Press review

08 October 2017

L'Unione Sarda


1 - L’UNIONE SARDA di domenica 8 ottobre 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
La tecnica studiata dalla scienziata di Tortolì funziona anche dopo anni di stato vegetativo
Il medico che risveglia dal coma
Angela Sirigu ha riattivato la coscienza di un trentacinquenne

Nella resurrezione di un uomo in stato vegetativo da quindici anni c'è la mano di una neuroscienziata di Tortolì. Con la sua équipe, a Lione, Angela Sirigu ha riattivato la coscienza di un uomo da 15 anni considerato “irreversibile”, stimolando il nervo vago.
La ricercatrice, che da martedì si trova a Sapporo, in Giappone, per illustrare la sua attività a un convegno internazionale, ha condotto uno studio approfondito su un 35enne francese rimasto vittima di un incidente. La scienziata, che ha salutato l'Ogliastra a 17 anni, voleva ridare vita alla coscienza del paziente: grazie a un percorso iniziato nel 2015, oggi l'uomo è in grado di capire tutto, anche se non parla e non si muove, perché ha danni alle zone del cervello che governano parola e movimento. I risultati, emersi dagli studi dell'équipe di Angela Sirigu, consentono di riaccendere le speranze in quei pazienti immersi in un coma profondo sino a oggi ritenuto perenne.
LO STUDIO Dal 2000 era in uno stato vegetativo. Dal giorno dell'incidente in auto il paziente, all'epoca ventenne, non aveva mai dato alcun segno di cambiamento. Nessuna consapevolezza di sé e del mondo esterno, nessuna coscienza. Ma è davanti a questa sfida, apparentemente proibitiva, che i ricercatori hanno riscritto l'evoluzione di questo stato adottando una tecnica di stimolazione (con un pacemaker impiantato da neurochirurghi nel torace del paziente) del nervo vago, uno dei principali canali di trasmissione dal cervello al corpo. «Durante la mia carriera scientifica, già da quando lavoravo negli Stati Uniti negli Istituti nazionali di sanità», spiega la scienziata da Sapporo, «mi sono interessata ai meccanismi neuronali della coscienza. Ho studiato a lungo gli effetti delle lesioni cerebrali, in particolare il ruolo della corteccia parietale nell'alterazione degli stati di coscienza. In quest'ultimo studio, in un paziente in stato vegetativo ho voluto dimostrare che la coscienza alterata si può riparare».
LA TECNICA Con un intervento chirurgico di 20 minuti i medici hanno applicato degli elettrodi intorno al nervo, impiantando contemporaneamente sul petto, sotto pelle, uno stimolatore in grado di trasmettere gli impulsi agli elettrodi. «Nel campo della ricerca», prosegue Angela Sirigu, «è importante avere delle idee ma è ugualmente importante portarle a termine. Ciò è possibile solo se ci sono giovani ricercatori motivati a lavorare e a dare il meglio di se stessi. L'unica cosa che ci spinge e ci guida sono le ipotesi di lavoro. Questo studio è quindi un lavoro di squadra della mia équipe di ricerca».
ORGOGLIO SARDO La scoperta scientifica dà lustro anche alla Sardegna e alla sua Tortolì. «Mi fa piacere e ne sono lusingata. Qualche anno fa professor Francesco Marrosu mi invitò alla scuola di specializzazione di Scienze neurologiche della facoltà di Medicina del Policlinico universitario di Cagliari. Ho presieduto vari corsi di neuroscienze. Ho trovato studenti brillanti e con molte idee».
LA SPECIALISTA Angela Sirigu, sposata con un medico chirurgo di origine canadese e madre di tre figli (uno dei quali ha scelto la carriera dei genitori), ha conseguito la laurea in Medicina e il dottorato in Psicologia all'Università di Roma, dove è arrivata dopo gli studi tra l'Ogliastra e Cagliari. Successivamente ha portato avanti la professione a Marsiglia. Oggi è direttore di ricerca all'Istituto di Scienze cognitive del Centro nazionale di ricerca scientifica (Cnrs) a Lione.
IL FUTURO La scienziata, sangue blu della longevità ogliastrina (la madre, Bonaria Murgia, è scomparsa a ottobre 2016 a 103 anni), guarda ai prossimi traguardi. «Stiamo strutturando il lavoro per l'inclusione di altri pazienti vittime di vari tipi di stati di coscienza alterate. Un'altra patologia a cui dedico tanto tempo è l'autismo. Lavoriamo su un test che può predire già à partire dal primo anno d'età i disturbi autistici».
Roberto Secci

