Press review

29 October 2017

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 29 ottobre 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 12 - Edizione CA)
Tanti gli eventi dal 31 ottobre al 2 novembre. Con un'attenzione speciale per i più piccoli
Tre giorni fra visite guidate, cibo e spettacoli horror

Diverse le manifestazioni in tutta la Sardegna tra Halloween e i riti della tradizione sarda. A Seui la ventunesima edizione di Su Prugadoriu, nuscos e saboris antigus, manifestazione che dal 30 ottobre al primo novembre è ormai un appuntamento importante nel calendario degli eventi nell'Isola. Oltre alle degustazioni di prodotti tipici, in programma escursioni, visite ai laboratori artigianali e ai musei, spettacoli teatrali e concerti.
A Tortolì , martedì e mercoledì, teatro, letture e film del terrore: una due giorni organizzata dal Gruppo infioratrici in collaborazione con i commercianti del Corso e il comitato del centro storico.
A Cagliari , nell'ambito del programma di Invitas, l'evento inaugurato ieri al porto, il 31 ottobre, nel pomeriggio, la festa di Is Animeddas a cura dell'associazione Libera, che accoglie i bambini offrendo loro dei dolci, noci, mandarini secondo la tradizione. Il primo novembre, Su mortu mortu. Ancora martedì (a partire dalle 17) l'Orto botanico dell'Università di Cagliari organizza una visita tematica per scoprire e conoscere meglio le piante tipiche di questo periodo dell'anno. Una passeggiata per scoprire le tradizioni di varie parti del mondo. In chiusura i più piccoli realizzeranno una maschera della tradizione messicana da portar via e riceveranno in dono “is animeddas”. Per partecipare occorre prenotarsi inviando una mail a ortobotanico@unica.it o telefonare dalle 15 alle 19 al 333/4126975.
A Santadi , nell'area archeologica di Pani Loriga, il 31 ottobre (dalle 18,30 alle 2) verranno raccontati i riti funebri dei nuragici e dei punici. Alle 21 un aperitivo e musica coi Golaseca in concerto. I partecipanti dovranno indossare una maschera e munirsi di una torcia. Per prenotazioni 340/5074881.
A Olbia «tre giorni di divertimento da paura» assicurano i curatori di S'Iscuru, manifestazione organizzata da All Me Connection in collaborazione con il Comune. In programma letture e teatro del terrore per i più piccoli, degustazioni, sfilate e concerti. Martedì la questua dei bambini e alle 18 la parata S'Iscuru: dal Comune a piazza Mercato tutti in maschera, con Mascotte, Mogoro Marching Band, trampolieri, mangiafuoco, ballerini, Harry Potter e tanti altri figuranti.

 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 29 ottobre 2017 / Fondi Investimento (Pagina 23 - Edizione CA)
Premiate a Sassari le migliori idee nate nel Contamination Lab degli atenei isolani
IMBALLAGGI DAGLI SCARTI DI PESCE
Relicta (plastica idrosolubile) vince la Start cup Sardegna

