue corse alle 18 e così a chi deve trattenersi a Monserrato oltre quell'orario, non resta altro da fare che barcamenarsi tra percorsi alternativi e prepararsi a un viaggio più lungo.
Per questo è stata inviata al Ctm una petizione di studenti e cittadini, che è stata portata anche in Consiglio comunale dall'esponente del Pd Maria Teresa Cossu che ha chiesto al sindaco Stefano Delunas di fare presente questo disagio all'azienda che gestisce il servizio di trasporti sollecitando un prolungamento dell'orario. «Questa situazione - si legge nella petizione -, è diventata insostenibile per i molti che per motivi di studio o sanitari, devono trattenersi in Cittadella o al Policlinico oltre l'orario stabilito del transito del QSA».
Il collegamento con la Cittadella universitaria è garantito dal bus che parte da piazza IV Novembre. «Questa linea - spiega il presidente dell'azienda di trasporti Roberto Murru - fa registrare la maggiore intensità di utilizzo nella fascia oraria compresa tra le 10 e le 13.30, in conseguenza della quale è stato definito l'ambito del servizio. La richiesta di un prolungamento orario dopo le ore 18 per la linea QSA e dopo le 22 per le altre linee, può essere valutata ma è sicuramente vincolata da un incremento del servizio, in termini chilometrici, che è sottoposto ad approvazione dell'ente regolatore, ovvero la Regione ».
( g.da. )


7 - L’UNIONE SARDA di domenica 19 novembre 2017 / Provincia di Oristano (Pagina 43 - Edizione CA) Fordongianus
Convegno sul culto dei morti
A Fordongianus oggi la seconda giornata del convegno internazionale “Il culto dei morti in Sardegna e nel mondo. Miti, eroi e personaggi tra la Sardegna e il Mondo”. La manifestazione, organizzata dal Comune in collaborazione con il Dipartimento di filologia, letteratura e linguistica dell'università di Cagliari, si svolge nella sala convegni del Grand hotel terme Sardegna.
Oggi il convegno è coordinato da Enrico Cardesi. Ad aprire la tavola rotonda Myriam Mereu con “L'accabadora tra leggenda e fiction. La costruzione di una antieroina nella letteratura e nel cinema”. Paolo Mottana terrà la relazione “Narcisio ferito tra misandria e senescenza”
mentre Ciro Parodo tratterà il tema “Possono le tue ossa germogliare in viola e gigli. Atilia Pomptilla e la metamorfosi floreale del mito eroico”. Mario Polia affronterà la relazione “Il demiurgo straccione e il sacro potere dell'ospitalità”, infine il docente Raimondo Zucca incentrerà il suo intervento su “Gli eroi di monte Prama e i tespiadi di Herakles”. ( a.o. )


8 - L’UNIONE SARDA di domenica 19 novembre 2017 / Cronaca di Nuoro (Pagina 45 - Edizione CA)
POSADA. Al festival di Bergamo su politica e imprenditoria
Due studenti a confronto con i big

Da Posada e Castelsardo per prendere parte alla decima edizione del festival nazionale dei territori industriali che si è tenuto nei giorni scorsi a Bergamo. Il giovane di Posada, Andrea Dalu, e Giovanni Antonio Suzzarellu di Castelsardo, studenti di Scienze politiche, scienze della comunicazione e ingegneria dell'informazione dell'Università di Sassari, sono stati selezionati per partecipare alla tre giorni dedicata alle sfide dell'industria e al ruolo del capitale umano: economia reale delle imprese e dei territori, relazioni industriali, robotica, politica, formazione scolastica e universitaria, competenze tecniche e umanistiche. I due studenti, unici sardi, si sono confrontati con colleghi di tutta Italia e con i big della politica, dell'economia e del mondo dell'imprenditoria.
Tra i tanti temi in esame anche la ripresa italiana e il ruolo dell'industria europea con il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, la Business Europe Emma Marcegaglia, l'industriale Alberto Bombassei e il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana. ( f. u.)


9 - L’UNIONE SARDA di domenica 19 novembre 2017 / Spettacoli e Società (Pagina 53 - Edizione CA)
In agenda “Cinema e Donne”, un premio a Sassari
Il cortometraggio “Viaggio a Stoccolma”, diretto Gabriella Rosaleva e prodotto dal Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali dell'Università degli Studi di Sassari in sinergia con la Regione e la Film Commission, ha vinto il premio Gilda Corto al “Festival Internazionale di Cinema e Donne”, che si è svolto a Firenze dall'8 al 12 novembre.