 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 8 ottobre 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 10 - Edizione CA)
Demuro: la Costituzione vieta una consultazione “alla catalana”
Voto per l'indipendenza?
«In Italia non si può»

Alla catalana, dalle nostre parti, al massimo si può fare l'aragosta. Non certo il referendum per l'indipendenza. Anche se usa termini diversi, è quello il senso delle riflessioni di Gianmario Demuro, docente di Diritto costituzionale dell'Università di Cagliari ed ex assessore regionale alle Riforme (si dimise dopo il no referendario alla riforma renziana, che lui sosteneva): «Le Costituzioni unitarie e non federaliste, come la nostra, non prevedono percorsi per la secessione di singole regioni», spiega. Demuro però, pur non condividendo l'afflato indipendentista, non sostiene neppure il centralismo spinto: «La nostra Carta fondamentale dice che l'Italia è una e indivisibile, ma anche che la realizzazione della democrazia passa dalle autonomie».
E questo che cosa comporta?
«Una Repubblica delle autonomie, policentrica, in buona parte ancora inattuata. Con livelli di autonomia regionale molto aumentati; con un ruolo delle città finalmente definito, come in ambito europeo. Ma questo richiede anche un Senato delle regioni: ecco perché ero a favore della riforma di Renzi».
Quindi lei non teme la richiesta di maggiori poteri, contenuta nei referendum in Lombardia e Veneto?
«No: quelle regioni potevano già avviare, sulla base dell'articolo 116 della Costituzione, una trattativa col governo sulle nuove competenze. In generale, penso che le regioni speciali non debbano essere gelose della differenziazione ulteriore di altre regioni. L'Italia è così, diversissima al suo interno».
Ma il voto in Lombardia e Veneto non creerà due nuove regioni speciali.
«No, certo. Quelle le individua la Costituzione. La Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il quesito veneto che chiedeva appunto se i cittadini volessero una regione a Statuto speciale».
Anche alla Sardegna servono più poteri? E li saprebbe usare?
«Il vero nodo è la finanza pubblica. La Sardegna dovrebbe aprire un dibattito sullo Statuto, per definire con lo Stato ciò che garantisce il nostro sviluppo».
Quale strada legittima e non violenta può tentare di percorrere chi aspira a una Sardegna indipendente?
«Ripeto: gli Stati federali prevedono procedure articolate di secessione, gli Stati unitari no. L'unità e indivisibilità della Repubblica è uno di quei princìpi supremi della Costituzione, non suscettibili di revisione costituzionale. Se lo modifichi, crei in realtà un'altra Costituzione».
Quindi non si potrà mai chiedere democraticamente ai sardi se vogliono restare con l'Italia? Mauro Pili ora ha proposto di indire un referendum simile con legge costituzionale.
«La Consulta chiarisce che ai referendum regionali, anche consultivi, sono precluse scelte relative ai fondamenti della Costituzione. Dobbiamo concludere che, con le nostre regole, eventuali processi di indipendenza sono extra ordinem , cioè estranei al nostro ordinamento».
Quindi sono possibili solo attraverso conflitti? Come sta accadendo in Catalogna?
«La Costituzione spagnola ha princìpi di unità simili alla nostra. È evidente che lì è in atto uno strappo. Ma è la politica che deve trovare soluzioni. A mio avviso, se resti nella legalità costituzionale hai argomenti più forti. Altrimenti è più complicato».
Ma allora è legittima la risposta violenta del governo spagnolo che si è vista una settimana fa?
«Ma per carità, la violenza non ha mai portato soluzioni e la condanno totalmente. È il sintomo di questioni irrisolte del passato, che la politica non ha saputo affrontare. Lo scrittore catalano Javier Cercas dice che si respira un clima simile al 1934, pre-guerra civile. C'è una rottura che dev'essere sanata».
In quale modo?
«Magari dialogando su ulteriori forme di autonomia. Bisogna capire poi il favore popolare effettivo per l'indipendenza catalana. Potrebbe una minoranza ben organizzata decidere per tutti?»
Appunto: allora perché non far votare per misurare l'effettivo consenso popolare? Cameron con gli scozzesi ha fatto così, e ha vinto il no all'indipendenza.
«Il Regno Unito è un contesto diverso, non è uno Stato federale ma è comunque un'unione di Stati preesistenti. E lì, per altro, tutto il processo fu negoziato molto bene in precedenza».
Non esiste un diritto all'autodeterminazione dei popoli, anche quando fanno parte di Stati unitari? Un principio di libertà che viene anche prima delle Costituzioni?
«Nel diritto internazionale, l'autodeterminazione si invoca nei casi di oppressione. Se poi mi parla di princìpi pre-costituzionali, si torna a quel che dicevo prima: l'indipendenza è un processo extra ordinem ». (g. m.)