Le squame, la “pelle”, la lisca, le spine, la testa, le interiora: gli scarti del pesce diventano una bioplastica naturale trasparente che si scioglie in acqua e può essere utilizzata per avvolgere imballaggi secchi, come elettronica e cosmetici, e alimenti secchi. Ecco “Relicta”, la rivoluzionaria plastica idrosolubile, biodegradabile che aiuta l'ambiente e dà una grossa mano alle aziende ittiche, costrette a sostenere costi rilevanti per lo smaltimento dei loro rifiuti.
IDEA VINCENTE Con questa idea, sviluppata all'interno del ContaminationLab dell'università di Sassari, cinque studenti e ricercatori sardi, Davide Sanna, Matteo Sanna, Mariangela Melino, Andrea Farina e Giovanni Conti, si sono aggiudicati la Start Cup Sardegna. La competizione, giunta alla decima edizione, è organizzata dalle università di Cagliari e Sassari per promuovere una nuova cultura imprenditoriale dando spazio e sostegno alle start-up più innovative.
ECONOMIA CIRCOLARE «Ogni anno, un'azienda ittica di medie dimensioni produce mediamente circa 20mila chili di scarti di lavorazione di pesce. Scarti per i quali deve sostenere importanti costi di smaltimento», spiegano gli ideatori di Relicta. «Noi possiamo utilizzare quegli scarti», pagandoli, «e trasformarli, creando un packaging biodegradabile».
GLI ALTRI PREMI Insieme a loro, anche gli ideatori dei progetti classificatisi secondi e terzi alla Start Cup. Si tratta di “Mo.Nat” e di “Neeot”. La prima, messa a punto da Sara Vignoli e Daniela Paddeu, progetta e realizza strutture d'arredo modulari che uniscono il design Made in Italy e la natura. La seconda, sviluppata all'interno del Contamination Lab di Cagliari da Renato Caboni, Federico Corona, e Nicola Aldo Cabras, è una rete privata, pensata per le aziende agricole, capace di coprire con una sola antenna un'area di decine di chilometri.
PREMI SPECIALI Assegnati anche due premi speciali: il primo a “Mindpot”, soluzione innovativa per le problematiche delle persone affette da sclerosi multipla, attraverso un gioco mobile che, con differenti test di memoria, utilizza i dati personali dell'utente. L'altro a “Little Alienz”: un gioco da tavolo è un'app che fa lo screening della dislessia a partire dai 4 anni e aiuta i bambini a potenziare le capacità fonologiche per la letto-scrittura.
Mauro Madeddu

 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 29 ottobre 2017 / Economia (Pagina 22 - Edizione CA)
Villacidro
Guppo Isa, assemblea per guardare al futuro

Il trend positivo delle vendite del Gruppo Isa e il suo ruolo importante nel mercato isolano, ma anche il rilancio di marchi storici di qualità dell'agroalimentare sardo e il potenziamento dell'e-commerce, sono alcuni dei temi al centro della “27esima assemblea del Gruppo Isa” con gli affiliati e i partner.
A Villacidro oggi, a partire dalle 11,30, nella zona industriale, si guarderà indietro a quanto fatto sinora e si presenteranno nuove strategie per il futuro. Il gruppo offre servizi ad oltre 400 punti vendita tra affiliati e negozi di proprietà. È poi presente anche nel settore industriale ed agroalimentare con la Casar: «Il nostro stabilimento di trasformazione del pomodoro», spiega il presidente del gruppo Isa Michel Elias, «presta grande attenzione alla qualità e la sicurezza dei suoi prodotti. È storia recente l' acquisto di un sofisticato macchinario, ceduto poi in comodato d'uso all'Università di Cagliari, che permette di verificare in tempi brevissimi la presenza di residui fitosanitari sui pomodori prima della loro trasformazione». Dopo i saluti di Giovanni Muscas, fondatore del Gruppo, interverrà Giorgio Santambrogio, amministratore delegato del Gruppo Végé che riunisce 29 imprese italiane (tra cui la Isa spa). Poi sarà Mauro Meloni, responsabile commerciale del Gruppo Isa, a presentare i dati economici relativi alla grande distribuzione in Sardegna e in particolare del gruppo Isa.
Stefania Pusceddu

 

4 - L’UNIONE SARDA di domenica 29 ottobre 2017 / Fondi Investimento (Pagina 23 - Edizione CA)
La maratona mondiale
Climathon, ecco i progetti più innovativi

Si intitolano “Birdi” e “The green in connection” le due idee vincitrici degli eventi Climathon di Cagliari e Sassari. La premiazione, tra i progetti proposti, è avvenuta ieri in collegamento video tra le due città sarde coinvolte nella maratona sul clima. «La sfida del clima riguarda i territori», ha detto a Sassari, nel corso della premiazione, l'assessora regionale all'Ambiente Donatella Spano: «Le idee vincitrici dimostrano che in Sardegna esistono buone energie e serie competenze. Tutti i nostri Comuni troveranno nella Regione un'alleata nelle strategie di adattamento al mutamento climatico».
I progetti premiati sono scaturiti da gruppi di lavoro composti da ricercatori universitari, progettisti, funzionari pubblici e imprese. Sul tema dell'acqua, a Cagliari, i giurati hanno scelto “Birdi”, verde in sardo, che ha proposto un pavimento drenante e tetti verdi irrigati con acqua piovana e un innesto di verde nei pergolati e nelle fioriere. A Sassari, sulla traccia delle infrastrutture verdi per la resilienza, la giuria ha premiato “The green in connection”, cioè l'idea di una gestione condivisa dello spazio verde con un sistema di incentivazione gestito tramite app. I vincitori racconteranno le loro idee il 9 novembre al forum di Rimini. (ma. mad.)

