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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 April 2017
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di martedì 11 aprile 2017 / Borsa (Pagina 14 - Edizione CA)
Due docenti universitari hanno messo a punto un modello utilizzato a Bruxelles
IL SYMBOL DELLE CRISI FINANZIARIE
Strumento cagliaritano per le previsioni economiche Ue
 Con la sua applicazione è possibile vagliare e analizzare le probabilità e le entità delle perdite economiche del settore bancario, monitorando anche il rischio di eventuali crisi finanziarie. Il modello Symbol (Systemic model of banking originated losses) è stato utilizzato dai ricercatori del Joint research center (Jrc) della Commissione europea, con il principale obiettivo di effettuare una valutazione degli effetti della direttiva europea sulla tutela dei depositi bancari, l’European deposit insurance scheme (Edis), approvata il 24 novembre del 2015.
LO STRUMENTO Questo particolare strumento è stato predisposto dai docenti del dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Cagliari, Riccardo De Lisa e Stefano Zedda. In sostanza, con questo modello non solo si possono stimare le probabilità, le dimensioni delle perdite economiche e l’impatto degli eventuali default che possono verificarsi nel settore bancario, ma anche prevedere i rischi di contagio tra istituti di credito e, inoltre, valutare la distribuzione delle perdite in tutto il sistema bancario.
«Siamo contenti di quest’ultimo risultato -ha chiarito De Lisa - perché si tratta della decima Direttiva europea sui servizi bancari e finanziari che viene studiata grazie al modello che abbiamo progettato a Cagliari: ciò significa che le più importanti revisioni della normativa europea sono state supportate dai risultati di Symbol. Stiamo ora valutando ulteriori specificazioni del modello per ampliare ulteriormente i suoi ambiti applicativi».
LA RICERCA Il Joint research center è una direzione generale della Commissione europea che può contare sul sostegno e sulla collaborazione di sette istituti di ricerca, che si trovano dislocati in cinque paesi membri dell’Unione europea (Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Spagna). Il suo compito è anche quello di fornire un supporto scientifico e tecnico a progettazione, sviluppo, attuazione e controllo delle politiche dell’Unione europea, che lo finanzia direttamente, per assicurare l’indipendenza delle attività di ricerca da interessi privati o dalle singole politiche nazionali.
LA RETE Il “Jrc”, è chiarito in una nota dell’Università di Cagliari, «svolge un ruolo di coordinamento e ricerca in numerose reti comunitarie di enti nazionali di ricerca, università, industrie avanzate degli Stati membri dell’Unione europea, ed effettua un vasto insieme di ricerche indipendenti».
Eleonora Bullegas
 

2 - L’UNIONE SARDA di martedì 11 aprile 2017 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Il ginecologo Gian Benedetto Melis: dati ben più alti di quelli europei
«In Sardegna sette decessi in cinque anni»

«Dobbiamo rendere le sale parto centri di assoluta sicurezza, ma quanto dico è slegato da quel che è avvenuto a Iglesias. Lo evidenzio perché in Sardegna sono morte 7 puerpere negli ultimi 5 anni. Un dato elevatissimo: 3 volte in più rispetto a quello europeo». Gian Benedetto Melis - responsabile della clinica di Ostetricia e Ginecologia al Policlinico universitario di Monserrato - ribadisce il concetto. La tragedia di Iglesias «che non conosco nello specifico e sulla quale non mi posso esprimere compiutamente», è l’occasione per ritornare su un tema che gli sta a cuore. «Spesso sento citare a sproposito il caso olandese, dove esiste il parto in casa. Si dimentica un particolare: dietro casa c’è un’ambulanza medicalizzata con équipe pronta a intervenire chirurgicamente». Poi, sulla morte di Roberta, aggiunge: «In questi eventi non c’è correlazione diretta con il parto, ma con un’alterazione della coagulazione sì: una donna che partorisce e viene trasfusa ha sicuramente alterazioni di questo tipo. Ciò accade anche in presenza di una patologia quale la fibromatosi uterina, ma parlo in linea generale».
L’indagine interna, disposta dall’Ats, darà informazioni più precise sulle cause dell’emorragia cerebrale che ha provocato la morte della donna. Ma, da una prima valutazione non sembra che possa essere stato il parto in sé a determinare la tragedia. Anche secondo una visione di medici “esterni” è errato parlare di emorragia cerebrale e morte causate dal parto.
«Può succedere, ma parliamo di eventi eccezionali e non riferibili direttamente al parto - dice Giovanni Monni, direttore del servizio Ostetricia e ginecologia, diagnosi prenatale e preimpianto, terapia fetale al Microcitemico di Cagliari - neppure il taglio cesareo può essere ritenuto responsabile di un evento tragico come questo che, tuttavia, non conosco». ( c. s. )
 