 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 8 ottobre 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 11 - Edizione CA)
Analogie e differenze tra le due regioni secondo militanti e studiosi
Sognando Catalogna «MA L'ISOLA È INDIETRO»
I movimenti identitari: presto per un referendum

Sentirsi catalani è facile a parole, ma poi non tutti gli indipendentismi (più o meno felici) si somigliano. I fatti di Barcellona hanno risvegliato l'interesse verso la battaglia sarda per l'autogoverno, e aperto la caccia alle analogie. Ma proprio quelli che predicano l'indipendentismo o lo studiano a fondo sono i primi a dire che, su queste realtà, tra l'Isola e la Catalogna c'è una distanza ben più ampia del mare che le separa e le unisce.
LO STUDIOSO «Le due regioni hanno entrambe una forte coscienza identitaria», ragiona Carlo Pala, politologo dell'Università di Sassari e autore del volume (“Idee di Sardegna”) che rappresenta una sorta di bibbia sulle categorie dell'indipendentismo, sovranismo, separatismo e così via: «È vero anche che tra i partiti etno-regionalisti sardi e quelli che reclamano l'indipendenza catalana ci sono rapporti consolidati da lunga data. Ma i punti di contatto di fatto si fermano qui, non azzarderei altri parallelismi. La società sarda non è pronta a discutere di temi come quelli oggi all'ordine del giorno a Barcellona».
In Catalogna, sottolinea lo studioso, ancora nel 2008 si parlava soprattutto di autonomia e federalismo: l'opzione indipendentista convinceva solo il 15 per cento della popolazione. Se oggi sembra maggioritaria è «l'effetto di un'operazione culturale almeno trentennale, che ha radicato un forte sentimento nazionale».
L'insegnamento della lingua e della storia locali nelle scuole è l'aspetto più evidente, non l'unico. «Hanno contribuito molti altri fattori», prosegue Pala: «Per esempio si è sviluppata un'attenzione al welfare per aiutare chi restava indietro negli anni del boom economico spagnolo, e poi chi veniva colpito dalla crisi post-2008». Perciò è sbagliato dipingere l'indipendentismo della ricca Catalogna come un separatismo egoista: «Anzi, i governi di Barcellona hanno garantito aiuti ad altre comunità. E soprattutto, la popolazione catalana si è accorta che il sostegno non arrivava dalle strutture statali».
A rafforzare questi sentimenti ha contribuito l'ostilità del governo spagnolo che, negli ultimi anni, ha limitato l'autonomia statutaria della regione. Tra gli elementi politici, c'è anche il fatto che i catalani «sono profondamente repubblicani. E poi è risultato fortissimo il richiamo simbolico dello sport: se i tifosi del Barcellona inneggiano all'indipendenza al minuto 17 e 14 secondi delle partite, in ricordo dell'assedio della città concluso nel 1714, significa che c'è una forte spinta dal basso in favore dell'indipendenza».
I POLITICI In Sardegna, secondo Pala, c'è una consapevolezza di popolo che però le istituzioni non colgono, e le forze politiche identitarie non riescono a tradurre in consenso elettorale. E queste ultime sembrano confermare l'opinione del politologo: «Il processo catalano è decisamente più avanzato», dice il segretario nazionale di Progres, Gianluca Collu, «non sono arrivati a essere maggioranza dall'oggi al domani. Può essere un esempio per noi sardi». È d'accordo il leader di Liberu, Pier Franco Devias: «Nella vicenda catalana, più delle questioni economiche, è vitale l'aspetto culturale. Il vero motore è una coscienza di popolo costruita negli anni con pazienza, anzitutto insegnando a scuola la loro lingua e la loro storia. Questo dimostra che un progetto comune di tutte le forze indipendentiste paga».
IL REFERENDUM Nei giorni scorsi il deputato di Unidos Mauro Pili ha presentato una proposta di legge costituzionale per un referendum sardo sull'indipendenza. Sa che il Parlamento non l'approverà: punta a impugnare davanti alla Corte di giustizia europea la probabile dichiarazione di inammissibilità della proposta, da parte della presidenza della Camera. Ma, al di là della finalità tattica, l'idea non convince gli altri indipendentisti: «Ho poca fiducia in iniziative simili», ammette Collu, «mi sembrano velleitarie. E comunque far votare i sardi adesso sarebbe prematuro. Dovremmo invece aprire un tavolo con lo Stato italiano per riscrivere il nostro Statuto regionale, con nuovi spazi di sovranità».
Anche Devias boccia la proposta Pili: «I tempi non sono maturi, oggi è un'idea che non condivido. Continuiamo la lotta sulle questioni culturali, sociali, economiche, ambientali: quando ci sarà una maggiore coscienza di popolo, potremo pensare a un voto sull'indipendenza».
Giuseppe Meloni

