Press review

03 October 2017

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA del 3 ottobre 2017
Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Toccante incontro con la sorella di Dina Dore, uccisa a Gavoi. Poi la tappa a Ghilarza
«La cultura, veicolo di libertà»
Mattarella ieri a Cagliari ha inaugurato l'anno accademico

Celebrazioni e cultura al centro della visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri in Sardegna, prima a Cagliari e poi a Ghilarza. C'è stato anche un momento toccante dedicato ai femminicidi con l'incontro - riservatissimo - con Graziella Dore, sorella di Dina, uccisa a Gavoi nel 2007. Il Capo dello Stato è arrivato dopo le 10 e ha inaugurato l'anno accademico al Rettorato, sottolineando «l'importanza della cultura». Il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha toccato i temi dell'insularità. Mattarella ha poi fatto visita ai Giganti di Mont'e Prama, nella Cittadella dei musei, prima di una passeggiata per Castello. Nel pomeriggio è volato su un Falcon verso Fenosu per la tappa di Ghilarza. Visita di Casa Gramsci e poi convegno dedicato all'intellettuale sardo. Poco dopo le 18 è ripartito.

2 - L’UNIONE SARDA del 3 ottobre 2017
Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Un Ateneo in cerca di riscatto: «La crescita passa dalla cultura»
La rettrice Del Zompo al capo dello Stato. Lectio magistralis di Elena Cattaneo

Il trecentonovantasettesimo anno dell'Università di Cagliari passerà alla storia come l'anno del presidente della Repubblica. Perché è sì la prima visita ufficiale nell'Isola di Sergio Mattarella, ma è anche la prima volta che un Capo dello Stato inaugura l'anno accademico dell'Ateneo sardo. Tanto basta per far sì che Palazzo Belgrano si goda la festa, vivendo la sua giornata sotto i riflettori nazionali, grazie anche ai 103 giornalisti accreditati da tutt'Italia. E da qui, dalle sale dello storico edificio di via Università, uscirà a fine mattinata il monito per il Paese del presidente della Repubblica: «C'è un grande bisogno di cultura, soprattutto in una stagione come questa di tensioni e pericoli nel mondo. La cultura è fondamentale per poter capire e analizzare con serietà i problemi che provocano le tensioni».
LA GIORNATA La cronaca della mattinata inizia in rettorato alle 10.45, quando il corteo presidenziale fa tappa in via Università e Mattarella scende da una delle auto, guardato a vista dalle sue guardie del corpo: ad accoglierlo, nella stradina di Castello sorvegliata dalle forze dell'ordine, ci sono la rettrice Maria Del Zompo, il sindaco Massimo Zedda e il governatore Francesco Pigliaru. «Presidente, presidente», è l'urlo che giunge da dietro le transenne che racchiudono la stampa, ma Mattarella non si ferma, più che un cenno con la mano non concede. Si sale su al primo piano, nell'Aula Magna già gremita di ospiti, le autorità civili, religiose e militari, il presidente della Crui, Gaetano Manfredi, il rettore dell'Ateneo di Sassari, Massimo Carpinelli (ma in sala ci sono rettori di tutt'Italia, avvolti nella loro toga di ermellino), la scienziata-farmacologa e senatrice a vita Elena Cattaneo. La cerimonia solenne inizia sotto le note dell'Inno di Mameli e del Gaudeamus igitur cantati dal coro del Teatro lirico.
LA CERIMONIA Si apre con la relazione della rettrice che presenta il suo Ateneo (25mila iscritti, 3903 immatricolati e 3.111 laureati, 37 corsi di laurea triennale e 34 magistrale), ricco di eccellenze sotto il profilo della didattica e della ricerca e tuttavia penalizzato da parametri nazionali di valutazione che, non tenendo conto dei limiti dell'insularità, hanno portato a drastici tagli nei finanziamenti nazionali. «È per noi un grande privilegio - dice Del Zompo - avere l'opportunità di presentare, in un'occasione così solenne, l'Ateneo, di cui desidero sottolineare il ruolo strategico di sede dell'elaborazione e della diffusione del sapere e l'impegno per lo sviluppo culturale, sociale ed economico della Sardegna». Un Ateneo «che ha tanti progetti in cantiere e che vuole mettere al centro lo studente e i servizi a supporto del diritto allo studio».
LA SCIENZIATA «È il momento di capire se vogliamo diventare un Paese che abbandona i talenti e le idee o un Paese che sceglie di investirvi», ha incalzato la senatrice farmacologa, Elena Cattaneo, nella sua attesissima lectio magistralis dedicata alla ricerca, «volano della conoscenza e dell'etica pubblica». «Un segnale importante - ha proseguito - è arrivato di recente dalla ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli che ha annunciato un investimento di 400 milioni per la libera ricerca di base delle università: molto più di una boccata d'aria, un'inversione di marcia». La «ricerca è libertà», e il caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto lo scorso anno, lo dimostra. «Lui voleva studiare i sindacati egiziani, era un suo diritto, la tragedia è un esempio di limitazione della libertà di studio». Poco prima di lei avevano preso la parola Roberto Vacca, rappresentante degli studenti e Sonia Melis per il personale tecnico amministrativo.
IL PRESIDENTE Nel discorso di Mattarella è chiaro il riferimento ai fatti della Catalogna e l'invito al dialogo e al confronto, supportati dalla cultura, per arrivare a «soluzioni condivise che si allontanano quando prevalgono scontro ed esasperazioni di posizioni». Ai rettori va, invece, «la riconoscenza del Paese per il ruolo svolto dalle Università e il loro contributo decisivo per lo sviluppo economico, sociale e culturale dell'Italia».
Carla Raggio

