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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
06 July 2017
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 6 luglio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
POLICLINICO. Inaugurato il nuovo spazio per le emergenze assieme ad altri tre reparti
IL SOCCORSO ADESSO È PRONTO
Mercoledì prossimo il trasferimento dal San Giovanni di Dio
Si dovrà essere pazienti per una settimana, per poter essere pazienti - se proprio non si può evitare - di un pronto soccorso con attrezzature all’avanguardia, perfino bello. E per non farsi più assistere in quello vecchio nello stabile del Cima - per quanto monumentale- al “San Giovanni di Dio”, che dopo 169 anni di onorato servizio cambia volto e diventa un “ospedale di giorno”, senza ricoveri.
LA CERIMONIA Ieri il taglio del nastro al Policlinico “Duilio Casula” dell’Azienda ospedaliero universitaria, ma era solo l’inaugurazione. Il primo paziente arriverà mercoledì prossimo alle 9 di mattina, e quasi subito cesserà l’attività in via Ospedale. Assieme al pronto soccorso, traslocheranno le due Medicine d’urgenza, la Rianimazione (che raddoppia i posti letto), la Cardiologia, l’Unità coronarica e l’Emodinamica, tutte all’avanguardia. «Un pezzo importante di un progetto ambizioso», sorride il direttore generale dell’Aou, Giorgio Sorrentino, «cioè il trasferimento di un intero ospedale in un altro. Ringrazio il popolo dell’Azienda ospedaliero universitaria e la Regione per lo spirito di collaborazione».
NUOVE DOTAZIONI L’Aou ha acquistato due Tac di ultima generazione, una risonanza magnetica 3 Tesla (l’unica in Sardegna), ha allestito due “camere calde” e i reparti di Rianimazione, Cardiologia, Medicina e posta pneumatica centralizzata. Assieme al nuovo Blocco R, l’investimento è stato di 40 milioni di euro. «Un finanziamento che abbiamo rischiato di perdere», premette il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, «ma che grazie alla determinazione di tutti abbiamo investito. Arriveranno altri 70 milioni: la Sanità sarda si specializza». Aggiunge Luigi Arru, che alla Sanità è assessore: «Vogliamo un sistema unico in rete, ogni euro investito è per migliorare. Stiamo trasformando l’emergenza-urgenza in un sistema moderno grazie agli sforzi dell’assessorato», scandisce Arru. «E anche della presidenza», chiosa Pigliaru, affilato come un bisturi.
IL SINDACO Prima che l’arcivescovo Arrigo Miglio benedica i reparti per il quali si è tagliato il nastro, il sindaco di Monserrato, Tomaso Locci, cerca di strappare qualcosa a Pigliaru sul fronte della viabilità: «Il pronto soccorso porterà trentamila persone in più all’anno, vorremmo migliori collegamenti con la Statale 554». La promessa, almeno a caldo, non arriva, così come i calzari per non rovinare la perfetta lucidatura dei pavimenti: non bastano per tutti, ma pazienza, il giro per i nuovi reparti si fa lo stesso.
LE NOVITÀ Il pronto soccorso - che ha una propria Radiologia, quindi non dovrà più spedire altrove i pazienti per un accertamento e attendere il loro ritorno - è suddiviso in aree colorate: verde, gialla e rossa, proprio come i colori dei codici di urgenza assegnati al momento del triage , subito dopo l’arrivo del paziente. Mancava la rettrice Maria Del Zompo, fuori Cagliari per impegni istituzionali: «Il trasferimento al “Casula”», scrive in una nota, «consentirà di migliorare l’attività didattica e di ricerca dell’Azienda, considerato che alla Cittadella universitaria c’è anche la facoltà di Medicina». Casa e bottega, insomma: teoria e pratica a pochi passi
Luigi Almiento
 
 

