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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
27 February 2017
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

redazioneweb@unica.it

 
L’UNIONE SARDA

 
 
1 - L’UNIONE SARDA di lunedì  27 febbraio 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 14 - Edizione CA)
 
 

2 - L’UNIONE SARDA di lunedì  27 febbraio 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 14 - Edizione CA)
Israeli apartheid
Quinta edizione dell'Israeli apartheid week oggi dalle 16 alla facoltà di Scienze economiche e Politiche

 
 

3 - L’UNIONE SARDA di lunedì  27 febbraio 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 14 - Edizione CA)
Le selezioni il 17 marzo all'Osservatorio astronomico
FameLabe, talent show per i futuri Einstein

Si apre per la prima volta in città il talent show scientifico FameLab, la selezione riservata ai futuri Einstein. I partecipanti avranno tre minuti per raccontare alla giuria la loro passione per la scienza. Appuntamento il 17 marzo alle 16, all'auditorium dell'Osservatorio astronomico, in via della Scienza, nella zona di Cuccuru Angius di Selargius. La partecipazione è libera. Bisogna essere maggiorenni e non aver compiuto quarantuno anni al 30 aprile 2017. Per iscriversi si deve accedere al link https://goo.gl/PpFpQe.
La giuria tecnica è formata da esperti e rappresentanti del mondo scientifico e della comunicazione.
FameLab approda dunque a Cagliari. Con un obiettivo: contribuire alla ricerca di nuovi talenti in Sardegna. L'iniziativa è curata dall'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn - sezione di Cagliari) e dall'Istituto nazionale di astrofisica (Osservatorio astronomico di Cagliari (Inaf-Oac) in collaborazione con l'Ateneo e l'associazione Laboratorio scienza. Un pool di enti di pregio, credito e statura internazionale, impegnati da quest'anno in questo speciale progetto di divulgazione scientifica.
FameLabe è nato nel 2005 dal Cheltenham Science Festival, che si tiene nel Regno Unito e viene promosso in venticinque nazioni. In Italia arriva nel 2012.
L'idea è di far uscire la scienza dalle aule e renderla divertente, incoraggiando giovani ricercatori, studenti universitari e professionisti del settore, a condividere il loro interesse davanti a telecamere e pubblico. A seguire, le valutazioni della giuria. Alla finale internazionale del concorso prenderà parte il vincitore italiano. La gara si svolgerà a giugno, a Cheltenham. Per informazioni: ffrau@oa-cagliari.inaf.it; tel. 329.6603815.
 
 

4 - L’UNIONE SARDA di lunedì  27 febbraio 2017 / Provincia di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
QUIRRA. La perizia del professor De Giudici esposta davanti alla commissione uranio impoverito
«Esplose trecento tonnellate di tritolo: valori elevati di sostanze cancerogene»
 