3 - L’UNIONE SARDA del 3 ottobre 2017
Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
L'impegno di Mattarella: «Parlerò con Gentiloni»
Eserciterà la sua “moral suasion” sul governo in favore della Sardegna

Otto ore in Sardegna, due tappe, sette minuti di discorso all'Università, zero nell'incontro dedicato a Gramsci. Nella terra di Cossiga arriva il presidente più silenzioso della storia, austero contrappasso alla vis polemica del predecessore sardo. Ma tra le poche parole pronunciate da Sergio Mattarella, nel tour tra Cagliari e Ghilarza, ne bastano quattro per rassicurare la Regione: «Ne parlerò con Gentiloni», in risposta alle sollecitazioni di Pigliaru sulle vertenze col governo.
Poco? È quello che passa il convento quirinalizio, del resto il profilo della visita era dichiaratamente culturale anziché politico. Però in fondo è una promessa, e Mattarella ha l'aria di uno che se promette poi mantiene. Non farà mai entrate a gamba tesa sul governo, ma è legittimo aspettarsi una moral suasion , una rispettosa raccomandazione perché si tenga conto delle difficoltà dell'Isola.
RISERVATO Atteggiamenti in linea con il suo stile, in effetti. Ligio al protocollo fino all'eccesso, puntuale come se fosse il presidente degli svizzeri e non del Paese che ha istituzionalizzato il quarto d'ora accademico, l'uomo del Colle sta attento a non travalicare i confini dei temi di giornata.
Mai dichiarazioni estemporanee ai giornalisti, un solo intervento pubblico, stringatissimo: va detto però che il capo dello Stato non trasmette sensazioni di freddezza, semmai di una timidezza antica. Che si impone di superare quando entra in contatto con la gente: niente di spettacolare, per carità, ma il presidente ricambia i saluti della folla, stringe mani, addirittura prima di ripartire da Ghilarza lo si vede impegnato in qualche selfie (decisiva l'esuberanza del consigliere regionale Upc Pierfranco Zanchetta).
E pochi minuti prima, nell'auditorium, aveva salutato con entusiasmo alcuni vecchi amici: un lungo abbraccio con l'ex deputato e presidente della Regione Pietrino Soddu, una frase affettuosa («che bello rivederti») al presidente della Fondazione Sardegna, Antonello Cabras. Oltre all'evidente confidenza con Giorgio Macciotta, oggi alla guida della Fondazione Casa Gramsci ma per lungo tempo tra i big della sinistra parlamentare.
LA CATALOGNA Il presidente silenzioso aveva iniziato la giornata partecipando all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Cagliari. Grande sintonia nel breve colloquio privato col rettore Maria Del Zompo («vedo che il vostro ateneo sta crescendo», dice il capo dello Stato); grande attenzione per tutte le relazioni, testimoniata dai vari riferimenti inseriti nel suo pur fulmineo intervento conclusivo. Il discorso presidenziale non è in scaletta, ma Mattarella non nega un saluto al rettore e ai relatori.
Nell'occasione riesce a cucire il tema culturale della visita con l'attualità: «Quando prevalgono scontri e imposizioni ci si allontana dalle soluzioni positive e condivise, che invece vengono favorite dalla conoscenza e dalla cultura», è l'implicito ma chiaro riferimento alle vicende catalane.
Non certo un atto di fede indipendentista, ma neppure la mera riaffermazione delle ragioni del governo di Madrid: non scontato da parte del primo garante della Costituzione italiana, e dopo giorni in cui l'Ue ha regolarmente deluso gli appelli dei catalani. Anche se, com'è logico, Mattarella non caldeggia i separatismi: «La cultura è un veicolo di libertà, ma la libertà va vissuta insieme. Non è vera libertà, se accanto a noi c'è chi non può goderne. Insieme si cresce, e questo vale anche per le nostre regioni».
LA CONOSCENZA Il ruolo delle Università, ha aggiunto, «è fondamentale in questo momento di tensioni e pericoli in tutto il mondo. Il contributo della cultura è decisivo per analizzare le cause di queste situazioni». La citazione di Gramsci, in questo passaggio, serve appunto a ricordare che la cultura non può essere riservata a pochi eletti. Per questo, tra gli spunti registrati nell'ascolto degli interventi precedenti, il capo dello Stato valorizza soprattutto il richiamo ai ragazzi che devono rinunciare agli studi universitari per le difficoltà economiche: «Anche un solo caso di questo tipo - è la sentenza di Mattarella - rappresenta una ferita per l'intero tessuto nazionale».
Giuseppe Meloni

4- L’UNIONE SARDA del 3 ottobre 2017
Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
Università Il professore, già preside di Lingue, va in pensione e saluta con una lectio Da Camilleri ad Atzeni
l'aratura letteraria di Marci

