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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
25 August 2017
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 25 agosto 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
Scuole per medici, Del Zompo:
«UN ANNO PER ADEGUARCI»

Una questione di tempi e di nuovi parametri ha generato il caos e fatto sì che tre scuole di specializzazione in Medicina siano entrate nella lista che l’Osservatorio nazionale ha segnalato al Ministero per chiederne l’esclusione. «Sarebbe stato necessario assegnare un congruo periodo di tempo per uniformarsi a criteri che risultano profondamente diversi dal passato» si legge in una nota diffusa dall’ateneo e nella quale la rettrice Maria Del Zompo chiarisce la situazione. «Siamo assolutamente in sintonia con la necessità di valutare le scuole di specializzazione per evidenziare criticità da correggere ed eccellenze da valorizzare, ma bisogna farlo con tempi giusti e risorse adeguate».
«Per questo sono impegnata in prima persona con il prorettore per le attività sanitarie Francesco Marongiu e il presidente della facoltà di Medicina e Chirurgia, Gabriele Finco, per sostenere le nostre ragioni e tenere aperte le Scuole, che hanno una validità formativa di eccellenza. Il nostro corpo docente è congruo e numericamente adeguato, ma le nuove regole ne impongono il raddoppio: gli atenei se ne faranno carico, compatibilmente con la progressiva diminuzione delle risorse statali e le esigenze delle altre facoltà - commenta Del Zompo -. I numeri dell’attività assistenziale devono essere garantiti, all’interno della riorganizzazione della rete ospedaliera regionale, per l’azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari. Con il sostegno del mondo politico sardo chiediamo un anno di tempo per l’adeguamento completo ai nuovi criteri, che ancora una volta non tengono conto delle peculiarità della Sardegna, che ha un territorio vasto con una bassa densità abitativa e scarsi servizi di trasporto».


2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 25 agosto 2017 / Salute (Pagina 14 - Edizione CA)
Tecnologia I nuovi metodi digitali per ogni donna
A monitorare il vostro ciclo ci pensa l’app

Contribuiscono ad abbattere il tabù delle mestruazioni, utilizzando icone divertenti per descrivere condizioni fino a poco tempo fa considerate inconfessabili come il flusso abbondante o i brufoli che spuntano in quei giorni. Ma l’aspetto più importante è che trasformano le informazioni in dati che possono indicare alle donne quando dovrebbe cominciare il ciclo, quando c’è un ritardo e perché capita che abbiano un umore irritabile. Benvenute nel mondo delle app per monitorare il ciclo mestruale (ne esistono decine in lingua italiana), applicazioni per cellulari e tablet che aiutano a controllare tutti i dettagli del flusso.
COME FUNZIONANO Si tratta di raccoglitori di informazioni che permettono non solo di indicare quando sta per arrivare il ciclo, ma possono monitorare anche altri aspetti legati alle mestruazioni: umore, dolori tipici come mal di testa o ipersensibilità del seno ma anche il livello di energia o il peso. Inoltre si possono registrare molti dati, come quando si ha avuto un rapporto sessuale, se il flusso è leggero o abbondante ed è possibile anche inserire promemoria. «Avere a disposizione un calendario che segna il momento in cui certi sintomi si presentano con una certa gravità, come il dolore legato all’ovulazione o la modificazione dell’umore, significa accendere un campanello e valutare la possibilità di rivolgersi allo specialista», dice Anna Maria Paoletti, docente di ginecologia e ostetricia all’università di Cagliari e membro del consiglio direttivo della Sigo, la società italiana di ginecologia e ostetricia.
LA FASE PREMESTRUALE I sintomi premestruali, si sa, sono un problema di tutte le donne. Tra queste, c’è un’altissima percentuale, circa il 60%, che vive quei momenti con estremo disagio. «Una settimana ogni mese accompagnata da un forte malessere può inficiare la qualità di vita di una donna perché altera i rapporti sociali e mette in discussione anche la normale attività sessuale», spiega la professoressa Paoletti. All’interno di quel 60%, c’è poi un 5% di donne che vive un disturbo disforico premestruale, un problema di natura psichiatrica che si manifesta con sintomi depressivi anche gravi che, se trascurati, possono portare anche all’estrema conseguenza del suicidio.
UTILI PER OGNI DONNA Le app aiutano anche a prevedere l’ovulazione e indicano in quali giorni è più probabile rimanere incinta, ma quasi tutte scrivono chiaramente che non sono uno strumento affidabile per prevenire la gravidanza. «Queste applicazioni sono utili per memorizzare l’andamento del ciclo anche nel lungo periodo, informazione che noi chiediamo sempre alle nostre pazienti, ma che talvolta non sono in grado di riferirci precisamente», spiega ancora la professoressa Paoletti. «Non si può però fare affidamento su queste app per prevenire una gravidanza: se non si desidera restare incinta ci si deve comunque affidare ai contraccettivi tradizionali. La previsione del periodo di fertilità», che queste app sono in grado di calcolare, «può invece essere utile alle donne che cercano una gravidanza, anche se per questo scopo in genere noi consigliamo test specifici». Queste applicazioni, in definitiva, conclude la professoressa Paoletti, «possono essere un utile aiuto per avere maggiore consapevolezza dei cambiamenti del proprio corpo. Una cosa particolarmente utile è l’opzione che ricorda di assumere la pillola anticoncezionale». (ma.mad)