 

5 - L’UNIONE SARDA di domenica 29 ottobre 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 13 - Edizione CA)
Le usanze nell'Isola. Gli esperti: insegniamole ai ragazzi Halloween o Is animas
«Salviamo i nostri riti»

Ad Austis, il suo paese, l'usanza era il pedi coccone . «Noi bambini bussavamo di casa in casa e ricevevamo in dono soprattutto castagne e nocciole», racconta il professor Benedetto Meloni, ordinario di sociologia dell'ambiente e del territorio all'Università di Cagliari. È un ricordo della fanciullezza e oggi, rileggendo con gli strumenti del docente i simboli di quella tradizione che ancora resiste in molti centri della Sardegna, dice che sì, «Halloween non può essere liquidata come un elemento di totale importazione. Intanto perché deriva da antiche usanze europee legate al culto dei morti, e poi perché si è innestata in una tradizione pregressa, importante e ancora praticata. Se c'è un rischio che la moda cancelli l'usanza? Ma no, diciamo che sono tradizioni parallele che talvolta si ibridano».
I SIMBOLI La coreografia di Halloween avrà pure l'impatto dirompente di una moda, ma tra zucche iridescenti (peraltro usanza di molti paesi dell'Isola) e costumi stregoneschi sembrano aver ritrovato ancor più vita i nostri riti di evocazione dei defunti. Dal Nuorese al Campidano, dalla Gallura all'Oristanese, dal Cagliaritano all'Ogliastra. Sono i bambini, anime candide, i sacerdoti della questua di Ognissanti. Bussano alla porta di ogni famiglia e chiedono qualcosa in nome delle anime ricevendo dolci, pane, frutta secca, agrumi. «Altro non era che un meccanismo di scambio dei beni sacralizzato nella celebrazione dei defunti. Sì, una sorta di mutuo soccorso - sottolinea Benedetto Meloni -, un modo per far circolare prodotti che non tutte le famiglie avevano. Ad Austis, per esempio, non tutti potevano disporre di una provvista di castagne e nocciole». I bambini, poi, bussavano a ogni portone, liberi da logiche di inimicizie, faide, liti di vicinato. «Passavano dappertutto: si ridefiniva così la rete di appartenenza alla comunità».
L'ELEMOSINA Dolores Turchi, studiosa di tradizioni popolari, puntualizza che si trattava «di un'usanza molto seria: un rito in suffragio delle anime. Quale l'origine? Sono rituali legati alle Antesterie, le feste celebrate in onore di Dioniso che si credeva tornasse per qualche giorno sulla terra e alle feste delle anime nell'antica Roma». E Halloween, avvisa, «con tutto il suo carico di festa commerciale non fa che deformare la nostra tradizione che sembra essere diventata un gioco». Al suo paese, Oliena, la tradizione si chiama pane e binu e sì, come in tantissimi centri dell'Isola, «non è stata mai dimenticata. Ovunque in Sardegna ci fu una sospensione negli anni del consumismo, poi è ricomparsa durante la crisi economica». Anticamente, racconta, «succedeva che anche gli adulti andassero a fare la questua. Erano i poveri del paese che si coprivano bene per non essere riconosciuti».
NUOVA VITA Un tempo, spiega Tatiana Cossu, antropologa dell'Università di Cagliari, «era la ricorrenza che segnava la chiusura del ciclo agricolo e l'avvio del nuovo. Una festa che, nella sua specificità del progettare la nuova produzione con riti che richiamavano la benevolenza dei defunti, ritroviamo anche in terre molto lontane, come l'Oceania». Quella Sardegna è scomparsa. «Il paese si è trasformato. Non c'è più quel contesto economico e sociale che faceva da sfondo a tradizioni che coinvolgevano famiglia e comunità. Oggi magari c'è il desiderio di ricercare le usanze e riproporle, ma si tratta di una rievocazione».
LE RADICI Non è dunque Halloween il danno. «Il problema, invece, è che stiamo abolendo i nostri riti, togliamo ai bambini momenti di crescita importanti, fondamentali - dice Lorenzo Braina, pedagogista -. Pensiamo solo ai dolci per la ricorrenza dei morti: un tempo i papassinos si facevano solo per Ognissanti, oggi li troviamo tutto l'anno». Ma qual è l'importanza dei riti da un punto di vista pedagogico? «Danno radici ai bambini. Insegnano loro lo scorrere del tempo, il passaggio delle stagioni, la felicità dell'attesa e del gustare qualcosa che si è desiderato a lungo».
Piera Serusi