Giuseppe Marci, ordinario di Filologia italiana e Letteratura sarda all'università di Cagliari, già preside della facoltà di Lingue e docente a Sassari, va in pensione. In una cerimonia privata di congedo, a cui hanno partecipato amici, colleghi e allievi arrivati da tutta Europa, ha consegnato idealmente agli annali dell'istituzione un diario di incontri memorabili, lezioni e seminari affollati. Alla storia degli studi il corpus dei suoi lavori sulla narrativa novecentesca, le edizioni dell'opera di scrittori sardi di ogni tempo e la letteratura sarda “In presenza di tutte le lingue del mondo”. Non smetterà le ricerche. Per la gioia di Andrea Camilleri, che ha inviato al suo primo studioso un messaggio di stima e gratitudine, proseguirà il “Camillerindex”, ambizioso lavoro sulla scrittura del padre di Montalbano, commissario che nella finzione narrativa a Marci pure somiglia.
La tanca di Villasimius che fu del nonno di cui porta il nome, mai conosciuto ma da sempre immaginato e interpellato (quasi un doppio ), è tuttavia il luogo in cui il professore vuol radicare la sua nuova vita. Con cura decennale ha impiantato una vigna e migliaia di alberi. Mentre lavora la campagna, gli piace ascoltare il mare. È amore a distanza. Non desidera toccarne le rive. A dispetto del gusto per le avventure marinaresche (Conrad è uno dei protagonisti della sua «favola da lettore»), si è scoperto «terragno e agricolo».
Non c'è incompatibilità tra il mestiere del filologo e del contadino. Esiste un'affinità profonda. Risiede nel metodo, nella precisione dei dettagli. Nel potere di trasmettere beatitudine e incoraggiare la crescita. «Nella mia visione la filologia è laica, l'agricoltura è religiosa. Deus sive natura, scriveva Spinoza». Era principio valido anche per l'amico Pinuccio Sciola, maestro di un'altra arte e della stessa dedizione alla terra, mezzo di comunione con l'universo.
È forse per questa speciale «filologia vivente» - la definizione è gramsciana ed esprime la capacità della disciplina di andare oltre il dato formale e avvicinare autore e lettore - che Marci è stato molto amato dagli studenti. «Con tanti ho costruito rapporti duraturi. Li ho visti crescere, prendere in mano attività avviate insieme. Alcuni sono diventati insegnanti e professionisti eccellenti nel mondo del giornalismo e della cultura».
L'università resta luogo privilegiato del rapporto maestro-allievo, dunque. La riflessione sulla crisi dell'istituzione non appassiona il professore. Il suo congedo è soprattutto atto d'amore, meditazione sulla fortuna (e la virtù), contrappunto di riferimenti letterari in versi e prosa, dedica ai privati affetti, ai «sangui» (il plurale è di Beppe Fenoglio) delle sue vene. «Mi sono immatricolato nel '66. L'università era un mondo di passioni e progettazioni. Ci sono stati profondi mutamenti, certo. Continuo ad avere una visione progressista, tuttavia. Nel senso letterale del termine. Il progresso non è sempre lineare. Conosce pause, rallentamenti. Ma il mio punto di vista è soprattutto positivo. Cinquant'anni fa le aule erano precluse a tante mie coetanee. Col '68 si è forzato l'ingresso, consentendolo oggi a chiunque lo ambisca».
E gli ideali che animarono gli anni della rivoluzione non possono essere ripercorsi senza la memoria di Sergio Atzeni, l'amico della cui scrittura è stato testimone, recensore, filologo e divulgatore. «Eravamo molto legati. Facevamo attività politica. La sera, per i compiti assegnatici, andavamo in giro insieme a militanti con diversa competenza linguistica. Fu una scuola per l'apprendimento della parlata cagliaritana. I nostri compagni erano narratori formidabili. Parte di ciò che Sergio ha scritto deriva dal patrimonio attinto da questa speciale militanza». Di certo il misturo linguistico che gli consentì di scoprirsi «fratello» di quel Camilleri a cui Sciascia sconsigliava di scrivere.
Nel nome di quella parentela Marci - per cui il sardo è lingua amata - invitò l'autore siciliano (il successo era di là da venire) nella sua università. Con lui Franco Loi, poeta in milanese, Franco Brevini, curatore di raccolte coi poeti sardi e Francesco Guccini che allora studiava il dialetto di Pavana. «La letteratura è democratica e non ha nella lingua i suoi confini. Quella sarda si è espressa in sardo e nelle lingue dei conquistatori. Sigismondo Arquer, il capostipite, usava sardo, latino, catalano e castigliano. Rinunciare alla ricchezza di quell'eredità significa abiurare la storia della gens da cui discendiamo, sopravvissuta a millenni di dominazioni sentendosi "noi"». Significa tradire la memoria di un luogo che - pur da lontano e in presenza di tutte le lingue del mondo - continuerà a chiedere di essere narrato.
Manuela Arca

5 – L’UNIONE SARDA del 3 ottobre 2017
Cultura (Pagina 39 - Edizione CA)
«L'uomo a Su Carroppu già nel periodo Mesolitico»
ARCHELOGIA. La scoperta dello studioso Carlo Lugliè ora confermata dai test del Dna