 

4 - L’UNIONE SARDA di domenica 8 ottobre 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
Maratona informatica, geni al lavoro
Passa anche dalla Sardegna la grande maratona informatica per la riforma digitale della pubblica amministrazione: circa 50 tra sviluppatori software, ingegneri informatici e studenti universitari sardi sono rinchiusi a Cagliari (da ieri mattina fino oggi pomeriggio) per studiare nuove soluzioni in vista del processo di digitalizzazione della p.a.
Obiettivo: dare una spinta alla creazione dei progetti presenti sulla piattaforma Developers Italia, la community open-source per gli sviluppatori della pubblica amministrazione. La maratona coinvolge 800 esperti in 25 città italiane (e a San Francisco) ed è promossa dal Team per la trasformazione digitale assieme a Codemotion. Gli sviluppatori si confronteranno fino a questo pomeriggio sulla creazione di un sistema pubblico di identità digitale, un'anagrafe unica per i cittadini e altro. Alla fine dei lavori, saranno premiati i progetti più interessanti e il codice realizzato durante la maratona sarà rilasciato con licenza open source. (ma.mad.)

 

5 - L’UNIONE SARDA di domenica 8 ottobre 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
L'ultimo giorno della manifestazione dedicato agli studenti che hanno partecipato a Iscol@
Sinnova, sfila la scuola intelligente
Pigliaru ai sindaci: «Si uniscano per progettare istituti moderni»