 

6 - L’UNIONE SARDA di domenica 29 ottobre 2017 / Provincia di Cagliari (Pagina 35 - Edizione CA)
SENORBÌ. Il tirocinio della 24enne Federica Tronci nell'Alto commissariato
Dalla Trexenta all'Onu per diffondere la pace

Dalla Trexenta alle Nazioni unite con un sogno: contribuire con le proprie idee al benessere delle persone che soffrono. A differenza di molte ragazze della sua età, cresciute con l'ambizione di diventare modelle o attrici, Federica Tronci, 24 anni, di Senorbì, ha sempre pensato che da grande si sarebbe occupata di politiche per la pace. «È stata mia madre a trasmettermi, sin da piccola, la passione per i diritti umani», dice Federica, che dopo la laurea in Scienze politiche e Diritti umani a Padova, è stata ammessa a frequentare un Master nell'Università di Ginevra. Da lì ha fatto il grande salto alle organizzazioni internazionali.
«Durante il Master ho avuto l'opportunità di iniziare un tirocinio con l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani», aggiunge Federica Tronci, «dove attualmente mi trovo. Il dipartimento per cui lavoro, l'Esame periodico universale, esamina il rispetto degli obblighi in tema di diritti umani assunti dagli Stati Onu».
Il sogno di quando era piccola è diventato realtà. «Una delle cose più entusiasmanti è vedere la passione delle persone che ogni giorno lavoravano per questa organizzazione». Ha già preso parte ad alcuni progetti in India, che si occupavano di tutela di donne e spose-bambine vittime di violenza, dell'educazione e alimentazione di bambini orfani abbandonati nelle strade di Nuova Delhi e dell'approvvigionamento di beni di prima necessità nelle baraccopoli di periferia. Lo sguardo è sempre rivolto verso il futuro: «Nel 2018 andrò in Libano per partecipare a un progetto con i rifugiati siriani», racconta. In valigia non può mancare una copia del discorso di Martin Luther King “I have a dream”, che «da bambina leggevo e rileggevo per ore».
Severino Sirigu

 

7 - L’UNIONE SARDA di domenica 29 ottobre 2017 / Cronaca di Nuoro (Pagina 46 - Edizione CA)
NUORO. Per logo e slogan concorso aperto agli studenti di tutta la Sardegna
Capitale della cultura 2020, città in corsa con i giovani