F orse non è la scoperta che cambierà la storia del mondo, ma della Sardegna sì. E senza il minimo dubbio quella del Sulcis, che può essere vista sotto un'ottica diversa: l'uomo era qui presente già attorno al 9.000 avanti Cristo, e non nel 6.000. Cioè, molto prima. Tutta un'altra era: il Mesolitico e non ancora il successivo periodo Neolitico.
Ed è davvero singolare, quasi un paradosso dell'evoluzione della civiltà, che questa constatazione che manda in visibilio gli studiosi (e francamente pure gli appassionati di questi argomenti) abbia trovato fondamento non nei recessi più datati del pianeta, ma nelle grotte di un borgo di Carbonia, città mineraria nata nel 1938 e perciò una dei centri abitati più giovani d'Italia e d'Europa.
La suggestione di questo scenario da notte dei tempi si deve a Carlo Lugliè, scienziato che dal 2009 ha preso a cuore il riparo sotto roccia di Su Carropu, vicino al villaggio di Sirri, grazioso centro dedito all'allevamento e all'agricoltura, immerso fra le colline a 6-7 chilometri dalla città. I materiali litici e ossei rinvenuti negli anni '60 erano stati datati attorno al 6.000 a.C.: c'è voluta una scrupolosa indagine scientifica, con esami del Dna, per confermare il convincimento di Lugliè, riavvalorato giorni fa nel corso di una nuova campagna che lui stesso, grazie all'Università di Cagliari, ha condotto a Su Carropu col nulla osta del Comune. È cioè assodato che occorra fare un salto indietro nel tempo di 3.000 anni. Un'enormità.
«Le ricerche a Sirri - conferma Carlo Lugliè - hanno restituito le più antiche tracce di evidenza umana risalenti al 9.000 avanti Cristo: la campagna serve a studiare le fasi di più antica presenza nel riparo sottoroccia, con l'individuazione delle attività che l'uomo preistorico ha svolto nelle diverse tappe della sua frequentazione di questo territorio». Piaccia o meno, i libri di preistoria del Sulcis vanno riscritti. Ma si scopre che ben presto anche altre zone limitrofe potrebbero restituire scoperte affascinanti: «La campagna procede con una certa difficoltà - analizza Lugliè - per la perturbazione delle evidenze stratigrafiche nel corso degli ultimi cinquanta anni: per questo la ricerca è estesa a tutta l'area del sito quindi non solo a quanto contenuto all'interno del riparo, ma all'evidenza delle alterazioni della stratigrafia realizzate dagli anni Sessanta in poi».
Andrea Scano

6 – L’UNIONE SARDA del 3 ottobre 2017
Provincia di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
Viaggio nei sapori dell'antica Roma
PULA. Sabato il Convivium, appuntamento con la storia

Figuranti vestiti come antichi patrizi, suonatori di arpe e flauti pronti a dare vita a piacevoli melodie, e sui tavoli un tipico pranzo della Roma imperiale. Torna sabato alle 19, a Casa Frau, il Romanum convivium , il pranzo tipico dell'antica Roma che, come da tradizione, suggellerà il cartellone di appuntamenti di PulArchàios. Un rievocazione che catapulterà i commensali in un viaggio lungo duemila anni attraverso sapori, odori e suoni.
Il banchetto sarà preparato dai ragazzi dell'istituto alberghiero Azuni di Pula, le musiche saranno curate dall'associazione Amici della Musica di Cagliari, i figuranti saranno i soci dell'associazione S'Arrocca Onlus. La parte logistica sarà a cura della Pro Loco: parteciperanno, inoltre, le cooperative La Memoria Storica e Semata, la Soprintendenza di Cagliari, le Università di Genova, Padova, Milano e Cagliari. Biglietti all'Infopoint di Pula: 5 euro. Il Convivium comincerà al termine della visita guidata teatralizzata “A spasso nel tempo”, da Nora a Casa Frau. (i. m.)

7 - L’UNIONE SARDA del 3 ottobre 2017
Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
MONT'E PRAMA. Per gli studiosi si tratta di una scoperta inaspettata che apre nuovi scenari
E dagli scavi spunta la piccola mano di un bronzetto

È ancora troppo presto per sapere se si tratta di un pugilatore o un di arciere. È certo però che gli ultimi reperti archeologici scoperti a Mont'e Prama sono tanti frammenti di un Gigante. Ma non è tutto. Gli archeologi pochi giorni fa si sono ritrovati tra le mani anche una piccola mano di un bronzetto nuragico, già ben custodita nei magazzini del museo di Cabras. Per gli studiosi si tratta di una sorpresa inaspettata. Ciò vuol dire dunque che nell'area funeraria più importante del Mediterraneo, almeno così sostengono gli esperti, non ci sono solo statue nuragiche, tombe, muri e strade.
LE RICERCHE La collina più famosa del Sinis, blindatissima per i curiosi che ogni giorno tentano di avvicinarsi, continua a stupire. Gli archeologi, impegnati dal primo settembre scorso in una nuova campagna di scavo, la quarta dopo quella del 1974, quando furono scoperti i primi Giganti di pietra ora in esposizione tra il museo di Cagliari e Cabras, faranno il punto della ricerca in settimana durante una conferenza stampa. Ma intanto già trapela qualcosa.
LE SCOPERTE «Per noi era scontato scoprire ancora una volta frammenti di statue - ha detto Fausto Martino, dirigente della Soprintendenza archeologica di Cagliari -. Questa volta però ci sono anche altri elementi di varia natura che gli studiosi stanno analizzando per avere un quadro più preciso». Anche il sindaco di Cabras Cristiano Carrus conferma le ultime scoperte: «Per noi è sempre un piacere sapere che Mont'e Prama continua a restituire tesori antichi. Ora più che mai, visto che l'area archeologica il fine settimana è aperta al pubblico. Sono certo che queste recenti scoperte attireranno ancora di più i visitatori».
GLI SCAVI A Mont'e Prama si scava grazie ai 450 mila euro finanziati dalla Fondazione Banco di Sardegna. Un lavoro certosino svolto dagli archeologi della Soprintendenza diretti da Alessandro Usai e da quelli dell'Università di Sassari e del Consorzio Uno di Oristano guidati invece dall'archeologo Momo Zucca. Sul campo anche tre detenuti del carcere di Massama, come avvenne nel 2014. Una collaborazione talmente importante che i 4 Giganti scoperti tre anni furono battezzati con i loro nomi tradotti in sardo: Peppone, Tineddu, Anzeleddu e Mraccu. Le ricerche queste volta andranno avanti sino al 31 ottobre. Poi la grande cassaforte preziosa del Sinis verrà nuovamente richiusa. E chissà per quanto tempo.
Sara Pinna