 
10 - L’UNIONE SARDA di domenica 19 novembre 2017 / Provincia Sulcis (Pagina 38 - Edizione CA)
CARBONIA. Dal banco alla cattedra: la storia dell'ex studentessa Sara Usai
Si diploma e dopo tre mesi diventa prof nella sua scuola

Da studentessa modello a insegnante nell'arco di tre mesi. Dal “tu” scambiato coi compagni di scuola all'ora di ricreazione al “buongiorno prof” cui gli stessi ragazzi ora si attengono quando la incontrano in aula. Già, perché c'è una sostanziale differenza: sino a luglio Sara Usai era dalla parte della cattedra seduta fra i banchi degli allievi, ma adesso in cattedra ci sta lei e dal periodo in cui era studentessa non sono trascorse che poche settimane.
GLI STUDI Tutto è accaduto in un batter d'occhio, ed è considerazione appropriata considerato che questa bella storia ha a che fare con gli studi sull'Ottica. Sara Usai, 32enne di Carbonia, rappresenta infatti il “sequel” della favola vissuta da dieci giovani che in luglio si sono diplomati all'istituto professionale Ipia “Loi” nell'indirizzo Ottico.Una volta ottenuto il diploma e con un voto altissimo (98) Sara Usai (già diplomata 15 anni fa alla ragioneria) ha immediatamente tentato e superato brillantemente l'esame di abilitazione come docente collaboratore. «Io ho sempre sognato di insegnare - confessa - ma chi andava a pensare che sarebbe accaduto quando era ancora freschissimo il ricordo del tempo passato fra i banchi?». Ed invece, a fine ottobre, è successo un piccolo miracolo che deve far ben sperare in una terra avara di opportunità lavorative.
LA PRESIDE «Abbiamo saputo della sua abilitazione - rivela la preside Rosanna Sardu - ci ricordavamo bene delle sue grandi capacità e non appena abbiamo scovato fra le pieghe del bilancio scolastico sette ore settimanali di insegnamento, abbiamo deciso di accettare la sua richiesta offrendole la collaborazione nella cattedra di “Discipline sanitarie”». Ed ecco allora Sara Usai arrivare a scuola alle 8 non più con quell'ansia da interrogazione vissuta sino a luglio ma col piglio di chi deve invece interrogare gli stessi studenti con cui ha condiviso anni di sacrificio: «Questo importante ruolo istituzionale ti trasforma e scopro che pure io pretendo molto dai miei ex colleghi studenti che, fra l'altro, si ritrovano a darmi del lei mettendomi quasi in imbarazzo. Sicuramente è una bellissima esperienza». Sara, che arrotonda lavorando anche in un'erboristeria, insegna inoltre una materia in cui la sua preparazione didattica è ancora fresca: «Una favola: insegno ciò che più amo. Ancora stento a crederci».
Andrea Scano


 

