Press review

22 October 2017

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 ottobre 2017 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Come cambia il ruolo delle strutture territoriali nell'Isola
TRE GRANDI OSPEDALI CON LA “RETE” ATTORNO

La nuova rete ospedaliera è pronta. Manca il voto finale del Consiglio regionale, che arriverà martedì, e poi il via libera del ministero della Salute. Il riordino infatti deve rispettare i criteri dettati dal decreto ministeriale 70 del 2015, sugli standard dell'assistenza ospedaliera. Il principio ispiratore è quello, più volte citato, dell' Hub and spoke , per cui i reparti più specialistici si concentrano in centri d'eccellenza (gli hub) supportati da una rete di servizi per i pazienti (i centri spoke) a livello territoriale. In pratica: non si può avere tutto dappertutto perché ci perderebbe la qualità delle cure. Tutto con un taglio dei posti letto pubblici che passano da 4905 a 4643, sempre secondo quanto previsto dal decreto
GLI HUB La riorganizzazione in Sardegna ne individuava due: il Santissima Annunziata di Sassari e l'Azienda Brotzu di Cagliari. Entrambi vengono definiti Dea (Dipartimento emergenza e accoglienza) di secondo livello, perché sono in grado di offrire contemporaneamente servizi importanti di emergenza e accettazione e di cardiochirurgia.
In realtà, il testo emendato dal Consiglio regionale ne prevede un terzo: il San Francesco di Nuoro che da Dea di I livello rinforzato acquisisce la qualifica di “struttura con servizi di secondo livello”. Qual è la differenza? Il fatto di essere sede di Breast unit (Centro di senologia, gli altri due si trovano a Cagliari e Sassari) e di Stroke unit (Unità ospedaliera specializzata nella cura dell'ictus) di secondo livello, in cui si può effettuare la rimozione meccanica del trombo.
DEA DI PRIMO LIVELLO Nei raggi che si irradiano dal centro, dopo gli Hub si incontrano i Dea di primo livello. A Cagliari, il policlinico universitario e il Santissima Trinità di Is Mirrionis. Nel Sulcis, l'ospedale Sirai di Carbonia con il Santa Barbara di Iglesias; quello di San Gavino nel Medio Campidano; il presidio di Oristano, quello di Olbia e quello che raggruppa le strutture di Alghero e Ozieri.
Infine c'è il caso del Nostra Signora della Mercede di Lanusei, che con il riordino diventa “presidio ospedaliero con servizi di primo livello”. Tre casi in particolare sono il risultato delle modifiche proposte dall'aula: San Gavino, che secondo i parametri del dm sarebbe dovuto essere sede di pronto soccorso e invece è un primo livello, perché rientra nella rete di traumi e ictus; Alghero, da ospedale di base rinforzato ottiene il primo livello per far fronte al numero di turisti nella stagione estiva; infine Lanusei che passa da ospedale di base a presidio con servizi di primo livello, con le specialità aggiuntive dell'anestesia, della rianimazione e dell'Unità di terapia intensiva cardiologica.
GLI ALTRI Cosa resta? Gli ospedali di zona disagiata: Sorgono, Muravera, Isili, Bosa, tutti con un reparto di medicina generale abilitato per la chirurgia generale. E gli ospedali di comunità: Ghilarza, Tempio, Ittiri e Thiesi caratterizzati per la predisposizione per la degenza post-operatoria.
LA MADDALENA Il presidio del Paolo Merlo, che conserva la qualifica di ospedale di zona disagiata, è stato al centro del dibattito, anche dell'opinione pubblica, per tutto l'iter di approvazione della riforma. Il decreto ministeriale 70 prevedeva la disattivazione del punto nascita, che invece resiste, anche per consentire i parti normali. E manterrà la camera iperbarica.
Roberto Murgia

 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 ottobre 2017 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Entra nella fase operativa l'Agenzia sarda dell'emergenza-urgenza
TUTTO PRONTO PER L'AREUS
Il 118 sbarca nel futuro