3 - L’UNIONE SARDA di martedì 11 aprile 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
Incontro Università
Incontro sulle elezioni francesi oggi alle 12 nella facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche, in via Nicolodi
 

4 - L’UNIONE SARDA di martedì 11 aprile 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Vicino alle camere mortuarie spazzatura e ingombranti aspettano di essere ritirati
CUMULI DI RIFIUTI DIETRO IL “CIVILE”
Parte dell’area è recintata, il resto è nascosto ma accessibile 
Il riordino della Sanità non sembra contemplare gli spazi esterni. O perlomeno, non all’Ospedale Civile. Basta passeggiare una mattina nel cortile per accorgersene: la scelta è ampia. Si va dal bidet in ceramica bianca - con inserti d’acciaio coperti dal calcare - a una decina d’infissi accatastati gli uni sugli altri. C’è anche lo spazio dei cartelli: si può scegliere tra gli inflazionati passi carrabili e lavori in corso , al più raro zona militare limite invalicabile . Perché lì, dove le ambulanze non osano ma cittadini e utenti arrivano, ci sono due non troppo piccoli depositi a vista. Uno è delimitato da una recinzione metallica - che comunque non nasconde lo scempio -, l’altro a portata di tutti. E a distanza ravvicinata dalle camere mortuarie.
MATTINA DI PROTESTE «È vergognoso che un ospedale sia tenuto così, non basta certo avere tutto pulito nelle corsie, anche l’esterno dovrebbe essere decoroso», commenta Anna Pili con gli occhi fissi sul deposito rifiuti lato Orto Botanico. «Certo non è un belvedere», interviene Antonio Loddo. «Di sicuro uno non si aspetterebbe mai di trovare un bidet in mezzo al cortile», osserva. «In ogni caso basterebbe poco per sbarazzare tutto, credo sia doveroso, soprattutto nei confronti degli utenti e degli stessi medici e infermieri che lavorano qui». Pochi metri più avanti, costeggiando le camere mortuarie, ecco l’angolo delle sedie: ce ne sono una ventina, in condizioni precarie, messe una sopra l’altra. Mimetizzate - con scarso successo - tra vecchie apparecchiature elettriche e una collezione d’inserti in legno o plastica. La supervisione spetta alla colonia felina domiciliata lì e ben integrata col contesto. Solo l’arrivo di un furgoncino della nettezza urbana riesce a distogliere la loro attenzione ma non a far sparire la discarica. Resta lì, intatta. E visibile a chiunque, dal momento che si trova accanto a uno dei due passaggi - obbligati - per chi va via dall’obitorio. «Personalmente ritengo sia un brutto spettacolo per tutti, oltretutto mi sembra un’evidente mancanza di rispetto nei confronti di chi viene a piangere i suoi morti», polemizza Francesca Cardia.
IL DECLINO C’è l’immagine di Sant’Efisio nella facciata dell’edificio. Sistemata tra le bandiere istituzionali e la scritta maestosa “Ospedale Civile” che ricorda i quasi due secoli di gloria, quando il San Giovanni era considerato l’ospedale dei cagliaritani e un simbolo della città. Certo, la grazia di liberare il cortile dal cumulo di rifiuti non è compito del martire guerriero, semmai della direzione sanitaria, che non rilascia dichiarazioni. Ma di partite aperte ce ne sono altre, come stabilire che fine farà la struttura realizzata nel 1844 su progetto dell’architetto Gaetano Cima. Mentre le istituzioni riflettono, il vecchio Civile ha già cambiato diverse destinazioni d’uso. A parole è diventato un grande poliambulatorio, con centro geriatrico e Casa della salute, poi un campus universitario (con biblioteca al servizio di tutte le facoltà). Nella lista delle ipotesi c’è stata anche l’idea di realizzare un albergo, un museo e un centro di aggregazione sociale. Di certo dal primo reparto trasferito al Policlinico universitario di Monserrato sono passati più di tre anni. Era il 2 dicembre 2013 quando iniziarono le operazioni di trasloco imposte dal decreto Milleproroghe. Via i reparti di Ostetricia, Ginecologia e Pediatria, seguiti il 23 luglio 2014 dalla Neurologia. Entro l’estate sarà la volta di Pronto soccorso, Cardiologia, Rianimazione ed Emodinamica. Chiuderanno Oculistica e Dermatologia, gli ultimi due reparti a lasciare l’edificio che ha scritto una storia lunga quasi duecento anni. Il resto è da stabilire ma la sorte del vecchio Marino di non fa intuire niente di buono.
Sara Marci
   

5 - L’UNIONE SARDA di martedì 11 aprile 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
CONSIGLIO COMUNALE. Oggi alle 17 il tributo all’intellettuale
La città ricorda Alziator a 40 anni dalla sua morte
La figura di Francesco Alziator sarà ricordata oggi alle 17 in apertura dei lavori del Consiglio Comunale dal presidente Guido Portoghese. Al tributo dell’assemblea all’illustre letterato e antropologo sardo, in occasione del quarantesimo anniversario dalla sua morte, seguirà la relazione di Gianni Filippini, direttore editoriale de L’Unione Sarda. Alla cerimonia interverranno anche i familiari dello scrittore scomparso e i rappresentanti della Fondazione Alziator.
INTELLETTUALE RAFFINATO Cagliaritano, Francesco Alziator (1909-1977) nutriva per la sua città un amore intenso e profondo. «Intellettuale colto e curioso ed esploratore infaticabile ne conosceva ogni angolo - così lo definisce Filippini nella prefazione alla collana a lui dedicata pubblicata nella Biblioteca dell’identità de L’Unione Sarda -. La percorreva in lungo e in largo, a piedi, taccuino alla mano, per soffermarsi su ogni dettaglio significativo e scoprirne anche il fascino più nascosto». Allievo di Paolo Toschi, conosceva a fondo anche il resto della Sardegna, studiata e scoperta sui libri e sul campo e poi raccontata in tante opere e in centinaia di scritti, saggi e articoli su quotidiani e riviste specializzate.
LE OPERE Professore di tradizioni popolari all’Università di Sassari, amava viaggiare e andare a cogliere personalmente le testimonianze storiche e la realtà autentica di terre e popoli al suo tempo non ancora coinvolti dalla globalizzazione. Tra le sue opere più conosciute spiccano La città del sole, I sentieri della memoria, L’elefante sulla torre, I giorni della laguna, Folclore sardo, Le tradizioni popolari in Sardegna. A lui è anche dedicato un Premio letterario tra i più importanti del panorama sardo, voluto e sostenuto dal Comune che oggi gli dedicherà l’ennesimo dovuto tributo.
 
 
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LA NUOVA SARDEGNA
 
 
 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 11 aprile 2017 / Attualità - Pagina 9
Alla rassegna i produttori si presentano con piani ambiziosi
I padri spingono i figli a studiare per apprendere il mestiere
Nuove leve del vino: manager e laureati guidano le cantine
di Andrea Sini  INVIATO A VERONA
La tradizione di famiglia come un valore, l’aggiornamento come un obbligo, la voglia di rinnovarsi e di accettare nuove sfide come forza propulsiva per cercare di mettersi al passo con competitor di livello mondiale. Le aziende vitivinicole sarde che in questi giorni sono in vetrina a Verona alla 51ª edizione di Vinitaly hanno l’isola nel marchio e nell’essenza stessa del prodotto, ma la loro visione è ormai apertamente globale. «Il coraggio e la competenza sono valori che pagano» è il mantra ripetuto dai responsabili delle oltre 70 cantine che nei primi due giorni della manifestazione hanno fatto il pieno di visitatori. In migliaia hanno già attraversato il padiglione numero 8, quartier generale della Regione Sardegna. Esperti fatti in casa. Studi specifici, viaggi, conoscenza delle lingue straniere, aggiornamenti constanti. La conduzione familiare e resta un “must” per la maggior parte delle cantine, a patto che le nuove generazioni siano in grado di far fare un passo in più all’azienda. Un esempio per tutti: Ferruccio Deiana, dell’omonima cantina con sede a Settimo San Pietro, ha le idee chiarissime in proposito: «Mio figlio Dario è laureato, ha fatto un master in inglese e ora sta studiando Marketing vitivinicolo a Trieste. Il nostro mercato ormai da anni è per la maggior parte quello estero: i nostri bianchi vanno forte in Germania, i rossi in Svizzera, siamo presenti in 9 stati degli Usa e ci stiamo aprendo al Cile. Secondo voi a chi affideremo questo tipo di gestione?». Il coraggio di cambiare. Produrre un buon cannonau nel regno del vermentino? Perché no. La Cantina Tani ci ha scommesso ed è stata premiata. Puntare su un prodotto “complicato” per la scarsità delle materie prime? Si può fare, e Mora Bianca della Cantina di Mogoro lo dimostra. Far incontrare il vermentino di Alghero con uno chardonnay veneto? Chelos, cuvée brut griffato Tenute Delogu dimostra che è possibile, proprio nel momento in cui la cantina supera le 100mila bottiglie e viene premiata nel Grenaches du Monde, con il Cannonau Ego (medaglia d’oro), e il bianco Ide 2015 fa il suo ingresso nella guida “5 Star Wines”. Scommettere con coraggio significa valorizzare il design (splendido il packaging delle distillerie Silvio Carta), o proporre un aperitivo frizzante al mirto (Eya, Distillerie Lussurgesi), che magari in Sardegna farà storcere il naso a molti ma a Vinitaly aveva la fila per gli assaggi. E infatti, la brochure interamente in inglese, dimostra chiaramente che è un prodotto destinato al mercato estero.
  

7 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 11 aprile 2017 / Cultura e spettacoli - Pagina 35
La vecchia Sassari ridisegnata dagli studenti del primo anno
Nasce da Architettura
l’idea del nuovo centro
di Antonio Meloni
SASSARI La cittadinanza non è un concetto squisitamente burocratico, uno status che si acquisisce solo con il semplice rilascio di un documento. L’individuo diventa soprattutto parte di un progetto più organico che è tale anche in virtù della sua diretta partecipazione. Per realizzarlo in modo compiuto, però, serve un contesto urbano mirato in grado di favorire quelle dinamiche anche sul piano materiale. L’intento è quello di recuperare gli spazi pubblici puntando alla costruzione di una nuova cittadinanza per arrivare a quella rigenerazione urbana che si concretizza pensando una città funzionale alle relazioni umane anche attraverso le sue strutture materiali. Lo hanno fatto cinquanta studenti che frequentano il primo anno di corso del dipartimento di architettura nell’Ateneo turritano, realizzando nove idee progettuali mirate sul centro storico di Sassari. La città vecchia è stata studiata nel dettaglio e sono state prese in considerazione nove ipotesi di intervento che ieri sera l’architetto Giovanni Maciocco, docente di progettazione urbana nello stesso dipartimento, presenti gli studenti coinvolti nel programma, ha illustrato ai rappresentanti del comitato di quartiere per il centro storico, Giovanni Ruiu e Mario Casu. Va detto subito che si tratta di idee progettuali in grado, però, di suggerire agli amministratori, e non solo, ipotesi d’intervento sul tessuto urbano ricalcando un modello che poggia su analisi e ragionamenti molto concreti. Talmente concreti che gli studenti hanno perfino costruito nove plastici di grandi dimensioni che faranno parte dell’esposizione di una biennale dedicata allo spazio pubblico in programma a Roma dal 25 al 27 maggio prossimi. Tra i progetti, per esempio, l’ipotesi di riqualificazione dell’area attorno all’ex hotel Turritania, punto dolente dell’amministrazione di Palazzo ducale, sito in cui i futuri progettisti urbani hanno pensato alla creazione di uno spazio pubblico nella parte che affaccia sulla ferrovia, ipotizzando una rampa orientata su viale Porto Torres che faccia da elemento di collegamento alla stazione ferroviaria, ma anche da spazio urbano destinato alla vita di relazione. Ai Giardini Pubblici, invece, nel lato che dà sul corso Margherita di Savoia, è stata idealmente collocata una struttura a vestibolo, una sorta di frontline che consentirebbe l’ingresso, certamente più agevole, al parco più importante della città. Ancora, nelle idee degli studenti di Architettura, la storica scuola di San Donato è stata incastonata all’interno di un giardino studiato in modo funzionale al collegamento con quella parte della città vecchia. Quella di ieri era solo la prima parte della presentazione che sarà completata dopo il 13 maggio quando, a esame sostenuto, i ragazzi saranno in grado di presentare i progetti in una fase più avanzata e formulare, magari, proposte ancora più concrete. Con qualche distinguo, l’idea è piaciuta ai rappresentanti dei cittadini del centro storico che hanno rimarcato alcuni punti riservandosi di completare il ragionamento durante la seconda tappa in programma dopo la biennale romana.

 

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