Trecento tonnellate di tritolo esplose in 450 giorni a Quirra tra il 1986 e il 2008. La stima compare in una relazione tecnica di Giovanni Battista de Giudici, docente di mineralogia ambientale all'Università di Cagliari e consulente dei Comuni di Escalaplano e Ballao, ed è approssimativa. «Per difetto», ha detto l'avvocato Riccardo Caboni nei giorni scorsi davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito, impegnata a far luce su quanto è avvenuto nei poligoni sardi e a capire come si possa tutelare l'ambiente e la salute di chi lavora di chi abita in quelle zone. Cifre esposte anche davanti al Tribunale di Lanusei nel procedimento penale che vede otto alti ufficiali del poligono accusati di omesse cautele a tutela della salute.
De Giudici, c'è stato un disastro ambientale a Quirra?
«Bisogna intenderci sui termini. Dal punto di vista penale, il gup ha prosciolto gli indagati da questa accusa. Considerando l'aspetto scientifico, noi riteniamo che la perizia del consulente tecnico, professor Mario Mariani, svolta su incarico del tribunale di Lanusei, non abbia sufficientemente trattato alcuni argomenti necessari».
Quali dubbi?
«La certezza che in passato non ci sia stata alcuna esposizione al rischio di inquinamento per le popolazioni che abitano nelle zone esterne e limitrofe al poligono non è stata dimostrata dal professor Mariani. Anzi, basandosi sull'analisi dei terreni campionati durante le attività svolte alla presenza di tutti i periti nella zona in cui sono avvenuti per anni i brillamenti di armi obsolete delle forze armate italiane, la cosiddetta zona Torri, sono stati rilevati tenori elevati di arsenico, zinco e rame con tracce di esplosivo e perclorati. Questi materiali, seppure prodotti in attività legittime, rimangano nel sito».
I brillamenti non comparivano mai come attività istituzionali del poligono?
«A questa domanda non so rispondere».
Non risulta dai rapporti con il Comitato misto paritetico Regione stato sulle servitù militari.
«Non so. Agli atti del processo risulta un'elaborazione di dati su queste attività».
In che senso?
«La metà delle 300 tonnellate di tritolo è stata fatta esplodere nell'arco di due-tre giorni nel 1986».
La pioggia di nano particelle invase Escalaplano spinte dall'azione dei venti dominanti?
«Io direi polveri fini. Questo è possibile, secondo quanto descritto negli atti del processo».
C'è un rapporto tra emissione di polveri sottili, inquinamento, malformazioni e insorgenza di tumori?
«A questo non so rispondere. Lo stesso professor Mariani riporta che nella zona Torri del poligono sono stati riscontrati valori superiori alla norma di elementi cancerogeni».
Il professor Mariani sostiene che non ci sia stato disastro ambientale.
«La perizia del professor Mariani sostiene che non sia dimostrabile un aumento persistente degli inquinanti o potenziali inquinanti. Un'altra risultanza è che le attività del poligono non siano state svolte prendendo le necessarie precauzioni di sicurezza, tempi e modi, contro la potenziale espansione delle polveri sottili anche all'esterno del poligono. Tuttavia, anche in virtù della complessità della fenomenologia, non è stato affrontato da Mariani il problema della pericolosità delle polveri fini prodotte dalle attività del poligono durante la loro propagazione o immediatamente dopo».
Paolo Carta
 
 
redazioneweb@unica.it
 


LA NUOVA SARDEGNA
 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì  27 febbraio 2017 / Pagina 15 - Agenda
FAI ITALIANO
Per il ciclo I Mercoledì della Cultura "Beni Culturali e paesaggio" incontro con la prof. S.Bagella e il prof. A.Mattone sul tema "La raccolta degli strumenti scientifici dell'Università di Sassari" Mercoledì 1° marzo, Camera di Commercio, ore 17.30.


 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì  27 febbraio 2017 / Pagina 13 - Sassari
MAFIE
Incontro all’ateneo con Dalla Chiesa
SASSARI. «Di Stampo Mafioso - Le Mafie in Italia» è il tema di numerosi incontri e convegni formativi e informativi, organizzati da Libera, che si stanno svolgendo in tutta Italia in vista del 21 marzo, Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafie. In città Il 28 febbraio nell’ Aula Segni del Dipartimento di Giurisprudenza alle 12 prenderà il via l’incontro con Nando Dalla Chiesa dell’ Università di Milano, dove dal 2012 tiene il corso di studi "Sociologia della criminalità organizzata". L'incontro nasce dalla collaborazione di Libera Sardegna, Sardegna Solidale e Giusta, Gioventù degli Universitari e degli Studenti per l'Antimafia.