La rivoluzione del 118 in Sardegna passa attraverso l'Areus, l'azienda regionale per l'emergenza-urgenza, ancora orfana del direttore generale che dovrebbe essere nominato martedì prossimo. L'obiettivo della Giunta è dare vita a una rete che colleghi il territorio agli ospedali attraverso postazioni territoriali, ambulanze e l'elisoccorso che potrà contare (quando sarà attivo) su tre mezzi nelle basi di Cagliari, Alghero e Sassari.
LA RETE A spiegare il ruolo dell'Areus è l'assessore regionale della Sanità, Luigi Arru: «Sarà il tessuto di connessione tra il territorio e gli ospedali della Sardegna e un'evoluzione delle due centrali operative». L'altra novità riguarda «l'attivazione del Nue 112, il numero unico per le emergenze che permetterà di gestire e smistare meglio le chiamate».
IL COMPITO Soccorrere un ferito, verificare l'intensità dell'infortunio e trasportarlo nell'ospedale di riferimento adatto alla patologia. Sono i compiti fondamentali dell'Areus che assumono valore anche in relazione alla nuova rete ospedaliera. L'obiettivo è avere una vera e propria rete del soccorso che non isoli i cittadini, anche se si trovano in zone periferiche. L'importanza del compito del nuovo servizio di emergenza riguarda soprattutto le patologie cosiddette “tempo-dipendenti”, come l'ictus o l'infarto per cui è necessario un intervento immediato. Anche nei centri più distanti dagli ospedali più specializzati deve essere garantito il soccorso e il ricovero rapido.
ELISOCCORSO La Sardegna soffre una rete viaria non sempre all'altezza di trasporti veloci. Per questo motivo l'elisoccorso avrà un ruolo fondamentale quando sarà attivo. La scelta delle tre basi di Cagliari, Alghero e Olbia è stata fatta per coprire interamente il territorio regionale: le prime due avranno un servizio di 12 ore giornaliere, mentre nel centro gallurese la postazione sarà attiva 24 ore su 24.
ASSISTENZA L'Areus introdurrà anche un nuovo sistema di postazioni di emergenza che avranno personale medico e infermieristico per gli interventi territoriali primari di emergenza e urgenza. Il trasporto sanitario in emergenza sarà assistito o con la presenza diretta di un medico sull'ambulanza, o grazie a un sistema telematico in grado di monitorare il paziente e destinarlo al presidio più indicato.
IN RETE Il rapporto tra il servizio dell'Areus e la nuova rete ospedaliera si fonda soprattutto sulle specialità dei presìdi sul territorio. I Pronto soccorso negli ospedali avranno differenti specialità a seconda della classificazione ottenuta con la nuova rete ospedaliera. È fondamentale dunque capire l'intensità dell'emergenza e scegliere immediatamente il presidio attrezzato per affrontarla. Negli ospedali più periferici e soprattutto quelli in zona disagiata, le postazioni di Pronto soccorso (o Punti di primo intervento) serviranno a garantire le cure per patologie a basso rischio.
I MEZZI Piero Delogu, responsabile della Centrale operativa del 118 di Sassari e reggente di quella di Cagliari, spiega: «Un aspetto fondamentale è dotare i territori di mezzi adeguati ad affrontare sia l'emergenza che i numeri. Un'incremento della dotazione tecnologica corrisponde a un utilizzo più adeguato degli ospedali».
Ma a fare la differenza sono anche «le tante persone che, grazie al loro impegno, permettono al servizio di 118 di funzionare e assistere i cittadini». In Sardegna ci sono 24 ambulanze medicalizzate, in un rapporto di una ogni 1.000 chilometri quadrati, mentre il rapporto ottimale dovrebbe essere una ogni 350.
Matteo Sau

Ma presto cambierà il numero da chiamare
La gestione e lo smistamento delle chiamate di emergenza saranno affidati al Nue 112 (Numero unico dell'emergenza) che presto sarà attivo anche in Sardegna con la nuova rete dell'emergenza-urgenza.
La novità introdotta dal Nue è un controllo più efficace delle chiamate che in prima battuta saranno gestite da personale non sanitario che deciderà, dopo aver localizzato la chiamata, a quale numero assegnarla. Il modello a cui si è ispirata la Giunta è quello lombardo, dopo la firma del protocollo di intesa con il governatore, Roberto Maroni, lo scorso marzo. Nonostante il filtro di due operatori, nelle regioni in cui è attivo il Nue, i tempi complessivi di attivazione del soccorso non sono aumentati. La localizzazione avviene automaticamente e permette di gestire la chiamata in maniera coordinata tra tutte le forze coinvolte e dunque l'attivazione del soccorso dovrebbe essere immediata non appena avviene lo smistamento.
In Sardegna non è ancora stato deciso in che modo strutturare tecnicamente il Nue. Dovrebbe essere attivato anche il numero europeo 116117 per le non emergenze ma per un servizio dedicato a un consulto medico. Questa nuova linea permetterà agli utenti di ottenere pareri medici per via telefonica ed evitare così il ricorso al Pronto soccorso che in Sardegna registra un elevato grado di inappropriatezza. Lo studio della Giunta ha evidenziato che il 70% di accessi è dovuto a disturbi di bassa intensità.
M. S.