8 - L’UNIONE SARDA del 3 ottobre 2017
Provincia di Sassari (Pagina 35 - Edizione CA)
Diritti umani e lavoro: nuove rotte dell'Ateneo
SASSARI. Laurea in Cooperazione internazionale, incontro con Laura Frigenti

La cooperazione considerata non solo come visione del mondo ma anche come un'importante opportunità professionale per tanti giovani. È stato inaugurato ieri pomeriggio il nuovo corso di laurea in “Sicurezza e cooperazione internazionale” dell'Università di Sassari. Ad aprire l'incontro sono stati il direttore del dipartimento di Giurisprudenza di Sassari, Giampaolo Demuro e l'assessore regionale agli Affari generali Filippo Spanu.
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE Regina dell'evento è stata Laura Frigenti, direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, che si è rivolta agli studenti sassaresi per spiegare l'importanza del confronto con le diverse etnie. «Prima non c'era modo di arrivare pronti sul lavoro se non con la pratica sul campo. Oggi, si ha l'opportunità di percorrere una scorciatoia, servendosi dell'esperienza di chi ha lavorato in tutti questi anni». Di concerto con il vice ministro alla Cooperazione Internazionale Mario Giro, Laura Frigenti è impegnata in una serie di incontri con i giovani italiani per illustrare loro le opportunità di lavoro offerte dalla cooperazione internazionale. Questi incontri sono parte integrante del percorso di preparazione del Primo Forum Nazionale della Cooperazione che si terrà nel 2018. Idee, spunti, riflessioni e iniziative di particolare interesse verranno valorizzati e portati al Forum. L'intento è semplice: raccontare al Paese come la cooperazione internazionale abbia cambiato tante vite e spiegare che si tratta di un investimento per il futuro dell'Italia
SBOCCHI OCCUPAZIONALI Con il corso triennale sarà infatti possibile realizzare figure innovative che si interfacciano come professionisti negli ambiti dei diritti umani, sicurezza ambientale e sanitaria e cooperazione internazionale. Un percorso che prevede scambi con zone del Mediterraneo, Africa e Oriente. Sono tante le sedi lavorative dove i ragazzi potranno lavorare.
IMPEGNO «La Regione è costantemente impegnata negli ambiti della cooperazione allo sviluppo e della gestione dei flussi migratori. Per operare in modo sempre più efficace nei due campi riteniamo essenziale il momento della formazione dei giovani». Così l'assessore degli Affari Generali Filippo Spanu. Alla presenza degli studenti, è stata sottoscritta la convenzione che consentirà agli studenti di svolgere tirocini di formazione ed orientamento presso le strutture della Regione.
Ilaria Tucconi

La Nuova Sardegna

9 LA NUOVA SARDEGNA del 3 ottobre 2017
PRIMO PIANO – pagina 2
Dai Giganti alle pietre sonore di Sciola
L'emozione di fronte a un'opera dello scultore fatta vibrare dal rettore Maria Del Zompo

di Alessandra Sallemi
CAGLIARI Prima di partire per Ghilarza il presidente della Repubblica ha pranzato in prefettura, i piatti preparati dal ristoratore dello Scoglio, Alessandro Manconi, serviti dai camerieri storici del locale e il menù lo stesso che ogni buongustaio può trovare nel ristorante del borgo Sant'Elia. Polpo su puré di patate, fregola con arselle, scampi e gamberi, pesci con pomodorini, dolci sardi in formato mignon. Commensali della tavola sobriamente apparecchiata la prefetta Tiziana Costantino, il presidente della Regione Francesco Pigliaru, il rettore Maria Del Zompo e il sindaco di Cagliari Massimo Zedda. Poco prima il presidente si era concesso due piccoli strappi al programma super controllato della sua visita in Sardegna. Dalla Cittadella dei musei dove ha visto i Guerrieri di Mont'e Prama ha raggiunto a piedi il palazzo Viceregio sede della prefettura fermandosi prima davanti alle transenne dove una piccola folla gli ha teso la mano e tentato qualche funambolico selfie, poi ha allungato il passo verso il belvedere accanto al palazzo Viceregio. Nella giornata luminosa, ha potuto apprezzare uno dei panorami più conosciuti di Cagliari: la spiaggia del Poetto chiusa dal promontorio della Sella del Diavolo da una parte con i monti dei Sette Fratelli in lontananza dall'altra. Al museo archeologico (un giro privato, senza seguito e tantomeno giornalisti) non ha nascosto entusiasmo culturale per i pregevoli pezzi emersi in due secoli di scavi. Accolto dal direttore del museo Roberto Concas, si è soffermato davanti alla Dea Madre di Cabras (reperto di 6mila anni), è rimasto colpito dai pezzi del nuraghe Abini di Telti (uno è il famoso bronzetto con 4 occhi e 4 braccia) e del santuario Santa Vittoria di Serri. Accanto al Suonatore di launeddas di bronzo, il presidente Mattarella ha trovato il musicista Ottavio Nieddu che accennava poche note dello strumento, affiancato da due uomini e due donne in costume di Cagliari. Al piano di sopra lo aspettavano i celebri Guerrieri di Monte Prama e il presidente, racconta il direttore, ha colto immediatamente la loro immensa caratteristica di essere le uniche sculture di grande dimensione nell'intero Mediterraneo in quell'epoca (venti secoli fa). Non solo, ma dopo una serie di domande ha inforcato gli occhialini studiati dal Crs4 per ricostruire la vicenda dei Guerrieri e si è intrattenuto qualche minuto con lo strumento digitale.Una mattinata densa, insomma, cominciata intorno alle 10.45 nell'ufficio del rettore Maria Del Zompo con una sorpresa. Il rettore ha accolto il presidente Mattarella, il presidente Pigliaru e il sindaco di Cagliari nella sua stanza dove è custodita una pietra sonora dello scultore di San Sperate Pinuccio Sciola. La Del Zompo ha mostrato a
Mattarella la scultura e gli ha svelato la sua straordinaria caratteristica di emettere, se sfiorata, un suono armonioso, musicale. La pietra è stata suonata soltanto un'altra volta: poche settimane fa davanti ad Arthur McDonald premio Nobel per la fisica nel 2015, a Cagliari per una conferenza. Del Zompo ha raccontato con commozione la storia di Pinuccio Sciola e del rapporto che lo scultore stava avviando con l'ateneo poco tempo prima di morire. Il rettore ha poi donato la medaglia d'oro dell'università al presidente, questi l'ha salutata lasciando una frase nel libro degli ospiti: «Con grande apprezzamento e tanti auguri per l'ateneo».