 
 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì  27 febbraio 2017 / Pagina 20 – Cultura e spettacoli
A Cagliari la giornata dedicata alla Lingua Madre
Intervista con Sergio Salvi il difensore del multilinguismo
«LIMBA SARDA COMUNA Una bella idea bloccata dal campanilismo»
di Daniela Paba
CAGLIARI L’orgoglio di parlare la propria lingua. Nella sala Lussu della Biblioteca Provinciale le carte geolinguistiche sulle lingue minoritarie e sui diritti dei loro parlanti raccontano di un mutamento avvenuto in Sardegna in Italia e in Europa. Nella giornata dedicata alla Lingua Madre il convegno “Limba maternas, limbas propias et limbas natzionales” discute un bilancio della legge 482, vent’anni dopo. Tra gli ospiti Sergio Salvi, scrittore fiorentino che alle lotte per il plurilinguismo ha dedicato testi fondamentali come “Le nazioni proibite”, “Le lingue tagliate” e “Patria e matria”. Ci aiuta a fare il bilancio di vent’anni di legge 482 alla luce di una storia personale che la vede in prima linea da molto tempo prima del 1999? «L’articolo 6 della Costituzione è stata la mia prima battaglia e grazie ad alcuni deputati e senatori ho avuto all’inizio un certo appoggio politico ma per arrivare alla legge 482 hanno lavorato altri. Sulla carta va tutto bene ma quando c’è da realizzare politiche appropriate si rimanda, così non si affronta il problema. Quindi la legge ha fatto grandi passi avanti sul riconoscimento teorico, piccoli passi avanti sul riconoscimento dei diritti e quasi zero fatti sul piano pratico. D’altra parte la 482 è stata fatta così male, così capziosamente, affidando a province, comuni, genitori una realizzazione impossibile. Oltre al fatto che mancavano gli strumenti necessari per dare vita vera alle lingue minoritarie, non c’erano le grammatiche, i mezzi strumentali didattici, eccetera. Su questo fronte molto è stato fatto negli studi universitari... Però non è evidente. Entrando in questa biblioteca c’è un avviso in tre lingue: sardo, italiano, inglese. Quando ho cominciato la mia battaglia del tutto teorica per l’uso della lingua sarda non ce lo saremo nemmeno immaginato. Purtroppo le differenze di campanilismo fanno sì che pur avendo la Regione Sardegna scelto una forma che si chiama “Limba sarda comuna”, la Provincia di Cagliari abbia potuto scegliere il campidanese. In realtà sono la stessa lingua: qui scrivono provincia e altrove provintzia, ma c’è una tabella e le differenze sono dieci in tutto. Una normalizzazione è necessaria negli atti ufficiali». Ma tante difficoltà non fanno pensare che per i sardi non sia poi così importante la lingua, altrimenti avrebbero trovato un accordo? «Può darsi. Va molto meglio dove la lingua viene rifatta. Prendiamo Israele, Cristo non parlava più ebraico ma aramaico. A fine Ottocento primi del Novecento Ben Yehuda, un filologo lituano ebreo decide di fare una koiné ebraica moderna che significa inventare i vocaboli che non esistevano nei testi biblici: stazione, treno, radar. Ha avuto successo e il suo neo-ebraico è diventata lingua ufficiale di Israele dove è obbligatorio impararla. Lì però prevalgono pesanti motivi politici... Delle volte però non basta, in l’Irlanda l’inglese impedisce l’irlandese che pure è insegnato in tutte le scuole ed è lingua ufficiale. Anche in condizioni di grandi nazionalismi e rivendicazione l’uomo cambia lingua con grande disinvoltura. Certo ci vuole un grande amore per ciò che si considera essere la patria e la comunità reale, per cui per uno l’idea di patria significa parlare la sua lingua, un altro si sente irlandese parlando inglese». Che rapporto emotivo passa tra la lingua materna e la lingua di stato? «E’ difficile rispondere: ci sono i fortunati per i quali la lingua materna che coincide con la lingua di stato. Il resto entra in una serie di casistiche e di sfumature per cui si va ai due estremi». Fino a che punto un sardo sente il sardo la sua lingua materna? «Forse nel momento in cui c’è da scegliere tra essere sardo ed essere italiano. Mi è capitato quando si combattevano l’imperialismo e le servitù militari esorbitanti in Sardegna e a Udine... lì ci si rende conto....D’altra parte ci sono lingue reinventate o reimparate. Come le lingue indigene dell’America Latina... In Perù il Quechua e l’Aymara son diventate lingue ufficiali come lo Spagnolo, in Bolivia e in Equador hanno significato il riscatto della coscienza. Magari non sarà la maggioranza ma un bel 40% vuol parlare quechua è contenta, poi magari non lo parla neppure però vuole questo. Oppure pensiamo al berbero nell’Africa settentrionale. In questo momento il berbero è terza lingua ufficiale in Algeria e il Marocco. La definizione di Algeria, fino all’anno scorso paese arabo, adesso è paese “musulmano, arabo e berbero”. Arrivare a questo dopo una lotta che ha fatto migliaia di morti solo perché la gente chiedeva di parlare berbero e studiarlo a scuola è un incredibile passo avanti». La situazione delle lingue minoritarie in Italia? «In Sud Tirolo c’è sempre stata. In Ladinia molto meno; però una cosa è il tedesco, grande lingua di cultura, politicamente appoggiata, e una cosa il ladino. In Friuli la situazione è più o meno come in Sardegna: un quarto della popolazione è fiera di sentirsi friulana o sarda la metà si disinteressa, l’ultimo quarto è fiero di essere italiano. Le lingue tagliate sono ancora tali? Sì magari sono appena ricresciute di qualche millimetro ma son sempre tagliate».

 
 

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