 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 ottobre 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
Problemi in una centralina interna
In tilt l'impianto elettrico: senza corrente per ore due blocchi del Policlinico

Un guasto all'impianto elettrico ha lasciato al buio per alcune ore due blocchi del Policlinico universitario di Monserrato. Un black-out dovuto a un problema a una delle centraline risolto in autonomia, con l'intervento dei tecnici e del personale dell'ospedale. Nessun problema per le emergenze: sale operatorie e pronto soccorso, grazie ai gruppi di continuità elettrica, non hanno subito alcun disagio. Lievi rallentamenti nelle attività in alcuni reparti mentre non hanno funzionato gli ascensori e i montacarichi dei blocchi interessati dall'interruzione dell'erogazione dell'energia elettrica.
Ci sono volute alcune ore per individuare il guasto e per intervenire risolvendo la situazione. Un problema tutto interno al Policlinico: la direzione ha fatto intervenire subito le proprie squadre di tecnici per sistemare le centraline elettriche danneggiate. Immediatamente sono entrati in funzione i gruppi di continuità e dunque in gran parte dell'ospedale il guasto non è nemmeno stato percepito. C'è invece chi si è accorto del black-out quando improvvisamente gli ascensori hanno smesso di funzionare e la luce è saltata nei corridoi e nelle sale d'attesa. Qualche disagio anche nei reparti ma l'assistenza non ha mai subito interruzioni. Garantita la priorità al lavoro nei reparti delle emergenze (soprattutto al Pronto soccorso) e nelle sale operatorie. Di pomeriggio la situazione è ritornata alla normalità in tutto il Policlinico.

 

4 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 ottobre 2017 / Provincia Sulcis (Pagina 33 - Edizione CA)
Gonnesa Carbosulcis:
«No all'uscita dell'azienda dall'Ausi»

Filctem Cgil e Uiltec contro l'uscita dall'Ausi della Carbosulcis. La dismissione dalla partecipazione al consorzio Ausi per la promozione dell'Università nel complesso di Monteponi non trova d'accordo una parte della Rsu dell'azienda regionale.
«Da oggi le aule, i laboratori, l'aula magna, gli uffici amministrativi saranno più vuoti – si legge in una nota dei delegati Filctem Cgil e Uiltec – un peso che si assume interamente la Regione e l'assessorato all'Industria, nell'ottica della razionalizzazione selvaggia».
Il clima alla Carbosulcis resta teso. La scorsa settimana Cgil e Uil hanno convocato un'assemblea dei lavoratori per discutere delle preoccupazioni sul futuro della miniera, la dismissione sarà ultimata nel 2018. I sindacati vorrebbero un incontro con la Regione, ma ancora non è stato fissato. E le preoccupazioni crescono.
«Recentemente abbiamo scoperto – si legge in una nota diffusa dai rappresentanti dei lavoratori – che è stata eliminata una vecchia consuetudine tipica degli ambienti minerari, cioè un'assicurazione contro infortuni professionali ed extraprofessionali». (a. pa.)

 

5 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 ottobre 2017 / Commenti (Pagina 51 - Edizione CA)
Sviluppo dal basso: un flop
Cultura d'impresa, questa sconosciuta