11 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 19 novembre 2017 / Provincia di Nuoro - Pagina 25
Gavoi, selezionato con altri 12 colleghi per un progetto di ricerca
MARCO BUTTU È PARTITO PER L'ANTARTIDE
resterà nella stazione Concordia per 13 mesi
di Michela Columbu
GAVOIÈ partito ieri dalla Sardegna Marco Buttu, l'ingegnere gavoese che lavora all'Istituto Nazionale di Astrofisica, selezionato per un progetto di ricerca di 13 mesi in Antartide assieme a 12 colleghi. Arriverà alla stazione Concordia il 21 novembre dopo aver fatto scalo a Roma, Dubai, a Sydney e Christchurch. È partito all'interno di una spedizione del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, messo a punto dal Cnr e dall'Enea. Il gruppo sarà anche monitorato dall'Agenzia Spaziale Europea per le particolari condizioni in cui vivranno (temperature anche di meno 80 gradi, buio assoluto per diversi mesi, altissima quota). Cosa ti ha spinto ad accettare questa sfida?«Prima di tutto l'aspetto umano - dice Buttu - . Sarà una esperienza di vita molto introspettiva. In secondo luogo il lato professionale. Trascorrerò le mie giornate con tecnici altamente qualificati, e potrò imparare di tutto spaziando dall'elettronica alla glaciologia, dalla medicina alla meccanica, dalla fisica dell'atmosfera all'idraulica, dalle lingue alla cucina. Inoltre, come responsabile del laboratorio di astronomia, avrò un grande telescopio tutto mio, con cui osservare il cielo da una postazione veramente privilegiata».Quali sono le tue paure?«Più che paure sono preoccupazioni - aggiunge - . Mi preoccupa il clima desertico, perché a causa dell'aria secca potrei avere mal di gola e vie respiratorie irritate. La carenza di ossigeno dovuta all'altissima quota Una conseguenza dell'esposizione prolungata all'altissima quota ad esempio sono i disturbi del sonno. Altre si sta cercando di capirle, e da questo punto di vista Concordia è un laboratorio unico al mondo, ed è anche per questo motivo che l'Agenzia Spaziale Europea (Esa) ci monitorerà per l'intera durata della spedizione».Come pensi di tornare da questa esperienza?«Non so rispondere, e questa incertezza mi incuriosisce tantissimo. Durante il periodo di training abbiamo parlato molto degli aspetti psicologici della missione, e abbiamo avuto vari incontri di gruppo con la psicologa, finalizzati a far emergere possibili problematiche e cercare di capire da subito come poterle evitare o gestire. Saremo soggetti ad un forte stress - continua - dovuto alla monotonia, alla deprivazione sensoriale, alla sensazione di pericolo, all'isolamento affettivo, al confinamento, alla carenza di privacy ed ai conflitti interpersonali. Tutto ciò tipicamente da luogo ad una moltitudine di problemi: diminuzione della memoria, insonnia, incubi notturni, cefalee, ansia, depressione, irritabilità e riduzione della concentrazione. Per non parlare dei problemi fisici dovuti principalmente alla carenza di ossigeno, al freddo e all'aria secca. Sono molto affascinato da tutto ciò, e uno dei motivi per cui sto partendo è proprio quello di fare un esperimento su me stesso. È un esperimento tra scienza e spiritualità, volto sia a conoscermi meglio, sia a capire quanto effettivamente lo yoga possa aiutarmi a tener sani mente e corpo in un ambiente quasi extra-terrestre».Riuscirete a comunicare con il resto del mondo? «Questa è un'altra sfida interessante - commenta l'ingegnere- . Non avremo la Tv, ma questa non mi mancherà perché ormai son già 6 anni che non la guardo. Non potremo ovviamente chiamare con il cellulare, e non avremo la connessione a Internet sui nostri Pc. Solamente alcuni computer in stazione hanno accesso a Internet, tramite una connessione satellitare. Con questi potremo quindi spedire delle email, ma in numero molto limitato e di piccole dimensioni, perché la velocità di connessione per l'intera stazione è circa un centesimo di quella che si ha con un normale cellulare. Durante l'inverno antartico - prosegue Buttu - , da fine febbraio sino a novembre, in stazione saremo solamente in 13 e la fila per l'accesso ai computer connessi ad internet sarà quindi breve. Durante questo periodo spero quindi di riuscire a scrivere su facebook, almeno una volta al mese, in modo da informare gli amici sulle mie condizioni. Inoltre, è consentito l'utilizzo di whatsapp, ma solo per inviare messaggi di testo, mentre per poter pubblicare delle foto su un social network, ma anche per scrivere un articolo su un blog o per rilasciare una intervista, dobbiamo essere autorizzati».Come l'ha presa la tua famiglia?«Per poter affrontare una spedizione di questo tipo bisogna essere sereni, per cui è indispensabile avere il supporto della famiglia e degli amici - conclude l'ingnere gavoese - . Mia moglie, i miei genitori e i miei fratelli, così come tutti i miei parenti e amici, mi hanno sostenuto sin dal primo momento. Non posso che ringraziarli di cuore, così come ringrazio i miei compaesani di Gavoi e tutti i sardi, residenti e non, che nelle settimane scorse mi hanno inviato centinaia di messaggi di incoraggiamento».

 

Provincia di Nuoro - Pagina 25
L’ingegnere sardo esperto di astronomia
Gavoi, 39anni con alle spalle un Master&Back a Losanna e dipendente dell’Istituto di Astrofisica

GAVOI Ingegnere elettronico, 39 anni, Master & Back a Losanna, in Svizzera, lavora all'Istituto Nazionale di Astrofisica. Si occupa dello sviluppo del software di controllo del Sardinia Radio Telescope, il più moderno strumento di osservazione dello spazio in Europa che si trova nel territorio di San Basilio, a 30 chilometri da Cagliari. È anche autore di "Programmare con Python", un libro sul linguaggio di programmazione software. È questo il curriculum del gavoese Marco Buttu, uno dei 13 componenti del gruppo di ricercatori e tecnici, prevalentemente francesi e italiani, che saranno spediti per un anno nella base italo-francese Concordia Station, che si trova nell'altopiano Antartico, per un lungo progetto di ricerca. «In Antartide, lontano dalla costa, ci sono solamente tre stazioni di ricerca permanenti, ovvero che restano aperte anche durante l'inverno: una è la Stazione Concordia, la più isolata, dove andremo noi - spiega Buttu -. Lo scopo della spedizione è fare ricerca scientifica. Io mi dovrò occupare prevalentemente di osservazioni astronomiche. Contemporaneamente l'Agenzia spaziale europea, grazie alla presenza nel gruppo di un medico, monitorerà le nostre condizioni per l'intera durata della spedizione».Infatti, oltre al lavoro del gruppo di ricercatori, c'è anche il controllo costante delle loro condizioni psico-fisiche da parte dell'Esa, con lo scopo di capire come l'essere umano possa sopportare condizioni di vita estreme, simili a quelle che si potrebbero avere in una futura missione spaziale su Marte. La stazione Concordia, infatti, si trova in un deserto di ghiaccio, con temperature che raggiungono i meno 80 gradi, buio assoluto per diversi mesi, altissima quota (circa 4000 metri equivalenti sul livello del mare), carenza di ossigeno e aria secchissima. (m.c.)

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