Le adesioni sono arrivate in quantità, da tutta l'Isola. «Ecco perché abbiamo deciso di affidare agli studenti sardi la realizzazione del logo e dello slogan per rappresentare la candidatura di Nuoro a capitale italiana della Cultura 2020». Il vicesindaco Sebastian Cocco motiva tutto. Il Comune modifica il concorso di idee annunciato di recente: i giovani si prendono la scena, faranno i grafici verso l'ambito traguardo, con la supervisione del designer nuorese Flavio Manzoni.
IL PROGETTO Le tradizioni incontrano gli studenti. Il patrimonio culturale della città e del suo territorio si proietta nel futuro. «La nostra idea di Nuoro punta sulla condivisione, dando ampio spazio ai giovani - afferma Cocco -. Mentre molte città candidate hanno assegnato l'incarico a nomi altisonanti del design internazionale, noi abbiamo deciso di affidarci all'estro e alla spontaneità dei ragazzi. In seguito coinvolgeremo anche le imprese grafiche».
L'UNIVERSITÀ La candidatura compatta università e scuole sarde. «È la scelta migliore - dice Fabrizio Mureddu, commissario del Consorzio universitario -. Daremo il massimo supporto agli studenti interessati alla creazione del logo e dello slogan. La scelta del Comune sposa alla perfezione la filosofia della nostra sede universitaria: il rilancio poggia sui giovani». Nazario Porcu, dirigente dell'istituto comprensivo Grazia Deledda, aggiunge: «Spesso le istituzioni snobbano gli studenti. Stavolta il Comune ha fatto centro, affidando ai ragazzi un incarico prestigioso. La mia scuola darà il suo contributo».
L'ESPERTO Una giuria con un presidente d'eccezione. Da una parte la fantasia degli studenti, dall'altra l'esperienza di Flavio Manzoni. Il responsabile del design Ferrari valuterà l'operato dei ragazzi. Il lavoro selezionato diventerà un'immagine grafica e sarà premiato con mille euro. «Ringrazio Manzoni per la disponibilità - dice Cocco -. Fa parte di quel gruppo di “visionari” che ha contribuito al progetto Nuoro 2020. Candidatura a parte, la ricostruzione di Nuoro non può prescindere dal contributo di tutti». Le proposte vanno presentate entro il 15 novembre.
Gianfranco Locci

 

8 - L’UNIONE SARDA di domenica 29 ottobre 2017 / Spettacoli e Società (Pagina 54 - Edizione CA)
Silvia Bencivelli, autrice del libro, sarà l'11 novembre a L'Unione “Le mie amiche streghe”,
quarantenni colte e confuse

Colte ma confuse. Sono così le quasi quarantenni protagoniste del primo romanzo di Silvia Bencivelli. “Le mie amiche streghe” edito da Einaudi, riporta in copertina una frase incoraggiante: «Essere felici è molto più divertente che essere perfette». Eppure è la perfezione che Lucia, Arianna e le altre inseguono. Con scarsi risultati, visto che a minare le loro convinzioni sono vecchie e nuove teorie sul viver bene. Silvia Bencivelli, giornalista scientifica, collaboratrice di Repubblica e conduttrice di “Tutta salute” su Rai3, sarà a Cagliari, l'11 novembre, per partecipare nella sede de L'Unione Sarda a un corso d'aggiornamento per i rappresentanti della stampa che ha per titolo “Le scienziate vanno on-line”.
Un ottimo tema che le va a pennello. In compagnia - qualificatissima - della rettrice dell'Università Maria Del Zompo, nonché di Luisella Seveso, di Giovanna Pezzuoli, di Marta Burgay, di Francesco Birocchi, parlerà da esperta militante, essendo un medico che non ha mai esercitato la professione. E che tuttavia, in caso di emergenze, fa valere il suo titolo apprestando le prime cure a occasionali pazienti.
Razionale sino allo sfinimento, informatissima su cause ed effetti di ogni possibile morbo, vede una ghiottissima occasione per dimostrare la sua sapienza, nell'imminente parto podalico della sua ex compagna delle elementari Valeria. Situazione che la nonna della scrittrice affrontò gloriosamente bevendo, durante le 30 ore di travaglio, un'intera bottiglia di Stock 84.
Nelle pagine del libro scorrono tutti i topos dell'alimentazione moderna: i fantomatici cibi a Km 0, le portentose bacche di Goji, le banane per curare la gastrite. E tutti i nemici della suddetta dieta sana. Ovvero i conservanti, i coloranti, gli additivi. Silvia Bencivelli racconta con brio il suo affannarsi su internet per trovare sintomi e terapie e con queste armi confutare le opinioni delle amiche in vena di rimedi popolari, tipo agitare una torcia davanti alla pancia della partoriente per indurre il nascituro a mettersi nella posizione giusta per venire al mondo. Il testo è un discorso scherzoso ma non troppo sulla medicina, i suoi progressi e regressi, il rapporto tra medici e malati, i pregi e limiti dell'omeopatia e dell'agopuntura.
Argomenti seri, trattati con levità pensosa. Fino alla conclusione, in cui si sottolinea, nella mente degli umani, la coesistenza di differenti pulsioni e «il bisogno di capire perché siano possibili contraddizioni tanto importanti nei nostri pensieri».
Perché si consulti l'oroscopo prima del luminare in camice bianco o i rituali antichi siano ancora praticati o si discuta i vaccini. Fragilità, dice l'autrice, raccontando con piglio enciclopedico di grandi scienziati e aperitivi serali, di birrette e scoperte fondamentali, di pettegolezzi su Dalton e Lavoisier, di mattinate al mare, di virus e batteri, del giuramento di Ippocrate e di insalate al bar, di spritz e interventi chirurgici .
Alessandra Menesini
 