 

3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 25 agosto 2017 / Cronaca Provincia di Cagliari (Pagina 24 - Edizione CA)
L’UNIONE SARDA di venerdì 25 agosto 2017 / Cronaca Provincia di Cagliari (Pagina 24 - Edizione CA)
 

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LA NUOVA SARDEGNA
 
4 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 25 agosto 2017 /
LO STUDIO
Nei cognomi la storia dell’isola
i Sanna primi, sono 17mila

di Luca Rojchw
SASSARILa storia di un popolo si può ricostruire non solo dai libri di storia, ma anche dai suoi cognomi. Basta pensare a Berlinguer o Lussu per avere un flashback. Un’immagine nitida di un volto. Uomini che hanno fatto la storia d’Italia e della Sardegna. Ma scorrere l’elenco dei cognomi è come fare un viaggio nella storia dell’isola. E nelle sue tradizioni. Spagnoli, piemontesi, ricchi, nobili, disperati, artigiani. Perché i cognomi sono una sorta di promemoria di un popolo. Delle sue radici e del suo sviluppo. Forse tra mille anni il cognome più diffuso in Sardegna sarà di origine cinese, come è già così a Milano. E i Sanna saranno quasi estinti. Sanna power. Sono loro i più numerosi in Sardegna. La speciale classifica dei cognomi più diffusi nell’isola è guidata dai Sanna. Per i più curiosi sono un esercito, per l’esattezza 17.434. Il cognome è il più diffuso in Gallura, nel Sassarese, nel Nuorese e nell’Oristanese. Seguono i Piras, che si fermano appena a 15.242. Piras è il cognome più diffuso tra Medio Campidano e Ogliastra. I 12.479 Pinna bastano per arrivare terzi. I Pinna primeggiano nel Sulcis Iglesiente. Quarti i Serra, 12.079. I Melis sono 11.544, ma questo è il cognome più diffuso a Cagliari. Manca è settimo con 10.414. Ottavo è Meloni con 9.319. Il nono cognome più diffuso è Mura con 9.284 individui. Chiude la top ten Lai con 7.718. Dall’11esimo al 20esimo posto seguono: Murgia, Porcu, Cossu, Usai, Lois, Marras, Floris, Deiana, Cocco, Fadda.A rischio scomparsa. Ma a destare maggiore curiosità sono i nomi a rischio scomparsa. Sono quelli meno numerosi nell’isola. I "panda" che devono essere protetti. «Nella classifica all’incontrario troviamo alcuni cognomi poco noti come Alivìa che oggi non arriva a 40 individui. Scorcu, specifico di Tortolì, che supera di poco i 70 individui. Orritos, antichissima famiglia di Bultei citata già nei condaghi, che non arriva a 90 persone. Sullo stesso ordine di grandezze c’è Anela con la sua variante Nela. Ma gli ultimi degli ultimi sono una ventina di cognomi che secondo statistiche attendibili avrebbero una trentina di persone ciascuno: Pirredda, Barranca, Battaglia, Chia, Sorgia, Lotto, Diez, Sanneris, Becca, Sinis, Cirotto, Linaldeddu, Angheleddu, Maulu, Cottu, Ciboddo, Ziranu, Pùlisci, Lenzu, Gioi, Tilloca». La classifica è stata fatta dal linguista Mauro Maxia. Uno dei più grandi esperti nell’onomastica sarda, ha tenuto corsi nelle università di Sassari e Cagliari. Maxia ha fatto un lavoro monumentale di studio storico, etimologico, demografico e linguistico di tutti i cognomi sardi.Un lavoro certosino. Da 15 anni Maxia è impegnato nella preparazione di un dizionario storico etimologico dei cognomi di Sardegna. Tra archivi e fonti scritte ha raccolto e schedato oltre 100mila documenti che si riferiscono a tutti i cognomi attestati nell’isola. Nel suo lavoro Maxia non si è solo preoccupato di dividere i cognomi per aree geografiche dell’isola e per concentrazione. Ma ha anche studiato l’etimologia, la storia, l’evoluzione. Non ci sono solo quelli "autoctoni", ma anche quelli che dominazione dopo dominazione si sono stratificati nell’isola e con il peso dei secoli sono diventati sardi. Anche se hanno un’origine "straniera". Maxia non ha lavorato solo da linguista, ma anche da storico e da demografo. Ha studiato le migrazioni e gli innesti dei cognomi all’interno di quelli storicamente conosciuti in Sardegna.Alta concentrazione. Maxia rivela un’altra particolarità dei cognomi sardi. «Si distinguono in modo netto da quelli delle altre regioni italiane. In Sardegna i primi dieci cognomi raggruppano quasi il 10 per cento della popolazione. Nelle altre regioni invece i 10 cognomi più rilevanti oscillano tra il 2 per cento degli abitanti del Piemonte e del Veneto fino al massimo del 5 per cento della Campania. In Sardegna i primi 100 cognomi arrivano a raggruppare un terzo di tutti i residenti dell’isola».Le curiosità. Maxia spiega anche alcuni curiosi cognomi sardi. «Tra i cognomi più curiosi emergno i monosillabi Me e Mu che sono di origine infantile e indicano la pecora e la vacca. Mele e Melis sono varianti di uno stesso cognome che è sorto da un nome che si rivolgeva a un figlioletto o a una persona cara (Mele meu). Tra i cognomi che non significano quello che la maggior parte delle persone pensa c’è Polo, che non ha nulla a che vedere con i poli essendo una forma accorciata di Paolo. Anche il significato di Culeddu, attestato a Bono, viene spesso equivocato. In realtà è un ipocoristico di Nicola, cioè Niculeddu. Stesso discorso per Puzzi/Pucci che non ha niente a che fare con l’odore. È un antico vezzeggiativo di Filippuccio. Tocco non significa scemo ma viene da un soprannome rifatto sulla parola toccu ’rintocco della campana’. Un cognome un po’ "pungente" è Aùgias che è una variante di Aùzas che significa ’spille’. La pronuncia Àugias del cognome di un noto volto televisivo è così sbagliata che non significa niente. Il cognome nostrano Cao richiama quello cinese perfettamente uguale. Ma tra i due vi è soltanto una casuale omofonia. Del resto in Sardegna vivono ormai più di 50mila stranieri».
LA CURIOSITÀ
Gli strani casi di Berlinguer e Saragat

Tra tanti cognomi di origine iberica manca Berlinguer che tutti credono spagnolo. «Il mistero è svelato dai documenti degli archivi di Sassari che vanno dal 1555 al 1709 - spiega Maxia -. Nelle sue prime attestazioni questa famiglia è registrata col cognome Pilingheri e Pilinguerj. Nelle fonti fino al 1600 troviamo grafie che variano da Pilingueri a Pilinguerij. Proprio l’antica forma Pilingheri la troviamo a Bitti come nome di una località che in passato dovette essere legata a questa famiglia sassarese, di cui un ramo fu presente per due secoli anche ad Alghero. Come mai oggi il cognome si presenta con la forma Berlinguer? Il dilemma si spiega con l’ansia di nobilitazione che distinse molta borghesia sarda durante l’età moderna. Molti i cognomi che si trasformarono in quel periodo, per esempio una famiglia Arrica di origine corsa cambiò in suo cognome in Enriquez. Un’altra famiglia giunta dalla Corsica, i Martini, mutò il cognome in Martinez. La forma antica, Pilingheri, è una variante di Belingheri, giunto probabilmente dalla Lombardia nella prima metà del 1500. Durante il 1600 la famiglia cominciò a cambiare il suo cognome in Belingueri a Berlinguer nella prima metà del 1700». Diversa la storia di un altro cognome illustre: Saragat. «Il raro cognome Saragát, noto grazie al politico torinese Giuseppe Saragat, quinto presidente della Repubblica, è ritenuto da molti di provenienza catalana. Ma l’esame dei documenti consente di stabilire con certezza che è originario della Gallura. La sua forma originaria era Saragáttu».
MAURO MAXIA
Il maggiore esperto dei cognomi sardi

Mauro Maxia è specialista abilitato come professore universitario di linguistica e filologia italiana. Ha insegnato lingua, letteratura e onomastica sarda nelle università di Sassari e Cagliari. È docente di sardo-corso nei corsi universitari. Ha pubblicato circa 140 lavori. Sardo. È nel comitato scientifico del Repertorio Toponimo della Corsica. È presidente dell’Istituto sardo-corso. Ha pubblicato il dizionario dei cognomi sardo-corsi.

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