Ieri gli scuolabus li hanno accompagnati in un posto diverso. Niente banchi e lavagne ma gli stand della Manifattura Tabacchi, a Cagliari. E per una giusta causa: mostrare ciò che hanno imparato a fare a scuola.
Sono i ragazzi dei 38 istituti aderenti a “Tutti a iscol@”, progetto della Regione contro la dispersione incentrato su laboratori didattici innovativi e integrati con la tecnologia. Tutti in Manifattura, nel contesto di Sinnova, per una specie di esame finale. Una dimostrazione pratica dei laboratori realizzati nell'ultimo anno scolastico.
ROBOTICA E CODING Qualche esempio: robotica educativa, aeromobili a pilotaggio remoto, inchiostro conduttivo, disegno e costruzioni, fabbricazione digitale, creatività urbana 3D, coding e pensiero computazionale. Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, è felice quanto i bambini. «È bellissimo vedere questi corridoi animati da tantissimi laboratori», ha detto, «il digitale, anche quello legato al gioco, crea l'entusiasmo di cui abbiamo enorme bisogno per contrastare la dispersione scolastica: parla il linguaggio dei giovani e offre loro nuove motivazioni. Il nostro progetto sulla scuola, con Iscol@ e Tutti a Iscol@, è uno tra i più ricchi e articolati esistenti oggi in Italia sull'istruzione - ha aggiunto - stiamo finanziando gli interventi per connettere tutti gli istituti con la fibra, stiamo migliorando gli edifici scolastici già esistenti e stiamo spingendo perché sempre più Comuni si uniscano per progettare scuole di territorio nuove e moderne adatte quindi ad accogliere la migliore didattica».
TECNOLOGIE E GIOCHI Poi, «laboratori, tecnologie, giochi e sperimentazioni mostrano quanto stiamo facendo sul fronte della didattica nel nostro piano straordinario per la scuola. Infatti, «se con Iscol@ diamo alle nostre bambine e bambini, ragazzi e ragazze, edifici scolastici accoglienti e sicuri, adatti agli insegnamenti di oggi, con Tutti a Iscol@ ci mettiamo dentro il software: è il nostro contributo perché possano avere una didattica adeguata ai tempi, che li metta nelle condizioni di competere con i migliori e dia loro strumenti efficaci per affrontare e costruire il futuro».
«TUTTI CONNESSI» C'è anche l'assessore all'Istruzione, Giuseppe Dessena: «Oggi questo luogo fantastico diventa un hub che connette le istituzioni, le imprese, le scuole e i ragazzi». Tantissimi ragazzi che «si sono incuriositi e appassionati e attraverso la tecnologia stanno migliorando la loro capacita di apprendimento. Alla fine il nostro obiettivo era proprio questo». Dessena ha anche partecipato a una tavola rotonda con il direttore generale di Sardegna Ricerche, Giorgio Pisanu, il direttore dell'Ufficio scolastico regionale, Francesco Feliziani e Annalisa Bonfiglio, presidente del CRS4. «Le scuole intelligenti non sono solo quelle che si dotano della tecnologia ma quelle che in modo intelligente fanno entrare le tecnologie al suo interno», ha detto Bonfiglio, mentre Feliziani ha precisato che «fare innovazione all'interno della scuola non è solo creare dei laboratori ma anche mettere i docenti nelle condizioni di poterli utilizzare».
SETTEMILA VISITATORI Pisanu, invece, ha tracciato il bilancio della quinta edizione del salone promosso in collaborazione con la Regione e l'assessorato alla Programmazione. In tre giorni settemila persone hanno visitato la Manifattura Tabacchi; solo ieri sono stati duemila e cinquecento i visitatori, tra studenti e docenti degli istituti scolastici di tutta l'isola. «Questo dimostra che la scelta di aprire il salone alle scuole è vincente. La scuola deve attrarre i ragazzi e per farlo deve restare al passo con i cambiamenti tecnologici della realtà quotidiana». Sinnova si conferma, insomma, «come l'hub dove ogni anno si danno appuntamento i protagonisti dell'ecosistema regionale dell'innovazione, dalle imprese alle istituzioni, le Università e i centri di ricerca».
Roberto Murgia

 

6 - L’UNIONE SARDA di domenica 8 ottobre 2017 / Economia Sardegna (Pagina 20 - Edizione CA)
Appuntamenti
AGRONOMI, SEMINARIO A NUORO

Il consiglio dell'ordine degli agronomi ha organizzato il terzo seminario “Le terre civiche: le politiche e il territorio”, che si terrà il 12 e il 13 ottobre nell'auditorium Isre “Giovanni Lilliu”, in via Mereu 56 a Nuoro. L'incontro è stato programmato insieme al centro studi Terre civiche dell'Università di Sassari e alla federazione regionale dei dottori agronomi, in collaborazione con il Dipartimento di Agraria dell'Università degli studi di Sassari, il Consorzio universitario Sardegna centrale, l'amministrazione Comunale di Nuoro, l'Istituto superiore regionale Etnografico e il Banco di Sardegna. Si parlerà degli aspetti giuridici e socio economici dei territori ad uso civico e dei piani di sviluppo rurale.