Un saggio di Antonio Sassu, economista di apprezzata attenzione e di acuta sensibilità verso i problemi sociali dell'isola, ha riproposto, con dovizia di dati e confronti, gli insuccessi registrati dalle politiche a sostegno dello sviluppo locale, come messe in atto dai primi anni '90 in avanti, attraverso un proliferare di sigle (Pia, Pit, Leader), da parte di istituzioni regionali, nazionali e comunitarie. Presentato a Cagliari nel giorni scorsi in una sala affollata, ha visto intervenire diversi esponenti di rilievo e di riconosciuta esperienza come Gianfranco Bottazzi, Giorgio Macciotta e Gianluca Cadeddu, oltre naturalmente l'autore.
L'argomento, si sa, appare di grande interesse ed ha dei notevoli riflessi sull'attualità, visto che il registro dello sviluppo, qui nell'isola, è da un paio d'anni niente altro che un insieme di pagine vuote. Nell'accettare o meno che si sia trattato, o meno, di un vero flop (come vorrebbe l'interrogativo posto da Sassu nel titolo del volume: "Lo sviluppo locale in Sardegna: un flop?"), il dibattito ha riguardato principalmente la criticità, o meno, delle politiche attualmente in essere per promuovere “dal basso”, cioè localmente, uno sviluppo produttivo.
C'è infatti molto consenso nel sostenere che la fertilizzazione per favorire la nascita di imprese innovative e competitive sia fallita per via degli eccessi di passatismo e di micro-localismo in gran parte delle iniziative, rimaste imprigionate in quella sindrome del “chilometro zero” che ne è il limite più evidente e più penalizzante. Perché sarebbe mancata loro la conoscenza di quella cultura del “glocalismo”, come codificata dal Bauman, in modo da riuscire a dare al patrimonio materiale e immateriale dell'ambiente locale le attrezzature necessarie per poter affrontare e per saper conquistare i macro-mercati globali.
Soprattutto nel dibattito seguito alla presentazione, è emerso come il nodo cruciale non risieda in uno sviluppo promosso dal basso (che è, e rimane opzione irrinunciabile), ma le ragioni andrebbero ricercate nell'impreparazione del capitale sociale disponibile localmente e, ancora (ma non secondariamente), nella disorientante farraginosità delle procedure e negli eccessi di burocratismo posti come porta d'accesso agli strumenti d'incentivazione attuati. Con l'amara constatazione che le diverse esperienze compiute, dai Pia ai Leader, siano risultate del tutto fallimentari.
Ed a tal proposito c'è una riflessione che l'autore pone a conclusione del suo lavoro e che appare assolutamente condivisibile: occorre evitare la semplice replica «di schemi di intervento generale di livello nazionale e comunitario, senza un'attenta valutazione delle specifiche caratteristiche del nostro ambiente e delle nostre imprese». In parole povere, Sassu ritiene che le politiche d'intervento debbano tener presente prioritariamente lo stato, culturale e capacitivo, del territorio interessato e delle risorse materiali e immateriali che lo caratterizzano, abbandonando «lo spontaneismo dei privati e delle amministrazioni comunali, troppo spesso inconcludente, marginale e privo di spessore».
Sarebbe mancata a queste politiche, per dirla tutta, la piena ed effettiva conoscenza dello stato dell'imprenditoria locale, delle sue capacità attuali e delle sue eventuali potenzialità future. Come conoscenze ed esperienze gestionali, tecniche e commerciali. Ed ancora, come configurazione degli attuali assetti proprietari, legati in gran parte ad un micro-capitalismo familiare, spesso rimasto molto naïf. Forse, per citare un insegnamento antico, occorrerebbe che le politiche d'intervento investano innanzitutto in “cultura d'impresa”, prima ancora che fornire capitali per l'impresa. Sottraendo poi questi ultimi dalla deviante e penalizzante dizione “a fondo perduto” che contiene, in quel participio passato, una lugubre lettura.
Paolo Fadda, Storico e scrittore

 

6 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 ottobre 2017 / Spettacoli e Società (Pagina 44 - Edizione CA)
Le nuvole parlanti di Nues
raccontano le “Storie oltre”

Sono “Storie oltre” quelle del Nues. Come le pagine di un libro, che, spalancate nella locandina di Daniele Serra, sembrano trasformarsi in barche pronte a spiegare le vele verso nuove avventure. Dal 18 al 24 novembre tanti appuntamenti, per il Festival dei fumetti e cartoni del Mediterraneo. E se il fulcro resta la letteratura disegnata, come spiega Bepi Vigna, direttore del Centro Internazionale del Fumetto e organizzatore, «lo scopo è andare oltre, dall'ecologia all'attualità, dal cinema al teatro».
DONNE Ecco perché il fumetto varca i cancelli dell'università con il convegno “Spaced out - lo spazio nel fumetto”, organizzato dalla Facoltà di Studi Umanistici dal 26 al 28 ottobre, tra lo spazio della fantascienza e quello de mediterraneo e dell'emigrazione. Ospite d'eccezione Sara Colaone, una fumettista rivoluzionaria quanto la protagonista della sua graphic novel, “Leda”: la storia vera della scrittrice Leda Rafanelli, musulmana, anarchica e futurista. “Femminile, multiculturale” sarà poi l'incontro alla MEM per la giornata contro la violenza sulle donne, il 24 novembre con le scrittrici Selma Dabbagh e Sumia Sukkar dalla Siria e dalla Palestina.
TEX E il Nues è anche e soprattutto mostre. E qui spara due cartucce davvero spettacolari: la prima viene dal revolver di Tex, con la mostra “Nel segno di Galep”, dal 18 novembre al Search di Cagliari, dedicata ad Aurelio Galeppini, il più celebre disegnatore texiano, che portò sempre nel cuore la sua origine sarda: saranno esposte numerose tavole originali, e all'inaugurazione interverrà o sceneggiatore texiano nuorese Pasquale Ruju. Lo stesso giorno, le sale del Search si trasformeranno nello studio di Sherlock Holmes, con la mostra “221b Baker Street” tutta dedicata al celebre investigatore nato dalla penna di Arthur Conan Doyle, tra fumetti, volumi, riviste, locandine e altri memorabilia tratti dalla collezione di Maurizio Tidu. «Un altro tema a cui teniamo molto è quello dell'ambiente», continua Vigna: ci penserà Margherita Tramuli, con il suo laboratorio “L'ecologia spiegata ai bambini … e ai grandi che fanno finta di niente”, a rendere più appassionante per tutti il sogno di creare un pianeta migliore.
AMORE Andare oltre significa anche celebrare l'amore, in ogni forma: una selezione di fumetti sul mondo gay e non solo sarà protagonista di “Amore Oltre”, alla sede Arc di via Falzarego: ci sarà l'ironia di “Lui e l'orso” di Salvatore Callerani, serie divenuta famosa sul web; la tenera storia “Un amore senza te” di Luca Vanzella e Giopota; e infine le tavole di Legs Weaver, prima eroina di casa Bonelli apertamente lesbica, disegnata da Antonella Vicari.
DIABOLIK Nues festeggia anche i cinquant'anni di “Diabolik”, e il fumetto incontra il teatro grazie a Fausto Siddi, che la sera del 21 novembre leggerà e interpreterà alcune storie del celebre ladro in calzamaglia. La compagnia de Il Crogiuolo - Fucina teatro, darà invece vita a “L'uomo che sognava gli struzzi”, tratto dall'omonimo racconto di Bepi Vigna in sala Eleonora d'Arborea in via Falzarego, il 23 novembre.
ARQUER-ATZENI Ma il gran finale è dedicato a Sigismondo Arquer, scrittore e letterato morto sul rogo nel 1571, e raccontato da Sergio Atzeni: «Molti anni fa Sergio scrisse un testo su di lui, poi riadattato a fumetto», racconta Vigna; «noi abbiamo recuperato l'originale, e il 24 novembre al Teatro Ts'E sarà letto da Giacomo Casti con immagini di Daniele Serra. Il viaggio si chiuderà con il pluripremiato cortometraggio di Vigna, “Nausicaa - l'altra Odissea”.
Giovanni Lorenzo Porrà
 

La matita e la scienza, un felice matrimonio
Tra fumetto e scienza, il legame tra il Nues e il FestivalScienza prosegue con successo. Ospite d'onore qui è Pier Luigi Gaspa, che presenterà “Madame Curie: indipendenza e modernità” il 9 novembre all'Exma. Biologo ed esperto di fumetti, Gaspa è anche uno dei collaboratori del Lucca Comics. La scienza si trasforma in un romanzo avvincente, anche nella sua conferenza “Velocità Warp, compagno Gagarin”, rivolta in particolare alle scuole, e che toccherà il tema dell'esplorazione spaziale tra realtà e fantascienza. Doppia proiezione poi venerdì 10 e domenica 12 di un grande classico: “Paperino nel mondo della Matemagica”, lungometraggio disneyano che vede il papero più famoso del mondo alle prese con un mondo fatto di alberi con radici quadrate, torrette di numeri e matite che giocano a tris.

Il festival dei fumetti e cartoni del Mediterraneo ha anche un occhio di riguardo alle scuole: prima con il convegno Ecologia_Economia, incentrato sui lavori “verdi” del futuro, e rivolto agli studenti degli Istituti superiori, con la partecipazione del giornalista Aris Malandrakis, esperto di recupero degli spazi urbani e della casa editrice BeccoGiallo che da sempre propone fumetti di impegno civile, dedicati all'ambiente e a grandi protagonisti della storia. Gli studenti del Liceo Artistico Foiso Fois saranno invece i protagonisti nella mostra “221 b Baker street”, dove realizzeranno una mappa interattiva di Londra.

 

7 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 ottobre 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
La Regione non ha ancora firmato il decreto. Giovedì incontro associazioni-ministero
Ricci, la stagione è a rischio
Pescatori in rivolta: incertezza sulle aree di raccolta nell'Isola

Nubi nere sulla stagione di pesca dei ricci di mare ormai alle porte. Così cupe da non aver ancora permesso alla Regione, a pochi giorni dal tradizionale avvio della raccolta, di firmare il decreto che autorizza i 186 subacquei professionali a immergersi per riportare in superficie i ricci.
LA PROTESTA Sul piede di guerra, in queste ore, sono scesi gli operatori cagliaritani che minacciano, se non verrà fatta immediata chiarezza sulle aree di raccolta consentite, di bloccare l'attività ma anche di mettere in atto clamorose azioni di protesta come lo stop all'ingresso in porto delle navi da crociera. «Vogliamo andare a pescare anche nei compartimenti limitrofi a quello in cui siamo iscritti, vale a dire nell'Oristanese e nelle acque di Olbia, ma una legge troppo esposta alla libera interpretazione sta condizionando il nostro lavoro», spiega Gesuino Banchero, presidente dell'Associazione pescatori subacquei Sardegna.
IL VERTICE Le certezze potrebbero arrivare giovedì mattina da Roma, quando una delegazione delle organizzazioni sarde della pesca professionale guidata Renato Murgia del Flag-Gruppo azione costiera e Giovanni Loi dell'Agci, incontrerà il direttore generale della pesca marittima del ministero delle Politiche agricole, Riccardo Rigillo. «Il quadro normativo è chiaro: ministero e Capitaneria hanno l'esclusiva competenza per il rilascio dei nulla osta per autorizzare la pesca in più compartimenti». Anche in quelli limitrofi all'area di iscrizione di pescatori e imbarcazioni. Le acque territoriali sarde invocate dalla Regione, insomma, di fatto subiscono un'ulteriore settorializzazione che non accontenta i sub.
L'INTERPRETAZIONE Sin qui le regole scritte. Anche se poi a vincere sono, come spesso accade, le eccezioni. Così da anni, tra raccoglitori cagliaritani e oristanesi è in atto una vera e propria guerra di campanile. «Una guerra tra poveri che deve finire», ribadiscono le associazioni di categoria.
«Lo scontro è dovuto alla libera interpretazione della legge», avverte Stefano Melis, presidente dell'Op-Organizzazione dei produttori. «Sarebbe sin troppo facile per noi andare a pescare nell'Oristanese senza rischiare multe e sequestri. Basterebbe iscrivere le barche a quel comparto, ma non è questa la soluzione. Ministero e Regione devono fare la loro parte proprio per evitare facili interpretazioni delle norme».
LA SPERANZA Insomma, le speranze sono legate all'incontro in programma nella Capitale. «Siamo disposti a fare un passo indietro ma solo se verrà fatta, questa volta, estrema chiarezza. In caso contrario la stagione non partirà». Uno stop che avrebbe riflessi pesantissimi non solo per i pescatori ma anche nell'indotto. Si pensi solo a chi commercia il prodotto o vende la preziosissima polpa.
LE SCELTE I pescatori ricordano gli impegni assunti l'anno scorso quando si affrontò il tema scottante del depauperamento della risorsa. I ricci stanno diminuendo nell'Isola. «Per questo abbiamo rinunciato a immergerci i lunedì», spiegano Melis e Banchero. «Abbiamo anche proposto di ridurre l'orario, smettendo di pescare alle 13 e non alle 15. Ora veniamo a sapere che nell'area marina protetta di Cabras-isola di Mal di Ventre non ci sono più ricci. Qualcuno ce lo deve spiegare, non credo che sia colpa dei pescasportivi e dei turisti, come è stato detto. «Di certo la responsabilità non è di noi sub cagliaritani che siamo stati esclusi dal parco. Altri, evidentemente, ci hanno pescato», tagliano corto i due pescatori.
L'INDAGINE Intanto il Cnr ha presentato a Cabras il lavoro commissionato dall'Area marina protetta per verificare lo stato di salute della risorsa. La sentenza è stata impietosa: “rischio estinzione”.
Come era stato ribadito più volte, il Dipartimento di Scienze della vita e dell'Ambiente dell'Università di Cagliari ha predisposto, col Consorzio ittico Santa Gilla, un progetto di allevamento destinato a produrre 100mila ricci l'anno per ripopolare i fondali sempre più poveri.
Andrea Piras
 

 

La Nuova Sardegna

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 22 ottobre 2017 / Pagina 20 - Sassari
Mercoledì al Teatro Civico la finale del premio per le aziende più innovative
TREDICI IDEE D'IMPRESA PER START CUP SARDEGNA
Dalla sanità al design, dal commercio all'agricoltura: ecco i progetti in gara

SASSARI La Sardegna seleziona gli innovatori di oggi e di domani. Sono 13 le idee d'impresa in gara per la Start Cup Sardegna 2017, competizione tra le migliori idee d'impresa innovative giunta alla decima edizione. I gruppi, che sono emersi dal percorso organizzato dai due atenei sardi, si contenderanno la vittoria a colpi di business plan e di elevator pitch. Appuntamento mercoledì 25 ottobre alle 16 al Teatro Civico di Sassari (Corso Vittorio Emanuele II n°73) con la finale della X edizione della Start Cup Sardegna, la Business Competition organizzata dagli Uffici di Trasferimento Tecnologico delle Università di Sassari e Cagliari. Ai finalisti del percorso Start Cup si aggiungono quest'anno le idee già vincitrici dei Contamination Lab, 5 idee selezionate all'Università di Sassari (premiate in piazza Castello durante la Notte europea dei ricercatori) e 3 idee dell'Università di Cagliari. In palio, premi in denaro e servizi e la partecipazione, per i primi tre classificati, al Premio Nazionale dell'Innovazione. I tredici finalisti sono Carryme, Easyplant, Heart of Sardinia, Little Alienz, MindPot, MO.NAT, Neeot- Think Away, OMSy, Osteo-Lab, ProPet, Receipt0, Relicta!, So green. Si tratta di progetti che spaziano in tutti i campi: da quello sanitario, al design, dall'agricoltura, al commercio e via continuando. Modera l'evento Lorenzo Micheli, Clab Ambassador. All'evento parteciperanno i rappresentanti degli enti promotori, le Università di Sassari e Cagliari, i valutatori, gli enti sostenitori e finanziatori: Abinsula, Unfidi Sardegna, Legacoop, Rotary Club Cagliari, Sardegna Ricerche, Webidoo. Ai tre vincitori di Start Cup Sardegna 2017 spetteranno premi in denaro e servizi; inoltre i gruppi collegati al mondo della ricerca pubblica avranno anche la possibilità di rappresentare la Sardegna al 15° Premio Nazionale per l'Innovazione (Pni), la fase nazionale della Competizione, che coinvolge circa 50 atenei italiani e il Cnr. Quest'anno il Pni si terrà a Napoli il 30 novembre- 1° dicembre prossimi. Al Pni concorreranno i progetti di impresa innovativa vincitori delle 15 Business Plan Competition (Start Cup) organizzate a livello locale. I vincitori si aggiudicheranno i premi finali messi a disposizione dagli sponsor nazionali e potranno entrare in contatto con i principali esponenti della comunità scientifica e finanziaria italiana dedicata all'innovazione.

 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 22 ottobre 2017 / Lettere e commenti - Pagina 35
ISTRUZIONE E CULTURA
La nuova università e la libertà di insegnare

Si è già detto, su queste pagine, come l'università di oggi sia chiamata, piaccia o meno, a compiti un tempo assolti dalle "scuole": fornire conoscenze di base, impartire insegnamenti professionalizzanti, inserire nelle proprie offerte formative materie scolastiche (nozioni di economia, informatica, corsi di lingua, etc.). Che cosa distingue, allora, l'insegnamento universitario da quello scolastico? Se scoprissimo di non essere più in grado di rispondere a questa domanda, dovremmo, rassegnarci a dare ragione a Deleuze, quando, già alla fine degli anni '80, osservava: «dal momento in cui all'università si fanno le materie scolastiche è la fine dell'università, non è più un luogo di ricerca». Non occorre allora ripensare il senso di quella "libertà di insegnamento" che sarebbe propria dell'università, a essa peculiare, che si definirebbe in modo irriducibile rispetto all'insegnamento scolastico, ai suoi programmi ministeriali, alla sua didattica? E' evidente però che questa nozione non è data una volta per tutte: ciò che "libertà di insegnamento" significava agli inizi del secolo scorso non può, certo, valere anche oggi. Per sapere che cosa fosse, basterebbe leggere, tra altri, i ricordi di Ernst Kantorowicz, che così descriveva l'università tedesca prima del 1933: «Ci si aspettava che uno studente universitario non avesse più bisogno di istruzioni» - vi avevano già pensato il liceo, gli istituti superiori. Non c'erano inoltre «né units, né credits, non c'erano voti, né assistenza», i professori potevano fare lezione su qualsiasi argomento ritenessero opportuno trattare, e così via. Tutto ciò non esiste più. Gli studenti di oggi non si aspettano affatto di vedersi garantita la loro «libertà di apprendimento», libertà di frequentare qualsiasi lezione volessero, di lasciare il corso quando lo si desiderava, perché «nessuno si preoccupava di uno studente assente o del fatto che egli afferrasse o meno qualcosa».Gli studenti, oggi, si aspettano calendari e orari delle lezioni, rispetto delle regole, guida dello studente. A loro volta, anche molti dei professori di oggi non saprebbero che farsene, forse, di quella «libertà di insegnamento» che significava una volta il diritto di «insegnare tutto ciò per cui avesse interesse», diritto di non seguire alcun programma, di disinteressarsi di ogni questione burocratica o organizzativa. E' evidente, allora, che non si tratta oggi di tornare indietro, a un passato per il quale finiamo per provare "nostalgia" soltanto perché è passato. Eppure resta la questione: che cos'è, oggi, la "libertà di apprendimento e insegnamento" che distingue l'università dal sistema scolastico? Se una differenza dev'esservi occorre allora che la "libertà di insegnamento", in università, significhi anzitutto, libertà di non insegnare: di non impartire, cioè, istruzioni, saperi. A quello devono bastare i libri di testo, le verifiche della preparazione, gli esami di profitto. Il sapere scolastico difficilmente è separabile da una "pedagogia": è per definizione "ortopedico", disciplinare, gerarchico, normalizzante - è essenzialmente "educazione al sapere", progetto educativo. Ma quello universitario? E' possibile un insegnamento che non passi per una pedagogia? L'insegnamento scolastico ha il compito di "formare" la persona, il cittadino. Ma quello universitario? Per parafrasare Heidegger, insegnare, all'università, forse non consisterebbe in nient'altro che nel lasciare imparare lo studente, lasciare che sia lui a imparare. L'insegnante non deve essere mai sicuro di ciò che sa, del "suo" sapere: a differenza che nell'insegnamento "scolastico", non procura, d'autorità, conoscenze utili al suo allievo. Libertà di insegnamento può significare ancora questo, allora: lasciare che - anche all'interno di una didattica programmata - esistano momenti di "rottura" del discorso pedagogico e scolastico, momenti di "non sapere", in cui l'insegnante non cessa di imparare, e l'allievo di imparare a imparare (sono i momenti in cui salta la distinzione tra didattica e ricerca, in cui la didattica è ricerca, e la ricerca è didattica). Ma c'è anche bisogno che siano gli studenti a volerlo, bisogno che anche loro comincino a riflettere sul senso di ciò che oggi può significare "libertà di apprendimento": "libertà" di imparare, prima che "dovere" (e "diritto") di imparare.
Tommaso Gazzolo, Sassari

 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 22 ottobre 2017 / Agenda - Pagina 22
LA CERIMONIA
Tutela del malato e passione civile: ecco i nostri medici

Nell’aula magna dell’Università il sessantaduesimo solenne ed emozionante incontro tra i dottori che hanno compiuto 50 anni di laurea e i giovani che hanno giurato
L’esperienza e l’affidabilità di chi da oltre cinquant’anni indossa il camice bianco, la speranza per il futuro e l’entusiasmo di chi muove i primi passi nella professione. La maturità e la giovinezza sono i due volti della medicina che si sono incontrati nell’aula magna dell’Università alla 62esima “Giornata del Medico”. Nata a Sassari negli anni Sessanta su iniziativa dell’allora presidente Egidio Depperu (e poi condivisa da tutti gli Ordini italiani) la cerimonia è si è conclusa con il giuramento dei giovani dottori e con la consegna delle medaglie ai medici che hanno festeggiato i cinquant’anni dalla laurea. Ai giovani medici si è rivolto il presidente dell’Ordine dei medici di Sassari, Francesco Scanu, nel suo discorso. «L’impegno dell’Ordine è concentrato sui giovani e sulla difficoltà di accedere alle scuole di specializzazione – ha detto –: chiediamo posti quanti sono i laureati, non possiamo permettere che si rischi un futuro da disoccupati o fughe all’estero, questa è la nostra battaglia e non abbiamo alcuna intenzione di deludere i nostri giovani». Sempre ai giovani, Scanu ha rivolto l’invito a mettere sempre il paziente sempre al primo posto, ancora di più in questo momento di crisi che allontana tanti cittadini dalle cure.
«I medici ce la stanno mettendo tutta ma il Governo deve liberarci dalla burocrazia che ci sta impedendo di dedicarci al paziente al meglio – ha detto il presidente dell’Ordine –, anche perché non esiste la malattia ma il malato, che si deve curare ma prima di tutto ascoltare e sostenere». Concetti ripresi anche da Nicolas Arnould, vice presidente della Commissione dell’albo degli odontoiatri, che ha evidenziato il disagio dei dentisti nella lotta all’abusivismo e alla pubblicità ingannevole. Tutela del malato e diritto alla salute sono temi ripresi anche nei saluti delle autorità presenti: l’arcivescovo Gianfranco Saba, il rettore dell’Università Massimo Carpinelli, il sindaco di Sassari Nicola Sanna e il vice preside della facoltà di Medicina, Ciriaco Carru. Toccante la consegna delle medaglie di benemerenza ai 15 medici che hanno compiuto 50 anni di laurea: Paolo Cattogno, Pinotto Dettori, Angelo Dore, Nicola D'Ovidio, Gennaro Esposito, Gianfranco Fadda, Domenico Giraudi, Michele La Rocca, Dario Leonardi, Giuseppe Madeddu, Paolo Manca, Pierluigi Martinez, Carmelo Nieddu, Luigi Oppia e Massimo Tondi. Prima del giuramento dei neo iscritti è stato conferito a Giuseppina “Cicci” Gaiani il “Sigillo d’onore” per aver regalato e trasferito il suo storico laboratorio in Angola. Infine, il giuramento professionale degli 86 medici chirurghi e dei 7 odontoiatri iscrittisi all’Ordine nell’ultimo anno.

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