10 -LA NUOVA SARDEGNA del 3 ottobre 2017
PRIMO PIANO – pagina 3
«Se anche un solo ragazzo non può studiare all'Università è una ferita per tutti»
La lunga giornata è iniziata con l'inaugurazione dell'anno accademico a Cagliari
Le rassicurazioni ai sardi: «Sì, mi attiverò per voi»

di Umberto Aime
CAGLIARI Presidente, che Sardegna ha trovato? La domanda è gridata da una parte all'altra della piazza. Sergio Mattarella accelera il passo, quando dopopranzo esce dal portone della prefettura. È scortato e protetto da un imponente, esagerato, cordone di sicurezza, tirato su per evitare che persino l'improvviso, leggero maestrale provi solo a spettinare l'inviolabile protocollo. È lontano, il Capo dello Stato: inavvicinabile, dopo che, nella zona rossa, sono stati ammessi solo gli stretti invitati istituzionali. La risposta al domandone del lunedì è gridata una seconda volta. Perché purtroppo e spesso i sardi devono gridare dalla mattina alla sera per farsi ascoltare. Mattarella è attirato da quel punto voce, imprigionato suo malgrado fra le transenne. Allarga il sorriso, e lo fa quando nello stesso attimo un raggio di sole illumina i suoi occhi verde smeraldo. È un'immagine che dà serenità e sicurezza quella di un presidente molto deciso nel salire sull'Audi blu notte, abbellita dalle bandierine d'ordinanza del Quirinale. Ma la risposta sollecitata e attesa non arriva, almeno che non fosse racchiusa, allora sarebbe da interpretare, in quel saluto: la mano destra sollevata all'altezza del viso, consueto a ogni Capo di Stato in visita ufficiale. Di poche parole. Peccato, per il silenzio di Mattarella, a Cagliari e anche a Ghilarza sarà così, perché lui - da siciliano e regionalista convinto qual è - avrebbe potuto dire molto sulla salute della Sardegna e anche suggerire tanto su come riconquistare almeno in parte le troppe potenzialità inespresse dell'Autonomia. Peccato davvero averlo tenuto lontano dalla gente comune, a parte le strette di mano e qualche foto con i passanti, una cinquantina, in attesa al di là del museo nazionale, dov'è esposta una testimonianza dei Giganti di Mont'e Prama. Perché una Sardegna che è stata capace di dissipare la
grandezza di quei suoi gloriosi antenati ma oggi pare impegnata a rialzarsi dopo l'ultima devastante crisi, una parola d'incoraggiamento se la sarebbe meritata e aspettata. Arriverà, bisogna avere pazienza ed essere ottimisti, dopo il pranzo nel Salone delle feste.Gli incontri. Soprattutto a tavola, Francesco Pigliaru e Massimo Zedda, governatore della Regione e sindaco di Cagliari, avrebbero parlato con insistenza del peso e del costo dell'insularità. È un prezzo conosciuto da tempo, supera ogni anno il miliardo e 100 milioni di euro, ma questo scompenso sociale ed economico Roma e Bruxelles continuano a sottovalutarlo, a non risarcirlo. Così per contrastare l'ormai quasi settimanale indifferenza nazionale ed europea, l'annunciato sostegno di Mattarella potrebbe essere decisivo. «Conosco la situazione. Mi attiverò», avrebbe detto il Presidente nel saluto in Prefettura e dopo aver ricevuto in dono dalla Regione il libro «Fiabe e giochi», scritto dal genio che è stato Maria Lai e un telo di lino ricamato dalle allieve dell'artista, che lavorano a «Su Marmuri» di Ulassai.All'università. È stato un telo anche il discorso a braccio del Presidente nell'aula magna del rettorato, scenografia dell'inaugurazione dell'anno accademico numero 397 per Cagliari. Sette minuti intensi, incisivi in cui ha parlato di libertà, cultura e dialogo. Dopo essere stato sollecitato dalle parole del rettore Maria Del Zompo, «continuiamo a crescere, ma lo Stato ci ha tagliato due milioni di finanziamenti», del portavoce degli studenti Roberto Vacca, «i soldi non possono andare solo ai grandi atenei» e della senatrice a vita e farmacologa Elena Cattaneo, che ha ricordato Giulio Regeni, il ricercatore ucciso in Egitto, e detto «rivendico la libertà di conoscenza in ogni direzione», Mattarella ha preso la parola, con un strappo questa volta al protocollo.Il discorso. «La cultura è veicolo di libertà - ha detto - ed è un bene indivisibile perché non può essere goduta da soli e va difesa ogni giorno. La libertà è piena se si realizza insieme agli altri che sono attorno a noi: questo vale per le persone, i territori e gli Stati. E non è tale se, accanto a noi, c'è chi non può usufruire della cultura». Ed è subito arrivato un monito: «Se oggi anche un solo giovane non può iscriversi all'Università per motivi economici, è di sicuro una ferita destinata a lasciare a lungo il segno nell'intero tessuto nazionale. Che invece ha un grande bisogno di cultura, soprattutto in una stagione come questa segnata da tensioni e pericoli nel mondo. La cultura, lo scriveva Gramsci e noi dobbiamo ripetercelo, è fondamentale per esaminare e studiare i problemi che provocano contrapposizioni». Per poi entrare nella stretta attualità senza però pronunciare mai il caso Spagna o le manganellate di un altro Stato in Catalogna, e parole rischiose come lo sono referendum o spinte indipendentiste che sono forti anche in Sardegna. «In questi giorni - ha detto - in Europa abbiamo verificato ancora una volta che, quando prevalgono scontro ed esasperazioni le soluzioni si allontanano, mentre è proprio la cultura a poter fornire il giusto supporto per un ritorno al dialogo e al confronto fino ad arrivare a soluzioni condivise». Per ritornare ai fatti nostri, è quella condivisione che da sempre il governatore Pigliaru declina in una «leale e necessaria collaborazione fra Stato e Regione». Ma nelle stanze della Repubblica però purtroppo non è sempre così e il Capo dello Stato questo lo sapeva o l'ha scoperto.