La Nuova Sardegna

 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 29 ottobre 2017 / Ediz.ne nazionale - Pagina 22
"Viaggio a Stoccolma" andrà al festival "Cinema e donne 2017"
SASSARI Nuovo prestigioso riconoscimento per "Viaggio a Stoccolma". Il cortometraggio su Grazia Deledda diretto da Gabriella Rosaleva e prodotto dal Dipartimento di Scienze umanistiche e sociali dell'ateneo cittadino in sinergia con la Regione e la Fondazione Sardegna Film Commission, è stato selezionato per partecipare alla trentanovesima edizione del festival internazionale di "Cinema e Donne", il primo e più importante festival italiano interamente dedicato al rapporto tra donne e audiovisivo, in programma a Firenze dall'8 al 12 novembre. «La realizzazione del corto si legge in una nota dell'Università -, coordinata da Lucia Cardone, docente di Cinema all'Università di Sassari, e dall'assegnista di ricerca Giovanna Maina, ha coinvolto importanti figure femminili del panorama artistico e letterario italiano (Alessandra Pigliaru, Giusy Calia, Maria Teresa Soldani, Marina Mulopulos), poliedrici artisti sardi (Mattia Enna, Daniele Coni, Raimondo Dore), ma, soprattutto, le e gli studenti del laboratorio offi_CINE del Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali, coordinati dalla dottoranda Luisa Cutzu».Il film sul viaggio di Grazia Deledda verso la sede della cerimonia di consegna del premio Nobel per la letteratura è stato interamente girato a Sassari e nei suoi dintorni: l'Archivio storico Enrico Costa, l'ex carcere di San Sebastiano, Palmadula e Monteleone Roccadoria. Un teaser del film è stato presentato all'inizio di settembre alla 74ma Mostra del Cinema di Venezia. Viaggio a Stoccolma sarà proiettato domenica 12 novembre nel Cinema "La Compagnia" di Firenze, storica sede del Festival Internazionale di Cinema e Donne. Saranno presenti alla proiezione la regista Gabriella Rosaleva, l'attrice protagonista Maddalena Recino, la professoressa Lucia Cardone (in veste di produttrice), e l'operatrice e montatrice Luisa Cutzu, nonché una delegazione degli studenti del laboratorio offi_CINE dell'Università di Sassari.