2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 6 luglio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
ORTO BOTANICO. L’istituto della Corsica
Il direttore Bacchetta nuovo vicepresidente di Conseil sull’ambiente
L’hanno eletto i massimi rappresentanti del Conseil Scientifique del Conservatoire botanique national de la Corse. Gianluigi Bacchetta, direttore dell’Orto botanico cagliaritano - ritenuto uno dei fiori all’occhiello dell’Università cittadina - è stato nominato vicepresidente del Conseil. È l’istituto pubblico a carattere scientifico e tecnico che fa capo all’Ufficio dell’ambiente della Corsica.
La nomina del docente dell’Università cagliaritana è stata decisa ad Ajaccio, dove in questi giorni si è svolta la riunione del Conseil, al termine della quale il professor Bacchetta è stato nominato alla vicepresidenza dell’istituto della Corsica.
Durante i lavori del Conseil, il direttore dell’Orto botanico dell’Ateneo cagliaritano ha incontrato il presidente della Corsica, Gilles Simeoni, e il direttore del Jarìn Botànic de Soller (che si trova invece nelle Isole Baleari). «Abbiamo cominciato a ragionare insieme», spiega il docente dell’Ateneo cagliaritano, «su come sviluppare le più opportune e complete strategie di conservazione delle biodiversità nelle tre isole del Mediterraneo, seguendo quanto a livello politico si sta facendo, ad esempio, per quanto riguarda la cultura e i trasporti. L’incontro», aggiunge il professor Bacchetta, «conferma quanto l’Università di Cagliari e il suo Orto botanico siano considerati interlocutori privilegiati e affidabili anche a livello internazionale, nell’ambito di consessi importanti e qualificati».
L’incontro a carattere nazionale ad Ajaccio si è concluso a tarda ora: i lavori sono proseguiti alla Collectivité territoriale de Corse. Oggi i componenti del Conseil e gli ospiti si trasferiranno in Sicilia, dove sono in programma incontri che hanno l’obiettivo di sviluppare strategie comuni di conservazione in forma unitaria ed estesa a tutte le principali isole del Mediterraneo, includendo in questa discussione anche Malta, Creta e Cipro.
 
 

3 - L’UNIONE SARDA di giovedì 6 luglio 2017 / Provincia Ogliastra (Pagina 41 - Edizione CA)
TORTOLÌ. Allarme per il 30 per cento dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni
Duemila giovani a casa, senza istruzione né lavoro
Duemila giovani ogliastrini tra i 15 e i 29 anni non sono iscritti a scuola né all’università, non lavorano e nemmeno seguono corsi di formazione o aggiornamento professionale. In Ogliastra la percentuale dei “Neet”, così vengono chiamati con un acronimo inglese, si attesta al 30 per cento. Sono quelli che hanno perso il treno dell’istruzione, sono scivolati ai confini del mercato occupazionale, rischiano di non contribuire al sistema previdenziale. Se si pensa che la media regionale è del 27,7 percento e quella europea del 12, la cartolina è allarmante. «Questa è una terra che ci mette in condizioni di fuggire», dice Francesca Del Miglio, giovane laureata di Bari Sardo, coordinatrice dei giovani Cisl Ogliastra.
LA TESTIMONIANZA Francesca Del Miglio ha 25 anni ed è fresca di laurea triennale in Giurisprudenza. Ha già capito che aria tira: «Qui costruirsi un futuro stabile è troppo complicato. Partirei anche domani, se non fossi legata ai miei affetti. La nostra zona non offre opportunità». Per cavarsela da sola, o perlomeno per evitare di pesare meno sulla famiglia, la neo laureata ha trovato un impiego part time in un’azienda di noleggio auto a Tortolì. «Mi sento fortunata rispetto a tanti miei coetanei che non sanno cosa fare. La situazione è nera».
CASI DISPERATI La Del Miglio sostiene di avere a cuore il tema del lavoro. Ne sono prova la tesi sul mobbing e la sua attività di volontariato nell’ala giovanile del sindacato di via Deledda. «C’è un esercito di giovani senza prospettive. Molti vorrebbero emigrare, ma avrebbero bisogno di una base finanziare che, spesso, le famiglie non riescono a garantire».
IL SINDACATO «È umiliante per un giovane di 30 anni vivere ancora con i genitori e chiedere i soldi per una pizza nel fine settimana». Michele Muggianu mette a nudo le falle di un sistema del lavoro che (quasi) non garantisce i diritti essenziali agli ex studenti non lavoratori, talvolta ridicolizzandoli. «La ripresa dell’emigrazione, il crollo della natalità nel nostro territorio, le difficoltà a contrarre un mutuo e il livello medio dei salari molto bassi testimoniano una situazione non più sostenibile». Individuare l’antidoto per uscire dalle sabbie mobili non appare impresa semplice. Il segretario Cisl Ogliastra mette sotto accusa la politica: «Mancano soluzioni di lungo respiro, la politica è troppo concentrata, a tutti i livelli, sulle prossime elezioni».
Roberto Secci
 

4 - L’UNIONE SARDA di giovedì 6 luglio 2017 / Primo Piano (Pagina 5 - Edizione CA)
Bainzu Piliu, ideologo del movimento, venne arrestato nel 1982 per il complotto separatista
«INDIPENDENTISTA APPASSIONATO»
L’ex docente: addolorato ma non condividevo più la sua azione
«Doddore Meloni era un indipendentista appassionato, ma questo non basta». Parola di Bainzu Piliu, 83 anni, professore universitario ma soprattutto ideologo dell’indipendentismo sardo, fondatore nel 1976 del Fronte per l’Indipendenza della Sardegna, condannato a quattro anni di carcere per complotto separatista. «Doddore Meloni è morto, mi dispiace e sono profondamente addolorato per i suoi familiari», ha scritto ieri in un post nel suo profilo Facebook, «era stato arrestato una prima volta nel 1981; il 3 dicembre del 1982 fui arrestato anch’io. Però, già dal 1985, durante le fasi del processo sul “ complotto separatista” nel quale eravamo coimputati, per fatti nuovi di cui ero venuto a conoscenza in quella occasione, avevo iniziato a non condividere più alcune sue idee e in particolare i suoi metodi di azione politica».
Come ricorda Meloni?
 «Aveva del fascino che esercitava su un certo tipo di persone, non su tutti. Da quando è entrato in carcere l’ultima volta ho evitato di scrivere qualsiasi cosa perché di Doddore ho una conoscenza molto approfondita. Sono sempre stato critico sulla sua azione politica, ma non potevo ribadirlo in questo periodo, non sarebbe stato di nessun giovamento».
Che cosa non condivideva della linea del leader di Meris?
 «Mi riferisco all’isola di Malu Entu, innanzitutto. Se fossi stato io a decidere di occuparla avrei davvero creato un caso, avrei resistito. Lo dico con tranquillità: non mi piace mettere in campo “solo” azioni dimostrative, se le circostanze della vita dovessero spingermi ad agire non tornerei indietro. Anche durante il processo, quando il magistrato Carlo Piana mi interrogò e mi chiese in che modo intendessi mandare avanti le mie idee, gli risposi che io sono un tipo tranquillo, ma che se uno mi dà uno schiaffo io glielo restituisco, e che se uno mi spara, io gli sparo».
Meloni non fu coraggioso?
 «Non ho ancora capito che cosa intendesse ottenere in quella circostanza. Quando mi parlò dell’isola di Malu Entu pensai che si trattasse di un’iniziativa modesta, tuttavia fare quell’operazione e poi andarsene senza resistere non poteva significare nulla dal punto di vista politico».
Quando ci ha parlato l’ultima volta?
 «In due occasioni, quando mi disse di aver nominato come ministro degli Esteri della Repubblica di Malu Entu Giampaolo Pisanu, uno dei pentiti del nostro processo, una cosa che non potevo certo condividere. Un’altra volta mi sottopose un progetto su una cooperativa di prodotti ortofrutticoli. Mi chiese cosa ne pensassi e gli dissi che aveva il mio sostegno. Poi più nulla. In realtà non lo vedo dall’ultimo processo, quindi da trent’anni».
Doddore Meloni è morto dopo uno sciopero della fame e della sete di oltre due mesi, a 74 anni, un sacrificio fisico non da poco…
 «Preferisco non commentare questi aspetti».
Cosa significa sacrificare qualcosa per un ideale?
 «Agire e assumersi responsabilità può costare caro: nel 1981 feci discutere a due studenti le tesi di laurea in sardo. Non ho mai fatto carriera. Di Doddore apprezzo il fatto che quando ha potuto ha sempre preteso di essere interrogato in sardo nei processi. Quando decisi di occuparmi della questione “Sardegna” non l’ho mai abbandonata. In generale per raggiungere gli obiettivi occorre sostenere sacrifici».
Nel suo libro, “Cella N° 21”, spiega che il valore dell’indipendentismo dipende dalla consistenza delle forze in campo e che dichiararsi indipendentisti è solo un primo passo: c’è qualcuno che incarna queste qualità oggi?
 «Ci sono persone valide, che stimo, ma nessuno ha la consistenza di cui parlo. Oggi, nessuna entità sardista ce l’ha. Gli indipendentisti sardi dovranno inventarsi qualcosa di diverso, e studiare la realtà sociale ed economica, in caso contrario la maggior parte dei sardi continuerà a preferire i partiti italiani».
Roberto Murgia
 
 

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LA NUOVA SARDEGNA
 

 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 6 luglio 2017 / Economia - Pagina 15
ISTAT
LAUREATI, PRIMO LAVORO È PRECARIO
Impiego atipico, 40% di mamme. Nel 2051 in pensione a 70 anni
di Marianna Berti
ROMA Per il 35% dei giovani laureati il primo lavoro è precario, mentre le probabilità di agganciare un posto fisso salgono se ci si ferma alla scuola dell’obbligo: in questo caso l’impiego di partenza non è stabile «solo» per il 21%. Quello che può apparire come un paradosso viene fuori da cifre incontrovertibili dell’Istat. Il famoso «pezzo di carta» vale poco se si punta subito al contratto a tempo indeterminato, ma gli studi pagherebbero nel tempo, superata una lunga «gavetta». Non sembrano invece esserci spiragli per le donne, categoria per cui la precarietà non conosce confine, tanto che oltre il 40% delle lavoratici «atipiche », ovvero con un contratto a tempo determinato o di collaborazione, è mamma. Percorsi occupazionali sfilacciati, ritardati, non potranno che riflettersi sulle pensioni: i giovani di oggi rischiano di averle ma «basse», avverte l’Istat, che così si unisce all’allarme già lanciato dall’Inps. Il presidente dell’Istituto di statistica, Giorgio Alleva, parla apertamente di «criticità», chiamato alla Camera a rendere conto delle storie contributive delle nuove generazioni, visto che si stanno esaminando proposte per rendere il sistema previdenziale più equo. Un’operazione che parte in salita, anche per gli effetti demografici che potrebbero far salire l’età pensionabile. Dai «66 anni e 7 mesi» si passerebbe «a 67 anni a partire dal 2019», fino a sfiorare i 70 anni, «69 anni e 9 mesi dal 2051». Come noto però qualcosa potrebbe cambiare. L’Istat infatti fornirà l’aggiornamento sull’aspettativa di vita in autunno. Certe tendenze comunque non potranno essere invertite, semmai solo attenuate, fa presente l’Istat, prevedendo una «decrescita» della popolazione residente (7 milioni in meno nel 2065). Un aiuto potrà venire dagli immigrati (+14,4 milioni nello stesso arco di tempo) ma intanto ci sarà anche chi lascerà l’Italia (in circa 6,7 milioni). Che fare quindi? Di certo studiare sembra non convenire se si vuole il posto fisso al primo tentativo: l’occupazione atipica «cresce all’aumentare del titolo di studio», certifica l’Istituto. Alla fine però chi vanta una laurea in oltre il 77% dei casi ha un lavoro, mentre la percentuale scende al 45% tra chi può contare esclusivamente sulla licenza media (dati 2016). Magari poi tra chi ha passato tanti anni tra i banchi c’è la propensione a non accontentarsi e piegarsi a un impiego precario ma con più prospettive di carriera. Tuttavia l’Istat non manca di rimarcare il «sottoutilizzo» di giovani istruiti, con gli inevitabili danni per la produttività dell’intera economia. Ecco che solo il 60% dei «young adult» (25-34enni) ha un posto e tra i nati negli anni Ottanta l’impiego di ingresso è precario nel 45% delle volte, quasi il doppio di quanti hanno avuto la fortuna di venire al mondo negli anni Sessanta. E i numeri peggiorano se si guarda alle donne che, per la leader della Cisl Annamaria Furlan, senza dubbio «hanno pagato il prezzo più alto della crisi».
 
 
 

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