 

7 - L’UNIONE SARDA di domenica 8 ottobre 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
SANT'ELIA. Dibattito sull'emergenza-sbarchi nella seconda giornata della Festa Cgil
Migranti, paura e accoglienza
Diciassettemila stranieri vivono nella provincia di Cagliari

Insicurezza percepita , accoglienza oggettiva . Non è stato un gioco di parole quello fra il sindaco Massimo Zedda e il direttore della Caritas don Marco Lai al dibattito in occasione della seconda giornata della festa della Cgil al Lazzaretto di Sant'Elia. Il tema, volutamente allusivo («Sconfinati orizzonti in una Cagliari multietnica»), di fatto metteva a confronto due approcci e due risposte all'emergenza migranti.
I NUMERI Sono poco più di 50 mila gli stranieri residenti in Sardegna (quasi 17 mila nella sola provincia di Cagliari, 8.381 nel territorio comunale): filippini, ucraini e rumeni (a predominanza femminile), ma anche senegalesi cinesi e cingalesi. Quasi la metà dei residenti nel cagliaritano ha un'età compresa fra i 15 e i 39 anni, cinquemila i bambini che frequentano le scuole sarde (2.000 a Cagliari). Poco più di trecento (311) gli iscritti all'Università, in massima parte (250) provenienti da paesi extracomunitari.
CAGLIARI ACCOGLIENTE «Parliamo di un fenomeno che è innestato nella nostra società e che caratterizza i nostri rapporti umani e professionali», dice Nicola Cabras, responsabile regionale Cgil del Dipartimento immigrazione. «Cagliari non ha mai manifestato segnali di razzismo anche se, ogni tanto, affiorano echi di intolleranza legati, però, a situazioni particolari del tutto governabili. La strada da perseguire è unicamente quella di un armonico riequilibrio di diritti: stare alla finestra e pensare di mandarli via non porta da nessuna parte».
LE ISTITUZIONI I ripetuti sbarchi e i recenti fatti di cronaca, teatro principale il centro storico cittadino, hanno fatto innalzare il livello di guardia contro il pericolo migranti. «Cagliari è una delle poche città italiane», ha detto il sindaco Zedda, «dove la Polizia municipale garantisce un presidio lungo tutta la giornata. Quanto ai fondi destinati dai Servizi sociali ai migranti, parliamo», ha precisato il primo cittadino, «dell'1 per cento della dotazione in capo all'amministrazione. Il resto delle risorse arriva dall'Europa».
LA CHIESA «Si parla tanto di accoglienza diffusa»,ha detto nel suo intervento don Lai, direttore della Caritas, «quando in Sardegna sono appena 13 i Comuni che hanno garantito la propria disponibilità. Si registra una evidente fatica nell'accogliere e dialogare: più che di insicurezza percepita parlerei di percezione strumentale». Nel ricordare che la chiesa di Sardegna è fondata su storie e testimonianze di profughi (da Efisio e Saturnino a Fulgenzio e Agostino), don Marco ha rimarcato i progetti di inclusione sociale della Caritas: l'accoglienza in famiglia, la campagna “Condividiamo il cammino” fino al sostegno dei corridoi umanitari.
SPRAR In Sardegna sono 9 gli Sprar (Sistemi di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) per un totale di 208 posti. In forte aumento la presenza di minori non accompagnati: da 54 (nel 2014) sono passati a 711 l'anno scorso accolti nelle sei strutture regionali.
Paolo Matta

 

8 - L’UNIONE SARDA di domenica 8 ottobre 2017 / Provincia di Oristano (Pagina 44 - Edizione CA)
SENEGHE
A scuola di sviluppo rurale