 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 29 ottobre 2017 / Cultura e spettacoli - Pagina 37
Un convegno a Sassari ha svelato la sua passione, finora rimasta nascosta, per la “settima arte”
ANTONIO SIMON MOSSA, L’ARCHITETTO CHE VOLEVA LAVORARE NEL CINEMA

Nei suoi progetti un manuale di tecnica e un film sulla faida di Orgosolo insieme ad Augusto Genina  di Grazia Brundu
SASSARI  Il 28 preso all’esame di Scenografia, contro il 22 di Composizione architettonica, qualcosa avrà pur voluto dire. Anche perché Antonio (Antoni, in catalano) Simon Mossa negli anni Trenta del secolo scorso frequentava a Firenze la facoltà di Architettura, dove si laureò. Era il cinema però la grande passione dell’intellettuale e ideologo dell’indipendentismo sardo, nato a Padova nel 1916 da una famiglia di origine algherese e morto a Sassari nel 1971. Tanto che suo figlio Pietro Simon oggi può dire, un po’ scherzando e un po’ sul serio: «l’architettura per lui era un ripiego!» nonostante gli oltre quattrocento progetti firmati, compresa la scenografica scalinata che da Capo Caccia conduce alle Grotte di Nettuno. Sull’interesse di Simon Mossa per la settima arte ha fatto luce il convegno "Il Cinema di Antonio Simon Mossa: dall'esperienza del CineGuf a 'Proibito'", organizzato dalla Società Umanitaria Sardegna, in collaborazione con il Dipartimento di Storia dell'Università di Sassari e la Società Filosofica Italiana. I lavori sono partiti, ha spiegato la direttrice dell’Umanitaria Antonella Sento, «dall’archivio affidatoci nel 2015 dai familiari di Antoni Simon Mossa, che conserva, tra altri documenti, anche le pagine di quello che avrebbe dovuto diventare, con il titolo “Prassi e cinema”, un manuale di teoria e tecnica del cinema». In quegli appunti ha messo ordine, in vista di una futura pubblicazione, Andrea Mariani, docente di Teoria dei media a Udine, che sottolinea come dai manoscritti e dattiloscritti del 1941 e ’42, corredati da schizzi e disegni, venga fuori «la vastissima cultura cinematografica di Simon Mossa, soprattutto per quanto riguarda i registi non italiani». Una conoscenza non scontata, perché non era facile, allora, per i film stranieri superare la doppia barriera del protezionismo e della censura cinematografica fascista. Almeno nei cinema ufficiali. Le cose, ha ricordato Mariani, cambiavano «all’interno dei Cineguf, i circoli del cinema presenti in tutta Italia. In questo circuito, che pure era stato creato dal Fascismo, si guardavano i film esteri e si discutevano le teorie cinematografiche di registi e teorici come Pudovkin, Balazs, Ejzenštejn». Ed è proprio grazie all’esperienza dei Cineguf che il futuro architetto si convince, come altri intellettuali europei, che il «cinema non può limitarsi a riprodurre il reale e a stimolare l’emotività degli spettatori, come facevano in genere i film italiani», spiega Antonello Nasone (Società Filosofica Italiana), ma deve far nascere una nuova consapevolezza estetica e morale . C’è da dire che Antoni Simon Mossa non si limitò a riflettere e speculare sul cinema, ma si impegnò in prima persona in alcune produzioni di quegli anni. Nel 1942, inviato dall’Esercito a Cinecittà, lavorò come aiuto regista per “Bengasi” di Augusto Genina, vincitore della “Coppa Volpi” e della “Coppa Mussolini” al Festival di Venezia. Sempre nello stesso anno collaborò al film “La donna del peccato” del tedesco Harry Hasso, occupandosi anche dei dialoghi e degli schemi relativi alla disposizione della cinepresa e degli interpreti. Nella sua idea di cinema trovava posto anche la Sardegna. Nel 1940 aveva vinto, infatti, il Premio “Littoriale della cultura” per il soggetto del film “Vento di terra”, girato ad Alghero. Restò invece sulla carta un altro progetto in cui l’aveva coinvolto, ancora, Augusto Genina, e che avrebbe dovuto portare sullo schermo la faida di Orgosolo. Simon Mossa si documentò in maniera rigorosa non solo su feste, riti e usanze locali, ma anche sulle vicende processuali, però Genina, più interessato ai risvolti sentimentali della vicenda, lasciò cadere tutto. Peccato, perché nelle intenzioni di Simon Mossa quello avrebbe dovuto essere il «primo vero film sulla Sardegna, destinato a riabilitare i sardi, trasformati troppo spesso dagli italiani in personaggi da operetta».

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