11 - LA NUOVA SARDEGNA del 3 ottobre 2017
AGENDA – pagina 22
Da oggi fino a domenica prossima “Sguardi sul Mediterraneo” nell’Auditorium Giovanni Lilliu
IsReal, orari e proiezioni di tutti i film

NUORO Prende il via stasera a partire dalle ore 20, la seconda edizione di IsReal, Festival di Cinema del Reale "Sguardi sul Mediterraneo" organizzato dall'Istituto superiore regionale etnografico con la direzione artistica di Alessandro Stellino. Si parte - dopo la cerimonia di inaugurazione - con la "Cena delle anime" di Ignazio Figus; a seguire, l'attesissimo "Surbiles", di Giovanni Columbu grazie al quale la serata si preannuncia sold-out. Alla prima, in anteprima nazionale, sarà presente il regista accompagnato dalla figlia, l'attrice Simonetta. Fitto il programma del Festival dopo la prima: inizio nel pomeriggio di domani alle 16 con "I Promessi sposi", esilarante ritratto di un'Italia iper-burocratizzata, si prosegue alle 18 con i primi film in concorso ("Gondwana" e "Moo Ya") e alle ore 21 il film "Rio Crogo". Giovedì le proiezioni partiranno dalla mattina alle ore 11 con un evento atteso: "L'Estate di Giacomo" di Davide Comodin. Nel pomeriggio "Grandi speranze" di Massimo D'Anolfi alle 16, alle 18 il film in concorso "Dark on Dark" e alle 21 la pellicola "The Challenge". Nella giornata successiva, ancora alle 11, c'è "L'enigma di Jean Rouch a Torino" , alle 16 il film in concorso "Meteorlar", alle 18 "Il Castello" e alle 21 "Onomanzia" seguito subito dopo da "House in the Fields". Sabato 6 ottobre alle 11 sarà possibile vedere "L'Isola di Medea" di Sergio Naitza, omaggio a Maria Callas nel quarantennale della morte. Alle ore 16 "Spectres Are Haunting Europe", alle 18 "Enjoy the Ride" e a seguire "Sulla stessa barca". Alle 21 il film "Spira Mirabilis" recentemente presentato in concorso al Festival di Venezia. Domenica 8 ottobre il gran finale: alle 11 la proiezione di "Materia oscura", documentario-denuncia sul Poligono sperimentale di Salto di Quirra. Alle ore 17, il fuori concorso "Liberami" di Federica Di Giacomo e alle 19 la premiazione del concorso internazionale. A seguire la proiezione di "Futuro prossimo" di Salvatore Mereu, realizzato nell'ambito di un progetto di collaborazione tra il regista e l'Università di Cagliari. Alle 21,30 l'attesissimo concerto di chiusura sul palco del Teatro Eliseo su quale andranno in scena per la prima volta insieme due tra le voci più autorevoli della Sardegna contemporanea: Iosonouncane e Paolo Angeli. (a.m.)

12 – LA NUOVA SARDEGNA del 3 ottobre 2017
CULTURA E SPETTACOLI – pagina 36
Mediterraneo e altre storie
Ospiti speciali Massimo D'Anolfi e Martina Parenti, autori di "Spira Mirabilis"
Il concorso apre con "Dark on Dark" di Thivolle, il passato coloniale che ritorna
La prima giornata di IsReal con "Surbiles" di Columbu