La Summer School intitolata a Sebastiano Brusco si rinnova e giunge alla 11ª edizione a Seneghe che nel 1958 fu sede dell'incontro dell'Oece (l'organizzazione per la cooperazione economica europea) per indicare il modello di sviluppo locale e rurale. La scuola estiva di sviluppo locale quest'anno, fino a sabato 15 luglio, è dedicata a “Territori in movimento: esperienza Leader e progetti pilota per le aree interne”: «Le aree interne come risorse di sviluppo, con progetti territoriali specifici collettivi e partecipati, questione centrale nel quadro della Politica agricola comunitaria e dei Piani di sviluppo rurale regionali», spiegano gli organizzatori.
Patrocinata dal Comune di Seneghe, e con il contributo finanziario del Banco di Sardegna e Rete rurale nazionale, è organizzata dal Dipartimento di Scienze sociali dell'Università di Cagliari, con la collaborazione delle Università del Piemonte Orientale, di Torino, della Calabria, la Cattolica di Piacenza, del Crea e Terras del Laboratorio Sebastiano Brusco. Un appuntamento per tracciare le nuove strade dello sviluppo locale.
Joseph Pintus

 

9 - L’UNIONE SARDA di domenica 8 ottobre 2017 / Cronaca di Nuoro (Pagina 45 - Edizione CA)
Conclusa la visita della delegazione guidata dal sindaco
Nuoro-Libano, via agli scambi
Si è conclusa con la firma del protocollo d'intesa tra il comune di Zouk e quello di Nuoro la visita in Libano della delegazione guidata dal sindaco Andrea Soddu in vista di un gemellaggio tra i due Paesi.
«È un inizio che aprirà la strada a future collaborazioni nel settore economico e della ricerca», ha spiegato Soddu che durante la settimana ha incontrato gli amministratori locali, le istituzioni universitarie, le imprese e l'ambasciatore italiano in Libano Massimo Marotti. La delegazione nuorese, che ha il sostegno della Regione, è già al lavoro per definire la partnership del progetto Eni Cbc Med che vede coinvolti il Libano e la Sardegna. Si tratta di un programma di cooperazione internazionale dedicato ai Paesi europei che hanno rapporti con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo.
«Ora entreremo nella fase viva del progetto che ha come temi portanti l'ambiente e il turismo e vede coinvolte anche le università del Libano, di Nuoro e Sassari - ha detto Soddu -. La nostra Isola ha bisogno di rafforzare i rapporti internazionali con altri Paesi per una corretta destagionalizzazione turistica capace di attrarre turisti tutto l'anno, soprattutto nelle zone interne. Vogliamo lavorare insieme per realizzare progetti artistici legati alla valorizzazione delle nostre montagne e del patrimonio archeologico dei due Paesi».

 

10 - L’UNIONE SARDA di domenica 8 ottobre 2017 / Cultura (Pagina 53 - Edizione CA)
Alla Fondazione di Sardegna
Domani convegno su Antonio Gramsci

A ottanta anni dalla morte di Antonio Gramsci, la sua figura di intellettuale e studioso viene ricordata in un convegno dal titolo “Politica, cultura e lingua in Antonio Gramsci”, in programma domani nella sede della Fondazione di Sardegna, in via San Salvatore da Horta 2 a Cagliari.
I lavori del convegno, promosso dalla Fondazione Giuseppe Siotto, si apriranno, alle 9.30, con l'accoglienza dei partecipanti e i saluti di Antonello Cabras (presidente della Fondazione di Sardegna), Francesco Feliziani (direttore generale dell'Ufficio Scolastico Regionale) e Alessandra Carbognin (presidente della sede di Cagliari della società Dante Alighieri). Seguiranno, fino alle 13.30, le relazioni di Aldo Accardo (ordinario di Storia Contemporanea all'università di Cagliari), Alessandro Masi (segretario nazionale della società Dante Alighieri) e Francesco Scoppola (direttore generale Educazione e Ricerca del Mibact). Modera l'incontro Carlo Salis.

La Nuova Sardegna

 

11 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 8 ottobre 2017 / Prima pagina
L’Università italiana? Superata
di Andrea Saba
Angel Guria, presidente dell’Ocse ha dichiarato che in Italia il 27% dei lavoratori svolgono una attività al di sopra dei loro titoli.  A PAGINA 34
 
Lettere e commenti - Pagina 34
L'ANALISI
di ANDREA SABA
L'UNIVERSITÀ ITALIANA? È VECCHIA E SUPERATA
Angel Guria, presidente dell'Ocse ha dichiarato, pochi giorni fa, che in Italia il 27% dei lavoratori svolgono una attività al di sopra dei loro titoli di qualificazione professionale - e sono pagati bene- mentre i laureati sono pochi e mal pagati; e questo deve essere considerato un elemento di debolezza della struttura industriale italiana. È vero il contrario: proprio il poter disporre di un altissimo numero di lavoratori, circa 18 milioni, che, prescindendo da titolo di studio, si sono formati operando sul campo, è una delle caratteristiche che rendono il sistema industriale italiano fra i più forti e avanzati del mondo. Avevo spiegato questo aspetto a Guria che nel 1998 era presidente della National Financera, la maggiore banca messicana, e mi invitò a parlare della edizione messicana del mio libro "Il modello Italiano". Si vede che si è dimenticato. Ho visto imprese, negli anni '90, raggiungere il massimo livello mondiale - per esempio il Gruppo Net - nella informatizzazione dei trasporti aerei un tema difficile che però, presentato ad un convegno internazionale ad Hong Kong ottenne un grande successo per la sua originalità ed efficienza, ed era stato elaborato da un gruppo di tecnici informatici di cui nemmeno uno era fornito di laurea (anzi, uno che era ingegnere, lo avevano relegato alla contabilità).Il metodo di formazione tipico delle piccole imprese e dei distretti industriali è quello del learning by doing cioè si impara lavorando. In molti settori assolutamente fondamentali nella industria moderna, per esempio quello delle macchine utensili a controllo numerico-robot, non esiste nessun altro modo di formazione. Ma l'Italia da almeno 40 anni, è la terza produttrice al mondo di macchine-impianti industriali, dopo la Germania e il Giappone. Quando arrivarono le prime forme di informatica dagli Usa si pose un problema difficile: come trasformare l'ordine informatico contenuto in un microprocessore in movimento meccanico. Oggi le macchine sono dirette da ordini matematici complessi, ma in Italia, grazie alla grande tradizione meccanica, si sono formati milioni di specialisti che trasformano la complessità matematica in movimento. Un esempio, Tecsilia è un centro creato a Biella dai produttori tessili. È stato disegnato da Gae Aulenti ed ora è una vera università dove si studiano le nuove macchine tessili, si formano i nuovi tecnici e si fanno esperimenti di avanguardia. Lo visitai negli anni 90. Trovai un gruppo di tecnici che lavorava per creare una nuova macchina che era dotata di una forma avanzata di "calcolo neurale" che auto corregge gli errori. Nacque un macchina che produceva un tessuto perfetto per tessere il cashemir di Loro Piana, il più bello e il più caro del mondo. La parte matematica si deve apprendere all'università, ma la costruzione meccanica necessita di personale che si forma sul luogo di lavoro. Ma nessuno ne parla. Ci si continua a ripetere che l'Italia è tecnicamente arretrata. Non è vero.Si misura la produttività solo in termini di incremento quantitativo. Ma le macchine-impianti italiane sono spesso create per aumentare la qualità e non la quantità. Ed infatti i maggiori importatori di macchine utensili italiane sono i tedeschi, che sono i più grandi produttori di macchine del mondo. L'Italia produce più impianti degli Usa, sarebbe ora di smettere di autocommiserarci.Perchè i laureati non trovano lavoro o sono sottopagati? L'università è vecchia e superata sia nei modi di valutazione della attività di ricerca, sia nella didattica. Dopo il corso triennale, quello biennale di specializzazione ripete le stesse cose del triennio. Ho insegnato per 40 anni economia industriale alla Sapienza di Roma nella facoltà di Scienze statistiche che hanno chiuso perchè gli studenti erano pochi (era difficile) ed è assurdo che in un mondo dominato dall'informatica non esiste più in Italia una facoltà di statistica. Si producono laureati che non hanno idea di cosa sia diventata l'attività industriale moderna, ma non lo sanno i loro docenti e nemmeno i sindacati. L'operaio-tecnico moderno, quello degli elicotteri Agusta, della Fincantieri, della Ferrari ecc, non ha più nulla dell'operaio ottocentesco, e la sua preparazione è più moderna di quella pigramente accademica che continua a prevalere.

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie