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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
15 March 2017
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 marzo 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
VALORI SPORTIVI
Al via alle 10, all'Hostel Marina, il progetto “Getval - Get addicted to sport values”, per la promozione del valore della sana pratica dello sport finalizzata alla crescita e alla diffusione di valori inclusivi. Organizza Tdm 200 per il programma Erasmus plus.
 
 


2 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 marzo 2017 / Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
INCONTRO. Nascerà un Centro di documentazione e ricerca legato all'Università
Giulio Angioni e una preziosa eredità da far vivere

L' eredità di Giulio Angioni, antropologo, scrittore, intellettuale impegnato, non andrà perduta. A due mesi dalla scomparsa dello studioso sono tante le iniziative che vogliono assicurarne valorizzazione e fruizione. Le più significative sono state annunciate lunedì in occasione dell'incontro che la Fondazione di Sardegna ha promosso nella sua sede cagliaritana. L'ambiente scientifico, ha detto Tatiana Cossu, allieva del professore e ricercatrice all'Università di Cagliari, ha già manifestato, d'intesa con la famiglia, la volontà di realizzare un Centro di documentazione e ricerca. A Guasila, invece, paese natale di Angioni si ricorderà – ha anticipato la sindaca Paola Casula - la figura dell'intellettuale con un festival letterario sull'altrove, primo passo verso un progetto che mira alla costituzione di una Fondazione.
Proprio la dimensione del paese e il valore dei saperi locali tradizionali sono stati la cornice dentro cui si è collocata la commemorazione di Angioni. Prima che la figura dell'intellettuale venisse rappresentata nella sua poliedricità, è stato infatti presentato il documentario “Foghesu, i giorni del pane dolce”. Ambientato a Perdasdefogu nel periodo in cui le donne confezionano il pane da distribuire ai fedeli per la Candelora, contiene l'ultima intervista all'antropologo. Realizzata dal giornalista Giacomo Mameli, è concentrato di studi decennali, una riflessione scientifica sui “saperi della mano”.
Il concetto - che si costruisce sull'inscindibile e non gerarchizzabile relazione tra le attività umane del fare, dire, pensare e sentire - è stato al centro dell'intervento di Pier Giorgio Solinas, già ordinario di Etnologia all'Università di Siena e allievo, come Angioni, della Scuola antropologica cagliaritana di Alberto Maria Cirese ed Ernesto De Martino. La figura di Giulio Angioni come romanziere (L'oro di Fraus è opera d'avvio della “nuova letteratura sarda”) è stata invece definita, con la partecipazione dell'allieva che ripercorre la lezione di un maestro, dalla scrittrice Paola Soriga. Stefano Salis, giornalista culturale del Sole24ore, ha invece restituito vigore, attraverso la rilettura di tre articoli scritti dall'intellettuale sul Manifesto sardo attorno ai temi dell'identità e della lingua, alla voce critica di Angioni rispetto a posizioni di chiusura, omologanti, autoreferenziali e folcloriche.
Manuela Arca
 
 


3 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 marzo 2017 / Provincia di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
SERRI
Si è conclusa la campagna di scavi invernale nel santuario nuragico di Santa Vittoria di Serri. Molte notizie si sono aggiunte alla storia già nota del sito archeologico. I lavori, guidati dall'archeologo Giacomo Paglietti, sono ripartiti da dove si erano interrotti nell'ottobre scorso, nell'area poco distante dalla capanna delle assemblee federali nella parte orientale.
Durante i lavori, lo scavo è rimasto aperto alla visita di studiosi e di turisti. Impegnati gli studenti dell'Università di Cagliari e i tirocinanti della Scuola di archeologia di Oristano.
«Il Santuario non delude mai», ha detto il sindaco Samuele Gaviano, «anche questa volta è stato fatto un ottimo lavoro». Il sito si sta ritagliando uno spazio importante nel panorama dell'archeologia. Per questo il Comune continua a investire risorse economiche. (s. g.)
 
 


4 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 marzo 2017 / Provincia Sulcis (Pagina 27 - Edizione CA)
PERDAXIUS. La Giunta elabora un piano di intervento per l'area archeologica
Un progetto per valorizzare il nuraghe Camboni
L'ultima campagna di scavi risale al 2009. Da allora, tranne qualche estemporanea “apertura” al pubblico, in pochi l'hanno potuto ammirare. Perché il nuraghe Camboni di Perdaxius, pur essendo uno dei più importanti del Sulcis, è pressoché sconosciuto. Almeno a chi non nutre la passione per la civiltà nuragica e la millenaria storia della Sardegna. Una mancanza a cui il Comune di Perdaxius vuole porre rimedio. Come? Predisponendo un progetto per una nuova campagna di scavi e la pulizia dell'area circostante così da rendere i resti della fortezza nuragica fruibili ai visitatori.
A riaccendere i riflettori sul nuraghe Camboni, a otto anni dall'ultimo cantiere, è stata di recente la giunta comunale guidata dal sindaco Gianfranco Trullu. L'esecutivo, infatti, si è riunito per predisporre un piano di interventi sull'importante area archeologica. «Il nostro obiettivo principale - ha sottolineato il primo cittadino - è renderlo fruibile». Del resto, anche in considerazione di alcune manifestazioni tenutesi nel centro del Sulcis, in tanti hanno potuto conoscere e apprezzare il sito, nonostante le non ottimali condizioni dell'area. «Stiamo avendo dei contatti con l'Università di Cagliari perché - ha aggiunto - vorremo avviare una nuova campagna di scavi in quello che è uno dei siti tra i più importanti del Sulcis Iglesiente». E che, come avviene in altre località, potrebbe rappresentare anche un elemento di richiamo per attirare nuovi visitatori a Perdaxius. Così il Comune, che ha già qualche fondo in cassa, si è attivato per ottenere anche il sostegno del Parco geominerario per il progetto di pulizia e scavo del nuraghe stimato sui 100 mila euro. «E che - ha concluso Trullu - potrebbe anche dare lavoro ad operai dell'Ati Ifras per almeno sei mesi». Ma soprattutto accendere i riflettori su un tesoro per troppo tempo dimenticato.
Maurizio Locci
 
 


5 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 marzo 2017 / Provincia Ogliastra (Pagina 33 - Edizione CA)
LANUSEI. Conclusa con successo la sperimentazione durata sette settimane
Emodinamica promossa, la sala apre i battenti

La sala di emodinamica apre i battenti. Da oggi il servizio è operativo a pieno regime. Promossa a pieni voti la sperimentazione dell'attività durata sette settimane. A conti fatti, dopo estenuanti battaglie, si può dire che il territorio ha vinto la battaglia conquistando un servizio ospedaliero indispensabile per i cardiopatici. «Ieri la Giunta regionale ha approvato la delibera con cui si dichiara conclusa la fase sperimentale dell'utilizzo della sala di emodinamica del presidio e avvia la fase di regime», ha detto soddisfatto il consigliere regionale Franco Sabatini. «Finalmente - ha proseguito l'esponente Pd - ora il servizio è una certezza per il territorio». I pazienti cardiopatici che dovessero aver necessità di un intervento di angioplastica potrà farlo direttamente al Nostra Signora della Mercede. «I cittadini potranno usufruire di un servizio primario per la loro salute e mettere fine agli estenuanti trasferimenti verso Nuoro e Cagliari», ha detto Sabatini. Da precisare però che non si tratterà di un reparto. A funzionare sarà solo la sala.
Si opererà in modo coordinato con l'azienda ospedaliera universitaria di Cagliari. Ogni qualvolta sia necessario usufruire del servizio si dovrà attendere l'arrivo dell'equipe cagliaritana: «Questo - ha precisato il consigliere - perché non abbiamo un numero sufficiente di interventi per tenere aperto il reparto. E vista la delicatezza delle operazioni, la sala ogliastrina si avvarrà di emodinamisti più esperti che hanno acquisito più manualità». Nel corso della sperimentazione venivano effettuati due interventi a settimana: «In circa due mesi non è mai saltata una seduta».  Il modello organizzativo proposto dalla Assl di Lanusei, ideato dal primario Carlo Balloi, è stato promosso a pieni voti.
Giovanna Falchetto
 
 


6 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 marzo 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
COMUNE. Vuoti urbani, l'ex rettore convocato dalla commissione Patrimonio
MISTRETTA: «FERMARE L'EMORRAGIA DI RESIDENTI»
«Bisogna attirare le giovani coppie in città. Fermare l'emorragia di residenti decidendo assieme agli altri enti come sfruttare i vuoti urbani». Il presidente della commissione Patrimonio Fabrizio Marcello ha invitato l'ex rettore dell'Università Pasquale Mistretta per aprire il dibattito sul modo migliore di sfruttare gli spazi.
«Tanti sono inutilizzati e presto se ne sommeranno altri ma non c'è mai un ragionamento complessivo - spiega Marcello - per questo abbiamo deciso di coinvolgere tutti gli attori e sarà fondamentale il ruolo della Città metropolitana».
Il primo passo è stato quello di invitare il professore emerito di Urbanistica. «La città sta vivendo alcune criticità dovute al rapido ridimensionamento degli uffici pubblici e del personale addetto che stanno creando vuoti urbani di incerta riqualificazione funzionale con il rischio di degrado edilizio - ha spiegato Mistretta - significativo è il caso della Manifattura tabacchi, attività manifatturiera pubblica conferita al patrimonio regionale per il quale non si è costruito un dialogo costruttivo per la definizione condivisa delle nuove funzioni. L'elenco è lungo e comprende in particolare ospedali, scuole e caserme». L'ex rettore propone di «affidare in gestione gratuita, o non particolarmente onerosa, alle associazioni di cittadinanza attiva quei beni oggetto di alienazione per i quali risulta difficile il reperimento di un acquirente nell'immediato: il bene viene preservato dal processo di degrado e svalutazione».
Tra Stampace e Buoncammino c'è una vasta area in fase di dismissione e per Mistretta può essere «determinante il ruolo dell'Università nel discernere tra le proprie risorse quali possano essere riconvertite per "un'offerta straordinaria" da proporre a studenti anche non sardi e a ricercatori internazionali».
Marcello Zasso
 
 


7 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 marzo 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
Il Coni rilancia il progetto “Chent'annos in salude” per gli anziani
«UNA PALESTRA PER TUTTI» La riscossa degli over 60 
Gli obiettivi dichiarati sono tre: salute, benessere, socializzazione. Per raggiungerli è scritto tutto nel progetto ideato dal Coni e ribattezzato “Chent'annos in salude”. I destinatari sono gli over 60. Per loro forma fisica, ginnastica dolce, esercizi costruiti ad hoc sono le fondamenta per una vita sana, appunto in buona salute.
L'INIZIATIVA Il piano è stato presentato nell'Aula degli Specchi della facoltà di Lettere dal presidente Gianfranco Fara durante una manifestazione promossa dal Panathlon Club di Cagliari. Sono intervenuti il cardiologo Mario Ledda e l'ortopedico Paolo Porcella.
GLI ADERENTI Tanti i partecipanti che hanno anche toccato con mano, grazie a un filmato, quale sia la migliore attività per chi, avendo già oltrepassato la soglia dei sessant'anni, abbia voglia di cimentarsi in palestra. «Il progetto - spiega Fara - lo abbiamo pensato tre anni fa e da subito ha riscosso importanti consensi. Anzi, siamo stati noi a dover rinunciare ad accontentare tutti per problemi organizzativi. Si erano infatti proposte settecento persone ma abbiamo potuto coinvolgerne soltanto quattrocento».
Proprio per questo il Coni ha pensato di riproporre l'iniziativa per riuscire a soddisfare il numero di aderenti.
LA DIFFUSIONE «Va bene Cagliari, vanno bene i centri più grossi che comunque già dispongono di adeguate strutture alle quali anche i cosiddetti anziani possono far riferimento. Il nostro desiderio è proprio quello di uscire dai confini del capoluogo e dell'hinterland per approdare ai centri più piccoli della Sardegna», aggiunge il presidente regionale del Coni. «Stiamo parlando di salute, di forma fisica ma anche di socializzazione. Lo stare insieme, condividere attività come quelle sportive contribuisce al benessere fisico e psichico degli anziani».
LE PALESTRE Il Coni si candida a diventare la regione pilota. «Ciò che più ci preme è trovare sempre più palestre per poter diffondere realmente, su tutto il territorio, il nostro programma riservato agli over 60».
A. Pi.
 

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LA NUOVA SARDEGNA

8 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 15 marzo 2017 / Sardegna - Pagina 7
ARCHEOLOGIA >> SCOPERTA A SU NURAXI
Il ritrovamento degli archeologi dell’Università di Cagliari
I maialetti appena nati venivano offerti alle divinità
A BARUMINI SACRIFICI ANIMALI NEI RITUALI NURAGICI
di Claudio Zoccheddu
BARUMINI Stavano cercando la prima cinta muraria del complesso di Su Nuraxi, hanno trovato le prove dei sacrifici votivi dei nuragici dell’Età del bronzo. L’ultima scoperta effettuata a ridosso della reggia nuragica di Barumini, un sito che è anche patrimonio dell’Unesco, è sensazionale perché dimostra la pratica dei sacrifici animali che prima erano solo ipotizzabili durante i rituali religosi. L’équipe. La squadra guidata dal direttore scientifico Riccardo Cicilloni, e dal ricercatore Giacomo Paglietti, era composta da un gruppo di dottorandi dell’università di Cagliari e di quella di Granada, mentre l’indagine a ridosso della reggia nuragica era partita della capanna numero 197, una di quelle parzialmente scavate da Giovanni Lilliu negli anni 50 che però era al centro di un’intuizione formulata da Paglietti, che aveva ipotizzato il passaggio della prima cinta muraria della reggia proprio all’altezza di quella capanna. Gli scavi. La campagna è iniziata nel 2015 ma le scoperte sono state presentate il giorno dell’anniversario della nascita di Giovanni Lilliu. Mentre cercavano i resti di un’antichissima cinta muraria Cicilloni e la sua squadra si sono imbattuti in due pozzetti integri: «All’inizio pensavamo che fossero semplici fondazioni – spiega il direttore scientifico dello scavo –, anche perché l’area era già stata indagata negli anni ’50, anche se con metodologie non all’avanguardia e forse in un momento in cui la reggia stava prendendo forma». Invece, sotto la capanna 197 non era ancora arrivato nessuno: «Evidentemente questa parte della capanna era rimasta integra. Quindi abbiamo scavato i pozzetti», aggiunge Cicilloni. La scoperta. Apparentemente le due cavità non avevano nulla in comune: una era praticamente ostruita dal pietrame, l’altra custodiva alcuni vasi di ceramica. Entrambi, però, avevano preservato i resti di due o più animali: «Maialetti appena nati, da due settimane al massimo. Ma anche gusci di mitili, cozze per la precisione – conferma Riccardo Cicilloni –. Attraverso le consulenze con alcuni zooarcheologi siamo riusciti a capire che quelli che stavamo scavando non erano semplici resti di un pasto ma le prime prove di un sacrificio animale a una divinità di cui, purtroppo, sappiamo poco». I maialetti, oltre a essere troppo giovani per essere utilizzati da un punto di vista alimentare, non erano stati cucinati. Anche nei pressi del nuraghe Santu Antine era stato effettuato un ritrovamento simile ma nel caso di Barumini, oltre agli scheletri degli animali, c’era qualcosa in più, un elemento utile ad arrivare alla datazione del ritrovamento. Il carbonio 14. La sorpresa meno eccitante potrebbe diventare fondamentale per la datazione. Dentro le ceramiche rinvenute in uno dei due pozzetti sotto la capanna 197 era custodito del semplice carbone: «Che però ci permetterà di risalire all’epoca del sacrificio dei due maiali, con un’approssimazione temporale ridottissima grazie alla datazione tramite il carbonio 14 – aggiunge il direttore scientifico della scavo che, però, non ha fretta–. Dovremo attendere qualche tempo per ottenere i risultati dell’indagine ma abbiamo già raccolto qualche elemento che ci permette di dare una datazione ufficiosa». L’Età del bronzo. Il tipo di ceramiche rinvenute sotto la capanna 197 lascerebbe pochi margini al dubbio. Si tratta di contenitori realizzati nello stile dell’ultimo periodo dell’Età del bronzo, tra il 1150 e il 900 prima di Cristo. Le conferme, però, arriveranno solo dopo gli esiti delle analisi. Ad aggiungere fascino alla scoperta dell’equipe guidata da Riccardo Cicilloni c’è un dettaglio che non può sfuggire agli appassionati della civiltà nuragica: la capanna numero 197 è molto vicina alla più famosa 135, una di quelle quella utilizzate da Giovanni Lilliu negli anni ’50 per ricostruire una buona fetta della storia della Sardegna– ne aveva ricavato i rituali di fondazione – che risale appunto alla tarda età del bronzo.
 
 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 15 marzo 2017 / Attualità - Pagina 8
Scontri con la polizia e feriti durante un convegno col ministro
FEDELI CONTESTATA ALLA SAPIENZA
ROMA Mattinata di tensione, ieri, all’università la Sapienza di Roma. Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, è da poco arrivata all’ateneo. Nell’aula del Museo di Arte Classica, Facoltà di Lettere, è in corso il convegno promosso dall’associazione «Treellle», dove si parla di proposte per il futuro dell’università. Un gruppo di studenti dice di voler partecipare: arriva in corteo, con striscioni e fumogeni, e urla ai «padroni» di uscire dall’università. I ragazzi in testa al corteo provano a varcare il cordone dalle forze dell’ordine in borghese, davanti all’ingresso. Ma vengono bloccati. Ne nascono disordini e tafferugli. Calci e spintoni; lanci di uova e vernice contro gli agenti. È il primo momento di disordine e tensione nel cortile dell’ateneo romano. Nel corso della mattinata ne seguiranno altri. Il bilancio, a fine manifestazione, è di 4 agenti contusi e 40 giovani identificati, che saranno deferiti all’autorità giudiziaria. Ferma la condanna del ministro Fedeli: «Sono sempre disponibile al confronto», «ma aggiungo che non è mai con la violenza o i tentativi di sopraffazione che si difende il diritto allo studio o che si possono presentare proposte per cambiare l’Università». «Solidarietà» dunque alle forze dell’ordine e agli agenti contusi. Al convegno è attesa anche l’ex ministra Mariastella Gelmini, ma non verrà. I manifestanti non ci stanno: «Gelmini non sei la benvenuta», recita uno striscione. Mentre quello in capo al corteo spiega il punto di vista di chi protesta: «Dall’università distrutta a quella che vogliamo». E ancora «Fuori dalla Sapienza chi ha distrutto l’università». Sono da poco passate le 11 quando si verificano i primi disordini. Allontanati dalle forze dell’ordine, i giovani provano a raggiungere l’aula attraverso un altro ingresso, interno all’edificio. Provano a forzare le porte a vetri, ma anche in questo caso vengono bloccati dagli agenti. Il corteo riparte dunque lungo i viali della città universitaria, per poi rincontrarsi in un nuovo «faccia a faccia» con la polizia, questa volta in tenuta antisommossa. Ancora fumogeni, cori, momenti di tensione, ma lo scontro è scongiurato. La contestazione prende voce anche dentro l’edificio: il convegno viene interrotto da alcuni ricercatori precari. Non approvano l’invito alla Gelmini e le politiche per l’università degli ultimi anni. Botta e risposta con Fedeli: «Oggi c’è un convegno in corso - dice il ministro - se mi chiedete un incontro sui precari lo facciamo. Prendete un appuntamento e venite al ministero». «Questo è il momento in cui possiamo confrontarci tutti», insistono. «Sì ma lei viene all’università per studiare non per aggredire», risponde Fedeli pronta «al dialogo, ma nel rispetto reciproco».
 
 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 15 marzo 2017 / Cultura e spettacoli - Pagina 30
LA MEMORIA A Cagliari un’iniziativa della Fondazione di Sardegna dedicata alla figura del romanziere morto due mesi fa
GIULIO ANGIONI, IL CORAGGIO DELLA VERITÀ
di Sabrina Zedda
CAGLIARI «Finge molte cose, e anche con profitto, questo tipo di artigianato artistico, ed è riuscito perfino a fingere che la Sardegna, per esempio, sia stata e continui a essere un luogo di produzione e di uso dei tappeti, che invece non risultano mai usati in tempi storici nelle case sarde, se non in chiesa e nelle case aristocratiche». È il novembre 2015 quando, con un tagliente articolo sulla rivista “Il manifesto sardo”, Giulio Angioni mette in riga chi si spaccia per essere grande conoscitore delle tradizioni isolane, sapendone in realtà ben poco. La sua cifra era questa: «Pur nell'ironia – ricorda Stefano Salis, giornalista del quotidiano Il Sole 24 ore – prendeva seriamente tutte le questioni a cui si dedicava». A due mesi dalla scomparsa, lunedì la Fondazione di Sardegna ha voluto ripercorrere la figura dell’antropologo, e tra gli intellettuali di spicco della cultura isolana, in un incontro intitolato “Ricordiamo Giulio Angioni”, organizzato all’interno dei “Pomeriggi della Fondazione”. Un momento costruito dal giornalista Giacomo Mameli non come un raduno nostalgico, ma come occasione in cui mettere a fuoco l’Angioni-antropologo, l’Angioni-giornalista e l’Angioni-scrittore grazie all’intervento di una scrittrice (Paola Soriga), di un giornalista (Stefano Salis) e di un antropologo (Pier Giorgio Solinas). Oggi trentasettenne, Paola Soriga ne aveva appena venti quando conobbe Giulio Angioni: «Faceva parte – ricorda – della cosiddetta “nuova ondata” della letteratura sarda”, un gruppo di scrittori tutti maschi». Tra Soriga e Angioni il rapporto era quello allievo- maestro: «Non sono mai riuscita a dargli del tu – dice la scrittrice – Ma gli ho inviato le bozze del mio primo romanzo, e anche lui mandava a me i suoi scritti». Curioso di tutto, soprattutto delle persone, tra le tematiche più care all’Angioni-scrittore c’era la Sardegna. «Dell'isola – va avanti Paola Soriga – sapeva raccontare i cambiamenti senza mai cadere nella trappola del “si stava meglio quando si stava peggio”. Questo, a noi scrittori arrivati dopo di lui, ha permesso di avere un passo già fatto». Anche la lingua e l’ironia sono stati tratti distintivi della scrittura dell’autore dell’ “Orodi Fraus”: «Quel suo parlare una lingua tutta sua l’ho sempre trovato di una grande forza. Mentre l'ironia, un registro molto difficile, a lui veniva bene usarla». Stefano Salis usa le parole scritte da Placido Cherchi in occasione della morte dell’intellettuale Mimmo Bua, e usate a loro volta da Angioni quando fu Placido Cherchi ad andarsene, per dare la misura di quanto la perdita sia incolmabile: «Un segno sottrattivo che va ad aggiungersi al processo di decrescita senza ritorni di quella generazione di intellettuali ancora legata all’idea gramsciana di cultura e alle sue accezioni umanistiche». Come opinionista, ricorda ancora Stefano Salis, Giulio Angioni «era spesso chiamato, con i suoi interventi su giornali e riviste, a mettere i puntini sulle i su temi importanti e controversi come l’identità sarda». Mentre sull’Angioni-antropologo una è la vera questione: quella, ricorda l'ex docente universitario Pier Giorgio Solinas, della «conoscenza per esperienza fisica», un problema che Angioni «aveva aperto, senza però avere la pretesa di risolverlo». La serata di lunedì è stata anche l'occasione per vedere “I giorni del pane dolce”, documentario che racconta la preparazione del tipico pane votivo di Perdasdefogu, offerto durante la festa della Candelora. Qui Giulio Angioni rilascia a Giacomo Mameli la sua ultima intervista: «Il pane si vive: serve per dire le cose del mondo. Si fa Dio. Si fa Cristo», dicendo, una volta di più, come gli oggetti del vivere quotidiano non sono solo fini a se stessi, ma raccontano l’uomo e la sua evoluzione. Presto alla figura dell’antropologo-scrittore potrebbe essere dedicate altre iniziative: il Comune di Guasila, suo paese natale, vuole dedicargli un festival letterario (si chiamerà Festival dell’altrove, fa sapere la sindaca, Paola Casula), mentre a Perdasdefogu, dice il sindaco Mariano Carta, l’idea è di costruire un centro studi a lui intitolato.
 
 
 

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