di Marco Vitali Parte la seconda edizione di IsReal - Festival di cinema del reale "Sguardi sul Mediterraneo", organizzato dall'Isre di Nuoro con la collaborazione di Fondazione di Sardegna e Fondazione Sardegna Film Commission, e con la partnership del Teatro Eliseo.Il Festival, che avrà luogo all'auditorium del Museo del costume da oggi all'8 ottobre per la direzione artistica di Alessandro Stellino, anche quest'anno si presenta ricco di eventi: 24 i film in programma, 9 le anteprime nazionali, 8 i film in concorso.Il film di apertura del festival è l'attesissimo "Surbiles" di Giovanni Columbu, in prima assoluta nazionale dopo il fortunato passaggio al Festival di Locarno. In un'atmosfera inquietante e sovrannaturale, quasi da film horror, in un mondo di inquietudini, sospeso tra sogno e realtà come quello di David Lynch, il documentario racconta le vampire della tradizione sarda: donne cui un tempo veniva attribuita la morte improvvisa e inspiegabile dei bambini. Il regista sarà a Nuoro in occasione della proiezione, accompagnato dalla figlia Simonetta, attrice protagonista del film.COLUMBU E MEREU.Il film di Columbu sarà accompagnato dal corto documentario di Ignazio Figus "La cena delle anime" (ambientato a Orune, prende il via dalla preparazione di un banchetto per i defunti, non senza punte di tagliente ironia ma nel massimo rispetto della tradizione), mentre domenica 8, in occasione della cerimonia di chiusura e premiazione, si proietterà "Futuro prossimo" di Salvatore Mereu, dove si raccontano le storie di Rachel e Mojo, che vagano per Cagliari alla ricerca di un lavoro che non c'è. Realizzato nell'ambito di un progetto di collaborazione tra il regista e l'Università di Cagliari, con studenti impegnati nelle varie mansioni della pratica cinematografica, il cortometraggio è interpretato da attori non professionisti che hanno vissuto realmente, seppur non alla lettera, le esperienze filmate, nell'idea "zavattiniana" che guardare al mondo sia sempre la via maestra per dar voce a un sentimento e raggiungere una presa di coscienza. IL CONCORSO.Otto i film in concorso, tutti d'ambito Mediterraneo. "Dark on Dark" di Laurent Thivolle: in una piazza di Tolosa, uno studente universitario incontra per caso il figlio di un re di una tribù del Niger. La sua voce è quella dei subalterni del mondo, discendenti di sovrani che si ritrovano ridotti ai margini della società. In prima nazionale. "Gondwana" di Riccardo Giacconi supera le barriere del documentario per raccontare l'unica comunità di Tuareg stanziata in Italia e il loro lungo cammino, tra territori rocciosi da cui affiorano le ossa di un misterioso animale gigante, il mitico "Jobar" che terrorizza i bambini. In prima nazionale. Con "Meteorlar" di Gurkan Keltek si va in un Kurdista
n violato e sconvolto dalla guerra, dove il caos è imperante: attraverso frammenti di immagini si ricostruisce la narrazione di un presente rimosso, testimonianza di una lotta disperata di un popolo contro l'ingiustizia. In prima nazionale. In "House in the Fields", Tala Hadid (nipote del celebre architetto Zaha Hadid) tratteggia un ritratto intimo e lirico di una comunità berbera che vive da anni isolata sulle montagne dell'Alto Atlante in Marocco e la fine dell'infanzia di due sorelle. "Moo Ya" di Filippo Ticozzi racconta il viaggio senza meta di Anthony Modesto Opio, un cantastorie cieco che vive in un villaggio isolato dell'Uganda e che parte - guidato dal suo bastone - per ridefinire le coordinate di un mondo segnato da ferite profonde. "Onomanzia" di Fatima Bianchi è la storia del nome Fatima nel suo significato multiplo, città, santa, donna, canto, preghiera: diverse forme di espressione legate a un nome, che permettono loro di superare confini geografici e religiosi, barriere linguistiche e politiche. In prima nazionale "Rio Corgo" di Maya Kosa e Sergio da Costa ci conduce nelle atmosfere sospese e rarefatte di un villaggio portoghese in cui prendono vita i racconti del passato avventuroso dell'anziano Silva, riparatore di ombrelli, contadino, pastore, barbiere, muratore, minatore, giardiniere, clown e mago. In prima nazionale. Infine, "Spectres Are Hauting Europe" di Maria Kourkouta e Niki Giannari ci mostra un esercito di spettri che si aggira per l'Europa, intrappolato nei suoi confini blindati: sono i profughi di Idomeni raccontati dallo sguardo lucido e rigoroso della giovane coppia di cineaste greche.FILM FUORI CONCORSO. Il problema dei migranti è centrale anche in due film presentati fuori concorso: "Enjoy the Ride" di Ferruccio Goia e "Sulla stessa barca" di Stefania Muresu. Imperdibile lo strabiliante "The Challenge" di Yuri Ancarani: ambientato in Qatar, il film racconta di un giovane sceicco che raggiunge una località in mezzo al deserto, in uno scenario di sfarzo abbacinante, per mettere in atto un'incredibile competizione, che ha come protagonista un falco. "Liberami" di Federica Di Giacomo prende il titolo dall'invocazione pronunciata dalle tante persone che affollano ogni martedì la chiesa di Padre Cataldo, esorcista siciliano, possedute dal demonio o forse solo dal male di vivere. "L'isola di Medea", di Sergio Naitza, è invece un omaggio a Maria Callas nel quarantennale della morte (16 settembre 1977).OSPITI D'ONORE. Ospiti speciali dell'edizione 2017 del Festival saranno Massimo D'Anolfi e Martina Parenti, autori di "Spira mirabilis", presentato in concorso al Festival di Venezia. Tra le loro opere in programma a Nuoro anche "Materia oscura", documentario sul Poligono sperimentale di Salto di Quirra, luogo di guerra in tempo di pace dove, per oltre cinquant'anni, i governi hanno testato "armi nuove" e fatto brillare vecchi arsenali militari, con esiti molto gravi per il territorio e per la salute dei suoi abitanti.

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie